sabato 20 luglio 2013

L'ambiente del Nuovo Testamento di Massimo Capuozzo

Ai tempi di Gesù, il Giudaismo era assai più variegato di quanto non si presenti ai nostri giorni: esistevano, infatti, vari gruppi – diversi per costumi, credenze e interessi politici – spesso in aperto contrasto tra loro.
Se il centro religioso del giudaismo era il ricostruito Tempio di Gerusalemme, a esso si affianca l'istituzione delle sinagoghe, legata alla realtà della diaspora del popolo ebreo. Con la conquista, la distruzione e la deportazione degli abitanti prima del regno del Nord fra il 722 e il 721 a. C., poi di Gerusalemme nel 587, una parte della popolazione d'Israele e di Giuda fu condotta in terra straniera; un altro gruppo si era stabilito a Elefantina, nell'alto Egitto, alla fine del sec. V a. C. Sono le tracce più antiche che abbiamo di quella che si trasformò in un'importante catena di comunità giudaiche fuori della Palestina, per diventare poi, dopo la distruzione finale di Gerusalemme nel 135 d. C., la maggior parte del popolo ebraico.
Tale realtà diede luogo anche alla missione giudaica nel mondo pagano, cosicché a un giudaismo palestinese si aggiunge un giudaismo ellenistico con caratteristiche sue.
L'interpretazione e l'osservanza della Tôrāh, la Legge, ovvero i primi cinque libri della Bibbia, diventarono la preoccupazione fondamentale del giudaismo palestinese e ciò diede luogo, da un lato, alla costituzione di una classe d'interpreti della Legge, gli Scribi, alla produzione di complessi commentari della Scrittura e alla formazione di diverse correnti interpretative di cui le principali furono quelle dei Farisei e dei Sadducei; d'altro lato, l'osservanza della Legge produsse un rigoroso legalismo, che contraddistinse in maniera peculiare la religiosità giudaica. Un'ulteriore caratteristica di questa religiosità era data dalla sua dimensione escatologica, che si espresse tanto in un'attesa di tipo nazionalistico-messianico – portata a conseguenze rivoluzionarie, durante il periodo della dominazione romana, dal partito degli Zeloti – quanto nella speranza di una catastrofe cosmica, che trovava la propria espressione nella letteratura apocalittica.
Il giudaismo ellenistico era caratterizzato, oltre che dal suo esclusivismo etnico ed etico nei confronti del mondo circostante, dalla fusione che d'altra parte realizzò con la cultura filosofico-religiosa dell'ellenismo, donde si sviluppò un tipo di pensiero ebraico nuovo rispetto a quello espresso nella più antica tradizione biblica e nello stesso giudaismo palestinese.
Si osservino ora i gruppi che costituivano la magmatica composizione del giudaismo
·         sadducei erano i membri di un partito politico religioso attivo in Giudea dal sec. II a. C. fino alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C.; questo partito, composto largamente dagli elementi più ricchi della popolazione, sacerdoti, mercanti e aristocratici, ebbe una notevole influenza sulla vita economica e politica al tempo degli ultimi re giudei, i Maccabei, e ancora più intensamente durante la dominazione romana del Paese. I Sadducei ripudiavano la tradizione orale, rifiutandosi di accettare un precetto che non fosse direttamente basato sulla Torah; non ammettevano la resurrezione dei morti e l'esistenza degli angeli e forse la stessa immortalità dell'anima e di conseguenza l'al di là. Furono più rigidi dei Farisei nell'applicazione della Legge e nella punizione dei crimini soggetti alla pena capitale. I Sadducei si opposero a qualsiasi innovazione anche nel culto sacrificale del Tempio di cui si considerarono i più rigidi e degni conservatori. Anche dal punto di vista teologico c’era differenza tra le due parti: i Sadducei cercavano di avvicinare Dio agli uomini in modo quasi antropomorfico, mentre i Farisei cercavano di elevare l'uomo verso un Dio più spirituale e trascendentale.
