giovedì 7 febbraio 2013

Caravaggio e la Maddalena Klein di Massimo Capuozzo


A Madda,
la mia amica e sorella di sempre
Massimo
La Maddalena in estasi è un dipinto a olio su tela (106,5 x 91 cm) quasi certamente di Caravaggio, databile attorno al 1606 e appartenente ad una collezione privata di Roma. Delle almeno otto copie di quest'opera, la versione conservata nella collezione privata di Roma sembra essere l’originale.
La avventura critica di questo dipinto segue le varie traversie della vicenda umana del maestro ed ebbe inizio nel 1935, quando Roberto Longhi ipotizzò che la Maddalena a mezza figura firmata dal fiammingo Louis Finson, fosse attribuibile a proprio a lui, a Caravaggio. Sebbene i dubbi rimasti siano a questo punto pochi, sull’autografia del dipinto la discussione è ancora aperta.
Ecco le tappe salienti della storia del dipinto.
Sulla spiaggia di Porto Ercole il sole batteva in quel caldissimo luglio del 1610. Caravaggio l’aveva percorsa in lungo e in largo qualche giorno prima nella speranza di poter ritrovare la nave dove aveva lasciato i tre dipinti che aveva con sé, quando le guardie lo avevano arrestato. Alla fine lo avevano rilasciato; sfinito, bruciato dalla febbre cercava disperatamente quelle tre tele, di cui due raffiguranti San Giovanni Battista – uno noto, per Scipione Borghese, il potente cardinal nipote del Papa, un omaggio dovuto per una grazia tanto sospirata, l'altro sfuggito all'identificazione ed una Maddalena, da alcuni identificata nella cosiddetta «Maddalena Klain», ma a quest’ultima tela lo legavano ben altre ragioni. Caravaggio lo aveva dipinto quando era fuggito da Roma senza nemmeno averla potuta salutare quella donna ritratta nella bellissima tela. Non sapeva ancora bene come era accaduto, ma una delle solite risse nelle quali si lasciava trascinare dal gioco e dal suo brutto carattere si era mutata in tragedia: aveva ucciso un uomo, la fuga era l’unica speranza.
Secondo alcune fonti, il dipinto fu realizzato alcuni mesi dopo la fuga di Caravaggio da Roma – con una pena capitale che gli pendeva sulla testa in seguito all'omicidio di Ranuccio Tomassoni il 29 maggio del 1606 – durante il suo soggiorno presso i principi Colonna, che lo ospitarono nel proprio feudo di Paliano. Qui Caravaggio era arrivato ferito e terrorizzato: i Colonna erano amici, lo avevano sempre protetto, gli diedero asilo anche in quella drammatica circostanza sebbene, nell'offrirgli un nascondiglio, stessero anch'essi correndo dei gravi rischi, protetti soltanto dalla propria influenza.
Rimessosi in forze, il pittore riprese a lavorare, e, durante quella sua breve sistemazione, realizzò almeno due tele conosciute: la Cena in Emmaus, oggi alla Pinacoteca di Brera, e una Maddalena, identificata con quest'opera dalla maggior parte degli studiosi. In questa tela Caravaggio dipinse di nuovo lei, Maddalena Antognetti, la Lena, una cortigiana ben nota a Roma e descritta in alcune cronache come la donna di Michelangelo: Caravaggio l’aveva già ritratta nella Madonna dei pellegrini nella basilica di Sant’Agostino e per la chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri presso San Pietro – dove, però la pala era rimasta solo pochi giorni; era ancora Maddalena la bellissima Madonna dei palafrenieri, oggi nella Galleria Borghese, ma il dipinto era stato rifiutato dai committenti, perché fece scandalo il Bambino, troppo cresciuto per essere ritratto completamente nudo, e soprattutto fecero scandalo la scollatura abbondante della Madonna e la modella scelta per quest'ultima opera, che era una nota prostituta. Ma lì a Paliano, nascosto da tutti, le commissioni latitavano e così fece quel che voleva. L’aveva ritratta come Madonna, ma ora aveva deciso di farla col suo nome e la ritrasse così come la ricordava, bellissima, con i capelli sciolti, la camicia scivolata dalle spalle, il capo reclinato e gli occhi pieni di lacrime, come tante volte l’aveva lasciata andandosene all’alba mentre si risollevava dal sonno.
Quando era partito da Napoli, Caravaggio aveva con sé la tela che riportava a Roma, dopo quattro anni di incredibili peripezie, quando la morte lo colse a Porto Ercole, dopo che la feluca con i dipinti era ritornata a Napoli e l’opera fu presa in carico da Costanza Sforza Colonna, Marchesa di Caravaggio, che era stata da sempre protettrice del pittore.
