lunedì 1 febbraio 2010

Preistoria e protostoria di Massimo Capuozzo e Antonio Del Gaudio

La preistoria è il periodo della storia precedente l'invenzione della scrittura[1]; per quanto riguarda la protostoria[2] è il periodo che precede l’avvento della scrittura e si differenzia rispetto alla preistoria perché in qualche caso si può far riscontro a fonti mitistiriche (ovvero a miti posteriori che conservano elementi utili alla ricostruzione storica) o a fonti storiche indirette (ovvero documenti scritti prodotti da civiltà evolute che trattano di civiltà preurbane: es. Cesare e Tacito su i Germani).
Con la comparsa di testimonianze scritte, infatti, gli storici hanno, per la loro ricostruzione degli eventi, una più ampia documentazione che giustifica questa periodizzazione convenzionale.
La lunghissima fase della storia dell'uomo prima dell'invenzione della scrittura inizia 100 milioni di anni fa, quando nella regione dell'attuale Sud-Africa emerse un tipo umano detto ‘Homo Sapiens’Sapiens che fisicamente risulta in tutto identico all'uomo attuale.
Tuttavia 2.500.000 milioni di anni fa, nella regione intorno al Lago Vittoria, un ominide utilizzò per la prima volta degli utensili e con questi creò altri utensili, dando inizio alla storia della tecnica e alla storia del pensiero anche se proprio nella tecnica, il pensiero umano ha avuto la sua preistorica applicazione prima di divenire in seguito anche religione[3], arte[4], filosofia[5] e scienza[6].
Perciò si prova un sentimento religioso per quel primo utensile che non ha paragoni in tutta la storia dell'universo giustifica l’inizio della preistoria umana appunto circa 2 milioni di anni fa con il primo utensile, anche se i gruppi di ominidi che utilizzarono utensili non erano fisicamente come gli umani attuali cioè ‘homo sapiens’.
Queste considerazioni hanno allungato di molto il periodo di cui la preistoria si occupa.
Il termine Preistoria implica pure la disciplina, la paleontologia[7] che studia la presenza e l'attività dell'uomo nella preistoria.
L’età della pietra è suddivisa in due fasi principali:
· la fase paleolitica o della pietra antica, che comprende tutto il periodo dalla comparsa dell’uomo fino all’invenzione dell’agricoltura.
· la fase neolitica o della pietra nuova che coincide con la nascita e l’affermazione dell’agricoltura e dei primi villaggi stabili.

Il paleolitico 2.500.000 anni fa al 10.000 a. C. – Il paleolitico è un periodo di continui cambiamenti climatici in cui si alternano quattro glaciazioni, epoche caratterizzate da clima polare, ed interglaciazioni. Durante le glaciazioni l’Europa era completamente ghiacciata escluse le coste del Mediterraneo, mentre durante i periodi interglaciali il clima era temperato e piovoso. Il paleolitico caratterizza dei processi di origine e di evoluzione biologica e culturale dell’uomo, e la sussistenza è basata esclusivamente sulla caccia e sulla raccolta.
Durante il paleolitico si verificò l’’ominazione’ ossia la comparsa dell’uomo sulla terra.
Secondo la teoria evolutiva l’uomo si è evoluto dai primati.
Durante il Paleolitico inferiore, compare l’Australopiteco[8] che, fra i 3 ed i 4 milioni di anni fa, aveva acquisito definitivamente un’andatura bipede, ma anche se imperfetta, aveva un cervello ancora non molto diverso da quello delle scimmie e non aveva la capacità di produrre strumenti, se non occasionalmente.
Sulla divisione delle specie non vi è un grande accordo; tra le specie più importanti ricordiamo Australopithecus afarensis (con cranio molto prognato e struttura del corpo gracile) vissuto tra 4 e 3 milioni di anni fa, successivamente l’Austrolopithecus africanus, rinvenuto solo in Africa, vissuto dai 3 a 2.5 milioni di anni fa. Questi ominidi non avevano una grande capacità a causa della piccola statura e ed una capacità cranica ridotta, avevano lunghi arti superiori che gli servivano per una vita arboricola.
L’Homo abilis, primo membro della famiglia umana, compare successivamente: diversamente dai precedenti ominidi era capace di usare utensili ed aveva una più grande struttura cerebrale. L’Homo abilis e l’Homo rudolfensis comincia ad usare strumenti di pietra ed utilizza grandi animali come fonte di cibo: la dimensione del cervello aveva cominciato a ingrandirsi in modo significativo ed aveva acquisito definitivamente la posizione bipede (stazione eretta).
Paleolitico inferiore – sul ramo evolutivo si sviluppa Homo ergaster vissuto intorno al 1,8 milioni di anni fa, molto più evoluto dell’homo habilis e rudolfensis ha una capacità cranica stabilmente maggiore, una statura più elevata e perfeziona il bipedismo. Le sue capacità intellettive e di adattamento ne determinano un notevole successo evolutivo.
