lunedì 14 febbraio 2011

La storia di Bagoas: recensione a “Il ragazzo Persiano” di Mary Renault a cura di Massimo Capuozzo

Gli scaffali delle librerie si sono ripopolati dei più disparati volumi intorno ad Alessandro Magno, che hanno accompagnato l’uscita del kolossal di Oliver Stone.

Fra questi volumi figura un romanzo “Il ragazzo persiano” che, a prima vista, non lascerebbe sospettare alcun legame con il grande Alessandro. Se non fosse che il ragazzo persiano in questione, narratore e protagonista di queste pagine, è Bagoa, bellissimo eunuco, favorito prima del Gran Re Dario e poi di Alessandro; un giovane di cui le fonti antiche raccontano pochissimo, ma che è espressamente ricordato come il solo “eromenos” di Alessandro.

Curzio Rufo racconta che tra i “ricchi doni” che il satrapo Nabarzane presentò a Alessandro Magno c’era Bagoa, “un eunuco di straordinaria bellezza, e nel fiore stesso dell’adolescenza, che era stato amato da Dario e doveva in seguito essere amato da Alessandro”. Plutarco e Ateneo riferiscono che una volta Alessandro lo baciò in pubblico, e ancora Curzio Rufo e Aristobulo raccontano che Bagoa era presente quando Alessandro trovò il sepolcro di Ciro depredato.

Sugli avanzi di queste poche, frammentarie notizie di cui sappiamo e tutto ciò di cui invece non sappiamo nulla ma che potrebbe essere stato, Mary Renault scrisse questo romanzo nel 1972, tradotto per la prima volta in italiano nel 1994 e recentemente riproposto da Corbaccio, costruendo un romanzo appassionante e particolarissimo che alla vita di Alessandro Magno guarda in modo singolare, capace di mantenere ancor oggi tutta la propria freschezza ed originalità.

È lo stesso Bagoa, ormai vecchio a narrare la sua storia in prima persona, da Alessandria d'Egitto dove si è ritirato, dopo aver seguito il corteo funebre che da Babilonia ha accompagnato il corpo di Alessandro “nella sua dimora d'oro”, guardando in retrospettiva alla propria vita.

Ricordando la tragica giornata in cui vide il padre e la famiglia, trucidati in seguito a un intrigo di corte e al tradimento di Orxine, Bagoa fu venduto come schiavo, evirato, costretto a prostituirsi e toccare tutte le tappe della degradazione, finché, per la sua bellezza, non finisce nel letto di Dario, educato in arti amatorie, buone maniere e etichetta di corte. Per Bagoa, Alessandro è dapprima solo un nome, che avanza, implacabile e inarrestabile, verso il cuore dell'impero. Su di lui, poco più di un bambino, mille voci malsicure si rincorrono incontenibili, mentre assiste al collasso dell’impero ed alla viltà di Dario. Ma Bagoa ha di nuovo fortuna quando è offerto in dono ad Alessandro, di cui si innamora perdutamente, che diventa il suo Signore cui consacra ogni momento ed ogni attenzione, tanto da sorprendersi a chiedere “pregando un Dio ignoto, che potessimo rinascere insieme”. Tra Alessandro e Bagoa si intreccia un rapporto erotico di notevole intensità, sebbene sempre intravisto, sottinteso, ellittico, condotto sempre con estrema finezza. Ma fra loro si crea soprattutto, lentamente, scandito con tempi persiani, una sorta di dipendenza reciproca: Bagoa è affascinato dalla personalità incontaminata, generosa, eroica del giovanissimo condottiero ed Alessandro, attraverso la dedizione e la passione del bellissimo Bagoa, assimila la grandezza e la complessità della civiltà persiana, che farà sua. Parallelamente Bagoa diventa per Alessandro un mediatore prezioso per consentirgli di comprendere il popolo conquistato che Alessandro spera di fondere con il popolo conquistatore. Assistiamo così non solo all'incredibile impresa della campagna militare di Alessandro contro la Persia, ma al modificarsi della sua personalità, che si apre al grande sogno di un'unione tra occidente e oriente. Bagoa segue Alessandro fino alla lontana India: una vorticosa cavalcata attraverso immense pianure, montagne scoscese, deserti roventi, fiumi vertiginosi che riesce a restituire anche al lettore moderno, fin troppo smaliziato dagli effetti speciali, un po’ della meraviglia che dovette accompagnare i guerrieri macedoni in quella folle corsa ai confini del mondo.

