La tavola ‘Scaldis e Antverpia’ di Abraham Janssens è un’opera allegorica con una forte valenza politica: per questo motivo, per comprenderne più profondamente il significato è opportuno accennare alla storia di Anversa durante la ‘Guerra degli Ottant’anni’.
Nel frattempo osserviamola
Il fiume Schelda ha sempre rappresentato l'arteria vitale di Anversa, soprattutto durante il regno dell'imperatore Carlo V (1519 – 1556).
All'inizio del Cinquecento, la città visse un periodo di notevole prosperità grazie all'attività del suo porto. A differenza di Bruges, che rimase ancorata a tradizioni antiquate, Anversa riuscì ad adattarsi alle esigenze economiche contemporanee, dando origine a una straordinaria rinascita.
Anversa diventò il fulcro della grande finanza europea. La sua popolazione crebbe significativamente e la sua gloria fu celebrata in termini lirici da coloro che furono testimoni della sua magnificenza.
Questa straordinaria prosperità, tuttavia, non ebbe una lunga durata e, per comprendere appieno l'opera in questione, è necessario ricostruire sinteticamente il contesto storico che ha portato alla commissione di questo dipinto.
I disordini derivanti dalla rivolta delle diciassette province dei Paesi Bassi contro la Spagna avevano arrecato gravi danni ad Anversa. La Guerra degli Ottant'anni (1568-1648) era iniziata come una lotta per l'indipendenza delle Diciassette Province dal dominio spagnolo e si era evoluta in un conflitto che contribuì al progressivo declino della potenza spagnola e alla nascita di un nuovo Stato.
Alla fine del Cinquecento, preoccupata per la propria libertà e desiderosa di tutelare la propria economia, Anversa si schierò con i Paesi Bassi settentrionali nella lotta contro Filippo II di Spagna.
Il 4 novembre 1576, Anversa subì un saccheggio da parte di mercenari affamati al servizio del re di Spagna.
In questo episodio noto come la ‘Furia spagnola’, furono uccisi 8.000 civili e numerose abitazioni furono distrutte dalle fiamme: seguito della diserzione delle compagnie tedesche al servizio dei Paesi Bassi borgognoni e asburgici, nonché della sconfitta delle truppe vallone e cittadine all'interno delle mura, i 'tercios' spagnoli comandati dal temuto duca d'Alba continuarono a devastare la popolazione e a saccheggiare la città per quattro giorni consecutivi.
Successivamente, la città aderì alla ‘Pacificazione di Gand’, un accordo siglato l'8 novembre 1576 tra le province di Olanda, Zelanda e Utrecht e di altre dodici province dei Paesi Bassi, volto a unire le forze in una cosiddetta ‘Unione generale’ contro il re cattolico Filippo II di Spagna.
Dopo la presa della ‘Cittadella di Anversa’ nel 1577, Anversa diventò sostanzialmente la capitale della rivolta anti-spagnola per i successivi nove anni. Questo periodo è conosciuto come Repubblica di Anversa, sotto il dominio calvinista. Sebbene sembrasse che il governatore spagnolo Alessandro Farnese, duca di Parma e nipote di Filippo II di Spagna, avesse messo nel mirino Anversa, egli e le sue truppe combatterono solo una battaglia decisiva prima della sua conquista. Durante i quattordici mesi di assedio, Anversa fu guidata da Filippo di Marnix di Saint-Aldegonde in battaglia contro l'esercito regolare comandato da Alessandro Farnese.
Dopo la conquista di Alessandro Farnese, circa metà della popolazione – la parte protestante – emigrò verso Germania, Francia e Inghilterra e, successivamente, anche in Olanda. La popolazione scese da oltre 90.000 a 45.000 abitanti. Gran parte del commercio, delle arti e delle scienze anversesi si trasferirono altrove in Europa.
Nel 1587, la Repubblica del nord per ritorsione ‘chiuse’ la Schelda al traffico marittimo da e per Anversa diventata ormai spagnola.
Gli Statolder delle Province Unite del nord tentarono più volte di riconquistare Anversa, ma risultarono sistematicamente sconfitti.