·         farisei erano i membri di un partito politico religioso attivo in Giudea tra il II secolo a. C. fino alla distruzione di Gerusalemme nel 70. Non numerosi, i Farisei diressero la loro azione verso le masse, alle quali cercarono d'infondere con spirito di santità gli insegnamenti religiosi tradizionali. I Farisei sostenevano, infatti, il principio d'evoluzione nelle decisioni legali e si dimostravano indulgenti e comprensivi a differenza dei Sadducei, rigidi e attaccati alla lettera del testo scritto. La loro dottrina fu protesa ad abbracciare l'intera vita della comunità, toccandone anche i fondamenti teologici. Il fariseismo, dando vigore alla moralità della legge e mostrando duttilità nel modo di osservare le norme, pose l'ebraismo in condizione di sopportare le vicissitudini e le innumerevoli tribolazioni dei secoli successivi e di riuscire a sopravvivere. La critica moderna ha corretto il giudizio che dei Farisei danno i Vangeli, rivendicando loro un vero spirito religioso. Dal punto di vista dottrinale, credevano in una vita ultraterrena e nella resurrezione dei morti.
·         Gli zeloti erano membri di una corrente politico-religiosa sorta e operante nel I secolo. Praticavano una severa osservanza della Legge, simile a quella dei sadducei e, conseguentemente, un acceso nazionalismo di orientamento messianico politico, che si tradusse nell'opposizione armata contro la dominazione romana della Palestina. Forse inizialmente organizzati da Giuda Galileo che capeggiò un'insurrezione di oltranzisti ebrei contro i Romani in occasione del censimento di Quirinio del 6. Il tentativo di Giuda, come il precedente di Teda, fallì ed egli fu ucciso. Gli zeloti assunsero l'iniziativa dell'insurrezione antiromana che si concluse con la distruzione di Gerusalemme del 70. Una seconda rivolta dal 132 al 135, sotto l'impero di Adriano, si risolse in un insuccesso. Praticavano una tenace resistenza armata contro i romani che occupavano la Palestina.
·         Una nota a parte meritano gli esseni, membri di un altro gruppo settario di tipo messianico, mai nominati nel Nuovo Testamento e diffuso, tra i secoli II a. C. e il I d. C. Il gruppo fu fondato da un sacerdote che, lasciata Gerusalemme, si era recato nel deserto, nei pressi del Mar Morto. Gli esseni vivevano raccolti in comunità di tipo monastico, cui si accedeva a pieno titolo dopo tre anni di noviziato: la vita comunitaria era retta da regole quali la rinuncia alla proprietà privata e, per lo meno nella maggior parte dei casi, al matrimonio. Nelle comunità era ammesso il lavoro agricolo e artigianale, ma si respingeva il commercio, e l'astensione dalla vita pubblica si concretava altresì nel rifiuto di esercitare il mestiere militare o di prestare giuramento. Le dottrine degli esseni, prevalentemente segrete, recano la traccia evidente d'influenze del pensiero orientale e di connessioni con il sincretismo religioso caratteristico dell'epoca, mentre il legame con il giudaismo palestinese si manifesta nella loro rigorosa osservanza della legge ebraica e del sabato, e nei loro contatti con il Tempio; grandissima importanza rivestivano inoltre le pratiche purificatorie e i pasti in comune, ai quali era attribuito un carattere sacramentale. Nuove prospettive sono state aperte allo studio sugli esseni che scomparvero dalla scena storica dopo il 70 d. C.
·         samaritani (abitanti della Samaria) che riconoscevano la sola Torah che interpretavano letteralmente e non esercitavano il culto del Tempio di Gerusalemme e anche se non consideravano i Profeti e gli Agiografi come testi sacri, credevano nel messia e nella resurrezione dei morti dopo il Giudizio Universale. Buona parte delle discordanze fra la versione samaritana del Pentateuco e quella giudaica mira peraltro a stabilire sul monte Garizim, anziché sul Monte del Tempio di Gerusalemme, il vero luogo del culto di Yahweh.
I terapeuti, numericamente meno rilevanti, erano i membri di una comunità giudaica di tipo monastico. La sede della comunità – composta da uomini e donne dediti a realizzare un ideale di vita ascetico e versati particolarmente nell'interpretazione allegorica dell'Antico Testamento – era in Egitto, presso Alessandria. I terapeuti erano affini in qualche misura agli Esseni.

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