mercoledì 4 giugno 2014

L'estaurita dei SS Prisco ed Agnello di Marianna Santarpia

La costruzione di questa chiesa è datata al '400, ma ha subito nei secoli vari rifacimenti, e l'aspetto attuale non è dissimile da quello uscito dopo l'ultimo restauro avvenuto nel XVIII secolo.
Nonostante le forme imponenti della chiesa dei Santi Prisco e Agnello, dirigendosi verso Sorrento, quasi non ci si accorge della sua presenza; percorrendo al contrario la statale, invece, non passano inosservati l’alto campanile e la facciata barocca, introdotti da una scalinata in pietra vesuviana.
Non si conosce con esattezza la data di costruzione della chiesa che in origine era intitolata al solo San Prisco e intorno al XIII-XIV secolo si presentava come una cappella «estaurita», ovvero di fondazione e gestione popolare, dalle ridotte dimensioni, intorno alla quale iniziò a svilupparsi un piccolo borgo.
Come si evince da alcune relazioni delle visite pastorali del XVI secolo la parrocchiale di Sant’Agnello, a quell’epoca, mostrava già una pianta a croce latina, con abside e tre cupole. Si diffuse in seguito in città il culto di sant'Agnello, protettore delle donne incinte e degli animali gravidi: il santo era venerato all'interno di una piccola cappella, dedicata a san Vito.
La chiesa di S. Agnello, inoltre, ha una grande peculiarità, in quanto il suo parroco non viene nominato dalla Curia, bensì direttamente dal popolo del paese, in quanto questo ha costruito la chiesa a proprio spesa, e tutte le uscite della parrocchia sono coperte dai fedeli e gestite da un loro rappresentante. Tuttavia il sempre crescente numero di fedeli fece in modo che nel XVII secolo la chiesa di San Prisco fosse ampliata.
Nel Seicento l’interno della chiesa subì i primi lavori di risistemazione e la facciata fu dotata di tre ingressi, uno per navata, che sostituiscono l’unica apertura centrale.
La facciata della chiesa, in stile barocco, che si affaccia su di un ampio sagrato al quale si accede tramite una scala in pietra vesuviana, si presenta divisa in due zone da una trabeazione: la parte inferiore è caratterizzata da tre portali d'ingresso intercalati da lesene; il portale centrale, di maggiori dimensioni, è incorniciato in una parasta in pietra grigia, mentre i due portali laterali, più piccoli, sono sormontati da un finestrone trilobato. La parte superiore, più stretta rispetto a quella sottostante, è ricca di decorazioni a stucco e reca al centro un finestrone decorato con vetri policromi; la facciata termina con due piccole guglie in mezzo alle quali è posta una croce di ferro.
La chiesa è a tre navate ed il soffitto di quella centrale è a cassettoni, dove sono inseriti tre dipinti, tutti inseriti in cornici in oro, della fine del '600 ad opera del pittore napoletano Giuseppe Castellano (c. 1660-1725), discepolo di Luca Giordano e seguace del più anziano Francesco di Maria e come lui portavoce di un gusto «classico»; i tre ovali raffigurano la Trinità con la Vergine, San Prisco e Sant’Agnello (al centro), quindi l'Ultima cena (verso l’altare) e poi la Lavanda dei piedi (verso l’ingresso), firmata e datata 1690.
Alla fine della navata centrale si trova l'altare maggiore e di lato il pulpito marmoreo del '700 e dietro l'altare incontriamo la pala rappresentante la Madonna col Bambino, S. Prisco e S. Agnello, risalente alla fine dell'800.

Gli arabeschi in oro zecchino che incorniciano le tele appartengono ad una fase successiva, quella che documenta gli interventi di rifacimento ottocenteschi. Nel periodo 1840-1870, infatti, la chiesa assume l’attuale veste neoclassica e scompaiono in buona parte le preesistenze settecentesche, in particolare la ricca ornamentazione in stucco e il pavimento in riggiole patinate a fuoco.
Sopravvivono però pregevoli opere sia del Seicento che del Settecento: i dipinti di Giacomo de Castro, allievo di Battistello Caracciolo (Napoli 1578-1635), conservati nelle cappelle laterali (lo Sposalizio della Vergine e l’Annunciazione a sinistra; San Giovanni Evangelista e San Michele a destra); le sculture seicentesche in legno dorato e dipinto dei Santi Prisco e Agnello (in fondo alla navata sinistra).

Tra le cappelle della chiesa, di notevole interesse artistico troviamo nella navata destra la cappella del Sacro Cuore di Gesù, in cui è possibile ammirare un bell'altare seicentesco in marmi policromi e pietre dure. Nella stessa cappella da notare è il dipinto raffigurante S. Michele Arcangelo che sconfigge il demonio, opera del primo '600 attribuita al De Castro.
L'altare maggiore, in marmi policromi e protetto da una balaustra realizzata nel 1733, è caratterizzato da una tela raffigurante la Vergine con il Bambino e i Santi Prisco e Agnello, dipinta nel 1875 da Gustavo Mancinelli (Roma 1842-Napoli 1906) su disegno del padre Giuseppe (Napoli 1813-1875), che ricorda la reintitolazione della chiesa al Cuore Purissimo di Maria e ai Santi Prisco e Agnello avvenuta nel 1827. Dietro alle figure dei due Santi imploranti la Vergine si intravedono gli agrumeti sorrentini e il golfo con Punta Gradelle, animato da alcuni velieri che prendono il largo.
Un altro altare degno di nota è quello dell’ultima cappella a destra che si caratterizza per il bel paliotto a motivi floreali, resi con marmi policromi e pietre dure, attribuito alla bottega dello scultore e architetto Dionisio Lazzari (Napoli 1617-1689). Nella stessa cappella è stato sistemato un pavimento in opus sectile di epoca romana (I secolo d.C.) che alterna marmi di forma quadrata e triangolare, proveniente, con ogni probabilità, da una delle villae maritimae della costa sorrentina.
Tra le varie opere d'arte conservate nella chiesa, una statua del Cristo morto, portata in processione durante le funzioni del Venerdì Santo ed una statua dei santi Prisco ed Agnello in legno, risalente al XVIII secolo.
Affiancato alla chiesa è il campanile, diviso in quattro sezioni, caratterizzato da un orologio e decorazioni in stucco.

Marianna Santarpia

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