Un’altra forma è l’Homo heidelbergensis, la cui presenza è accertata in Europa tra il 600.000 e 400.000 di anni fa, mentre circa 1.600.000 di anni fa l’Homo erectus compare in Africa nella zona della Rift Valley: dall’Africa Orientale, si diffonde rapidamente in Europa e in Asia quindi è il primo ominide a diffusione intercontinentale. L’Homo erectus è un cacciatore e raccoglitore, egli impara ad utilizzare ed a produrre il fuoco, a costruire capanne con le fronde degli alberi, a costruire muri di pietra. La scoperta del fuoco fu una conquista fondamentale. Tutto questo, insieme con la capacità di costruire efficienti ripari, permette all’uomo di abbandonare i climi tropicali di cui è originario e di spostarsi verso i climi più rigidi. L’Homo erectus era più alto dell’Homo abilis, aveva un cervello più sviluppato e viveva regolarmente in luoghi in cui restava per un tempo più prolungato. L’Homo erectus era in grado di dare la caccia a grossi animali, spesso utilizzava la pelliccia per ripararsi dal freddo. Macellava le prede ed era in grado di costruire muri in pietra come riparo. L’Homo erectus scompare circa 250.000 anni fa.
Le prime industrie del paleolitico inferiore sono le cosiddette industrie a ciottolo che caratterizzano in genere una prevalenza di chopper[9].
Nel Paleolítico Medio compaiono l’Homo di Neanderthal e l’Homo sapiens[10], che hanno perso tutti i caratteri primitivi: i loro strumenti rivelano una tecnica notevole. Le mani possiedono le nostre stesse abilità: abile nella caccia, è capace di pensiero astratto e di idee creative. Conosce e produce il fuoco; costruisce oggetti complessi.
L’Homo di Neanderthal visse nel periodo delle due glaciazioni di Riss e di Wurm, a clima caldo, poi a partire circa 80.000 anni fa, durante le condizioni climatiche estremamente fredde della prima parte della glaciazione di Wurm, fino alla sua estensione, causata dall’espansione dell’Homo sapiens.
L’economia dell’Homo di Neanderthal era fondamentalmente predatoria: caccia, pesca, raccolta. Gli ominidi nomadi e la popolazione era molto ridotta. Alcune tribù praticavano l’infanticidio, non potendo nutrire i piccoli per cui le tribù erano poco numerose. Non possedevano il concetto di conservazione delle provviste, né quelli di proprietà privata e di divisione sociale del lavoro. Con la comparsa di questi uomini si diffonde l’industria di tipo musteriano[11].
Nel Paleolítico Superiore comparve l’Homo Sapiens Sapiens o Uomo di Cro-magnon, nel corso della seconda glaciazione di Wurm: capace di pensiero astratto e di idee creative, egli si serviva già di un linguaggio codificato, abitava in case costruite ed in grotte, praticava riti funebri, creava una cultura, praticava cacce organizzate e la popolazione aumentava.
L’uomo di Cro-magnon credeva che, quando la natura offriva l’abitazione, era bene sfruttarla. Sull’entrata della grotta spesso essi stendevano alcune pelli sorrette da un’armatura di rami per chiudere l’imboccatura e consentire all’ambiente di riscaldarsi. Al centro della grotta un fuoco serviva per riscaldare e per cuocere le carni.
Per ventimila anni, dal 30.000 al 10.000 a.C., l’’Uomo di Cro-magnon produsse anche un’enorme quantità di opere d’arte: statuette d’argilla e di pietra e pitture e graffiti rinvenuti sulle pareti delle caverne scoperte in Francia, in Spagna e in Italia: intere pareti sono state dipinte con figure di animali, cervi, cavalli, bisonti, mammut e di uomini.
Queste figure facevano parte probabilmente di una sorta di rito magico, per assicurarsi il successo della caccia, si credeva forse che colpire l’animale rappresentato durante il rito avrebbe favorito la sua cattura. Esse sono le più antiche espressioni artistiche dell’uomo, sebbene esse non scaturissero da ciò che noi oggi chiamiamo senso estetico[12]. Gli artisti preistorici non dipingevano per arredare le caverne: colori e forme rispondevano certamente a un’esigenza fortemente condivisa da tutta la comunità ed probabilmente essa cercava di placare le ansie create dalla difficoltà di trovare cibo. Le opere di Cro-Magnon insomma, avevano certamente un significato magico-religioso.
La conquista del fuoco e la capacità di costruire permise agli uomini di difendersi dal freddo e dagli animali feroci e ancora di migliorare l’alimentazione: i membri della tribù collaboravano nella caccia, avevano un capo, lo sciamano[13], che dirigeva la caccia e teneva funzioni religiose per rendere la caccia più efficace e per permettere di nutrire più facilmente i piccoli.
In questo periodo aumentò la quantità e la qualità di strumenti di selce specializzati, ed aumentarono anche gli strumenti che servivano unicamente a fabbricarne altri e che dimostrano quindi nei loro costruttori un’elevata capacità di progettazione.
Tra tutti emerge il bulino, un attrezzo appuntito di pietra, ideato per incidere ossa, corna di cervo, avorio e legno in modo da ricavarne altri attrezzi di uso quotidiano.
Quando la selce divenne un materiale di largo consumo non ci si accontentò più di quella che si trovava sulla superficie della terra, ma si scavarono delle vere e proprie miniere con pozzi e gallerie.
