Le riflessioni sul corso della vita umana non erano appannaggio esclusivo degli scritti filosofici, ma trovavano spesso espressione anche nelle arti figurative attraverso complesse rappresentazioni allegoriche.
In questo ambito si possono distinguere iconografie di due tipi.
Il primo tipo di iconografia enfatizza l'aspetto fisico e illustra le età attraverso le quali l’individuo passa, dalla fanciullezza alla vecchiaia. Queste età, il cui numero può variare da tre a nove, sono rappresentate da figure disposte su scale che salgono e scendono, oppure appaiono come personaggi che recitano all’interno di una rappresentazione drammatica.
Il secondo tipo invece, più orientato verso la spiritualità, era molto popolare e diffuso: esso rappresentava la vita umana come un viaggio.
Normalmente l'argomento era trattato in chiave moralizzatrice, insegnando che l’uomo si trova di fronte a due scelte. Ispirato all'antichità è il noto tema di Ercole al bivio, l’eroe mitologico chiamato a scegliere tra virtù e lussuria come nella magnifica rappresentazione di Annibale Carracci.
Altri esempi rinviano alle parole di Cristo e alla letteratura religiosa contemporanea.
L’essere umano è raffigurato come un pellegrino che ha la possibilità di percorrere due strade: quella ampia e agevole che conduce alla distruzione e quella stretta e ardua che porta alla vita eterna. Talvolta lungo il suo cammino incontra virtù o vizi che tentano di influenzarlo positivamente o negativamente. Si riscontrano numerose varianti di questo tema del viaggio nella letteratura e in diversi rami dell'arte.
Una rappresentazione meno conosciuta del ciclo della vita ci viene offerta dal dipinto di Abraham Janssens del 1609, che stiamo per esplorare. Qui si trovano in modo potente sia la suddivisione in età che l'idea del viaggio della vita, mostrando le grandi doti artistiche di Janssens.
In questa opera, l'uomo è visto come un pellegrino. È solo, quasi seminudo, con solo un bastone e degli stivali da cammino come beni materiali mentre affronta il difficile viaggio della vita. C'è però solo una strada da percorrere e né paradiso né inferno lo attendono.
Nel background ci sono piccole scene che raccontano qualcosa del suo passato e del suo futuro. A destra lo vediamo da bambino mentre si allontana verso la luce del sole nascente; una donna anziana gli passa un cesto che dovrà portare per tutta la vita e che col tempo diventerà sempre più pesante.
La scena principale mostra un uomo di mezza età che ha già percorso metà strada nel suo viaggio. Il suo fardello è diventato così pesante da rischiare di schiacciarlo. Il Tempo, implacabile, non fa sconti nemmeno a lui; tradizionalmente viene raffigurato come un vecchio alato con una lunga barba bianca e una falce in mano. La sua corona di frutti e verdure simboleggia il suo ruolo di re delle stagioni. Prende una grossa pietra dal suo cesto e la mette accanto al carico dell'uomo stanco, che sembra quasi voler rinunciare al proprio cammino.
Ma qui intervengono due figure allegoriche: la Pazienza e la Speranza, pronte ad aiutarlo lungo questo difficile percorso della vita. La Pazienza, umile e con gli occhi bassi, si inginocchia per sostenere il pesante cesto dell’uomo insieme al suo agnello paziente. Dall'altra parte c'è la Speranza, con le ali e spighe tra i capelli, che si avvicina a lui piena di compassione cercando di incoraggiarlo; ai suoi piedi troviamo l'ancora, simbolo della sua presenza.
Il viaggio giunge alla fine quando il sole tramonta.
Accolto e abbracciato da una figura anziana, l'uomo ritorna nella caverna, simbolo del grembo della terra, mentre la morte, rappresentata da uno scheletro, lo libera finalmente dal suo pesante fardello.
Nonostante vi siano diversi punti di contatto con le consuete rappresentazioni, non è ancora stato possibile risalire all'origine di questa interessante ma alquanto singolare allegoria.
