venerdì 23 maggio 2014

Il San Nicola di Spinelli nella Cattedrale di Castellammare di Stabia di Rosaria Esposito

Giovan Battista Spinelli,  (1613 – 1658), apparteneva ad una famiglia bergamasca molto facoltosa. Suo padre, Sante Spinelli, si trasferì da Bergamo a Chieti dove fu mercante di granaglie e sua sorella Caterina sposò il barone Ludovico de Pizzis di Ortona.
Spinelli si affermò come artista in tutto l'Abruzzo. Ad Ortona nella Chiesa della SS. Trinità, si trovano una Incoronazione di Maria e altri dipinti, realizzati intorno al 1630. Questa tela, la cui collocazione originaria era il riquadro centrale della macchina lignea dell'altare, presenta l'Incoronazione della Vergine da parte di Dio Padre, del Cristo e dello Spirito Santo impersonato dalla colomba mentre nel registro più basso in ginocchio e con lo sguardo rivolto verso l'alto sono San Francesco d'Assisi e Sant'Antonio da Padova.
In diverse chiese di Ortona, Chieti e Penne si possono ammirare altre tele di epoca successiva.
Intorno al 1630, lo Spinelli si trasferì a Napoli e conobbe Battistello Caracciolo (1578 - 1635) e Massimo Stanzione (1585 – 1656), del quale è considerato da Bernardo De Dominici come l’ultimo dei discepoli. Dai due artisti partenopei Spinelli acquisì una diversa concezione compositiva, pur mantenendo una sua indipendenza cromatica. La sua personalità artistica ed il ricordo della sua opera si erano persi nel nulla e solo negli ultimi trent’anni grazie alle felici intuizioni del Longhi, agli accaniti studi del Vitztuhm e, più di recente, alla puntuale ricostruzione dello Spinosa è riemerso come una delle figure di spicco del Seicento napoletano, facilmente riconoscibile non solo per la sua marcata abilità di disegnatore, ma principalmente per le caratteristiche fisiche e fisionomiche delle sue figure: personaggi in preda a torsioni disperate ed alla completa disarticolazione delle forme, immersi in un impasto furente percorso di umori misteriosi, agitati da una elettrizzante energia interiore e gesticolanti come marionette impazzite.
Le sue donne, affascinanti e misteriose, si riconoscono tra mille per le guance goffe e paffute, per il languore sentimentale e per il sorriso beffardo, inconfondibile, che le rende inconfondibili mentre seducono maliziosamente volti mefistofelici ed eroi vittoriosi in un gioco calibrato di sorrisi appena accennati, grazie ben esposte e contorsioni esasperate delle membra.
Altra caratteristica che distingue la pittura dello Spinelli è l’uso appassionato di azzurri intensissimi e la scelta di giovani modelle elegantemente vestite, che lo fecero caro, anche per lo spirito laico che anima i temi proposti sebbene a derivazione testamentaria, ai collezionisti privati napoletani, nelle cui raccolte erano conservati molti suoi dipinti.
Spinelli è un’artista originale fuori dagli scemi convenzionali, suggestionato da un mondo di immagini antiche, che gli pervenivano attraverso uno studio appassionato, anche se disordinato, influenzato dai manieristi nordici, da Luca Di Leyda a Hendrik Goltius, da Jacob Matham a Heinrich Aldegrever. Vi è, infatti, un momento in cui è molto sensibile l’influsso di pittori stranieri attivi a Roma come Simon Vouet e Gerrit van Honthorst, il famoso Gherardo delle Notti e dello stesso caravaggesco Carlo Saraceni.
Spinelli trasferiva questa sua ispirazione nella grafica, come testimonia la presenza di un nucleo importante di 17 suoi disegni, conservati fin dal 1673 presso Leopoldo dei Medici, in cui è chiaro l’interesse verso importanti personalità nordiche che diffusero il gusto manierista, a lungo attive nella corte di Rodolfo II a Praga.
Ad un certo punto del percorso artistico dello Spinelli vi è, come abbiamo riferito, un chiaro richiamo a modelli compositivi stanzioneschi con una pittura ampia e rischiarata, e questa ripresa di elementi napoletani possiamo coglierla non soltanto nelle già ricordate tele degli Uffizi, ma anche in pale d’altare per chiese abruzzesi e dipinti da cavalletto per collezioni napoletane. Il De Dominici, che lo riferiva tra i discepoli dello Stanzione e dedito ad esperimenti alchemici, in virtù dei quali lo dava per morto in un incidente nel 1647, lo conosceva poco e probabilmente diede credito a questo discepolato perché riscontrò in alcune sue opere quei caratteri di luminosità e di modi compositivi distesi e sereni che caratterizzano la produzione stanzionesca. L’esame attento sia dei disegni sia delle tele dimostra viceversa che i referenti culturali dello Spinelli vanno ricercati nell'Europa del nord ed in parte nell’Italia settentrionale, più che nelle tele del grande artista napoletano, ad eccezione delle grandi composizioni oggi nella Galleria degli Uffizi a Firenze, capolavori assoluti del Seicento europeo: il Trionfo di David accolto dalle ragazze ebree e David che placa Saul, in cui rigorose affinità ispirative, come ben intuì il Longhi, possono cogliersi con le tele stanzionesche con Storie del Battista, oggi al Prado.
Pittore eccentrico e caricaturale è influenzato in alcuni dipinti precoci, come il Santo Stefano di collezione privata napoletana, dalle soluzioni artistiche dell’ultimo Battistello per i colori bronzei e per il tentativo di determinare, attraverso la luce spiovente, le ombre in maniera naturalistica, iconografia che in seguito tratterà in maniera completamente diversa nel quadro conservato nella quadreria dell’ospedale di Santa Maria del Popolo agli Incurabili.
Altre opere sono: il Santo Stefano di una collezione privata a Firenze, l’Adorazione dei pastori conservato alla National Gallery di Londra.
Vi è poi una serie di quadri, come il San Nicola della Cattedrale di Castellammare di Stabia, che indicano un ulteriore «processo evolutivo verso soluzioni accademiche di temperato classicismo, in collegamento con il nuovo gusto diffuso in città dagli artisti bolognesi e dalle opere dei francesi romanizzati» (Pagano).
Anche questo momento creativo è però sempre contraddistinto da marcati caratteri di autonomia culturale e da segni di energico vigore formale e di accentuata sensualità come se lo Spinelli, in preda ad una eterna sovraeccitazione, desse luogo a stravolte tipizzazioni fisionomiche, caratteristiche di un pittore inquieto, bizzarro ed anticonvenzionale, capace di recepire influssi diversi, ma di esprimere sempre una cifra stilistica personale originalissima. E questo aspetto della sua pittura sarà sempre molto evidente anche negli ultimi anni della sua attività, quando più marcati si faranno gli slittamenti verso soluzioni di temperato classicismo accademizzante.
Secondo De Dominici, Spinelli morì a Ortona il 20 novembre 1647, all’età di circa 50 anni; mentre secondo studi più recenti egli sarebbe stato ancora in vita nel 1658.
Rosaria Esposito

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