Ai
tempi di Gesù, il Giudaismo era assai più variegato di
quanto non si presenti ai nostri giorni: esistevano, infatti, vari gruppi –
diversi per costumi, credenze e interessi politici – spesso in aperto contrasto
tra loro.
Se il
centro religioso del giudaismo era il ricostruito Tempio di Gerusalemme, a
esso si affianca l'istituzione delle sinagoghe, legata alla realtà della diaspora del popolo ebreo. Con la conquista, la
distruzione e la deportazione degli abitanti prima del regno del Nord fra il 722
e il 721 a. C., poi di Gerusalemme nel 587, una parte della popolazione d'Israele e di Giuda fu condotta
in terra straniera; un altro gruppo si era stabilito a Elefantina, nell'alto Egitto, alla fine del sec. V a.
C. Sono le tracce più antiche che abbiamo di quella che si trasformò in
un'importante catena di comunità giudaiche fuori della Palestina, per diventare
poi, dopo la distruzione finale di Gerusalemme nel
135 d. C., la maggior parte del popolo ebraico.
Tale realtà diede luogo anche alla missione giudaica nel
mondo pagano, cosicché a un giudaismo palestinese si aggiunge un giudaismo ellenistico con
caratteristiche sue.
L'interpretazione e l'osservanza della Tôrāh, la Legge, ovvero i primi
cinque libri della Bibbia, diventarono la preoccupazione fondamentale del giudaismo
palestinese e ciò diede luogo, da un lato, alla costituzione di una classe
d'interpreti della Legge, gli Scribi, alla
produzione di complessi commentari della Scrittura e alla formazione di diverse
correnti interpretative di cui le principali furono quelle dei Farisei e dei Sadducei; d'altro lato, l'osservanza della Legge produsse
un rigoroso legalismo, che contraddistinse in maniera peculiare la religiosità
giudaica. Un'ulteriore caratteristica di questa religiosità era data dalla sua
dimensione escatologica, che si espresse tanto in un'attesa di tipo
nazionalistico-messianico – portata a conseguenze rivoluzionarie, durante il
periodo della dominazione romana, dal partito degli Zeloti – quanto nella
speranza di una catastrofe cosmica, che trovava la propria espressione nella
letteratura apocalittica.
Il giudaismo ellenistico era caratterizzato, oltre che dal
suo esclusivismo etnico ed etico nei confronti del mondo circostante, dalla
fusione che d'altra parte realizzò con la cultura filosofico-religiosa
dell'ellenismo, donde si sviluppò un tipo di pensiero ebraico nuovo rispetto a
quello espresso nella più antica tradizione biblica e nello stesso giudaismo
palestinese.
Si osservino ora i gruppi che costituivano la magmatica
composizione del giudaismo
·
I sadducei erano
i membri di un partito politico religioso attivo in Giudea dal sec. II a. C. fino alla
distruzione di Gerusalemme nel 70 d. C.; questo partito, composto largamente
dagli elementi più ricchi della popolazione, sacerdoti, mercanti e
aristocratici, ebbe una notevole influenza sulla vita economica e politica al
tempo degli ultimi re giudei, i Maccabei, e ancora più
intensamente durante la dominazione romana del Paese. I Sadducei ripudiavano la
tradizione orale, rifiutandosi di accettare un precetto che non fosse
direttamente basato sulla Torah; non ammettevano la
resurrezione dei morti e l'esistenza degli angeli e forse la stessa immortalità
dell'anima e di conseguenza l'al di là. Furono più rigidi dei Farisei
nell'applicazione della Legge e nella punizione dei crimini soggetti alla pena
capitale. I Sadducei si opposero a qualsiasi innovazione anche nel culto
sacrificale del Tempio di cui si considerarono i più rigidi e degni
conservatori. Anche dal punto di vista teologico c’era differenza tra le due
parti: i Sadducei cercavano di avvicinare Dio agli uomini in modo quasi
antropomorfico, mentre i Farisei cercavano di elevare l'uomo verso un Dio più
spirituale e trascendentale.