Tra i progressi tecnici va segnalata anche l’invenzione della tecnica dell’incastro. Ormai le lance sono munite regolarmente di punte uncinate d’osso, di corno di cervo o di selce e alcune affilatissime lame di selce sono fissate in manici di osso o di legno. Prima di allora tutto era direttamente impugnato dalla mano: l’incastro fu il primo passo verso l’uso di un dispositivo meccanico.
Proseguendo su questa via, gli uomini paleolitici inventarono l’arco, usato come arma per la caccia ai cervi era sfruttato nella sua applicazione pacifica come trapano. Col bulino furono costruiti pugnali, aghi di osso dotati di cruna, fibbie e persino bottoni: questi popoli portavano indumenti di pelle cuciti, con maniche e pantaloni, che accrescevano notevolmente l’efficienza dei cacciatori durante i rigidi inverni della quarta glaciazione.
Dal punto di vista economico, tuttavia, i popoli dell’ultima fase del Paleolitico non avevano fatto nessun progresso rispetto ai loro predecessori. Vivevano ancora esclusivamente di caccia e di raccolta e la loro fiorente cultura non rispecchiava altro che un certo grado di ozio, reso possibile da una selvaggina particolarmente abbondante rispetto ai livelli degli stadi precedenti.

Mesolitico 10.000 al 6200 a.C. – Il mesolitico è un periodo che si sviluppa alla fine della glaciazione di Wurm: durante esso vivono gruppi di persone che dedicano la propria vita alla caccia e alla raccolta. Con il ritorno al clima temperato si sviluppano nuovamente le foreste, che determinò la scomparsa di gran parte dei branchi di erbivori e di animali di grande taglia che vivevano nelle praterie. Gli uomini si adattarono a cacciare animali più piccoli come caprioli, camosci e cinghiale e a raccogliere cibi più piccoli come molluschi, pesci, tartarughe e uccelli.
Le industrie a microliti geometrici si svilupparono in questo periodo e gli uomini si interessarono a strumenti litici di forme geometriche (semilune, triangoli, trapezi) di dimensioni piccole ritoccati con piccole lame; erano utilizzate per la caccia e per la pesca, infatti, essi erano inseriti su dei supporti per facilitare il proprio uso.

Il Neolitico 6200 a 3700 a.C. – Per migliaia di secoli gli uomini vissero di caccia e di piante selvatiche poi inventarono un nuovo sistema per procurarsi il cibo: la coltivazione delle piante e l’allevamento degli animali.
L’invenzione di queste pratiche produsse un fondamentale cambiamento non solo nella vita economica, ma anche nella mentalità e nella cultura degli uomini, segnando il passaggio ad un atteggiamento attivo nella ricerca del cibo: l’uomo non si limitò più a cercare le piante o gli animali che si trovavano in natura, ma cominciò a produrre i suoi alimenti, a crearli con le sue mani, acquistando la capacità di trasformare le risorse naturali per la propria utilità. Fu una vera e propria rivoluzione, che diede origine a cambiamenti radicali nel modo di vivere e rappresentò una svolta decisiva nell’evoluzione della società umana.
Le tracce più antiche di lavori agricoli sono quelle del Vicino Oriente, tra l’Asia Minore sud-orientale e l’attuale Iraq. In questa zona sono stati dissepolti utensili agricoli in pietra che sembrano risalire a circa 10.000 anni fa: con essi sono stati trovati chicchi fossili di orzo e di frumento coltivati, testimonianza che in quelle terre, a quel tempo, l’uomo coltivava le piante e lavorava la terra.
L’agricoltura ebbe dunque le sue prime origini negli altipiani del Vicino e Medio Oriente (Mesopotamia settentrionale, Anatolia[14] sud-orientale, Palestina), la cosiddetta mezzaluna fertile[15]. Le prime piante coltivate furono l’orzo, il miglio, il frumento.
L’arte di coltivare le piante nacque probabilmente da osservazioni casuali e tali casuali circostanze poterono verificarsi un po’ ovunque tra i popoli raccoglitori. Tuttavia, la cronologia di apparizione dell’agricoltura fa pensare piuttosto a una sua espansione progressiva: dal Medio Oriente all’Asia, di qui all’America, forse seguendo gli spostamenti dei popoli agricoltori. Ciò appare evidente soprattutto in Europa, dove l’agricoltura si diffuse a iniziare circa da 8000 anni fa.
Sulle cause per questo l’uomo inventò l’agricoltura esistono due ipotesi:
· alcuni studiosi la collegano alle mutate condizioni ambientali con cui gli uomini dovettero confrontarsi dopo la fine delle grandi glaciazioni infatti il clima diventò più caldo e più secco pertanto diminuì la selvaggina, fino ad allora, assieme ai frutti selvatici, base dell’alimentazione umana e così la scoperta che si potevano far crescere le piante, seminandole, aprì agli uomini un nuovo modo per vincere la fame.
· Altri studiosi la collegano con la crescita demografica, che a un certo punto rese impossibile la sopravvivenza con la sola economia di caccia e raccolta; essa pertanto stimolò l’inventiva dei gruppi umani e provocò la nascita delle pratiche di coltivazione.