Il brutale saccheggio della città nel 1576 aveva dato inizio a un profondo declino; quando nel 1585 il sindaco Marnix van Sint-Aldegonde fu costretto a firmare la resa, Anversa appariva destinata alla distruzione. Dopotutto, gli Stati del Nord rimanevano padroni della Zelanda e quindi dell'estuario della Schelda pertanto potevano impedire qualsiasi accesso oltreoceano al porto. Da quel momento in poi, Anversa continuò ad attendere una pace duratura.
Dopo la caduta della città nel 1585, i magistrati di Anversa si erano dedicati incessantemente alla sua rinascita. Non sorprende dunque che, nonostante numerose delusioni, nuove speranze fossero sorte quando, il 9 aprile 1609, presso il municipio cittadino, fu conclusa la ‘Tregua dei dodici anni’ tra la Spagna e i Paesi Bassi settentrionali, che garantì alla città una maggiore libertà.
Per celebrare questo evento significativo, la sala in cui si svolse la cerimonia di firma della tregua, nota come "Staetencamer", ricevette un’adeguata ristrutturazione da parte del sindaco della città.
In essa furono collocati i ritratti dei conti e dei duchi delle Fiandre e del Brabante; su una parete era appeso un grande crocifisso in bronzo.
Nel 1608, Abraham Janssens ricevette dal magistrato cittadino l'incarico di realizzare un dipinto per decorare la mensola del camino nella ‘Camera degli Stati’ del municipio di Anversa. Qui gli ambasciatori delle Province Unite del Nord e dei Paesi Bassi spagnoli avrebbero condotto i negoziati di pace che avrebbero portato alla ‘Tregua dei dodici anni’ tra i Paesi Bassi del Nord e del Sud. Per tale occasione fu commissionato ad Abraham Janssens un'opera per abbellire la mensola del camino della Camera nel municipio di Anversa, mentre a Rubens fu assegnata l'opera ‘L’Adorazione dei Magi’, attualmente esposta al Prado di Madrid.
Il consiglio comunale intendeva avvalersi delle figure allegoriche ‘Scaldis e Antverpia’ per incoraggiare i negoziatori a riaprire la Schelda alla navigazione, necessaria per la prosperità della città. In quel contesto, i rappresentanti delle Province Unite del Nord e dei Paesi Bassi spagnoli avrebbero condotto le trattative di pace.
Abraham Janssens quindi raffigurò ‘Scaldis e Anversa’, un olio su tavola delle dimensioni di 174 x 308 cm, oggi conservato presso il ‘Museo Reale di Belle Arti’ di Anversa.
Si tratta di una scena allegorica in cui sono rappresentate solamente due figure: Scaldis (Schelda) a sinistra e Antverpia (Anversa) a destra, definiti secondo la denominazione latina.
L'antico dio fluviale Scaldis, adornato di piante acquatiche palustri, è sorretto con la schiena a un'anfora, una brocca di ispirazione ellenizzante da cui scorre l'acqua della Schelda – simbolo emblematico di una divinità fluviale –, mentre porge una cornucopia rigogliosa alla vergine Antverpia, seduta accanto a lui e riconoscibile per la corona merlata che porta sul capo.
La verdura e la frutta che fluiscono dal corno assumono la forma di un volto, chiaro riferimento all'opera del pittore Arcimboldo.
I gigli adornano le rive del ruscello che sgorga dall’anfora.
La scena è sovrastata da un drappo d'onore che, simile a una grande vela, include simbolicamente nella composizione allegorica il tema della navigazione e sottolinea la dignità della divinità fluviale.
La dipendenza della prosperità di Anversa dalla Schelda è rappresentata in questo dipinto in modo straordinario, rendendo così evidente il motivo per cui il magistrato cittadino decise di collocare il dipinto in un luogo centrale della "Staetencamer": richiamando l'attenzione sull'importanza della Schelda per la prosperità di Anversa, evidenziava l'urgenza di riaprire il fiume alla navigazione.
Destinato come ornamento per una pregevole mensola del camino, incorniciato in modo elaborato, il dipinto aveva principalmente finalità decorative. Janssens riuscì a conferire tutto ciò alla sua opera attraverso un ricco riempimento del campo compositivo, grazie alla piena e sinuosa plasticità delle figure situate in primo piano e allo sviluppo eccezionalmente chiaro delle loro forme.
È evidente che Janssens per la composizione di ‘Scaldis e Antverpia’ si sia ispirato alla ‘Creazione di Adamo’ di Michelangelo nella Cappella Sistina. Le figure sono solide e robuste; tuttavia, l'intensa luce che proietta ombre scure è un raffinato richiamo a Caravaggio.
