Nel 1608, nulla induceva Rubens a lasciare l'Italia: fra il duca di Mantova, la potente famiglia genovese degli Spinola, a Roma i cardinali Peretti di Montalto, Borghese e Serra, nonché gli ordini dei Gesuiti e degli Oratoriani probabilmente avrebbe potuto intraprendere una carriera completamente italiana. Tuttavia, quando ricevette a Roma la notizia della grave malattia di sua madre, partì per Anversa per assisterla. Purtroppo, al suo arrivo, scoprì che la madre era già deceduta. Dalla fitta corrispondenza che Rubens mantenne con eminenti personalità italiane mostra molte volte di avere intenzione di ritornare nel bel paese.
Dopo otto anni di assenza dalle Fiandre, diversamente dall’Italia dove il suo nome rimbalzava da un’impresa all’altra, si trovava in una situazione di quasi anonimato, ma nello stesso anno Rubens entrò al servizio dei reggenti delle Fiandre l’arciduca Alberto d'Austria e dell’infanta Isabella Clara Eugenia e, grazie alle commissioni per pale d’altare, iniziò a radicarsi nella città da lui scelta.
Durante i suoi primi dieci anni ad Anversa, si dedicò principalmente alla realizzazione di decorazioni per altari. In questo periodo la sua bottega produsse oltre sessanta pale d'altare: circa un terzo destinate alla città e il resto a varie chiese e monasteri delle Fiandre; alcune opere furono anche destinate a paesi stranieri. Le sue abilità narrative diventarono sempre più evidenti e negli anni Venti la sua fama si diffuse attraverso le riproduzioni incise delle sue opere.
Dopo la riconquista di Anversa da parte di Alessandro Farnese e il mantenimento del controllo spagnolo sulla città, vi era stato un forte sostegno al nuovo movimento della Controriforma o restaurazione della Chiesa cattolica: le chiese furono restaurate e rinnovate.
Artisti come Van Noort e Van Veen, che pure erano stati i suoi maestri, Abraham Janssens e Hendrick van Balen, ancora legati al Manierismo, furono trascurati mentre Rubens ricevette il maggior numero di commissioni. Tra le sue opere significative vi è ‘L'Innalzamento della Croce’ (1610-1611), dipinta per la chiesa di Santa Valpurga oggi scomparsa e attualmente esposto nella ‘Cattedrale di Nostra Signora’ di Anversa su incarico della ‘Corporazione dei Venditori di stoffe. Inoltre, la ‘Corporazione degli Artiglieri’ si rivolse a Rubens per un trittico comprendente la ‘Deposizione dalla Croce’ (1611-1614) con, nei pannelli laterali, rappresentazioni della ‘Visitazione’ e della ‘Presentazione al Tempio’.
Tra queste due opere di grande rilevanza si colloca la ‘Deposizione’, attualmente custodita a Ottawa. È importante sottolineare il ruolo di Nicolaas Rockox, che ricoprì più volte le cariche di assessore e sindaco di Anversa e si distinse come un appassionato estimatore d'arte. Rockox conferì a Rubens importanti commissioni artistiche, gettando così le basi per il successo del giovane maestro come pittore negli anni Dieci del Seicento. Questo periodo corrisponde grosso modo alla ‘Tregua dei dodici anni’ (1609 - 1621), all'interno della ‘Guerra degli Ottant'anni’ per l’indipendenza delle ‘Diciassette Province’ dall'Impero spagnolo. La Spagna riconobbe infine la sovranità della repubblica nel 1609, con il trattato noto come ‘Trattato di Anversa’. Tra le commissioni realizzate da Rubens per Rockox vi sono ‘L'Adorazione dei Magi’, attualmente conservata presso il ‘Museo Nazionale del Prado’ a Madrid, e il ‘Trittico Rockox’, commissionato per il monumento funebre di Rockox e sua moglie nella chiesa del monastero francescano di Anversa. In qualità di capo della corporazione degli artiglieri, Rockox si adoperò affinché Rubens ricevesse l'incarico per il suo capolavoro nella ‘Cattedrale di Nostra Signora’ di Anversa: la ‘Deposizione dalla Croce’. Inoltre, Rockox si assicurò che Filippo, il fratello maggiore di Rubens, fosse nominato segretario della città di Anversa. Ad Anversa affidò a Rubens una delle sue prime commissioni: ‘Sansone e