Il Ritratto
d'uomo di Andrea del Castagno di
Massimo Capuozzo
La nuova visione
umanistico-rinascimentale impose l’affermazione del ritratto a mezzo busto di
tre quarti, o in casi più rari, a figura intera – il Ritratto dei coniugi Arnolfini di Jan van Eyck datato 1434 o il Ritratto di cavaliere della casa della Rovere di Vittore Carpaccio, firmato
e datato 1510 – in cui il personaggio risalta nella sua completezza e
tridimensionalità in una più completa presa di possesso dello spazio e della
volumetria.
Fra queste due opere
si colloca il Ritratto d'uomo di
Andrea del Castagno un dipinto autografo a tempera su tavola (54,2x40,4 cm), databile al 1450-1457 e conservato oggi nella National
Gallery of Art di Washington,
purtroppo estremamente poco studiato dalla critica.
La National Gallery of Art di Washington
è uno dei musei più vasti e importanti del mondo, che copre, con le sue
collezioni quasi settecento anni di storia dell'arte. La pinacoteca in
particolare è la più vasta e completa degli Stati
Uniti e, partendo dall'arte
bizantina, arriva fino al XX secolo. La National Gallery of Art si formò
essenzialmente grazie alle cospicue donazioni di privati, tra cui spiccano
quelle di quattro grandi collezionisti americani: Andrew W. Mellon, Samuel H. Kress, Peter A. B. Widener e Chester
Dale alle quali hanno fatto poi seguito, nel tempo, altre donazioni e acquisti.
L'opera, attribuita
in genere all'ultima fase artistica di Andrea del Castagno, faceva
probabilmente parte delle collezioni della famiglia Del Nero a Firenze, che nel
XVIII secolo si fuse con i Torrigiani. Nel XIX secolo, fu venduta all'inglese
Charles Fairfax Murray, che la immise nel mercato antiquario parigino e, nel 1907, fu acquistata da J. Pierpont Morgan un facoltoso
banchiere e filantropo statunitense e
trasportata a New York. Ceduta nel 1935 ad Andrew
W. Mellon, giunse dopo la sua morte nel 1937 alla National Gallery di Washington tramite donazione.
Andrea
di Bartolo nacque intorno al 1421 a Castagno, villaggio nel Mugello e la
tradizione vorrebbe che messer Bernardetto de' Medici, proprietario di quei
luoghi, nel vedere il ragazzo ritrarre uomini e animali, lo abbia condotto a
Firenze e lo abbia posto a bottega da Paolo Uccello, uno dei i principali
pittori del momento. Tuttavia non si sa nulla di preciso sulla sua
formazione, ipoteticamente si possono fare i nomi di Fra Filippo Lippi e Paolo
Uccello, come vorrebbe la tradizione, ma gli artisti che influenzarono sensibilmente
lo suo sviluppo del più giovane Andrea furono Masaccio e Donatello
per il carattere e per il senso drammatico. Con
l'affermarsi della sua personalità artistica le tendenze di Andrea si trovarono
in antitesi con quelle di questo sommo maestro del colore e della luce, a cui
contrappose le ricerche degli effetti plastici e dei più arditi scorci attraverso
la precisione del contorno, il vigore del chiaroscuro, la rigorosa prospettiva
lineare, la solidità e nitidezza del colore rilevato da effetti di
cangiantismo. Nel 1440, dopo la battaglia di Anghiari, Andrea dipinse,
la sua opera più antica, ricordata dalle fonti ma perduta, gli affreschi sulla
facciata del Palazzo del Podestà di Firenze, in cui sono raffigurati, impiccati
simbolicamente, i membri della famiglia degli Albizzi e dei Peruzzi,
colpevoli di tradimento dopo la battaglia di Anghiari. Da qui
il soprannome di Andrea de gli Impiccati.
