La
parafrasi indica la trasformazione di un testo scritto nella propria lingua, ma
in un registro linguistico distante (sia esso arcaico, elevato o poetico, o
infine settoriale), in prosa nel registro medio e attuale e infine
comprensibile ai più: parafrasare un brano vuol
dire, infatti, mantenere tutto ciò che c'è nel brano, ma renderlo più facile,
più semplice più leggibile al lettore comune.
Quest’operazione
è necessaria per i testi più antichi, sia in prosa sia in poesia, mentre, per i
testi moderni, prevalentemente per i testi in poesia, come da definizione anche
per la prosa scientifica e tecnica che si servono di linguaggi settoriali. Vi
sono, infatti, testi di natura politico-sindacale, tecnico scientifico e quant’altro,
che sono scritti solo per i conoscitori di quel determinato linguaggio speciale
e, per renderli comprensibili al comune lettore, occorre non solo un'operazione
di semplificazione, ma anche un processo di rielaborazione, di chiarificazione
di concetti e di riscrittura.
La
parafrasi dunque è la realizzazione di un testo che ha lo stesso significato e
una struttura parallela a quelli del testo di partenza, da cui però si
differenzia sul piano lessicale e sul piano morfosintattico e talvolta sul
piano esplicativo.
Come
inevitabile effetto collaterale della parafrasi è il fatto che il profondo
rapporto tra significante e significato, tipico della comunicazione
letteraria e soprattutto fulcro dei testi poetici, finisce ovviamente
sacrificato.
Il processo di parafrasi
prevede dunque alcune operazioni:
·
indicare
sempre i soggetti di ogni frase,
·
modificare
se necessario la punteggiatura,
·
usare la costruzione diretta, ossia il soggetto deve di norma
precedere il verbo.
·
esplicitare,
rendendo comprensibili, i riferimenti pronominali,
·
escludere
il discorso diretto, anche se il testo di partenza è un dialogo,
·
ricostruire
la sintassi e le figure sintattiche,
·
sostituire
gli scarti linguistici (forma linguistica antica, scomparsa o
desueta o troppo specialistici) usando sinonimi più convenzionali,
·
esplicitare
le figure retoriche di significato come metafore, metonimie, ecc.
·
esplicare
gli scarti culturali ovviamente in parentesi
·
riscrivere
in prosa moderna del testo.
Possono anche essere operati
dei chiarimenti di alcuni punti del testo: una buona parafrasi include,
infatti, tutti i dettagli e rende il testo originale più semplice da
comprendere. Poiché il testo risultante è normalmente più ampio del testo di
partenza, quest’operazione si oppone a quella del riassunto.
Sebbene
la velocità e l’immediatezza della comunicazione globale contrasti con la
lentezza, con la fatica e con la disponibilità a rivedere richieste da una
buona riscrittura, il valore strumentale della parafrasi è abbastanza evidente.
Chi traduce le lingue straniere o le lingue antiche conosce bene la fatica del
processo cognitivo che sta sotto al suo lavoro: parafrasare bene, con gusto,
con chiarezza, nel rispetto del testo di partenza, ma anche della lingua di
arrivo, è un lavoro che educa alla profondità e alla pazienza, elementi
fondanti dell’aspetto educativo che una scuola di valore non può ignorare.
Nella
prassi didattica più comune, la parafrasi cerca di favorire la possibilità di
un ampliamento del campo semantico, certi che il parafrasare è un atto
complesso della mente, che presuppone e genera altre azioni rilevanti non soltanto
in ambito scolastico ma, più in generale, in ambito culturale ed in ambito
civico.
Il
lavoro in classe, nel corso dei quinquenni di cui qui io parlo, ha prodotto,
nella fase della sua rivisitazione critica a
posteriori, una sorta di mappa dei pregi del parafrasare capace di mettere
in evidenza la più ampia dimensione formativa, e di conseguenza disciplinare,
trasversale ed educativa della parafrasi, di solito relegata ad una funzione
limitata alla didattica della letteratura ed alla comprensione.
In primo
luogo mi sono accorto che la pratica della parafrasi, se risultava più agevole
con quegli studenti che potevano ancorarla ad un passato scolastico precedente
nel loro approccio globale al sapere della scuola, costituisce l’antidoto del
tanto deplorato apprendimento mnemonico, ed ha una ricaduta ancora maggiore su
quegli studenti, le cui strutture linguistiche risultavano più lacerate. Per
questi ultimi l’approccio globale con la lingua costringe ad ordinare la frase
e a riconoscerne le funzioni morfosintattiche e ad usare il vocabolario che,
come è noto, accresce il bagaglio lessicale insieme alla lettura.
Il
lavoro con i ragazzi sviluppato in verticale negli ultimi quinquenni, ha
favorito la persuasione didattica che una buona capacità parafrastica richieda
due competenze fondamentali:
1.
una di
ordine linguistico, che si esercita simultaneamente sul testo di partenza e sul
testo di arrivo (competenza ricettiva e produttiva) e che si articola in
competenza lessicale/semantica e competenza morfosintattica (soprattutto nel
primo biennio).
2.
una
di ordine culturale/contestuale, che ha a che fare con l’epoca del testo e con
l’ambiente culturale del suo autore e dei suoi lettori (soprattutto negli anni
successivi);
Lo studente che parafrasa un
testo non cerca solo di raggiungere lo scopo di produrre un altro testo più semplice, ma la parafrasi gli serve per
comprendere più profondamente il significato letterale di quel testo.