Dalila’ (circa 1609). Proprio durante il suo ritorno ad Anversa, Rubens creò una delle opere significative della sua prima maturità artistica: ‘Caino che uccide Abele’ del 1608\9, oggi esposta al ‘Courtauld Institute of Art’ di Londra, dove è evidente l'impatto duraturo delle esperienze italiane su Rubens anche dopo il suo rientro nelle Fiandre. Tra queste due opere di grande rilevanza si colloca la ‘Deposizione’, attualmente custodita a Ottawa. È importante sottolineare il ruolo di Nicolaas Rockox, che ricoprì più volte le cariche di assessore e sindaco di Anversa e si distinse come un appassionato estimatore d'arte. Rockox conferì a Rubens importanti commissioni artistiche, gettando così le basi per il successo del giovane maestro come pittore negli anni Dieci del Seicento. Questo periodo corrisponde grosso modo alla ‘Tregua dei dodici anni’ (1609 - 1621), all'interno della ‘Guerra degli Ottant'anni’ per l’indipendenza delle ‘Diciassette Province’ dall'Impero spagnolo. La Spagna riconobbe infine la sovranità della repubblica nel 1609, con il trattato noto come ‘Trattato di Anversa’. Tra le commissioni realizzate da Rubens per Rockox vi sono ‘L'Adorazione dei Magi’, attualmente conservata presso il ‘Museo Nazionale del Prado’ a Madrid, e il ‘Trittico Rockox’, commissionato per il monumento funebre di Rockox e sua moglie nella chiesa del monastero francescano di Anversa. In qualità di capo della corporazione degli artiglieri, Rockox si adoperò affinché Rubens ricevesse l'incarico per il suo capolavoro nella ‘Cattedrale di Nostra Signora’ di Anversa: la ‘Deposizione dalla Croce’. Inoltre, Rockox si assicurò che Filippo, il fratello maggiore di Rubens, fosse nominato segretario della città di Anversa. Ad Anversa affidò a Rubens una delle sue prime commissioni: ‘Sansone e Dalila’ (circa 1609). Proprio durante il suo ritorno ad Anversa, Rubens creò una delle opere significative della sua prima maturità artistica: ‘Caino che uccide Abele’ del 1608\9, oggi esposta al ‘Courtauld Institute of Art’ di Londra, dove è evidente l'impatto duraturo delle esperienze italiane su Rubens anche dopo il suo rientro nelle Fiandre. Tra queste due opere di grande rilevanza si colloca la ‘Deposizione’, attualmente custodita a Ottawa. È importante sottolineare il ruolo di Nicolaas Rockox, che ricoprì più volte le cariche di assessore e sindaco di Anversa e si distinse come un appassionato estimatore d'arte. Rockox conferì a Rubens importanti commissioni artistiche, gettando così le basi per il successo del giovane maestro come pittore negli anni Dieci del Seicento. Questo periodo corrisponde grosso modo alla ‘Tregua dei dodici anni’ (1609 - 1621), all'interno della ‘Guerra degli Ottant'anni’ per l’indipendenza delle ‘Diciassette Province’ dall'Impero spagnolo. La Spagna riconobbe infine la sovranità della repubblica nel 1609, con il trattato noto come ‘Trattato di Anversa’. Tra le commissioni realizzate da Rubens per Rockox vi sono ‘L'Adorazione dei Magi’, attualmente conservata presso il ‘Museo Nazionale del Prado’ a Madrid, e il ‘Trittico Rockox’, commissionato per il monumento funebre di Rockox e sua moglie nella chiesa del monastero francescano di Anversa. In qualità di capo della corporazione degli artiglieri, Rockox si adoperò affinché Rubens ricevesse l'incarico per il suo capolavoro nella ‘Cattedrale di Nostra Signora’ di Anversa: la ‘Deposizione dalla Croce’. Inoltre, Rockox si assicurò che Filippo, il fratello maggiore di Rubens, fosse nominato segretario della città di Anversa. Ad Anversa affidò a Rubens una delle sue prime commissioni: ‘Sansone e Dalila’ (circa 1609). Proprio durante il suo ritorno ad Anversa, Rubens creò una delle opere significative della sua prima maturità artistica: ‘Caino che uccide Abele’ del 1608\9, oggi esposta al ‘Courtauld Institute of Art’ di Londra, dove è evidente l'impatto duraturo delle esperienze italiane su Rubens anche dopo il suo rientro nelle Fiandre.