Scultoree come le figure michelangiolesche, 'Scaldis e Antverpia' dominano senza sforzo la cornice scolpita, nonostante la sua abbondante varietà di forme.
Le due possenti figure in movimento sono state disposte con equilibrio all'interno dell'insolitamente bassa cornice. Janssens ha utilizzato uno schema geometrico chiaro per posizionarle: ciascuna figura occupa metà del campo compositivo, con i rispettivi torsi presentati attraverso aree di colore sorprendentemente vivace lungo diagonali parallele.
Queste ultime sono ulteriormente connesse dal parallelismo delle braccia e dalla rotazione speculare delle teste.
Questo impressionante linguaggio formale deve la sua piena forza ai contrasti tra le potenti aree di luce e ombra, alle superfici lisce su cui la luce delinea chiaramente le sue ombre e conferisce un senso tangibile di volume con sobria concretezza, al suono fresco e ricco, nonché ai toni atmosferici locali dai colori molto sobri, che si amalgamano con lo stile plastico-decorativo del disegno per formare un accordo armonioso.
"Scaldis e Antwerpia", un dipinto di classica bellezza accademica, armonico nella forma e caratterizzato da una colorazione corsiva: rappresenta la fase più avanzata dell’arte di Janssens, qui visibilmente influenzato in parte da Caravaggio, la cui potenza visiva derivava dall'uso di forti contrasti tra luce e ombra, e in parte dalla scuola di Bologna, nota per il suo nobile classicismo.
Abraham Janssens aveva circa trentacinque anni quando realizzò quest’opera. Come è evidente dalla ricchezza delle forme e dei colori nonché dalla forte visione personale, la sua arte aveva raggiunto un livello invidiabile. Egli era stato il pittore più rinomato attivo ad Anversa quando Rubens, due anni più giovane di lui, tornò ad Anversa alla fine del 1608 dopo un soggiorno di otto anni in Italia.
In quel periodo entrambi i maestri erano egualmente apprezzati.
Tuttavia, non sarebbe passato molto tempo prima che Rubens dimostrasse finalmente il suo talento predominante e ascendesse a un livello artistico che sarebbe risultato al di là della portata dei suoi colleghi d'Anversa, incluso lo stesso Janssens. Durante questo periodo Janssens aveva raggiunto il culmine della sua creatività. La sua produzione successiva risulta meno convincente e, come quella degli altri suoi colleghi anversesi, sarebbe stata caratterizzata ma anche oscurata dallo stile audace di Rubens e dalla sua straordinaria tecnica pittorica.
Sulla parete opposta al dipinto di Janssens era esposta la colossale “Adorazione dei Magi”: Pieter Paul Rubens si confrontava con questo capolavoro dell'opera di Janssens.
Pareva che i due pittori della ‘Camera degli Stati’ fossero in competizione per il primato, ma si sarebbe trattato di un duello sbilanciato. Mentre ‘Scaldis e Antverpia’ rappresentava il vertice della carriera di Janssens e della sua parabola creativa, con la sua ‘Adorazione dei Magi’, l'astro di Rubens stava appena sorgendo, avviando una carriera fulminante che avrebbe avuto un impatto considerevole sulla vita artistica di Anversa, trasformando questa città in uno degli epicentri della cultura figurativa europea.
Per la sua opera, Rubens ricevette 1800 fiorini, oltre il doppio dei 750 fiorini percepiti da Janssens e anche più del doppio dell'importo speso dalla città per un dipinto in precedenza.
Arnold Houbraken, illustre biografo settecentesco dei pittori attivi nei Paesi Bassi nel Seicento, evidenziò anch'egli questa presunta rivalità nel suo ‘Grande teatro degli artisti e paesaggisti olandesi’.
Nella biografia dedicata a Janssens, l'autore presenta una visione di quest'ultimo che contrasta nettamente con quella dell’elegante, rigoroso e composto Rubens. Houbraken scrive che "Janssens si recava quotidianamente a passeggiare con la sua nuova moglie e si abbandonava all'ozio, il quale lo consumava come una falena; di conseguenza, la sua famiglia si trovò in difficili condizioni e alla fine cadde in povertà, mentre lui vagabondava con la testa china, cercando conforto nelle locande e tentando di lavare via i suoi problemi attraverso l'alcol".