In tutte e due le ipotesi, promotore del cambiamento fu sempre il ‘bisogno’, che spinse gli uomini a cercare nuovi modi per procurarsi il cibo. La crescita progressiva delle risorse alimentari, messe a disposizione dalla pratica dell’agricoltura, consentì agli uomini di moltiplicarsi.
Scattò così un meccanismo sconosciuto nelle società primitive: l’abbondanza di cibo faceva crescere il numero degli uomini e questi tendevano ad allargarsi su nuovi territori alla ricerca di altre terre da coltivare.
A differenza di quanto era accaduto prima, i gruppi umani dediti all’agricoltura mostrarono una naturale tendenza all’espansione: anche questo motivo rende probabile l’ipotesi che l’agricoltura sia stata portata nelle varie regioni del mondo dai gruppi umani che progressivamente le occupavano.
Quasi certamente l’agricoltura fu un’invenzione della donna: erano, infatti, le donne ad occuparsi della raccolta delle piante, mentre gli uomini andavano a caccia.
La pratica dell’agricoltura richiese la costruzione di nuovi attrezzi, adatti alla nuova attività: nacque così la zappa, poi, molti secoli dopo, l’aratro di legno, al quale si aggiunse il giogo quando si scoprì che gli animali potevano essere impiegati nel lavoro dei campi.
Contemporaneamente alle tecniche agricole, l’uomo incominciò a scoprire i modi per addomesticare e allevare gli animali: galline, maiali, pecore, cammelli, cavalli, renne, asini, elefanti, bovini, cani.
Spesso agricoltura ed allevamento si integrarono: gli agricoltori erano anche allevatori e utilizzavano gli animali non soltanto come cibo, ma anche come aiuto nel lavoro dei campi e nei trasporti. Altre volte si formarono gruppi di uomini dediti esclusivamente alla pastorizia che conservavano abitudini nomadi ormai abbandonate dagli agricoltori.
In questi casi poteva accadere che i pastori entrassero in conflitto con gli agricoltori, in quanto i primi avevano bisogno di spazi aperti e di spostamenti frequenti, i secondi invece avevano necessità di recintare la terra, per proteggerla dal passaggio degli animali.
Per migliaia di anni il materiale più usato fu la pietra dura. Poi si scoprirono i metalli che a poco a poco si rivelarono di grande utilità e diventarono di larghissimo impiego: armi, attrezzi ecc.

Tipi di società - Molti studiosi si sono interessati allo studio dell’evoluzione delle società durante le varie epoche uno di questi è stato Elman Service.
La divisione si presuppone sia avvenuta in:
· Bande: gruppo composto da una decina di individui, relazione di parentela tra gli individui, residenza non stabile in un territorio e assenza di capi.
· Società tribali: gruppo composto da un centinaio di individui, relazioni di parentela o clan, sviluppo di villaggio spesso non fortificato ed economia agricola.
· Chiefdom: gruppo composto da un migliaio di individui, villaggio ampio e spesso fortificato, gerarchia per l’organizzazione del territorio (non vi è la proprietà privata), sviluppo di artigiani e di forme di commercio.
· Stato: società basata su agglomerazione di centri urbani, sviluppo di un’aristocrazia cui sono riservati ruoli di governo e di culto, ampio sviluppo della produzione dell’artigianato e del commercio con presenza di commercianti.

L’età dei metalli – La scoperta dei metalli è stato un ulteriore passo decisivo nell’evoluzione delle culture umane.
L’età dei metalli ebbe inizio in tempi diversi a seconda delle regioni e si suddivide in:
· età del rame o eneolitica[16]
· età del bronzo[17]
· età del ferro[18] che per le sue caratteristiche di durezza e resistenza si diffuse come il metallo di più largo impiego.
NOTE
[1] Scrittura - La scrittura è la rappresentazione grafica di oggetti e idee con l’uso di lettere o altri segni. I segni delle lettere sono annotazioni di suoni o gruppi di suoni e sono raggruppati in alfabeti.
Dopo la tradizione orale, con cui l'uomo cominciò a comunicare attraverso il linguaggio, l'oralità fu fonte di trasmissione del sapere, essendo il mezzo di comunicazione più diffuso e facile da usare, la scrittura è invece il primo modo di comunicazione tra i popoli ed il primo mezzo usato per la conservazione e la trasmissione di dati.
Fino a poco fa si riteneva che la scrittura fosse nata in ambito mesopotamico, presso la civiltà sumera, ma questa teoria secondo cui la scrittura sarebbe stata trasmessa dai Sumeri agli altri popoli, è oggi messa in discussione. Alcuni testi egizi risalgono tra il 3400 ed il 3200 a.C e dunque precedono le prime forme di scrittura in mesopotamia datate dal 3200 al 3100 a. C, alcune iscrizioni su ceramiche della civiltà di Harappa, nella valle dell'Indo, risalgono al 3500 a.C. Esempi di scrittura su terrecotte della antica civiltà europea che si è sviluppata attorno al corso del Danubio (cultura Vinča) e precedente l'ingresso delle popolazioni indoeuropee, si datano dal 5400 al 4000 a.C.
Non si sa se la scrittura delle antiche civiltà europee abbia influenzato la scrittura cuneiforme, mentre sembra certo un legame con la lineare A cretese (II millennio a.C.).