Per quanto ne sappiamo, sono noti solo altri due esempi dello stesso soggetto, entrambi appartenenti alla scuola di Anversa, ma risalenti a un periodo precedente e potrebbero essere stati seguiti direttamente da Abraham Janssens.
Una raffigurazione molto simile, in cui riconosciamo gli stessi personaggi e anche le stesse scene di sfondo, è attribuita a Jacob de Backer, la ‘Allegoria delle tre età dell’uomo’.
De Backer, che visse tra il 1555 e il 1591 circa, è stato un pittore fiammingo del Manierismo attivo ad Anversa dal 1571 al 1585. Anche se è morto giovane, a soli trent'anni, ha lasciato un'impronta significativa nel mondo dell'arte con una serie di opere piuttosto ampia. Gli storici dell'arte non sono tutti d'accordo su quante di queste siano veramente sue o se provengano dalla sua bottega. Le opere attribuite a lui o alla sua bottega mostrano uno stile tardo-manierista con chiare influenze italiane.
Sembra che le sue composizioni fossero abbastanza popolari, dato che ne esistono diverse versioni conservate in posti come l’Ermitage di Leningrado, il Joanneum di Graz e la Galleria d'Arte di New York. Un altro esempio interessante è un disegno attribuito ad Adam van Noort, che si trova in una collezione privata a Londra; qui 'Patientia' tiene in mano una croce e sullo sfondo si vede una folla di fedeli.
Parlando invece del dipinto del 1609 che stiamo analizzando, possiamo notare le straordinarie capacità artistiche di Abraham Janssens. In modo molto personale, Janssens combina elementi da tre stili diversi: il Manierismo del Cinquecento, l'arte di Caravaggio e il Classicismo, creando così un proprio stile caratterizzato da un forte aspetto decorativo. Conformemente al Manierismo, non solo vediamo soggetti allegorici complessi ma anche atteggiamenti piuttosto artificiosi nei personaggi. Questi ultimi sono stati messi insieme all'interno di una figura geometrica ben definita per occupare lo spazio in primo piano. Altri richiami a questo stile includono dettagli decorativi intricati e giochi di luce sui piani irregolari dei drappeggi.
Detto ciò, le caratteristiche innovative emergono come più significative e predominanti; hanno anche uno scopo puramente decorativo. In Italia, Janssens ha avuto l'opportunità di osservare le opere di Caravaggio ed è stato uno dei primi artisti del Nord a integrare elementi della sua arte. Questa influenza si riflette nella grande plasticità delle forme – quasi come se le figure fossero scolpite – e nel forte contrasto chiaro-scuro grazie all’uso sapiente delle ombre proiettate. A questo si aggiunge la ricerca di un classicismo raffinato accompagnato da una sublime bellezza: le forme risultano semplici ma definite con grande precisione.
Le atmosfere delle sue opere sono principalmente rappresentate con colori locali. Tra il 1605 e il 1615, Janssens ha sviluppato uno stile personale davvero interessante; i lavori realizzati in quel periodo sono senza dubbio tra i più notevoli della sua carriera artistica. Altri esempi degni di nota realizzati con una tecnica impeccabile ma ancora più equilibrati e semplificati nella forma includono 'Scaldis e Antwerpia' e 'Pace e abbondanza legano insieme le frecce della guerra', quest'ultimo del 1614 oggi al Museo di Wolverhampton.
Negli anni in cui Janssens era al massimo della sua creatività artistica, era considerato ad Anversa quasi alla pari con Pieter Paul Rubens, che tra l'altro era solo due anni più giovane. Anche se le sue opere mostrano delle qualità incredibili, si possono già notare alcuni limiti.
Pur riuscendo a evitare la freddezza tipica dell'accademia grazie all'uso ricco dei materiali, ai dettagli manieristi e ai colori così vivaci, c'è comunque un certo intellettualismo nelle sue creazioni che non lascia molte aperture.
I soggetti delle sue opere rispecchiano il suo talento: sono decorativi e sembrano in movimento, ma in realtà mancano di azione vera e propria.
Anche se la sua arte è senza dubbio notevole, sembra un po’ priva di vitalità e sarebbe stata presto superata dalla fantasia e dal dinamismo di Rubens.