La figura di Maria Maddalena, ritratta per lo più come penitente ed eremita, o come donna in abito lungo talvolta con mantello, ha ispirato gli artisti di tutti i tempi: numerose opere di pittura la raffigurano per lo più con i lunghi capelli sciolti ed una veste rossa, spesso con l'attributo del vasetto di unguento, sia come figura isolata – come penitente nel deserto – sia in episodi della vita di Gesù nella suggestiva scena del lavaggio dei piedi, in quella della crocifissione, nel Noli me tangere della Resurrezione.
In questo dipinto però la figura della Maddalena è completamente rivoluzionata: Caravaggio sovverte i termini dell’iconografia tradizionale e dell’ideologia della Controriforma cattolica nelle sue interpretazioni del tema della santa peccatrice penitente: tranne i capelli sciolti e la veste rossa, la santa non mostra nessuno dei consueti attributi iconografici – il Vaso, il Teschio, il Cilicio o la Sferza, la Croce, il Libro, la Stuoia, lo Specchio rotto, i Capelli Lunghi, la Nudità, le Gioie disprezzate (collana di perle rotta), le Radici amare, la Grotta, gli Angeli – tanto cari all’iconografica sacra. L'artista lavora piuttosto sull'interiorità dell'espressione e, invece di rappresentarla oppressa dal peccato, la ritrae già convertita, immersa in una contemplazione estatica.
Su uno sfondo completamente nero, si staglia la figura della Santa in estasi che occupa la metà del dipinto, l'altra parte rimane al buio. La tela è impostata su una diagonale, marcata dall'abbandono di Maria Maddalena alla preghiera e dal gesto del suo capo, leggermente inclinato all'indietro e illuminato dalla luce che fa emergere dall’oscurità la figura, impostata di tre quarti verso la sinistra, che si stacca dal fondo scuro ed è con la testa riversa all’indietro e appoggiata al gomito.
La luce sferzante colpisce la giovane donna dalla testa riversa, il corpo sembra ansimare nel rapimento dell'estasi mistica: gli occhi socchiusi, la bocca semiaperta, i muscoli del collo in tensione, che è tensione dell’anima ed anelito verso Dio, i capelli, di un biondo tendenti al rosso e ricadenti sul petto, coprono in parte la spalla destra, le dita intrecciate poggiano sul ventre all’altezza della vita i sensi intorpiditi dalla violenta emozione. Un mantello di un rosso intenso ricopre dal bacino, sopra la tunica bianca a pieghe molto fitte, con ombre di un azzurro tenue, che copre parte del corpo e che le scivola scoprendo la spalla e il petto lasciando nuda la spalla sinistra e la parte superiore del seno.
Priva dei canonici attributi che permetterebbero di riconoscerla come Santa, la Maddalena rientra nei caratteri più peculiari del verbo caravaggesco: una figura forte e reale, semplice ed al tempo stesso umana il cui naturalismo si espleta nella forte drammaticità della sofferenza della donna e il suo pentimento. Alcune ciocche di capelli, come nella vita di tutti i giorni, sono scomposte sulla fronte tra l’occhio semiaperto e l’orecchio mirabilmente rivelato dalla luce. Dall’occhio destro, quasi socchiuso, sgorga una lacrima quale segno evidente ed esterno del dramma che la giovane sta vivendo. Molto forte è l’espressività di questa Maddalena, colta nell’istante in cui l’esperienza mistica sembra raggiungere l’acme, in un misto di abbandono e di dolore, l’estasi appunto, quello stato d’animo staccato dai sensi a causa dell’intensa contemplazione di un oggetto straordinario, di una presenza soprannaturale, di un contatto misterioso e mistico col divino o con il diabolico. La bocca, le labbra livide si schiudono in una voluttà del tutto assente nelle opere d’arte ispirate all'estasi della Santa. La Maddalena è rappresentata da Caravaggio come morente, quasi a voler significare che il sommo grado dell'amore puro sia quello morto, nel quale l'essere che ama è del tutto annullato.
Non c’è da sorprendersi se Pieter Paul Rubens e Simon Vouet  si mostrò molto fedele all'opera di Caravaggio e se Gian Lorenzo Bernini riprese quest’opera, divenuta famosa grazie alle molte copie, nella sua celeberrima Estasi di Santa Teresa della chiesa di Santa Maria della Vittoria: dopo la Maddalena di Caravaggio il capo riverso sulla spalla è quasi d’obbligo per la raffigurazione delle estasi.

Caravaggio e la Lena non si videro più. Maddalena morì qualche mese prima a Roma, ad appena ventotto anni, ancora nel fiore della sua incredibile bellezza ma resa eterna dal suo sublime amante.
Massimo Capuozzo.

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