lunedì 9 maggio 2016

A tu per tu con l’opera d’arte: Linda Gambardella e L’Abbazia nel Querceto di Friedrich

L’Abbazia nel Querceto, (Abtei in Eichwold), è un’opera realizzata da Caspar David Friedrich; dalle dimensioni di 110,4 x 171 cm, realizzato con la tecnica dell’olio su tela, nel Giugno del 1809 dopo un soggiorno a Rügen.
Il quadro non ha subito particolari restauri nel tempo; in un primo momento, dopo l’esposizione insieme all’altra opera realizzata in contemporanea da Friedrich: “Il Monaco in riva al mare”, le due opere furono acquistate da Federico Guglielmo III per la sua collezione; mentre oggi le opere sono esposte all’Alte Nationalgalerie di Berlino.
L’Abbazia nel Querceto, raffigura una processione di monaci, che si dirige verso le rovine di un’antica chiesa gotica, si nota in primo piano una fossa scavata, probabilmente realizzata per seppellire un confratello.
 Mentre la parte inferiore dell’opera è immersa nelle tenebre, la parte superiore è illuminata dal tramonto del sole; dal punto di vista stilistico, abbiamo la presenza di una contrapposizione di colori, possiamo quindi dividere il dipinto in due parti: quella superiore e quella inferiore; nella parte inferiore troviamo un querceto; con al centro una vecchia abbazia diroccata e un piccolo cimitero avvolto nella nebbia, che non permette di vedere altro, se non questi pochi elementi, donando un senso di inquietudine; la quercia con la sua forma aspra e bizzarra è un elemento negativo, simbolo della concezione pagana della vita e della presenza della morte, c’è anche una tomba aperta tra le altre, in enfasi del fatto che l’esistenza terrena è solo un viaggio, è, infatti, presente una predominanza di colori  scuri, come il nero, il verde e il marrone, questi elementi simboleggiano la morte, cosa inusuale per Friedrich che invece è solito rappresentare la vita.
Nella parte superiore troviamo appunto questo contrasto con i colori della parte inferiore, siccome  Friedrich inizia ad utilizzare colori molto più chiari ma comunque malinconici, l’elemento centrale nella parte superiore è la falce di luna in fase crescente, usata come simbolo di rigenerazione; ma non è la luce della luna che irradia il paesaggio, bensì c’è la presenza di una luce innaturale, quasi divina, la cui fonte rimane ignota; possiamo quindi riassumere che alle tenebre della terra si contrappone la candida luce di un cielo albeggiante, palese richiamo all’aldilà cristiano.
I ruderi sono stati identificati con quelli della chiesa conventuale di Eldena, seppur notevolmente modificati; simboleggiano sia il sentimento religioso di un’opera Medioevale lontana ormai tramontata, sia la speranza di una nuova era religiosa e politica.
Secondo le fonti, si tratta di un’opera religiosa: per la presenza della chiesa, dei monaci in processione, della terra consacrata e per la profonda riflessione sulla morte fatta dall’artista, tema molto caro allo spirito romantico dell’epoca; il contesto storico, più che negli altri casi, gioca un ruolo fondamentale: il Congresso di Vienna aveva appena cancellato le conquiste della Rivoluzione Francese e aveva ristabilito un ordine aristocratico rispetto alla mentalità dell’epoca.
Caspar David Friedrich, è considerato il più grande esponente della pittura Romantica in Germania, è in generale la figura che più incarna i canoni dell’arte Romantica.
Lo scopo dell’opera era quello di far capire che la vita è solo un passaggio per l’aldilà.
Caspar David Friedrich (Greisfwold 5 Settembre 1774- Dresda 7 Maggio 1840), è stato un pittore Tedesco esponente dell’arte romantica, basava la sua pittura su un’attenta osservanza di paesaggi della Germania e dei suoi effetti di luce, permeandoli in scenari romantici; egli considerava il paesaggio naturale come opera divina.
Friedrich fu introdotto all’esercizio della pittura nel 1790 sotto la guida di Johann Gottfried Quistorp, che era solito portare i propri studenti all’ aperto, di conseguenza  Friedrich fu incoraggiato a prendere ispirazione dalla natura. Tramite Quistorp, Friedrich strinse varie amicizie, tra cui il teologo Ludwig Gotthard Kosegarten, egli, gli insegnò che la natura era una manifestazione di Dio.
Una volta passati di moda gli ideali romantici, iniziò ad essere considerato come una figura tanto eccentrica quanto malinconica, infatti, gradualmente i suoi committenti sparirono; nel 1820, viveva come un recluso e era descritto come un solitario.
Nei suoi ultimi anni aveva una situazione finanziaria tragica e viveva esclusivamente di elemosine.
Nel Giugno del 1835 si ammala, egli stesso riferisce per il troppo lavoro. A testimoniare questo periodo di sofferenza del pittore, sono le opere nelle quali appaiono elementi mortiferi.
Il 26 Giugno 1835 è colpito da un infarto; decise di andare a curarsi a Tepliz. Inizialmente Friedrich ebbe un miglioramento che gli diede la fiducia necessaria per lavorare ancora bene; ciononostante; la ripresa si dimostrò essere di breve durata: la malattia lo lasciò debole e depresso.

Morì il 7 Maggio 1840 e fu sepolto nel cimitero della Trinità di Dresda.

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