La scrittura non è stata inventata in un momento preciso da una civiltà e poi diffusa ad altre in modo lineare, probabilmente essa si è sviluppata attraverso una serie di fasi. Probabilmente lo sviluppo della scrittura è avvenuto indipendentemente in civiltà differenti e per motivazioni differenti, così nella cultura Vinča e nell'antico Egitto la scrittura era legata a forme di culto, mentre in Mesopotamia si sviluppò da esigenze di commercio e contabilità, mentre in Cina, nel 1200 a.C. e per quattro secoli, utilizzata come strumento divinatorio.
[2] Protostoria – La protostoria è il periodo in cui si passa dalle piccole comunità neolitiche allo Stato. Questo processo avvenne in tempi e luoghi diversi, dal quarto millennio avanti Cristo per il vicino oriente, alla conquista romana per l’Europa settentrionale.
Per il passaggio dalla preistoria alla protostoria è più logico parlare di modelli di organizzazione sociale, o di esperimenti che le comunità intrapresero, per adattarsi a condizioni sociali ed ambientali nuove. La nuova condizione sociale nella protostoria è l’accumulazione di ricchezza, resa possibile dal metallo.
Le comunità neolitiche erano villaggi piccolissimi con forme di organizzazione sociale basate sulla parentela, ma la crescente differenziazione socioeconomica, che il commercio permetteva, era tale da creare contrasti interni tali da surclassare e rompere in queste comunità i legami di tipo parentale.
Il commercio del metallo, portò anche delle altre conseguenze:
· l’accresciuta importanza dell’elemento guerriero per il controllo del territorio,
· la sedenterizzazione dell’insediamento,
· l'occupazione dei nodi focali del commercio.
Si giunge così alla nascita della tribù territoriale.
Se prima il senso di appartenenza alla comunità era dato dalla consanguineità, ora era dato dall’appartenenza ad uno stesso territorio.
Un altro elemento rivoluzionario è la comparsa dei primi navigatori. Questi navigatori portavano oggetti esotici in grado di attirare le elite dominanti, che gestivano il commercio nella comunità e che ora erano in grado di convogliare questo flusso incontenibile di cose preziose per legare a sé interi settori della comunità, e creare in tal modo dei rapporti di dipendenza clientelare.
Se nella tribù l’elite non poteva vantare diritti sulla comunità, ora ne era imprescindibilmente legata.
L’ultimo grande passaggio della protostoria è quello che generò le comunità gentilizie clientelari urbane: il bisogno di protezione militare reciproca, di creare un mercato più ampio, e di superare il vincolo della proprietà comunitaria della terra che spinse queste comunità ad unirsi in un unico spazio, e dare cosi vita alle grandi comunità urbane.
[3] Religione - Una religione è un insieme di credenze, riti, comportamenti, riconosciuto da un gruppo di persone.
Sulla definizione del termine vi sono notevoli diversità tra le proposte dagli studiosi di cui si possono delineate due definizioni generali:
· in senso stretto, la religione si riferisce al rapporto tra l'uomo e una o più divinità..
· In senso lato, la religione è intesa come via di salvezza naturale e/o soprannaturale
La religione comprende in ogni caso elementi che possono essere collocati su tre livelli:
· soggettivo: basato su credenze di natura filosofica, etica o metafisica riguardanti il cosmo, l'uomo, la divinità;
· oggettivo: basato su riti-culti privati o collettivi che devono essere seguiti per garantire un adeguato legame tra l'uomo e la divinità;
· sociale: basato su obblighi e divieti codificati e tramandati nel contesto sociale che regolano i rapporti tra gli individui.
Alcune religioni (ad es. Ebraismo Cristianesimo ed Islamismo) sono dette rivelate perché si ritengono depositarie di una rivelazione e spesso adottano dei testi sacri nei quali sono comprese tutte o parte delle rivelazioni divine.
Un'altra importante distinzione è quella tra religioni nazionali o etniche, diffuse esclusivamente o prevalentemente all'interno di un determinato gruppo etnico-sociale, e religioni universali, caratterizzate da una spinta missionaria più o meno marcata.
[4] Arte - L'arte, nel suo significato più ampio, comprende ogni attività umana che, poggiando su accorgimenti tecnici e norme derivanti dallo studio e dall'esperienza, porta a forme creative di espressione estetica.
L'arte può essere considerata anche sotto l'aspetto di una professione di antica tradizione svolta nell'osservanza di alcuni canoni codificati nel tempo.
Analizzando la storia del concetto di arte nel corso del tempo esso subisce una trasformazione graduale ma radicale.
Nel periodo ellenistico iniziarono le prime classificazioni e le arti furono divise in comuni e liberali, a seconda che richiedevano uno sforzo fisico o uno sforzo intellettuale.
La poesia non rientra ancora nell'ambito concettuale dell'arte finora indicato, in quanto il poeta era considerato un vate che componeva i versi ispirato dal Dio. Non esisteva la regola nelle composizioni poetiche, almeno per quanto riguardava il contenuto.
La condizione sociale degli artisti, che migliorò notevolmente nel corso del Rinascimento, contribuì a separarli dagli scienziati e dagli artigiani.