Davanti al Bagoa di Mary Renault si percepisce nitidamente che qualcosa di Antinoo, amante dell'imperatore Adriano, riecheggi in un incrocio di assonanze e di allusioni: una delle immagini più delicate del giovane Bagoa è quella che ce lo presenta “sul bordo della fontana, nella luce del tramonto”, proprio come Antinoo quel giovanetto ancora sconosciuto che Adriano vede per la prima volta “in disparte che, seduto sui bordi della vasca, sfiorava quella bella superficie levigata con le dita”. Nella storia della tradizione classica non c’è alcun ricordo, alcun posto per Bagoa.

La luce che illumina Alessandro in queste pagine è una luce trasversale, indiretta, quasi scorciata, inaspettata: questa luce è lo sguardo di Bagoa, che tutto legge e con intelligenza osserva, ma che filtra e comprende tutto sempre alla maniera persiana.

Alessandro, che arriva da un paese lontano che i persiani sanno a stento collocare in un qualche luogo geografico, appare ai suoi occhi, al loro primo incontro, “uno straniero”; qui, con significativo capovolgimento, i “barbari” sono i Greci, rozze e incivili sono le loro abitudini e le loro usanze, inconcepibile ed empia resta, allo sguardo persiano, la concezione della sovranità di cui i Greci sono portatori: “primus inter pares”, questo è Alessandro, capace di amare con fedeltà e tenerezza quasi incomprensibili un vecchio cavallo nero, Bucefalo, che però, riconosce Bagoa, “sapeva cose, di lui, che a me non erano mai state note”.

Mary Renault, per raccontare Alessandro, sceglie di mettersi, lei occidentale, in una prospettiva persiana o più generalmente orientale, rifacendosi in qualche modo a una finzione letteraria cara nel corso dei secoli all'Occidente, le cui origini possono farsi risalire a Erodoto ed Eschilo e perché no, “Le lettere persiane” di Montesquieu.

Molti hanno supposto che, col suo peculiare rapporto sia con Alessandro sia col suo antagonista, possa essere stato Bagoa la fonte di gran parte degli anneddoti citati dagli autori più antichi. Klaus Mann gli dedica molte pagine nel suo romanzo su Alessandro del 1929, sostenendo che solo tra le sue braccia il conquistatore trovava l’appagamento dei sensi. Ma in questo romanzo il comprimario diventa protagonista. “Se per caso qualcuno dovesse supporre che io sia figlio di un nessuno, venduto dal padre contadino in un anno di siccità, posso dire che il nostro lignaggio è antico, sebbene finisca con me… Io avevo dieci anni e stavo imparando l’arte del guerriero quando mi portarono via”.

Il libro della Renault, tracciando la storia di Bagoa e di Alessandro, ha colto questa priorità, ponendo il “romanzesco”, ovvero il contingente e il piacevolmente arbitrario, su un piano subalterno rispetto all’impellente protagonismo storico di un personaggio che qualcuno ha definito il Grande.

Ma a regnare, qui e altrove è sempre e solo la Storia, sulle cui radici poggiano tutte le vicende del mondo.

Massimo Capuozzo

2 commenti:

  1. La trama di questo romanzo è interessante, l'ambientazione lo è ancora di più, il magnifico periodo di Alessandro Magno il Grande; i Greci erano convinti che la loro cultura era superiore alle altre, ma Alessandro riconosce la bellezza delle altre culture, obbligando i Greci a riconoscere la grandezza delle culture del resto del mondo, e a rispettare la loro diversità. Alessandro era molto ambizioso, conquistatore, viaggiatore, ed aveva un grande animo,rispettava i suoi soldati e trattava bene i suoi schiavi. Il racconto anche se è raccontato dal protagonista persiano Bagoa, fa riflettere sulla vita di quel tempo, e dell'importanza di Alessandro che ha avuto nella storia dell'umanità.
    Un saluto da Gallo Antonio

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  2. grazie anthony, è uno dei libri più balli che abbia mai letto. un gioiello ben rifinito. te ne consiglio la lettura. è un modo di capire la differenza fra oriente e occidente
    massimo capuozzo

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