martedì 3 giugno 2014

La Pinacoteca di Pagani e la bottega dei Sarnelli

Gli interventi di restauro effettuati sulle opere d'arte a partire dagli anni '90, hanno fornito l'occasione per riunire in un'unica galleria i dipinti che arredavano i corridoi e le stanze della Casa religiosa.
È nata così la Pinacoteca, annessa al Museo ed inaugurata nel 1996.
Tuttavia negli ultimi anni l'affluenza di numerose opere, alcune delle quali di notevole dimensioni, l'ha resa insufficiente ad accoglierle in maniera adeguata. La collezione oggi raccoglie più di cento dipinti di carattere sacro databili tra il XVI e il XX secolo, tra cui numerose opere di eccezionale valore storico ed artistico: accanto ai ritratti del Santo spiccano figure di artisti quali D. Tramontano, D. Hendricksz meglio conosciuto con il nome italianizzato di Teodoro D'Errico, D. Basile, A. Mozzillo e pregevoli tele di scuola napoletana. L'esposizione, in attesa di una nuova sistemazione in locali più ampi ed idonei, si articola in tre sale ed un corridoio.
Nella prima sala si ammira la preziosa Madonna con il Bambino di Decio Tramontano, artista attivo in Campania nella seconda metà del '500. La tavola portata a Pagani dopo la chiusura della chiesa e del convento di Lettere, è stata irrimediabilmente deturpata da un cattivo restauro che l'ha privata di alcune parti. L'opera presenta molte affinità con la Madonna del raffinato polittico della chiesa di S. Maria delle Vergini a Scafati, attribuito alla stesso pittore.
Notevole è la tela semiellittica della Deposizione che eccelle per la resa marmorea del Cristo, il cui corpo esamine giace abbandonato sul grembo della madre, dall'inconsolabile dolore degli angioletti e dall'atmosfera crepuscolare che pervade la scena.
Nella seconda sala domina il grande dipinto dell'Adorazione del Bambino di Antonio Sarnelli, pittore napoletano allievo di Paolo de Matteis ed attivo nella seconda metà del '700. Al centro della scena il Bambinello risplende di luce divina che si irradia sui volti rapiti dei pastori adoranti intorno alla mangiatoia, sotto lo sguardo amorevole della Madonna e la gioia degli angeli.
Di Angelo Mozzillo, pittore campano della seconda metà del '700, è la Pietà eseguita nel 1803: un corteggio di angeli accorati e avvolti in un'atmosfera vaporosa racchiude le tre figure in primo piano della Madonna, di Cristo e di S. Ignazio di Loyola.
Nella terza sala prevale l'Annunciazione, proveniente dal convento di Lettere, dipinta su tavola da Teodoro D'Errico nella seconda metà del '500. La scena dell'annuncio, illuminata dall'alto dallo Spirito Santo, eccelle per il vivace cromatismo delle vesti, mentre l'atteggiamento pudico della Vergine, con gli occhi bassi e le braccia incrociate sul petto, è evidenziato dagli attributi che rimandano alla sua purezza: i fiori e la brocca di acqua.
Un altro dipinto di Teodoro D'Errico, proveniente anch'esso dal convento di Lettere, è la cinquecentesca Madonna del Rosario. Il tema del Rosario congiunto con quello dell'Immacolata Concezione, per la presenza della luna con sembianze umane sotto i piedi della Madonna, nel pittore fiammingo assume toni allegri e festosi: in un'atmosfera delicata e soavemente fiorita spicca la Vergine con il Bambino attorniata da angeli e contemplata da santi tra cui S. Tommaso d'Aquino, S. Domenico, S. Pietro da Verona e santa Caterina da Siena.
Notevole il Gesù coronato di spine attribuito a Polidoro da Caravaggio, una delle figure più rappresentative della pittura italiana del '500; allievo di Raffaello e interprete di una riflessione originale sulla pittura devozionale negli anni a cavallo tra Riforma e Controriforma.
Importante è la grande tela settecentesca dell'Immacolata Concezione eseguita da Domenico Basile e donata a S. Alfonso nel 1761 da Carlo Cosenza, barone di Teverone.
Infine nel corridoio sono collocate quattordici tele illustranti le stazioni della Via Crucis e due pregevoli tele di notevoli dimensioni di scuola napoletana: la Natività della Vergine e la Natività di S. Giovanni Battista.
I Sarnelli costituiscono la famiglia più numerosa di pittori napoletani attiva nella seconda metà del Settecento, essendo composta di ben quattro fratelli: Antonio e Giovanni, i più noti e poi Francesco e Gennaro. Un fratello maggiore, Ferdinando, è l unico che non lavorava col pennello. Il padre era Onofrio, re d'armi di sua Maestà, la mamma Angela Viola.
Il più famoso dei fratelli, Antonio, nato a Napoli il 17 Gennaio del 1712 nel territorio parrocchiale di S. Anna di Palazzo, si ispira oltre che al De Matteis, di cui è a bottega, agli esempi de Giordano e di Solimena, lavorando nelle chiese di Napoli e provincia e molto anche fuori dalla regione, in Calabria e Puglia. Il suo stile è facilmente riconoscibile e si esprime in una prosa meno alata dei grandi artisti che dominano la scena, ma soddisfacendo una vasta committenza esclusivamente ecclesiastica.