Nel 1735, Baumgarten conia il termine estetica. Nel 1750 pubblicherà saggio intitolato Æsthetica.
C. Batteux nel 1747 definisce, nel suo libro Le belle arti ridotte ad un unico principio, il sistema delle belle arti, indicando cinque arti in senso proprio - la pittura, la scultura, la poesia, la musica, la danza - cui associava due arti connesse - l'eloquenza e l'architettura - il cui carattere comune risiedeva nell'imitazione della realtà per il fine di creare oggetti belli.
Dalla fine del XVIII secolo cominciarono le prime crisi del concetto di bello e di arte. Stavano nascendo nuove forme di espressione come la fotografia, l'architettura industriale, l'oggettistica per la casa, e bisognava farle rientrare nel concetto di arte. Per tale motivo nel XX secolo si è abbandonata l'idea di una definizione omnicomprensiva di arte e di opera d'arte. Il termine arte diventa un concetto aperto, in cui tutte le possibili definizioni dell'arte confluiscono.
Una definizione odierna di Arte che fa comprendere meglio la struttura del processo creativo ed il suo carattere aperto è quella fornita da Carlo Sarno: " L'arte è un’attività-olistica costituita da un’attività-teorica fondata sull'intuizione che determina un’attività-pratica in cui il valore dell'opera realizzata risulta individuato dal suo significato etico, estetico e spirituale".
[5] Filosofia - La definizione di filosofia è un problema filosofico di per sé, ma ancor più problematica è la questione dell’inizio filosofico. Se la filosofia indaga sé stessa, dove possiamo collocare la sua indagine? Si tratta dello studio del significato e della giustificazione della conoscenza del più generale aspetto delle cose.
La conoscenza è la consapevolezza e la comprensione di fatti, verità o informazioni ottenuti
· attraverso l'esperienza o l'apprendimento (a posteriori),
· attraverso l'introspezione (a priori).
La conoscenza è l'autocoscienza del possesso di informazioni connesse tra loro, che singolarmente hanno valore e utilità inferiori.
L'aspetto sostanziale della conoscenza è che mentre l'informazione può esistere indipendentemente da chi la possa utilizzare, e quindi può in qualche modo essere preservata su un qualche tipo di supporto, la conoscenza esiste solo in quanto esiste una mente in grado di contenerla. In effetti, quando si afferma di aver esplicitato una conoscenza, si sta in realtà preservando le informazioni che la compongono e parte delle correlazioni fra loro, ma la conoscenza vera e propria torna a esser tale solo a fronte di un utilizzatore che associ di nuovo tali informazioni alla propria esperienza personale. Fondamentalmente la conoscenza esiste solo in quanto esiste un'intelligenza che possa utilizzarla.
La conoscenza è qualcosa di diverso dalla semplice informazione. Entrambe si nutrono di affermazioni vere, ma la conoscenza è una particolare informazione, dotata di una sua utilità, che in filosofia si descrive spesso come informazione associata all'intenzionalità. Lo studio della conoscenza in filosofia è affidato all'’epistemologia’ ed alla ‘gnoseologia’.
Una diffusa definizione di conoscenza la vuole come teoria della giustificazione della verità delle convinzioni. Questa definizione pone in primo piano l'importanza delle condizioni necessarie, anche se non sufficienti, affinché un’affermazione possa rientrare nella conoscenza.
Non esiste un accordo universale su ciò che costituisce la conoscenza, la certezza e la verità. Si tratta di questioni ancora dibattute dai filosofi, dagli studiosi di scienze sociali e dagli storici. ‘Ludwig Wittgenstein’ ha scritto un trattato ‘Della certezza’, che indaga appunto le relazioni tra la conoscenza e la certezza. Un ramo di questa indagine è successivamente diventato un'intera branca, la filosofia dell'azione.
Tornando alla filosofia, essa è uno studio che è compiuto formulando linguisticamente i problemi, offrendone la soluzione e giustificandola, ed usando procedure rigorose per argomentarla. È inoltre lo studio dei principî primi e delle ragioni ultime. Non avendo la filosofia un campo materiale d'indagine specifico può essere considerata sia in chiave storica sia sistematica, come ‘madre delle scienze’.
[6] Scienza - Per scienza si intende quel complesso organico di conoscenze, ottenuto con un processo sistematico di acquisizione delle stesse allo scopo di giungere ad una descrizione precisa della realtà fattuale delle cose e di una verità condivisa.
Le regole che governano tale processo di acquisizione di conoscenze sono generalmente conosciute come metodo scientifico. In ambito moderno, gli elementi chiave del metodo scientifico sono l'osservazione sperimentale di un evento (naturale o sociale), la formulazione di un'ipotesi generale sotto cui questo evento si verifica, e la possibilità di verifica dell'ipotesi mediante osservazioni successive.
Uno degli elementi essenziali affinché un complesso di conoscenze possa essere ritenuto scientifico è la sua possibilità di essere falsificabile mediante un’opportuna procedura.
Alcune scoperte scientifiche sono in realtà intuitive, ma altre no.