Qualora questa contesa artistica tra due maestri fosse realmente avvenuta, avrebbe apportato significative trasformazioni alla vita artistica della città situata lungo il fiume Schelda. Tuttavia, al tempo dell’ordine, Janssens era uno dei pittori più illustri di Anversa. È quindi ragionevole che il magistrato cittadino gli abbia conferito tale incarico.
Oggi la tavola di Janssens è considerata da storici e studiosi d'arte un documento storico-politico di grande rilevanza. Sia la commissione sia l'iconografia di questo dipinto allegorico rimandano alle trattative di pace per la ‘Tregua dei dodici anni’, un periodo cruciale per Anversa durante la ‘Guerra degli Ottant'anni’.
Durante questo periodo di dodici anni, si verificarono pochi o addirittura nessun combattimento tra la Repubblica olandese e i Paesi Bassi asburgici soggetti all'Impero spagnolo. La tregua perdurò dal 1609 al 1621; il trattato che ne sanciva l'esistenza è noto anche come ‘Trattato di Anversa’. La dipendenza della prosperità di Anversa dal fiume Schelda è rappresentata in modo emblematico, rendendo evidente perché il magistrato cittadino avesse deciso di collocare il dipinto nello "Staetencamer" in un luogo d'onore: ciò attirava l'attenzione sull'importanza del fiume Schelda per consolidare la prosperità di Anversa, evidenziando così la necessità di riaprire il corso d'acqua alla navigazione.
L'opera "Adorazione dei Magi" si confronta con questo momento culminante dell'attività artistica di Janssens e, secondo alcuni critici, persino con l'artista stesso.
Tuttavia, non trascorse molto tempo prima che Rubens manifestasse finalmente il suo straordinario talento, raggiungendo un livello artistico inarrivabile per i suoi colleghi di Anversa, incluso Janssens.
È opportuno fare una breve menzione della vita dell’autore.
L’inizio della carriera di Abraham Janssens rimane ancora in gran parte avvolto nel mistero. Egli nacque ad Anversa nel 1574 o 1575, figlio di Jan e van Roelofken van Nuyssen.
Per distinguersi dai numerosi Abraham Janssens presenti ad Anversa in quel periodo, decise di aggiungere il cognome materno al proprio, facendosi chiamare Abraham Janssens van Nuyssen e firmando le sue opere di conseguenza.
Nel 1584 o 1585 intraprese un apprendistato presso Jan Snellinck, un artista privo di particolare personalità.
Fu solo nel 1601 che ottenne l’ammissione come maestro alla Gilda di San Luca ad Anversa; tale circostanza è parzialmente spiegata dal fatto che aveva precedentemente risieduto in Italia, più precisamente a Roma, come attestano i documenti rinvenuti nella Città Eterna. Divenne decano della medesima corporazione nel 1606. Nel 1608 sposò Sara Goedkind, dalla quale ebbe otto figli. Fu sepolto ad Anversa il 25 gennaio 1632.
Janssens si dedicò alla pittura di scene religiose, mitologiche e allegoriche, oltre a ritratti occasionali. Le sue prime opere, ancora impregnate dello spirito del Manierismo della fine del Cinquecento, si caratterizzano per un disegno elaborato e una tavolozza composta da colori mutevoli tipici del cangiantismo manierista.
La sua opera successiva risulta meno persuasiva e, analogamente a quella degli altri colleghi di Anversa, sarà influenzata dallo stile audace di Rubens e dalla sua raffinata tecnica pittorica.
Nonostante tutti gli sforzi per liberare la navigazione sul fiume Schelda essi rimasero vani. La ‘Guerra degli Ottant'anni’ si sarebbe conclusa soltanto nel 1648: dopo decenni di conflitti, la pace siglata quell'anno a Münster tra la Repubblica dei Paesi Bassi Uniti e il re Filippo IV di Spagna, la Spagna si trovò nell'obbligo di riconoscere l'indipendenza della Repubblica, mentre i Paesi Bassi meridionali rimasero sotto il dominio degli Asburgo ma determinò anche il destino del porto di Anversa. Una delle disposizioni più rilevanti del ‘Trattato di Münster’ stabiliva che la Schelda sarebbe rimasta chiusa.