Il famoso invito a dire con
parole proprie, che comincia a circolare nelle aule fin dalla scuola dell’educazione primaria, rappresenta da
una parte un’esigenza di interiorizzazione e dall’altra di una riformulazione
dei contenuti culturali che supera il semplice passaggio tecnico del
parafrasare un testo letterario per comprenderne la lettera.
Parafrasare un testo
letterario è un’operazione dell’apprendimento convergente perché è estremamente vincolante al testo e alla sua
decodificazione.
Inutile sottolineare il
potenziale di sviluppo delle competenze linguistiche (lessicali,
morfosintattiche, semantiche) insito nel laboratorio della parafrasi.
L’attitudine parafrastica
può essere spiegata come attitudine alla riformulazione. L’incapacità di
riformulare, o comunque di trasformare i contenuti in cultura personale, si
presenta in genere come uno dei maggiori ostacoli all’apprendimento.
Gli studenti che non riformulano
sono quelli che ripetono mnemonicamente
ed è proprio il ripetere il grande antagonista del parafrasare, quindi di un
apprendimento consapevole.
Un approccio alla lingua che
preveda manipolazioni, riformulazioni, reazioni critiche, atteggiamenti
creativi e che, risulti quindi, in accezione larga, di carattere parafrastico
nella misura in cui per essere fatto proprio (imparato) un contenuto deve
essere compreso e per essere compreso dev’essere ricostruito (parafrasato) e
adattato alle strutture cognitive di chi impara.
Per questa ragione il
contributo disciplinare dell’italiano attraverso lo strumento della parafrasi alle
generali capacità di apprendimento degli studenti è notevole. Si sarà anche
compreso come diventi più importante a questo livello tenere sotto controllo,
ancor più che il prodotto (pur necessario alla comprensione), il processo della
parafrasi, che è fatto di passaggi, snodi, problemi di fronte ai quali gli studenti
non possono trovare scorciatoie. Nel processo parafrastico – in cui la classe
assume un atteggiamento laboratoriale – è stimolato al massimo da un lato
l’atteggiamento di attenzione nei confronti del dato, presupposto di natura scientifica,
dall’altro la capacità di superare il dato stesso – che in questo caso è dato
linguistico – per assumerlo ed integrarlo nei propri schemi, ma sempre nella
consapevolezza interpretativa che l’operazione contiene una quota di
soggettività.
Accanto a questa
trasversalità di carattere cognitivo ce n’è un’altra, per così dire, di
carattere motivazionale che comprendono gli insegnanti e gli studenti alle
prese con la difficoltà di riformulare (parafrasare o tradurre) testi. Davanti
a formulazioni strane, astruse o criptiche si è tentati di demordere o di
cercare soluzioni sbrigative. Non c’è nulla di più fecondo didatticamente che
una parafrasi difficile e pertanto
demoralizzante. L’importante è evitare soluzioni preconfezionate per far presto.
L’impostazione laboratoriale
data al processo della parafrasi diventa a questo punto un valore aggiunto e respinge
radicalmente un’impostazione in senso quantitativo del lavoro. Si tratta di
quella situazione in cui l’insegnante e la classe non ne vengono a capo, né le
note del libro riescono a dare una mano. In quel momento bisogna pensare
insieme, confrontarsi con altri testi, provare e riprovare. Ci si trova tutti
insieme davanti alla stessa complessità di un testo, metafora della complessità
dell’esistenza.
Come si è visto, la riflessione
sulla parafrasi ha accolto elementi che prima hanno superato il pur ineludibile
ambito disciplinare e poi anche lo stesso ambito cognitivo per approdare all’ambito
educativo della cittadinanza.
Il processo parafrastico,
infatti, educa ad una cultura del dato e dell’argomento perché sollecita gli
studenti ad argomentare le proprie opinioni (“penso che il poeta Tale dei Tali si
possa considerare in questo modo o in quest’altro, perché in questo brano ha
detto questo”), e pertanto sembra dirigersi verso uno dei requisiti più
importanti della cittadinanza, che è la capacità
critica argomentata, qualità molto auspicabile in tempi di discussioni
mediatiche autoreferenziali e di attacchi personali gratuiti in cui la
relazione si sovrappone al merito della discussione.
Sapere basare i propri
discorsi su argomentazioni e non su slogan, su pregiudizi ideologici o su prese
di posizione è un obiettivo auspicabile per tutti gli studenti con la
costruzione di un habitus mentale che
spetta anche alla scuola attraverso il modo in cui rende possibile l’incontro intelligente degli studenti con il
sapere. Per incontro intelligente intendo in questa sede qualcosa che ha molto
a che fare con la capacità di tenere sotto controllo dati, di assumerli tutti,
di riformularli, di valutarli criticamente, di reinterpretarli, tutte
competenze trasversali auspicate oggi dai documenti europei – recepiti anche
dall’Italia – sull’istruzione.
Da quanto detto si possono
sintetizzare le finalità educative della parafrasi:
1.
rispettare
la realtà senza subirla,
2.
ascoltare
l’altro prima di riformularlo,
3. leggere attentamente le culture altrui
prima di giudicarle.
Gli alunni di II B AFM dell'IIS DON MILANI di Gragnano ringraziano il prof. Capuozzo per la spiegazione accurata.
RispondiEliminaSiete stati estremamente gentili c'è qualcosa di poco chiaro?
EliminaBanana
RispondiEliminaNon si dovrebbero scrivere scioceze...Invece di scivere che e stata una bella spiegazzione scrivi cueste cose
Elimina?
RispondiEliminacapuozzo figlio di troia
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