Egli cerca di recuperare la freschezza dell'intonazione devozionale e la sapidità del racconto. Frequentemente dei suoi quadri transitano nelle aste come nel caso di un originale San Palladio, vescovo di Embrun, firmato e datato 1768, o di una coppia, un Gesù e San Giovanni Battista ed un Tobiolo e l'angelo, anche essa firmata. Di grande qualità i due dipinti: una Santa Genoveffa che richiama a viva voce la Beata pastora della chiesa di S. Caterina a Chiaia ed un'Annunciazione.
La prima tela firmata e datata 1748, offre un'immagine idilliaca della santa, di pieno gusto rococò, sia nell'impostazione arcadica della scena che nella scelta di una gamma di colori tenui, in cui prevalgono i rosa e gli azzurri. Vestita da pastorella, con la verga ricurva e un cappello a larghe tese sul capo, circonfuso da un'aureola di luce, Genoveffa, santa patrona di Parigi, accompagnata da un angioletto, sorveglia affettuosamente il suo gregge, accarezzando l'agnello che le si è avvicinato. Dal cielo, altri angioletti assistono alla scena, mentre sullo  sfondo un altro angelo recante il cero acceso, caratteristico attributo della santa, scende precipite dal cielo. L'opera fu eseguita per il cardinale Niccolò Coscia.
L'Annunciazione firmata Ant.us Sarnelli e datata 1773, si ispira ad un'opera dello stesso soggetto, eseguita dall'artista negli stessi anni e posta a sinistra della controfacciata nella chiesa di San Giuseppe a Chiaia dove si conserva anche un'altra opera dello stesso autore un Sogno di San Giuseppe. Il pittore si rifà ad alcuni modelli del Giordano, dai quali  cerca  di recepire la lucentezza dei colori e la genuinità della carica devozionale.
Di notevole interesse risulta l'Adorazione del Bambino segnalata nel convento di S.Alfonso de' Liguori a Pagani. Essa raffigura il Bambinello al centro della scena risplendente di luce divina che si irradia sui volti rapiti dei pastori adoranti intorno alla mangiatoia, sotto lo sguardo amorevole della Madonna e la gloria festante degli angeli.
Numerose sono le opere chiesastiche di Antonio e una grande concentrazione di tele, da lui firmate o documentate, è situata nelle chiese di Chiaia. La sua prima opera documentata è una Madonnina nella chiesa di Sant'Arcangelo a Baiano (oggi dispersa) ed una Madonna con Bambino di collezione privata, entrambe del 1731. Molto antica è pure una Trinità con San Vincenzo Ferrer ed una devota, firmata e datata 1734, nella chiesa del Purgatorio di Ferrandina in Basilicata, improntata da aspetti arcaicizzati nella immobile fissità dei personaggi. Sulla mensa dell'altar maggiore dell' Abbazia di Montecassino, proveniente dal monastero di San Biagio d'Aversa, è collocata una Mater purissima, copia con minime varianti da un originale del de Matteis, distrutto dai bombardamenti, firmata Sarnelli 1737, sigla che caratterizzerà a lungo la collaborazione tra Antonio e Giovanni.
Tra il 1748 ed il 1751 i due fratelli eseguirono una serie di affreschi in palazzo Partanna, dei quali esistono poche tracce. Nell'archivio di Ferdinando Bologna vi è un Cristo e l'adultera, di collezione privata napoletana, firmaro Ant.us Sarnelli 1748, di elevata qualità.
In provincia a Forio di Ischia, nella chiesa di S. Maria di Loreto vi è un S. Giuseppe, firmato Sarnelli.
A Sessa Aurunca vi sono nella chiesa dell'Annunziata, firmate e datate 1760, due grosse pale d'altare raffiguranti un'Assunzione della Vergine ed un San Leone XI in gloria.
Nel Museo del Sannio a Benevento vi é poi uno splendido dipinto dai colori vivacissimi, un'Incoronazione della Vergine datata 1771, anno particolarmente felice della sua produzione.
Tra i dipinti nelle chiese napoletane segnaliamo: un'Adorazione dei pastori nella chiesa di San Francesco degli Scarioni, un originale quadro esplicativo Ecce Homo ed uno Sposalizio mistico in S. Caterina a Chiaia, un'Immacolata e santi ed un S. Pietro d'Alcantara in San Pasquale a Chiaia, un Transito di San Giuseppe in Sant’Antoniello a Portalba, una S. Anna nella chiesa dell'Ave Gratia Plena di Capua, infine un dipinto molto importante, una Sacra Famiglia firmata Ant.Sarnelli 1769 nella quale compaiono i ritratti dei primi due allievi cinesi del Collegio, Giovanni In e Lucio Vu.
Le sue ultime opere risultano le due tele, la Vergine con Bambino e Gesù in gloria e santi, provenienti dalla Sacra Famiglia ai Cinesi e conservate nei depositi comunali di Castel Nuovo, datate rispettivamente 1792 e 1793.
Antonio Sarnelli morì nel 1800.  
Anna Giordano

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