Nel
1442 Andrea era a Venezia dove, nella chiesa di San Zaccaria, eseguì gli
affreschi in collaborazione con Francesco da Faenza, successivamente lavorò
alla Basilica di San Marco lasciando un affresco con la Morte della Vergine (1442 - 1443).
Tornato
a Firenze nel 1444, nel 1447 lavorò nel refettorio di Sant'Apollonia dove dipinse
nella parte superiore: la Deposizione,
la Crocifissione e la Resurrezione (scene molto rovinate, ma
ancora leggibili). Nella parte inferiore dipinse l'Ultima Cena: la scena della rivelazione del tradimento si svolge in
un ambiente ricco, caratterizzato dalla decorazione a tarsie marmoree e con
richiami all'antico, vedi le due sfingi ai lati della tavolata, nella scena, scorciata
con violenza, le figure, in pose pacate e solenni, si allineano seguendo il
ritmo orizzontale della tavolata, e convergendo nel gruppo centrale formato dal
Cristo, con alla sinistra Giovanni e da Giuda, che si trova seduto,
diversamente dalle altre figure nella parte opposta della tavolata. Sempre per
Sant'Apollonia dipinge in una lunetta del chiostro l'affresco con Cristo in
Pietà sorretto da due angeli (di cui rimane anche la sinopia).
Tra
il 1449 e il 1450 dipinge l'Assunta con i santi Giuliano e Miniato per la
chiesa di San Miniato fra le Torri (ora a Berlino). In quegli anni lavora per
Filippo Carducci alla serie degli Uomini e donne illustri (Villa Carducci di
Legnaia)
Al
1450 circa fanno riferimento la Crocefissione
di Londra; il David con la testa di Golia
e appunto il Ritratto di uomo di
Washington.
Il nobiluomo, del
quale non si conosce l'identità, è ritratto di tre quarti, una posa molto rara
per la ritrattistica italiana dell'epoca, della quale è l'esempio più antico
conosciuto. Se nelle Fiandre, infatti, tale rappresentazione era
consueta fin dagli anni trenta del XV secolo, nelle corti e nelle città
italiane si preferivano ancora i ritratti di profilo, che rievocavano le effigi
degli imperatori romani su medaglie e monete classiche come si è visto nelle
opere del Pisanello e di Piero.
Il personaggio è
raffigurato con una notevole individuazione fisiognomica ed è ritratto nel
pieno della maturità, riccamente abbigliato, con una postura eretta e uno
sguardo fiero che guarda direttamente lo spettatore. Lo sfondo è un cielo che
schiarisce verso l'orizzonte. La luce, attraverso un sapiente uso del
chiaroscuro, definisce con incisività le forme del soggetto fino a raggiungere esiti espressionistici e si
sofferma a descrivere con minuzia le varie superfici incontrate, dalla morbida
stoffa al lucido incarnato, fino alla massa scura dei capelli con un realismo cavilloso ed esasperato. Il
rigore plastico è però attenuato da un'attenzione al disegno ed alla linea di
contorno ben marcata, che si percepisce soprattutto nei tratti del volto,
rivelando la matrice tipicamente fiorentina dell'opera.
Tra
il gennaio 1451 e il settembre 1453, Andrea riprese gli affreschi delle Scene della vita della Vergine, lasciati
incompiuti da Domenico Veneziano a Sant'Egidio ed oggi purtroppo perduti. A
Ottobre Filippo Carducci gli commissionò gli affreschi per la sua villa a
Soffiano, di cui rimangono Eva e una Madonna col Bambino molto lacunosa.
Nel
1455, lavorò alla chiesa della Santissima Annunziata (affreschi con Trinità san
Gerolamo e due sante e San Giuliano e il Redentore). Di quegli anni dovrebbe
essere l'affresco con la Crocifissione in sant'Apollonia.
Nel
1456 Andrea realizzò per il Duomo l'affresco con il Monumento equestre di Niccolò Mauruzi da Tolentino.
Andrea
morì di peste il 19 agosto 1457.
Massimo
Capuozzo
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