Dall’assassinio di Giovanni senza Paura, quindi dal 1419 in poi, i Borgognoni appoggiarono senza alcuna riserva l'invasione inglese della Francia e l'ascesa di Enrico VI d'Inghilterra al trono francese dopo la morte di Carlo VI avvenuta nel 1422, mentre gli Armagnacchi continuavano a sostenere il Delfino, poi re Carlo VII, nella sua azione di riconquista dell'intero regno.
Solo con il Trattato di Arras del 1435, stipulato tra Carlo VII di Francia e Filippo III di Borgogna, si pose fine alla guerra civile tra Armagnacchi e Borgognoni.
Fig 1
I rapporti fra Inglesi e Borgognoni si erano già deteriorati pertanto questi ultimi in seguito a quel trattato si unirono a Carlo VII che, con il loro sostegno, poté finalmente dedicarsi completamente alla guerra contro gli Inglesi.
La seconda fase del ducato dei Valois si aprì con il quasi mezzo secolo di governo di Filippo III, noto come Filippo il Buono e considerato il rappresentante più significativo del Casato Valois di Borgogna.
Filippo, figlio di Giovanni Senza Paura e di Margherita di Baviera, alla morte del padre e appena ventunenne, diventò duca di Borgogna, di Brabante, di Limburgo e di Lussemburgo, conte delle Fiandre, di Artois, di Borgogna (la Franca contea), di Namur, d'Olanda, di Zelanda e d’Hainaut, e rimase al potere per quasi cinquant’anni dal 1419 fino al 1467.
Giovanni aveva trascorso la sua infanzia in Borgogna e aveva ricevuto un'educazione alla cultura francese e a quella fiamminga.
Traendo le ultime conclusioni dalla politica perseguita per quarant'anni da suo nonno e da suo padre, completò vantaggiosamente per i suoi stati l’unificazione dei vari principati e poi consolidò la sua opera con riforme amministrative volte alla centralizzazione dello Stato.
In seguito all’assassinio di suo padre, Filippo si trovò non solo a capo del Casato di Borgogna, ma anche della fazione borgognona, in un momento particolarmente difficile: accusò suo cognato, il delfino Carlo del quale aveva sposato la sorella maggiore Michelle, di aver progettato l'assassinio del padre e giunse alla conclusione che per i borgognoni era preferibile l'alleanza con gli Inglesi a quella con gli Armagnacchi. Nel 1420 dunque Filippo si alleò con Enrico V di Inghilterra e con il Trattato di Troyes di quello stesso anno fu stabilito il matrimonio tra il re Enrico e Caterina, penultima figlia del folle Carlo VI e di Isabella di Baviera, i quali adottarono Enrico V e disconobbero il loro figlio, il cosiddetto delfino Carlo.
Nel governo della Francia, Filippo il Buono affiancò il nuovo erede al trono Enrico V. La Francia si trovò così realmente spaccata in due: quella controllata dai borgognoni e dagli inglesi e quella sotto il controllo del delfino e degli Armagnacchi.
Nel 1422 morirono sia Enrico V sia Carlo VI, per cui il nuovo re di Francia, oltre che d'Inghilterra, era un bambino di circa un anno, di nome Enrico come suo padre, affidato alla tutela di Giovanni Plantageneto, primo duca di Bedford e fratello di Enrico V.
Nel 1423 l'alleanza anglo-borgognona fu ulteriormente consolidata dal matrimonio di Anna, sorella minore di Filippo, con il duca di Bedford, con cui Filippo mantenne rapporti di cordiale collaborazione.
Nel 1424 Filippo, sposò in seconde nozze Bona d'Artois (1393 –1425), vedova di suo zio, Filippo di Borgogna, Conte di Nevers, morto combattendo fra le fila francesi nella battaglia di Azincourt.
Dopo essere rimasto vedovo nel 1425 per la seconda volta, Filippo inviò una delegazione in Portogallo per sposare l’infanta del Portogallo. Le nozze con Isabella, figlia di Giovanni I di Portogallo e di Filippa di Lancaster, furono celebrate con fasto regale a Bruges il 7 gennaio 1430.
Sempre nel 1430, a Compiègne, le truppe del duca Filippo catturarono Giovanna d'Arco, che aveva tentato una sortita sulla riva destra dell'Oise e in seguito Giovanni II di Lussemburgo la consegnò, per 10.000 lire tornesi a Pierre Cauchon, vescovo di Beauvais, emissario della regina madre Isabella di Baviera e del duca di Bedford. Gli Inglesi le orchestrarono contro un processo per eresia e Giovanna fu messa al rogo il 30 maggio 1431.
