Il complesso
architettonico costituito dalla Basilica
e dal Monastero di Sant'Anna delle
suore Domenicane di clausura si trova a Nocera Inferiore lungo
il fianco occidentale della collina del Parco.
L’antico monastero, già
ricco per i lasciti del fondatore, ben presto si arricchì di tesori materiali
ed artistici per la munificenza dei sovrani angioini e delle grandi
famiglie nobili napoletane che vi monacavano le figlie, le cui doti si
aggiungevano ai donativi regi. I nocerini, invece, vi portavano i figli
indesiderati – la ruota degli esposti è, infatti, ancora
visibile – al riparo delle alte mura che chiudevano i giardini e gli edifici
della grande insula ecclesiastica si conservano ancora
intatte.
Al complesso si accede da
una breve stradina che conserva ancora intatto l’antico basolato.
Non si sa nulla del nome del costruttore, della sua forma
originaria, del soffitto, se era a capriate o a volta, del nome del pittore o
dei pittori che la affrescarono e la costruzione dovette
essere continuata nel corso del XIV secolo per l’impianto della chiesa
monoaula, caratterizzata da strutture ogivali di cultura gotica. Purtroppo i
successivi rimaneggiamenti e i radicali restauri, hanno lasciato solo pallide tracce
dell’edificio gotico originario. Nel
1304 il domenicano Papa Benedetto XI di Boccasio esentò il monastero dalla giurisdizione
vescovile.
I primi restauri e quindi le prime alterazioni della vecchia
chiesa avvennero nel 1431, come si rileva da una bolla di Papa Eugenio IV Condulmer, dove si accenna che il monastero e
la chiesa avevano sofferto molto per le guerre, i terremoti ed altre calamità, che
rendevano urgenti grandi restauri per i quali il Papa concesse indulgenze a
tutti quelli che davano offerte per lo scopo prefisso.
Alla fine del XVII secolo fu operato un radicale restauro,
dovuto ai guasti del tempo e dei sismi fra cui il devastante terremoto del 5
giugno 1688. Essendo cambiati
i tempi ed i gusti, si cominciò a trasformare l'antica chiesa di Sant'Anna, che
da gotica assunse una facies barocca: i restauri, incominciati nel 1685, furono completati nel 1691 e
coprirono le originali strutture gotiche della piccola chiesa, trasformandole
secondo il gusto barocco. Delle originarie forme gotiche restano solo poche
tracce in strutture murarie esterne, nel cortile d'accesso, in alcuni settori
del Monastero e nel portale a sesto
acuto d'ingresso alla Chiesa. Del primo momento gotico del complesso si
possono individuare la decorazione del corpo di fabbrica all'ingresso della
chiesa, costituito da archi acuti intrecciati, la cui tipologia richiama coevi
monumenti della costa d’Amalfi come il chiostro
del Paradiso del duomo di Amalfi.
Una situazione abbastanza articolata si registra proprio all’ingresso della
chiesa dove il piccolo vano di accesso che contiene anche la ruota del convento
è decorato con pitture gotiche di impronta giottesca.
Subito oltre la parete,
invece, si apre un vano con decorazioni di cultura tardogotica, fra cui una
serie di riquadri con storie del
pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela, dipinte nell’imposta di un arco
tamponato. La parete di fronte a sua volta è dipinta con una teoria di santi di
XVI secolo. Sull’altro lato della chiesa si apre una cappella al cui interno è
ben visibile un’edicola decorata con un’Annunciazione
del tardo Quattrocento.
Per la riconsacrazione della chiesa nel 1691, elevata
in quella circostanza anche al rango di Basilica, fu chiamato un illustre domenicano, Domenico Maria Marchese, vescovo di
Pozzuoli, autore del Sacro diario domenicano.
La chiesa di Sant'Anna misura 26 metri di lunghezza per 8 e mezzo
di larghezza e 13 di altezza. Ha una sola navata e una volta decorata.
Anticamente aveva anche delle cappelle laterali come provano alcuni affreschi.
Il Coro delle monache all'epoca dei restauri fu collocato in fondo alla chiesa.
Il campanile fu sopraelevato nello stesso periodo.
All'esterno della chiesa
è presente una lunetta di Andrea
Sabatini del primo '500.