Settori scientifici si articolano in:
· scienze matematiche, fisiche e naturali
· scienze sociali
· tecnologia e scienze applicate
· geografia
· linguistica
· filologia
[7] Paleontologia – La paleontologia è la scienza che studia gli esseri viventi, vissuti nel passato geologico e i loro ambienti di vita tramite il ritrovamento di resti fossili, ossia di una qualsiasi testimonianza di vita geologicamente passata, come resti di organismi o tracce della loro esistenza.
[8] Australopitechi – Il termine indica un gruppo eterogeneo vissuto in un periodo compreso tra 3,6 e 1,4 milioni di anni fa e costituito da specie diverse. Il più antico, l'Australopithecus afarensis, è stato scoperto in Etiopia. Dall’analisi della forma delle ossa si è potuto stabilire che questo ominide camminava con portamento eretto in maniera piuttosto simile al nostro e che il suo cranio poteva ospitare un cervello ancora piuttosto piccolo.
[9] Chopper – si tratta di ciottoli scheggiati in genere su una sola estremità, mentre nella parte restante viene lasciata la superficie originaria del ciottolo, denominata cortice.
[10] L'uomo di Neanderthal e l'homo sapiens non sono parenti Lo sostiene uno studio di ricercatori dell'Università di Ferrara secondo il quale le due specie sono rimaste sempre distinte Il test del Dna per l'uomo di Neanderthal e alcuni esemplari di Homo sapiens dimostra che i due gruppi, pur avendo abitato insieme in Europa, non si incrociarono tra loro, rimanendo sempre due specie distinte, fino a che Neanderthal si estinse. Il test del Dna mostra inoltre che i nostri geni non hanno ricevuto alcuna eredità da Neanderthal, cosa interpretata dagli scienziati come risultato del fatto che il nostro diretto antenato non si è mai accoppiato con uomini di Neanderthal.
[11] Musteriano – si tratta di industria su scheggia, con le quali vengono ottenuti mediante il ritocco strumenti come le punte musteriane, i raschiatoi e i denticolati.
[12] Senso estetico - è l’apprezzare qualcosa non perché serve, ma solo perché piace
[13] Lo sciamano – La figura dello sciamano nasce nelle società primitive per risolvere problematiche di base per la sopravvivenza di qualsiasi società, ovvero:
· salute
· riproduzione
· sussistenza.
Secondo queste società primitive erano gli spiriti ultraterreni a decidere le sorti e quindi i problemi potevano essere risolti solo da un proprio simile che avesse la capacità ed i mezzi per entrare in contatto con questi spiriti, per affrontare quindi un viaggio ultraterreno nel mondo degli spiriti, che potesse quindi trovare lì la soluzione ai problemi. Lo sciamano è un ponte tra il mondo terreno e quello ultraterreno.
Non si può diventare sciamani per scelta o per semplice iniziazione, ma si deve ricevere una chiamata da parte degli spiriti. Dopo può esservi l'iniziazione. Nello sciamanesimo classico, gli sciamani sono di sesso maschile, ma esistono anche sciamani di sesso femminile ed il loro numero aumenta man mano che ci si avvicina ai gruppi sedentari, soprattutto nelle società agricole e contadine. Il loro ruolo però è generalmente più marginale rispetto a quello degli sciamani maschi perché il viaggio dello sciamano di sesso maschile sarebbe di più ampio respiro, avrebbe un raggio d'azione molto più vasto e la sua azione sarebbe molto più potente. Le sciamane sarebbero invece generalmente più specializzate in quelle cure che prevedono l'uso dell'erboristeria.
Lo sciamano, diversamente a quanto succede per il sacerdote o il re, non deriva da un'istituzione, ma ha base empirica, possiede facoltà innate o trasmesse ed ha un comportamento di carattere estatico, in trance è ponte fra le energie spirituali e quelle terrene, un canale della volontà divina e delle forze della natura che mette a disposizione dell'umanità attraverso l'amore e la comprensione. Durante l'estasi si impadronisce di lui una forza: con questo aiuto lo sciamano influisce sulla vita dei compagni.
Gli Sciamani sono protettori della mitologia dei raccoglitori–cacciatori con un ruolo fondamentale sull'evoluzione delle società di cui facevano parte. Le regole fondamentali della pratica sciamanica sono il rispetto dell'individualità e della libertà di ogni singolo individuo; divieto per lo sciamano di nuocere a sé e agli altri, di mancare di rispetto alla Madre Terra e a qualsiasi espressione di vita, nonché ricevere compensi in denaro.
[14] Anatolia - La penisola anatolica (nel mondo antico l’Asia Minore, oggi la penisola turca), manca di grandi fiumi; il più lungo è l'Halys, segue il Sangarius che nasce dall'altipiano occidentale e sfocia nel mar di Marmara. Nella zona occidentale scorrono fiumi dal corso breve e dal nome antico: Meandro, Ermo, Caistro. Nessuno di questi fiumi è navigabile.
Alte catene montuose circondano l'altopiano, quindi il clima è asciutto e continentale con estati molto calde ed inverni freddi. Sulle coste la vegetazione è di tipo mediterraneo; i monti sono molto boscosi.
La steppa domina il paesaggio dell'altipiano. Ricca è la pesca nell'Egeo e nel Mar Nero. Asini, bovini e ovini sono molto comuni in tutto il territorio. L'Anatolia orientale possiede notevoli risorse minerarie, che nell'antichità determinarono in questa regione lo sviluppo della metallurgia (bronzo e ferro).
