lunedì 22 novembre 2021

Maria degli Albizi: pictrix in fabula

 

Ho sempre trovato stimolante cercare di fare luce sulla storia delle artiste, cercando di colmare qualche (parecchie) lacune dei testi di Storia dell’Arte e dando il giusto peso alle figure storiche a mano a mano che emergono dalle nebbie del passato: artiste che si potettero occupare di arte in un mondo che non dava loro spazio.

Tra le prime donne artiste in Italia, a Bologna, ci fu Caterina de’ Vigri, fondatrice e prima badessa del convento delle clarisse del Convento del Corpus Domini di Bologna: fu musicista, miniaturista e pittrice. Sempre a Bologna emerse la prima scultrice europea Properzia dei Rossi della quale ho già trattato in un mio precedente articolo della serie “La storia le storie”.
In Toscana la prima pittrice che sfugge all’anonimato è Maria di Ormanno degli Albizzi che nacque a Firenze nel 1428.
Maria era la nipote di Rinaldo degli Albizzi, capo del partito aristocratico guelfo a Firenze, ostile a Cosimo de’ Medici: suo padre Ormanno e suo nonno Rinaldo furono esiliati quando Cosimo, nel 1434, tornò a Firenze e si riaprì la faida fra le due famiglie.
La piccola Maria visse il tumulto della loro condanna, della partenza e della confisca dei beni di famiglia, durante un esilio ad Ancona da cui suo nonno Rinaldo non tornò più a Firenze.
Maria però non accompagnò la sua famiglia in esilio, ma a dieci anni nel 1438 diventò novizia nel “convento di Santa Caterina al Monte”, detto “il San Gaggio”, situato sulla via per Siena appena fuori le mura di Firenze. La dote per entrare in convento fu pagata tramite il Comune fiorentino.
Questo convento offriva degli importanti legami familiari, una comunità aristocratica degna di una Albizi e una biblioteca straordinaria, ereditata dal cardinale Pietro Corsini, patrono di quella istituzione religiosa.
L'inventario della biblioteca elenca ben 132 testi religiosi, tra cui le “Lettere” di San Paolo, San Girolamo e San Bernardo, le “Omelie” di San Giovanni Crisostomo, le “Prediche” di Innocenzo III, Clemente VI, gli “scritti” di San Pier Damiani e di Jacopo da Varazze nonché le opere dottrinali di San Gregorio, Sant’Ambrogio, Sant’Agostino e San Girolamo. C'erano inoltre Bibbie, preziosi messali e breviari decorati che fornivano modelli per il lavoro di copia, così come c’erano libri di grammatica e dizionari destinati all'educazione delle suore.
Maria visse in questo ambiente culturale raffinato con le figlie di famiglie patrizie tra cui quelle degli Orsini, dei Rinuccini e anche quella dei Medici, fino a poco prima del 1471, quando scomparve dagli elenchi delle residenti del convento.
Le monache del “San Gaggio” copiavano breviari e manoscritti per i frati agostiniani della Basilica di Santo Spirito a Firenze e per il nuovo “convento di Santa Monica” della suore agostiniane; esse erano anche attive nell'industria tessile e producevano lini di alta qualità ricamati con fili d'oro.
L'opera più notevole di Suor Maria – e per me di significativa importanza – è un suo autoritratto che si trova nella bellissima pagina miniata di un breviario – il Ms. Cod. 1923 della “Biblioteca nazionale austriaca” di Vienna – da lei firmato e datato 1453.
Si tratta, allo stato dei miei studi, del primo autoritratto anche datato di una artista nel Rinascimento italiano.

Questa posizione evidenziata in calce del foglio e la firma latina trasmettono tutto l'orgoglio di Maria degli Albizzi e del suo status sociale di essere parte dell'aristocrazia fiorentina.
Uno studio approfondito del volto e del cartiglio – in John William Bradley A Dictionary of Miniaturists, Illuminators, Calligraphers, and Copyists: With References to Their Works, and Notices of Their Patrons, from the Establishment of Christianity to the Eighteenth Century – mostra che essi furono disegnati per primi a punta d'argento, e successivamente furono dipinti l'abito, il bellissimo cartiglio e il bordo del foglio.

Sebbene per molti secoli non rientrasse nelle prerogative di una suora e in genere di una donna mettere in mostra il proprio lavoro, per non parlare di eseguire autoritratti, né di fare riferimento al proprio status sociale quale membro dell'aristocrazia né ai propri legami di pietà filiale nel rendere omaggio alla sua famiglia decaduta al rango di esuli in un contesto tipicamente religioso, Suor Maria si è consentita ugualmente di mostrare se stessa, i suoi legami familiari e la sua arte.
Per bilanciare l’atto di orgoglio però ella si mostra in una postura devota e l'iscrizione rimanda alle parole “ancilla Domini” e al gesto di accettazione della Vergine durante l’Annunciazione, rendendo la sua immagine simile a quella umile della Madonna, secondo quanto si addiceva ad una suora agostiniana.
La sua immagine è incorniciata da un cartiglio con questa iscrizione latina che la descrive appunto "Ancilla Iesu Christi Maria Ormani filia scripsit MCCCCLIII".
L’iscrizione riferisce il nome di suo padre, ma tralascia il cognome di famiglia.
Maria ha abbozzato il suo volto a piè di pagina del “frontespizio dell'Avvento”, ma non ha dipinto il bordo o la maggior parte delle iniziali. In base allo stile, le altre iniziali e i bordi del breviario furono rifiniti da miniatori dell'Italia settentrionale negli anni '70 del Quattrocento.
Il ritratto di Maria differisce dai ritratti femminili laici fiorentini della metà del XV secolo per la posa frontale e per lo sguardo diretto.
In questo ritratto-firma Maria degli Albizzi ritrae se stessa davanti a uno sfondo a scacchiera d'oro e d'azzurro. La sua testa è china con una leggera inclinazione a sinistra, e metà del suo profilo è più prominente dell'altra. Le sue mani sono raffigurate in posizione di preghiera, con i palmi uniti e le dita che si toccano leggermente. Maria è adornata con un tradizionale abito da suora bianco e nero che le incornicia il viso e la sua immagine è incorniciata dal cartiglio, costituito da un rotolo a cascata con il testo.
I turbinii illustrati escono dal bordo rosa dei ritratti nei colori verde, blu e rosso. Il manoscritto stesso è decorato con lamina d'oro e volute decorative all'interno di uno spesso bordo che circonda il testo principale. Il testo è trascritto con il tradizionale inchiostro nero e rosso con un sottile bordo blu che lo separa dall'illuminazione del manoscritto.
Questo si sa di Suor Maria degli Albizi e che morì prima del 1471.
Massimo Capuozzo

http://salottoculturalestabia.blogspot.com/2013/01/la-storia-le-storie-la-storia-di.html

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