La
costruzione di questa chiesa è datata al '400, ma ha subito nei secoli vari
rifacimenti, e l'aspetto attuale non è dissimile da quello uscito dopo l'ultimo
restauro avvenuto nel XVIII secolo.
Nonostante
le forme imponenti della chiesa dei Santi Prisco e Agnello, dirigendosi verso
Sorrento, quasi non ci si accorge della sua presenza; percorrendo al contrario
la statale, invece, non passano inosservati l’alto campanile e la facciata
barocca, introdotti da una scalinata in pietra vesuviana.
Non
si conosce con esattezza la data di costruzione della chiesa che in origine era
intitolata al solo San Prisco e intorno al XIII-XIV secolo si presentava come
una cappella «estaurita», ovvero di fondazione e gestione popolare, dalle
ridotte dimensioni, intorno alla quale iniziò a svilupparsi un piccolo borgo.
Come
si evince da alcune relazioni delle visite pastorali del XVI secolo la
parrocchiale di Sant’Agnello, a quell’epoca, mostrava già una pianta a croce
latina, con abside e tre cupole. Si diffuse in seguito in città il culto di
sant'Agnello, protettore delle donne incinte e degli animali gravidi: il santo
era venerato all'interno di una piccola cappella, dedicata a san Vito.
La
chiesa di S. Agnello, inoltre, ha una grande peculiarità, in quanto il suo
parroco non viene nominato dalla Curia, bensì direttamente dal popolo del
paese, in quanto questo ha costruito la chiesa a proprio spesa, e tutte le
uscite della parrocchia sono coperte dai fedeli e gestite da un loro
rappresentante. Tuttavia il sempre crescente numero di fedeli fece in modo che
nel XVII secolo la chiesa di San Prisco fosse ampliata.
Nel
Seicento l’interno della chiesa subì i primi lavori di risistemazione e la
facciata fu dotata di tre ingressi, uno per navata, che sostituiscono l’unica
apertura centrale.
La
facciata della chiesa, in stile barocco, che si affaccia su di un ampio sagrato
al quale si accede tramite una scala in pietra vesuviana, si presenta divisa in
due zone da una trabeazione: la parte inferiore è caratterizzata da tre portali
d'ingresso intercalati da lesene; il portale centrale, di maggiori dimensioni,
è incorniciato in una parasta in pietra grigia, mentre i due portali laterali,
più piccoli, sono sormontati da un finestrone trilobato. La parte superiore,
più stretta rispetto a quella sottostante, è ricca di decorazioni a stucco e
reca al centro un finestrone decorato con vetri policromi; la facciata termina
con due piccole guglie in mezzo alle quali è posta una croce di ferro.
La
chiesa è a tre navate ed il soffitto di quella centrale è a cassettoni, dove
sono inseriti tre dipinti, tutti inseriti in cornici in oro, della fine del
'600 ad opera del pittore napoletano Giuseppe Castellano (c. 1660-1725),
discepolo di Luca Giordano e seguace del più anziano Francesco di Maria e come
lui portavoce di un gusto «classico»; i tre ovali raffigurano la Trinità con la Vergine, San Prisco e Sant’Agnello (al centro), quindi l'Ultima cena (verso l’altare) e poi la Lavanda dei piedi (verso l’ingresso), firmata e datata 1690.
Alla
fine della navata centrale si trova l'altare maggiore e di lato il pulpito marmoreo del '700 e dietro
l'altare incontriamo la pala rappresentante la Madonna col Bambino, S. Prisco e S. Agnello, risalente alla fine
dell'800.
Gli
arabeschi in oro zecchino che incorniciano le tele appartengono ad una fase
successiva, quella che documenta gli interventi di rifacimento ottocenteschi.
Nel periodo 1840-1870, infatti, la chiesa assume l’attuale veste neoclassica e
scompaiono in buona parte le preesistenze settecentesche, in particolare la
ricca ornamentazione in stucco e il pavimento in riggiole patinate a fuoco.
Sopravvivono
però pregevoli opere sia del Seicento che del Settecento: i dipinti di Giacomo de Castro, allievo di Battistello Caracciolo (Napoli 1578-1635), conservati nelle cappelle laterali (lo Sposalizio della Vergine e l’Annunciazione a sinistra; San Giovanni Evangelista e San Michele a destra); le sculture seicentesche in legno dorato e dipinto dei Santi Prisco e Agnello (in fondo alla navata sinistra).
Tra
le cappelle della chiesa, di notevole interesse artistico troviamo nella navata
destra la cappella del Sacro Cuore di
Gesù, in cui è possibile ammirare un bell'altare seicentesco in marmi
policromi e pietre dure. Nella stessa cappella da notare è il dipinto
raffigurante S. Michele Arcangelo che sconfigge il demonio, opera del primo
'600 attribuita al De Castro.
L'altare
maggiore, in marmi policromi e protetto da una balaustra realizzata nel 1733, è
caratterizzato da una tela raffigurante la Vergine
con il Bambino e i Santi Prisco e Agnello, dipinta nel 1875 da Gustavo Mancinelli (Roma 1842-Napoli
1906) su disegno del padre Giuseppe
(Napoli 1813-1875), che ricorda la reintitolazione della chiesa al Cuore Purissimo di Maria e ai Santi Prisco e
Agnello avvenuta nel 1827. Dietro alle figure dei due Santi imploranti la
Vergine si intravedono gli agrumeti sorrentini e il golfo con Punta Gradelle,
animato da alcuni velieri che prendono il largo.
Un
altro altare degno di nota è quello dell’ultima cappella a destra che si
caratterizza per il bel paliotto a motivi floreali, resi con marmi policromi e
pietre dure, attribuito alla bottega dello scultore e architetto Dionisio Lazzari (Napoli 1617-1689).
Nella stessa cappella è stato sistemato un pavimento in opus sectile di epoca romana (I secolo d.C.) che alterna marmi di
forma quadrata e triangolare, proveniente, con ogni probabilità, da una delle villae maritimae della costa sorrentina.
Tra
le varie opere d'arte conservate nella chiesa, una statua del Cristo morto, portata in processione
durante le funzioni del Venerdì Santo ed una statua dei santi Prisco ed Agnello
in legno, risalente al XVIII secolo.
Affiancato
alla chiesa è il campanile, diviso in quattro sezioni, caratterizzato da un
orologio e decorazioni in stucco.
Marianna
Santarpia
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