·
I farisei
erano i membri di un partito politico religioso attivo in Giudea
tra il II secolo a. C. fino alla distruzione di Gerusalemme nel 70. Non
numerosi, i Farisei diressero la loro azione verso le masse, alle quali
cercarono d'infondere con spirito di santità gli insegnamenti religiosi
tradizionali. I Farisei sostenevano, infatti, il principio d'evoluzione nelle
decisioni legali e si dimostravano indulgenti e comprensivi a differenza dei
Sadducei, rigidi e attaccati alla lettera del testo scritto. La loro dottrina
fu protesa ad abbracciare l'intera vita della comunità, toccandone anche i
fondamenti teologici. Il fariseismo, dando vigore alla moralità della legge e
mostrando duttilità nel modo di osservare le norme, pose l'ebraismo in
condizione di sopportare le vicissitudini e le innumerevoli tribolazioni dei
secoli successivi e di riuscire a sopravvivere. La critica moderna ha corretto
il giudizio che dei Farisei danno i Vangeli, rivendicando loro un vero spirito
religioso. Dal punto
di vista dottrinale, credevano in una vita ultraterrena e
nella resurrezione dei morti.
·
Gli zeloti erano
membri di una corrente politico-religiosa sorta e operante nel I
secolo. Praticavano una severa osservanza della Legge, simile a quella dei sadducei e, conseguentemente, un
acceso nazionalismo di
orientamento messianico politico, che si tradusse
nell'opposizione armata contro la dominazione romana della Palestina. Forse
inizialmente organizzati da Giuda Galileo che capeggiò un'insurrezione di oltranzisti ebrei contro i
Romani in occasione del censimento di Quirinio del
6. Il tentativo di Giuda, come il precedente di Teda, fallì ed egli fu ucciso.
Gli zeloti assunsero l'iniziativa dell'insurrezione antiromana che si concluse
con la distruzione di Gerusalemme del 70. Una seconda rivolta dal 132 al 135,
sotto l'impero di Adriano, si risolse in un insuccesso. Praticavano una tenace resistenza
armata contro i romani che occupavano la Palestina.
·
Una nota a
parte meritano gli esseni, membri di un altro gruppo settario di tipo
messianico, mai nominati nel Nuovo Testamento e diffuso, tra
i secoli II a. C. e il I d. C. Il gruppo fu fondato da un sacerdote che, lasciata Gerusalemme, si era
recato nel deserto, nei pressi del Mar Morto. Gli esseni
vivevano raccolti in comunità di tipo monastico, cui si accedeva a pieno titolo
dopo tre anni di noviziato: la vita comunitaria era retta da regole quali la
rinuncia alla proprietà privata e, per lo meno nella maggior parte dei casi, al
matrimonio. Nelle comunità era ammesso il lavoro agricolo e artigianale, ma si
respingeva il commercio, e l'astensione dalla vita pubblica si concretava
altresì nel rifiuto di esercitare il mestiere militare o di prestare
giuramento. Le dottrine degli esseni, prevalentemente segrete, recano la
traccia evidente d'influenze del pensiero orientale e di connessioni con il
sincretismo religioso caratteristico dell'epoca, mentre il legame con il
giudaismo palestinese si manifesta nella loro rigorosa osservanza della legge
ebraica e del sabato, e nei loro contatti con il Tempio; grandissima importanza
rivestivano inoltre le pratiche purificatorie e i pasti in comune, ai quali era
attribuito un carattere sacramentale. Nuove prospettive sono state aperte allo
studio sugli esseni che scomparvero dalla scena storica dopo il 70 d. C.
·
I samaritani (abitanti
della Samaria) che riconoscevano la sola Torah che
interpretavano letteralmente e non esercitavano il culto del Tempio di Gerusalemme e
anche se non consideravano i Profeti e gli Agiografi come testi sacri, credevano nel messia e nella resurrezione dei morti dopo il Giudizio Universale. Buona parte delle
discordanze fra la versione samaritana del Pentateuco e quella giudaica mira peraltro a
stabilire sul monte Garizim, anziché sul Monte del Tempio di Gerusalemme, il vero luogo del culto di Yahweh.
I terapeuti,
numericamente meno rilevanti, erano i membri di
una comunità giudaica di tipo monastico. La sede della comunità – composta da
uomini e donne dediti a realizzare un ideale di vita ascetico e versati
particolarmente nell'interpretazione allegorica dell'Antico Testamento – era in
Egitto, presso Alessandria. I terapeuti erano affini in qualche misura agli Esseni.
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