Nel frattempo i rapporti fra il duca di Borgogna e l’Inghilterra si erano deteriorati e, dopo questo tragico avvenimento, Filippo iniziò delle trattative per riavvicinarsi a Carlo VII, che, nel frattempo era stato incoronato re di Francia a Reims. Il percorso fu lungo, ma, il 21 settembre 1435, si giunse al Trattato di Arras che pose fine all'alleanza anglo-borgognona e sbilanciò definitivamente gli equilibri di potere a favore dei francesi: Filippo riconobbe Carlo VII come re di Francia in cambio dell'umiliazione di Carlo con il riconoscimento dell'assassinio di Giovanni Senza Paura e dell’installazione di una croce in memoria del sanguinoso evento, e poi la concessione al duca di enormi territori e infine il riconoscimento della piena sovranità di Filippo sui suoi territori, con la prospettiva per la sua dinastia di poter ottenere prima o poi il titolo reale.
Sebbene vassallo sia del re di Francia sia dell'imperatore del Sacro Romano Impero, Filippo III agì sempre come sovrano e sognò di acquisire una corona reale che avrebbe consacrato, di diritto, un'indipendenza che già possedeva di fatto.
Qui sotto è raffigurato in un ritratto di Rogier van der Weyden al Museo del Louvre a Parigi: il duca, sulla cinquantina, è visto di tre quarti, rivolto a destra, è vestito di nero, indossa il collare dell'Ordine del Toson d'oro e una croce nella tacca della sua tunica e tiene in mano un rotolo. La sua testa è coperta dal cappello con una sciarpa appesa.
Fig 2
Più che in Borgogna, di solito il duca risiedeva nei suoi ricchi domini nei Paesi Bassi, ma la sua presenza era necessaria in tutte le sue contee e i suoi ducati.
La sua numerosa corte e i funzionari della sua amministrazione lo seguivano nei suoi spostamenti e questo seguito lo accompagnava dovunque fosse necessario dare un’impressione di regalità.
Amante del fasto, Giovanni riceveva in una sala decorata con preziosi arazzi, tessuti con oro e seta nelle botteghe di Arras o di Tournai e ne possedeva talmente tanti che la loro manutenzione richiedeva personale specializzato.
Grande patrocinatore di tutte le arti, i manoscritti della sua biblioteca formano ancor oggi il nucleo principale della Biblioteca di Borgogna a Bruxelles e attestano la fioritura artistica e culturale nella corte borgognona e nei suoi Stati.
Un’ostentazione di sfarzo, di solennità, di nobiltà e di grandezza, spinta fino alla megalomania, furono i princìpi seguiti generalmente dai duchi di Borgogna, per mostrare e per dichiarare la loro munificenza, il loro potere e la loro gloria.
Nel cuore dell'apparato diplomatico, Filippo il Buono diventò subito un punto di riferimento: i suoi gusti musicali, letterari, artistici e perfino l’abbigliamento furono imitati dapprima dal suo entourage, poi gradualmente dalle altre corti europee.
Questo gusto era condiviso dai principi che frequentavano la corte di Borgogna, come accadde per esempio a Renato d'Angiò cugino di Filippo, che durante il suo soggiorno alla corte di Borgogna, ingaggiò Barthélemy d'Eyck che diventò il suo pittore di corte. Giovanni II di Castiglia mostrò un precoce interesse per l'arte fiamminga, come dimostra il Trittico di Miraflores di Rogier van der Weyden che il sovrano offrì nel 1445 alla “Certosa di Miraflores” vicino a Burgos, che racconterò un'altra volta.
Le reti dinastiche e le alleanze politiche che la Borgogna e gli Asburgo seppero instaurare, specialmente con l'Europa meridionale e sud-occidentale, favorirono senza dubbio la grandissima influenza dell'Arte di Jan van Eyck e dei primi fiamminghi.
L'ambasceria borgognona che andò a prelevare l'Infanta del Portogallo è un esempio indicativo delle relazioni tra questo Stato e la Borgogna. Durante il soggiorno portoghese, l’ambasceria assistette al ricevimento in onore di Eleonora d'Aragona che sposò l’Infante Edoardo, erede al trono del Portogallo, e partecipò alle feste che precedettero la partenza dell’Infanta Isabella per le Fiandre dove l’accompagnarono duemila portoghesi.
Isabella sposò il duca Filippo il 7 gennaio 1430: il matrimonio fu seguito da festeggiamenti di un lusso favoloso a Bruges, un modo per il duca di mostrare l'immensità della sua fortuna di fronte ai suoi numerosi ospiti internazionali.