Questa pregevole tavola a olio, delle dimensioni di 131 x 94 cm, fu realizzata tra il 1608 e il 1609, poco dopo il rientro dell’artista ad Anversa. La scena illustra un episodio dell’Antico Testamento ed è contraddistinta da una notevole dinamicità e potenza. Può essere considerata uno dei primi capolavori del barocco fiammingo. Sebbene presenti ancora elementi di sobrietà e si trovi in una fase embrionale, ha suscitato l’interesse degli appassionati d’arte per secoli, evidenziando l'eccezionale talento dell'artista nel ritrarre corpi muscolosi. Prima di procedere con l'analisi della tavola, risulta opportuno acquisire alcune informazioni sulla fonte letteraria che ha ispirato l'opera, confrontando la Bibbia ebraica con quella cristiana. Di seguito sono riportati i versetti dal 1 al 18 del IV capitolo della Genesi, i quali narrano l'intera vicenda di Caino e Abele e da cui Rubens ha tratto il momento culminante dell’assassinio.
«Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore».
Poi partorì ancora suo fratello Abele.
Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.
Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto.
Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7 Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo».
Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise.
Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?».
Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?».
Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra».
Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono! Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere».
Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!».
Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato.
Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.
Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio.
A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech.»
Ecco una sintesi della narrazione di Adamo ed Eva, che informa riguardo ai loro due figli maggiori, Caino e Abele. Entrambi presentarono offerte a Dio; tuttavia, quando il sacrificio di Caino venne rifiutato, egli, mosso da gelosia e invidia, uccise il fratello. Nel testo originale in ebraico, al versetto 7 del quarto capitolo della Genesi, si trova un passaggio di difficile interpretazione: “Se farai bene sarai esaltato; ma se non farai bene… Il peccato è alla porta; desidera te, ma tu devi dominarlo.” I Padri della Chiesa e gran parte della tradizione rabbinica antica sostengono che Dio inviò un fuoco dal cielo per consumare le offerte di Abele come segno del Suo gradimento. Nella traduzione greca dei Settanta, la colpa di Caino sembra consistere nel fatto che egli offrì a Dio la parte peggiore dei frutti della terra. Inoltre, sia la tradizione ebraica sia quella cristiana affermano che Caino fosse avido e vizioso mentre Abele era giusto e virtuoso. Tuttavia, queste sono solo interpretazioni tradizionali senza fondamento filologico poiché nel testo biblico originale non vi è alcun riferimento a tali caratteristiche. I due fratelli sono descritti esclusivamente attraverso le loro professioni: Caino rappresenta l'agricoltura sedentaria mentre Abele è un pastore, un'attività tipica dei popoli seminomadi dell'antico Vicino Oriente. È storicamente noto che tra contadini e pastori vi fosse una significativa conflittualità nell'età preistorica e anche in quella protostorica poiché la pastorizia danneggiava l'agricoltura. Pertanto, l'episodio biblico potrebbe alludere proprio a questa rivalità. Si ipotizza che la redazione scritta del testo sacro avvenne durante la cattività babilonese, fra il VII e il VI secolo a.C., ma su questo punto esistono opinioni divergenti tra i filologi che propongono il V secolo.
Rubens era un pittore colto ma non esperto di filologia biblica; pertanto seguì la tradizione cristiana. Dopo questa necessaria introduzione letteraria per contestualizzare l'Arte, osserviamo ora il dipinto.
L'opera illustra il momento in cui Caino uccide il fratello Abele, e la composizione del dipinto si distingue per la sua straordinaria capacità di sintesi, ottenuta attraverso una ricchezza di dettagli e una complessità che solo un artista della grandezza di Rubens potrebbe conseguire. Essa rappresenta un'armoniosa integrazione tra l'analiticità fiamminga e la sinteticità italiana. La scena appare caratterizzata da una notevole violenza. In questo contesto, ritengo che Rubens possa aver trovato ispirazione nel 'Martirio di San Matteo', situato nella 'Cappella Contarelli' a 'San Luigi dei Francesi', sebbene con le necessarie differenze legate al contesto.
