martedì 27 maggio 2014

Ribera e le sue presenze nella Cattedrale di Castellammare di Stabia di Rosaria Esposito

Jusepe de Ribera è stato un pittore e incisore spagnolo nato a Jàtiva, in provincia di Valencia, nel 1591 dove si formò sotto la giuda di Francesco Ribalta. Noto anche come lo Spagnoletto per la sua bassa statura, egli è considerato uno dei maggiori esponenti della scuola partenopea della prima metà del ‘600.
Sul Ribera giovane ci sono poche notizie certe, anche perché l'artista spagnolo, fino ai venticinque anni, non usava firmare le sue opere. Successivamente però in Italia il suo grande talento non passò inosservato e gli procurò subito committenze importanti e la sua pittura influenzò, infatti, tutta la pittura europea nel XVII secolo.
Per seguire il padre, soldato spagnolo a servizio in Italia, lo Spagnoletto lasciò la Spagna per trasferirsi in Italia. Inizialmente visitò il Nord dove inseguì le orme di Caravaggio e realizzò copie e imitazioni di Tintoretto e di Correggio: visitò Cremona, poi Milano e, dopo un breve soggiorno a Parma nel 1610, su invito del marchese Mario Farnese, rientrò a Roma, accolto nell’Accademia di San Luca.
A Roma, Ribera fu attento non solo alla rivoluzione caravaggesca, ma anche ai molteplici fermenti presenti in quel crogiuolo artistico che era la Roma dell’epoca, dal classicismo dei Carracci e di Guido Reni alle suggestioni fiamminghe derivate da pittori come van Baburen e Terbruggen, attirati a Roma dal realismo di Caravaggio: soprattutto, questo ricco patrimonio pittorico fu adattato da Ribera alle proprie esigenze e coordinate culturali.
A Roma Ribera rimase fino al 1616 qui dipinse le sue prime opere, la serie dei Cinque Sensi: la Vista oggi al Museo Franz Mayer di Città di Messico, il Gusto al Wadsworth Atheneum di Hartford, l’Olfatto nella collezione D. J. Abelló di Madrid, il Tatto alla Norton Simon fundation di Pasadena, l’Udito oggi disperso e noto solo da copie. La serie dei sensi dimostra la sua adesione al naturalismo caravaggesco, interpretato con accentuato realismo e forte intensità emotiva. Fondamentali per comprendere alcuni aspetti del peculiare naturalismo dello Spagnoletto i Sensi, sono straordinari ritratti a mezzo busto di marcato realismo e di grande spessore psicologico, ampiamente copiati e venduti in tutta l’Europa. Proprio attraverso copie erano noti fino al 1966 quando Roberto Longhi rintracciò Il Gusto, a cui fece seguito il ritrovamento degli altri quattro dipinti del ciclo, ora conservati in giro per il mondo.
Il celebre e ancora controverso Giudizio di Salomone della Galleria Borghese a Roma, a cui appartengono anche il Mendicante e la Liberazione di San Pietro dal carcere e ancora la serie degli Apostoli della Collezione Longhi a Firenze e il San Pietro e San Paolo, custodito in una collezione inglese. Una straordinaria successione di apostoli, padri della Chiesa o filosofi dell’Antichità, sfila in un nucleo di opere databili tra il 1614 e il 1615, tra cui l’Origene di Urbino, il Sant’Antonio Abate di Barcellona e il Sant’Agostino di Palermo e lo splendido Ritratto d’uomo della Gemäldegalerie di Berlino.