Fig 3
All'apice del suo potere, Filippo governò su un regno che si estendeva dalla contea di Borgogna e dalle sue roccaforti delle montagne del Giura, fino al Mare del Nord.
Lavoratore instancabile Filippo prendeva da solo le decisioni più importanti, ma si affidava anche a consiglieri ed aveva un singolare talento nel saperli scegliere sempre ottimamente. Il suo grande sogno era però quello di portare lo stendardo reale di Francia in una crociata contro i Turchi: preparò la sua crociata e proprio alla fine della sua vita era prossimo a partire per la riconquista della Terra Santa.
Secondo il suo radicato ideale cavalleresco, fondò nel 1429 uno dei più prestigiosi e antichi ordini cavallereschi d'Europa, l'Ordine dei Cavalieri del Toson d'oro che sarebbe diventato in seguito l'Ordine cavalleresco specifico della Casa d'Austria.
Quest’ordine nacque a Bruges proprio in occasione del suo matrimonio con Isabella del Portogallo e assunse come simbolo il vello dell'ariete conquistato da Giasone e dagli Argonauti e raffigurato in oro. Creando quest'Ordine, Filippo il Buono sperava di preservare l'ideale della cavalleria, non solo nel suo ducato, ma anche in tutti i paesi d'Europa. Politicamente, si trattava di difendere la Chiesa e tutte le beatitudini che la essa difendeva.
Il collare dell'Ordine del Toson d'oro era molto ambito e considerato un grande onore appartenervi: ogni membro dell'Ordine doveva non solo essere nobile ma, oltre al suo alto lignaggio, doveva essere coraggioso in battaglia e soprattutto era essenziale che fossero già stati nominati cavalieri di un altro ordine.
La cavalleria era un elemento molto importante della società dell'epoca: il comportamento coraggioso in battaglia doveva essere espressione della nobiltà il cui ruolo era quello di dare l'esempio.
La disputa tra Carlo VII e suo figlio, il futuro re Luigi XI, aprì interessanti prospettive per Filippo il Buono, così, mentre il regno di Francia era di nuovo immerso in uno dei periodi più torbidi della sua storia, Filippo il Buono lavorò per creare una nuova potenza nel nord Europa, espandendo i suoi possedimenti con l’acquisizione di Tournai, delle contee di Mason e di Auxerre, dei ducati di Brabante e di Limburgo, poi delle contee di Hainaut, di Frisia e di Zelanda, nel 1441 acquisì anche il Lussemburgo. Inoltre, fu in grado di suscitare un sentimento nazionale in quei principati dei Paesi Bassi molto diversi fra loro.
Da parte dei suoi sudditi ci fu affetto per questo buon principe, che si riverberò sui suoi successori e, durante la catastrofe che si verificò con il fallimento e la morte di suo figlio e successore, Carlo il Temerario, l'unione dei Paesi Bassi ebbe luogo intorno a Maria di Borgogna, l'erede legittima.
I contemporanei furono grati a Filippo il Buono e al suo casato per l'esibizione di splendore: amarono il prestigioso spettacolo di una corte le cui numerose commissioni erano fonte di prosperità per tutti. Filippo il Buono lo aveva capito bene come lo aveva capito suo nonno Filippo l’Ardito: la sua opulenza era un modo per lui di collegarsi ai suoi sudditi, specialmente quelli degli antichi Paesi Bassi.
Di grande libertà morale il Duca, anche se spesso mostrava eccessivo orgoglio, sapeva anche essere il più accogliente degli ospiti e, come misura di reciprocità, non esitava a invitarsi a pranzo dei ricchi borghesi di Bruxelles o Bruges: scelse le sue amanti tra le loro donne e le loro figlie.
Fig. 4
Qui sopra si vede il Ritratto di Antonio di Borgogna di Rogier van der Weyden in collezione privata. Questo ritratto del busto rappresenta Antonio, figlio illegittimo di Filippo il Buono con Jeanne de Presles, a testa nuda su uno sfondo scuro e neutro.
Filippo il Buono diede ai suoi figli, che tranne uno erano tutti illegittimi, un'educazione degna del loro rango ed essi svolsero un ruolo significativo nella politica borgognona, perché poteva contare sulla loro lealtà. Per esempio Antonio, che possedeva una biblioteca eccezionale, aveva una carriera nell'esercito ed era tra i migliori atleti del suo tempo, fu armato cavaliere nel 1452 e ammesso quattro anni dopo nell'Ordine del Toson d'oro.
Massimo Capuozzo
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