Mentre "Il martirio di San Matteo" si svolge in un tempio affollato, l'assassinio di Abele è ambientato in un mondo desolato e primordiale. La narrazione si sviluppa all'interno di un paesaggio montano, caratterizzato da una vegetazione lussureggiante che offre uno sfondo naturale piuttosto oscuro, conferendo alla vicenda un senso di isolamento e una natura selvaggia sotto un cielo drammaticamente livido, il quale riflette la tensione tragica del momento narrativo.
Un elemento fumoso, forse di origine soprannaturale, proviene da un barile situato vicino alla figura eretta di Caino, creando nell'aria un'atmosfera mistica o addirittura minacciosa. La scena risulta violenta e intensa, raffigurando un 'mito' con simbolismi o allegorie antiche quasi ancestrali.
Le due figure maschili muscolose sono coinvolte in una lotta feroce; i loro corpi contorti dall’azione evidenziano lo sforzo fisico e l'intensità emotiva del momento. Caino, posizionato a sinistra, con il suo corpo possente e il volto colmo di rabbia, domina la scena: è rappresentato con una muscolatura tesa allo spasimo mentre solleva il braccio destro, probabilmente per infliggere un colpo mortale al più giovane Abele. La sua espressione facciale trasmette feroce determinazione e rabbia; le sue sopracciglia aggrottate e la bocca aperta suggeriscono che stia emettendo un urlo disperato.
Abele, sebbene anch'esso muscoloso, giace quasi indifeso a terra; nel tentativo di sottrarsi al colpo imminente mostra stupore, difesa e dolore. Il suo braccio sinistro è sollevato in un debole tentativo di protezione mentre il suo corpo si piega per attutire l'impatto. La sua espressione aggiunge un elemento toccante alla scena rivelando paura.
Cosa impedisce al pur forte Abele di difendersi con maggiore determinazione? Potrebbe trattarsi dell'effetto sorpresa? È possibile. Ma Rubens vuole piuttosto evidenziare la differente psicologia dei due fratelli così diversi, come la tradizione cristiana e quella rabbinica raccontano. La devozione di Abele, il pastore, nei confronti del Signore è segno di grande bontà perciò, egli non alzerebbe mai la mano contro suo fratello e non avrebbe neppure potuto immaginare che suo fratello potesse alzare la mano contro di lui. La riluttanza di Caino nei confronti dei sacrifici al Signore, sempre in un ambito di risparmio e di detrazione secondo la tradizione rabbinica e cristiana, è indicativa di un animo meno puro e meno riconoscente.
Ma questo la Bibbia non ce lo dice.
Pertanto, Caino apparirebbe meno gradito a Dio e, di conseguenza, non esita a sollevare la mano omicida contro suo fratello. La scena è indubbiamente molto violenta. Rubens ha avuto modo di conoscere bene questo tipo di violenza vivendo a Roma, che ai tempi di Caravaggio era una delle città più pericolose in termini di criminalità. Camminare di notte per quelle strade buie e prive di sorveglianza comportava un rischio elevato: gli stupri di donne e minori erano all'ordine del giorno e spesso non venivano denunciati per vergogna o paura; l'unica eccezione sarebbe stata la denuncia da parte di Artemisia Gentileschi qualche anno dopo. La pedofilia era una pratica comune e tollerata.
Per i giovani, fin dall'adolescenza, era consueto muoversi in gruppo e armati: con coltelli, rasoi, spade o bastoni, a seconda della classe sociale e della ‘dignità’ dell'individuo. Ogni anno bande armate dei vari quartieri si affrontavano tra loro; già allora esistevano clan criminali e anche ambasciate straniere coinvolte nei loro conflitti (francesi, spagnoli, austriaci e fiammingo-olandesi), lasciando morti e feriti sulle strade. Inoltre, risolvere le dispute familiari o tra vicini attraverso la violenza era una pratica comune. Questo implica che nella Roma ai tempi di Caravaggio – ben nota anche a Rubens – l'uso della violenza come mezzo di sopraffazione fosse qualcosa di assolutamente abituale, normale e non perseguito dalla legge per incapacità o indolenza.