Per Ribera, il periodo tra il 1615 e il 1616 fu punteggiato da viaggi nella capitale del Viceregno, preparatori forse del suo matrimonio con Caterina. Appartengono a questa fase opere con filosofi, apostoli e crudeli martirî, ancora di schietto realismo e di straordinaria resa pittorica come il Democrito o Geografo sorridente; il Sant’Andrea in preghiera e il Martirio di san Bartolomeo di Firenze, commissionato nel 1617, quando Ribera si era appena trasferito a Napoli.
Il gioiello del periodo è il grande Calvario di Osuna, dipinto verso la fine del 1618 per la moglie del viceré di Napoli, affiancato da altre due pitture di historie sacre, attribuite solo recentemente a Ribera: la Resurrezione di Lazzaro del Prado e la Negazione di San Pietro, proveniente dalla Galleria Corsini.
Una Madonna col Bambino che consegna la Regola a san Bruno, dipinto da Ribera nel 1624 alle soglie della maturità, chiude la rassegna. Ma per ammirare i capolavori del pittore, basta salire al piano di sopra del museo napoletano e fare un giro nelle sue collezioni.
Nel 1616 Ribera sposò Catalina, figlia del pittore Giovanni Bernardo Azzolino, e si trasferì a Napoli.
Dal 1616-1620 Ribera passò sotto la protezione del viceré e grande statista Duca di Osuna. Le prime opere che eseguì a Napoli, gli Apostoli della Quadreria dei Girolamini e i SS. Pietro e Paolo, sono collegate alle opere che eseguì a Roma. Il suo modo di dipingere è caratterizzato da una completa adesione al luminismo caravaggesco; la sua è una pittura drammatica e tenebrosa, ricca di vistosi effetti chiaroscurali.
Nel 1626, Ribera eseguì il Sileno ebbro, dipinto celebre per il suo grottesco umorismo e per i violenti contrasti di luce.
Alla morte del Duca di Osuna nel 1626, Ribera passò sotto la protezione del Duca d'Alba per il quale realizzò anche incisioni e disegni che lo resero uno degli artisti più prestigiosi d'Europa.
Dopo aver ricevuto a Napoli la visita di Jusepe Martinez, Pacheco e Diego Velazquez (1599 - 1660), Ribera rifiutò di tornare in Spagna.
Importante fu il suo incontro con Velazquez  che avvenne a Napoli nel 1630 e che determinò un cambiamento nella sua pittura che divenne più pacata e quotidiana caratterizzata dall'uso di un colorismo più chiaro.
Nelle opere più tarde dell'artista la composizione diventò più libera e i colori più chiari, riuscendo a rappresentare atmosfere più delicate, nelle quali la vita interiore dei personaggi diventa l'elemento principale, come ne La Pietà e l'Apollo e Marsia, entrambi del 1637, che rivelano uno stile elegante, con suggestioni di Van Dyck, e il passaggio dalla maniera di Caravaggio a quella barocca.
Intorno agli anni '30-'40 a Roma si iniziò a diffondere la cultura-neoveneta che influenzò notevolmente la pittura di Ribera, come si può notare dalle tele come Venere e Adone o Giacobbe e Isacco.
Nei primi anni '40 Ribera, seppure gravemente malato, continuò ad esercitare la sua attività, realizzando capolavori come il Matrimonio mistico di Santa Caterina, l'Adorazione dei pastori di Castellammare Di Stabia e la Comunione degli Apostoli di San Martino.

La maggior parte delle sue opere fu eseguita a Napoli, anche se lasciò alcuni lavori anche ad Aversa, per la precisione nella chiesa di San Francesco delle Monache, dove dipinse sull'altare maggiore della chiesa l'Estasi di San Francesco. Il dipinto, datato 1642 e firmato dall'artista, è sempre stato lodato dai critici.
In questi anni il suo lavoro è quasi sconosciuto all'estero ed ignorato anche in Spagna, tanto che quando nel XVIII secolo la regina Elisabetta Farnese censì le perdite subite a causa di un incendio, le opere di Ribera furono erroneamente attribuite a Murillos. Jusepe de Ribera morì a Napoli nel 1652, anno in cui realizzò la sua ultima opera, Lo Storpio, nel quale l'abilità nel ritrarre la personalità del soggetto segnò un punto di rottura con le idealizzazioni del Manierismo e fu la principale eredità che Ribera lasciò all'arte spagnola dei secoli seguenti.
Ribera fu sepolto nella Chiesa di Santa Maria del Parto nel quartiere Mergellina a Napoli.

Rosaria Esposito

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