Al rifacimento barocco
appartiene l’altare maggiore in commesso marmoreo con un bel medaglione di S. Anna
con la Vergine al centro. Il
Barocco napoletano, nonostante alcune esagerazioni, si mantenne per lo più nelle
tradizionali forme classiche: in esso, infatti, domina un gusto equilibrato ed
un’armonia che è un vero vanto degli artisti dell'epoca.
Agli architetti si aggiunsero pittori e scultori di grande fama. L’edificio
sacro, pur non essendo un capolavoro, riuscì, sotto la sapiente direzione
dell'anonimo architetto, una bella chiesa.
Tra le mura del monastero vissero anche alcune suore della
famiglia Solimena e tre quadri sui cinque della chiesa appartengono ai
Solimena, padre, figlio e nipote.
Il grande quadro sull'altare
maggiore è di Angelo Solimena (1630-1716) e vi è raffigurata L’incoronazione di Sant’Anna: Sant'Anna con S. Gioacchino e la
Vergine Maria ancora bambina nella parte superiore, mentre in basso, la forte e
santa figura del domenicano Pio V Ghisleri è circondata da S. Domenico, S.
Tommaso e Sant'Agnese di Montepulciano a destra, e da Santa Caterina da Siena,
S. Rosa di Lima e S. Caterina de' Ricci a sinistra. In fondo vi è la sigla A.
S. intrecciata e l'anno 1689. Il quadro è di effetto, condotto con maestria e
sicurezza, forse un po’ freddo nel colore, ma vivace nei movimenti. Nelle sante
il pittore ritrasse alcune monache e forse le sue figlie.
Nel primo altare a
destra, scendendo dall'altare maggiore c’è una magnifica tela raffigurante la Madonna del Rosario con S. Caterina e S.
Domenico di Francesco Solimena (1657 – 1747), datato 1728, anno che
ricorda il periodo classico di Francesco, in cui, sicuro di sé e della sua
arte, poteva farsi uno stile e una scuola. Solimena dipinse il quadro in
omaggio alle sue nipoti monache, come si legge in fondo al quadro «F. Solimena in suarum gratiam nepotam monialium
fecit et donavit a. d. 1728».
L'Adorazione dei Magi appartiene all'ultimo dei Solimena, Orazio (1690 – 1789),
nipote di Francesco, che si firma con la sigla H. S. intrecciata e con la data
del 1772: « H. Solimena vitae solatio p.
benemerenti sorori D. 1772» Il pittore ne fece un dono alla sua sorella
monaca. La tecnica di questo quadro è molto diversa dai precedenti, e sia nel
colorito sia nel disegno si nota che è molto lontano dalla perfezione dello zio
Francesco o del nonno Angelo.
Il primo dipinto a
sinistra scendendo dall'altare maggiore, ricorda il Miracolo del Quadro di San
Domenico a Soriano, con uno stile di cultura neoveneta: in un cartiglio si legge sora Chiara Villani 1660 forse una consorella pittrice
del Monastero di Sant'Anna.
L'ultimo quadro è il più
antico, e raffigura l’Adorazione di Cristo risorto fra Santi domenicani. Il dipinto, di squisita fattura tardonaturalista, è di un ignoto maestro di
scuola napoletana cinquecentesca per il quale non si può fare nessuna
attribuzione, ma certo è di grande valore. Gesù risorto è circondato da otto
figure di santi e sante domenicane.
Nel vano della ruota è
presente una Crocifissione trecentesca che fa pensare a Roberto d'Oderisio. L'attribuzione è
supportata dalla circostanza che una familiare del pittore fu monacata nella
struttura nocerina nel corso del quattordicesimo secolo (cfr Angelina Montefusco, Affreschi medievali
nel territorio di Nocera, in AA. VV., Architetture e opere nella Valle del
Sarno, 2005, pp. 261-266.)
Altrettanto interessante
è una Annunciazione trecentesca. Fa parte di un ciclo di
affreschi databili al '400 (trovati per caso da una monaca), presenti
in una stanzetta attigua alla chiesa. Ne fanno parte una Crocifissione,
un ciclo di San Giacomo, una Madonna con Bambino attorniata da
santi e una Sant'Anna Metterza. Probabilmente questi
affreschi furono realizzati dopo il 1435, quando la bolla di Papa
Eugenio IV promise indulgenze a chi avesse contribuito al restauro del
convento oramai danneggiato.
Massimo
Capuozzo e Serena Di Ruocco
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