È evidente quanto questo contesto abbia influenzato la creazione dell'opera in questione. Dal punto di vista tecnico, sebbene questa tavola non sia in condizioni ottimali, presenta comunque notevoli punti di forza. Ciò che colpisce immediatamente è l'uso dei colori: Rubens ha selezionato una tavolozza ricca e vivace, con tonalità calde e fredde che generano un contrasto molto drammatico.
I dettagli negli abiti e negli accessori dei due personaggi sono sorprendenti per la varietà delle trame e dei motivi, conferendo così profondità e realismo all’opera stessa. Ma non è tutto! Questo rappresenta anche un omaggio da parte di Rubens alla pittura lenticolare della tradizione fiamminga.
La storia dietro questo dipinto è davvero affascinante. Fin dall'inizio, quest'opera è stata considerata una delle più significative della prima maturità artistica di Rubens ed è rapidamente divenuta un modello iconico per le rappresentazioni future su questo tema. Esistono alcuni dettagli poco conosciuti del dipinto che lo rendono ulteriormente intrigante; si narra infatti che la figura di Caino sia ispirata dallo stesso Rubens, il quale amava includere ritratti personali nelle sue opere.
Ma se fosse vero, perché si sarebbe presentato nei panni di Caino? Questa è una domanda alla quale, al momento, non siamo in grado di fornire una risposta con gli studi su Rubens attualmente a nostra disposizione. Le figure muscolose che osserviamo sono influenzate dal suo recente soggiorno-studio in Italia. In particolare, si evidenzia quanto abbia approfondito la scultura dell'antichità classica; l'immagine del ‘Laocoonte’ ha avuto un impatto notevole sulla sua opera, così come la muscolatura dei due personaggi trae ispirazione anche dall'opera di Michelangelo. È impossibile non pensare agli ‘Ignudi’ della ‘Cappella Sistina’ e alla potenza espressiva dei ‘Prigioni’ per la tomba di Giulio II della Rovere! Quest’opera segna indubbiamente un momento cruciale nella carriera di Rubens, rappresentando uno dei suoi lavori in cui il maestro ha finalmente saputo mescolare in modo potente tutto ciò che ha appreso ad Anversa con le impressioni ricevute in Italia. Considerata l'epoca in cui è stata realizzata, possiamo considerarla una delle prime vere espressioni della pittura barocca europea. La ricchezza emotiva e il dinamismo dell’azione sono davvero straordinari! Questo stile, tipico del Barocco, riesce a mettere in risalto la tensione drammatica e le emozioni nel loro massimo splendore.
Tuttavia, oltre agli aspetti stilistici, l'opera di Rubens suscita alcune riflessioni personali. È la prima volta che mi dedico a un tema iconografico quale l'uccisione di Abele da parte del fratello Caino. Nel passo citato dell'Antico Testamento non viene chiarito il motivo per cui Dio favorisca l'offerta di Abele rispetto a quella di Caino. Fin dai primi studi biblici, la questione della preferenza divina per il sacrificio di Abele ha generato dibattiti tra gli studiosi, i quali non sono mai riusciti a raggiungere un consenso definitivo poiché la Bibbia non specifica mai le ragioni dietro tale scelta.
La rivalità fraterna emerge come un tema ricorrente che attraversa le narrazioni della Torah, dai primi cinque libri dell'Antico Testamento fino alla storia del re Davide e oltre: tali rivalità risultano così centrali nella narrazione biblica da manifestarsi sin dall'inizio con i primissimi fratelli, Caino e Abele. La questione si complica quando entrambi presentano un sacrificio al Signore. Caino, essendo primogenito e agricoltore, offre ciò che produce grazie al suo lavoro; Abele, secondogenito e pastore, presenta invece il prodotto del suo pascolo.
Il testo afferma che il Signore “ha riguardo” solamente per il sacrificio di Abele, provocando in Caino gelosia, ira e infine l’omicidio del fratello Abele; questo è seguito poco dopo dalla sua cacciata (Genesi 4:1–6). Ma perché Dio predilige l’offerta di Abele rispetto a quella di Caino? La narrazione della Genesi si concentra sulla reazione di Caino dopo l’omicidio senza approfondire i motivi sottostanti alle preferenze divine.
Una delle spiegazioni più comuni suggerisce che Dio abbia scelto l'offerta di Abele in quanto rappresentava il primogenito del suo gregge, mentre l'offerta di Caino era una semplice "varietà da giardino" composta da prodotti misti. Il concetto del sacrificio del primogenito è un tema ricorrente nell'intera Bibbia, incluse le leggi sacerdotali relative ai sacrifici, il quasi sacrificio di Isacco da parte di Abramo nel ventiduesimo capitolo della Genesi, la figlia di Iefte con il terribile voto paterno narrato nell'undicesimo capitolo del Libro dei Giudici e, naturalmente, il sacrificio simbolico di Gesù nel terzo capitolo del Vangelo secondo Giovanni. Tuttavia, il testo non presenta valutazioni negative sull'offerta di Caino se non affermando semplicemente che Dio non avrebbe "considerato" tale offerta. Inoltre, offrire le primizie del campo sarebbe poi divenuta una prescrizione divina come indicato altrove nella Torah; pertanto risulta difficile sostenere che Dio potesse dispiacersi per qualcosa che successivamente avrebbe ordinato a tutti gli Israeliti.
È probabile che, sebbene meno soddisfacente dal punto di vista etico, la spiegazione risieda nell'osservare ciò che accomuna tutti i fratelli favoriti nella storia di Israele. La maggior parte di essi è composta da secondogeniti o figli più giovani e frequentemente ricoprivano il ruolo di pastori: Abele, Isacco, Giacobbe, Giuseppe, Giuda e Davide. La Bibbia ritrae questi personaggi come i "piccoli" nelle rispettive narrazioni. L'essere pastori li ha distinti come nomadi che vivevano ai margini delle civiltà agricole, caratterizzate da contadini sedentari che facevano maggiore affidamento sui propri sforzi collettivi per costruire comunità, accumulare ricchezze e fondare città; da queste ultime i nomadi pastori sarebbero sempre stati in qualche modo dipendenti.
Numerosi studiosi sostengono che Dio si mostrò favorevole al sacrificio di Abele in quanto rappresentante dei nomadi pastori poiché gli autori biblici intendevano promuovere uno stile di vita nomade e pastorale che rifletteva l'identità israelita rispetto allo stile di vita agricolo e allo sviluppo urbano incarnati dall'offerta di Caino. Pertanto, anche se non abbiamo certezze riguardo al motivo per cui Dio accolse l'offerta di Abele piuttosto che quella del fratello Caino, questa scelta appare coerente con la preferenza espressa per il fratello minore rispetto al primogenito lungo tutto il testo biblico e con la valorizzazione dei pastori e dei nomadi rispetto a coloro che abitavano le città.
La questione relativa al perché Dio scacci Caino ma poi lo segni affinché nessuno possa ucciderlo è profondamente complessa: la risposta implica un tentativo di interpretare il racconto in un modo che auspico possa facilitarne la comprensione.
La vicenda di Adamo ed Eva è completamente astorica nel senso che non sono direttamente interessati alla storia nel modo in cui la concepiamo oggi. I capitoli 1-11 della Genesi sono considerati astorici nel contesto degli studi teologici poiché presentano narrazioni difficili o quasi impossibili da verificare storicamente. Non desidero apparire blasfemo; tuttavia possono essere storicamente comparati ad altre cosmogonie e teogonie presenti nelle tradizioni letterarie della Grecia e del Vicino Oriente mediterraneo, pur mantenendo ciascuna delle peculiarità proprie delle culture che le hanno prodotte.
La tradizione ebraica, generalmente caratterizzata da un approccio più astratto, presenta una narrazione altamente stilizzata la cui interpretazione è simbolica e allegorica. I racconti contenuti nei primi undici capitoli della Genesi, che trattano delle origini del genere umano, veicolano un significato profondo e di grande rilevanza, attinente a aspetti moralmente significativi espressi tramite simbolismo o metafore. In questo contesto, Adamo ed Eva, così come Caino e Abele, non devono essere considerati semplicemente come entità fisiche. Il loro significato nelle tre religioni abramitiche implica che Dio ha effettivamente creato i nostri progenitori umani e che attraverso le loro scelte errate si è verificata una deviazione morale o un peccato nella storia dell'umanità.
A seguito di questo primo peccato, tutta l'umanità, a partire da Caino e Abele in quanto discendenti di tali figure umane, ha perso la sua innocenza originale ed è diventata soggetta al peccato. Il nome Adamo deriva dalla parola ebraica che significa uomo o genere umano; similmente, Eva proviene dalla parola ebraica che significa vita o vivere, assumendo pertanto anche il significato di generatrice in senso metaforico. Per quanto riguarda Caino, il suo nome trae origine da una parola ebraica che indica acquisizione o possesso; mentre il nome Abele è associato a una parola ebraica che significa ampiezza o vapore.
Analizzando i significati dei nomi Adamo ed Eva si può dedurre che non si fa riferimento a un singolo individuo creato da Dio; piuttosto risulta più corretto affermare che Yaweh ha creato l'uomo/l'umanità nel suo complesso. Ne consegue il concetto di "Facciamo l'uomo/il genere umano a nostra immagine e somiglianza", piuttosto che "Facciamo quest'uomo". Eva appare in questo contesto suggerendo che l'uomo o l'umanità creata da Dio possedeva "vita" ed è divenuta entità 'vivente'. Così facendo è evidente che Dio ha creato l'uomo/umanità (Adamo) rendendoli esseri viventi (Eva), separandoli ora in maschio e femmina. Le implicazioni di ciò sono tali per cui Adamo ed Eva non rappresentano semplicemente due individui ma piuttosto un insieme di molteplici identità.
Anche i nomi Caino e Abele rimandano ai concetti legati ad azioni piuttosto che a specifiche parole riguardanti l’essere umano, indicando quindi come l'umanità abbia iniziato a possedere/acquisire (Caino) figli e a generare (Abele) una discendenza come Jaweh aveva comandato loro (Adamo ed Eva) di fare: "Siate fecondi, moltiplicatevi e riempite la terra" (Genesi 1:28). L’assassinio di Abele ad opera di Caino simboleggia innanzitutto la complessità del peccato umano: la prima coppia genitoriale ha peccato dando origine al peccato originale; tale peccato ora si riproduce anche nella loro progenie.
Questa narrazione funge anche da allegoria del conflitto storico tra agricoltori e pastori, poiché tali professioni rappresentano le prime attività umane. Essa svolge un ruolo di ammonimento nei confronti della gelosia e dell'ira, emozioni capaci di sfociare nella violenza e nel peccato. L'espressione "Dio mise un segno" deriva dall'ebraico "Jaweh pose un segno su Caino". Il termine ebraico può essere interpretato come segno, marchio o indicazione. In questo contesto non si fa riferimento a un segno specifico tracciato con inchiostro o vernice; piuttosto, si tratta di una formulazione allegorica che indica che Dio lo distinse o lo proteggesse dagli attacchi ritorsivi al fine di salvaguardarlo dalla morte, evitando così ulteriori omicidi. Pertanto, il segno implica che Dio lo coprì o lo difese dalle aggressioni esterne.
Chi erano i potenziali assassini... il secondo uomo dopo Adamo? Dall'analisi precedente emerge chiaramente che Caino non possa essere considerato il secondo uomo dopo Adamo, poiché Adamo simboleggiava l'intera umanità. Il termine "genere umano" è definito come l'insieme di tutti gli esseri umani viventi sulla Terra. Pertanto, Adamo si riferiva a tutti gli abitanti viventi del pianeta, piuttosto che a un singolo individuo. Di conseguenza, possiamo dedurre che i potenziali aggressori dai quali Dio ha protetto o contrassegnato Caino fossero gli altri abitanti della Terra, i quali avrebbero potuto desiderare vendetta per l'uccisione di Abele. Questo chiarisce anche la questione riguardante Caino e la donna da lui sposata, dalla quale ebbe dei figli: da dove proveniva questa donna? Essa derivava da Adamo (il genere umano) che generava (Eva) su tutta la Terra.