[15] Mezzaluna Fertile – La Mezzaluna Fertile è una regione del Medio Oriente che include l'Antico Egitto, il Levante e la Mesopotamia. Questa regione è spesso indicata come la culla della civiltà per la sua straordinaria importanza nella storia umana dal Neolitico all'Età del Bronzo ed all’Età del Ferro. Nelle fertili valli dei quattro grandi fiumi della regione, il Nilo, il Giordano, il Tigri e l’Eufrate, si svilupparono le prime civiltà agricole ed i primi grandi Stati dell'Antichità.
I più antichi reperti ritrovati nella Mezzaluna Fertile dimostrano la presenza di umani antecedenti all'Homo sapiens sapiens.
L'importanza della Mezzaluna Fertile è tuttavia associata soprattutto al Neolitico e alla nascita dell'agricoltura.
La zona occidentale intorno al Giordano e all'alto Eufrate diede le origini ai più antichi insediamenti neolitici noti, intorno al IX millennio; a questo periodo risale per esempio il sito di Gerico.
Intorno al Giordano, al Tigri e all'Eufrate si svilupparono le prime società complesse dell'Età del Bronzo, che divennero poi le prime nazioni e ad esse si riconducono anche i primi esempi di sistemi di scrittura.
Diversi cause resero questa regione il teatro ideale della rivoluzione neolitica. Il clima della Mezzaluna Fertile favoriva la crescita di diverse specie di cereali e legumi selvatici. Si trovavano nella regione le varianti selvatiche delle otto coltivazioni fondamentali del Neolitico:
· il farro,
· il progenitore del moderno frumento,
· l’orzo,
· il lino,
· i ceci,
· i piselli,
· le lenticchie
· un legume simile alle lenticchie rosse.
Inoltre erano presenti quattro delle cinque più importanti specie animali da allevamento:
· le mucche,
· le capre,
· le pecore
· i maiali;
La quinta specie, il cavallo, non si trovava nella Mezzaluna, ma era diffuso in regioni limitrofe.
Dall'Età del Bronzo, la fertilità della Mezzaluna dipese in parte dall'irrigazione. La necessità di mantenere efficienti le strutture di irrigazione e di contrastare un attivo processo di salinazione del suolo, ha determinato momenti di grande produttività e di forte declino, in funzione delle diverse culture e forme sociali che vi si sono formate o insediate. L'accesso alle acque fluviali è sempre stato un motivo di conflitto nella regione.
[16] L’età del rame - Si riferisce ad un periodo della preistoria considerato come tappa di transizione tra l’industria litica della fase finale del neolitico e la nascente metallurgia. i metalli come oro, argento e rame sono utilizzati in un artigianato secondario, mentre la parte essenziale degli strumenti rimane di pietra o di osso. In Oriente cominciò già 9000-8000 anni fa ed i primi metalli impiegati furono i più teneri e malleabili, facili da lavorare anche allo stato puro. Nell'Europa occidentale l'iniziale diffusione di un artigianato in rame, dalla metà del III millennio a.C. potrebbe essere avvenuta a partire dalle regioni dell'Egeo grazie ad una via commerciale danubiana, ma sembra comunque essere stato molto limitato. Sulla costa atlantica la più importante produzione metallica, sembra essere stata quella dell'oro, fino all'introduzione del bronzo che segna il vero inizio dell'età dei metalli.
[17] L’età del bronzo - Circa 6000-3000 anni fa, si incominciò ad usare la tecnica della fusione dei metalli, praticata dapprima nei forni già in uso per cuocere la terracotta, poi in forni appositi, in grado di raggiungere più alte temperature. Attraverso tale tecnica si poté ottenere un materiale non esistente in natura, il bronzo, formato dalla fusione del rame insieme con lo stagno. l'età del Bronzo: durante questo periodo storico il bronzo fu usato per costruire attrezzi, armi, corazze e strumenti più resistenti e leggeri di quelle in pietra o in rame; ai metalli componenti era aggiunto, perlopiù come impurità, anche arsenico, che contribuiva a rendere la lega ancora più dura. Questo bronzo primitivo era anche più resistente delle prime armi di ferro, perché il modo di forgiare ghisa e acciaio di buona qualità sarebbe stato scoperto solo millenni dopo. l'età del bronzo cedette il passo all'età del Ferro, perché le spedizioni di stagno attraverso il Mar Mediterraneo cessarono durante le grandi migrazioni di popolazioni che avvennero dal 1200 al 1100 a.C., rendendo estremamente difficile trovare la materia prima necessaria e causando un forte aumento dei prezzi di questo materiale. Il bronzo fu perciò usato solo per oggetti di particolare pregio, mentre per molti scopi il più debole ferro dolce era sufficientemente resistente da prenderne il posto.
[18] Età del ferro - Una delle tre tradizionali divisioni della preistoria (età della pietra, del bronzo, del ferro). Convenzionalmente si fa iniziare nel X secolo a.C., ma la siderurgia vera e propria (processo di cementazione del ferro e tempra dell’acciaio) fu praticata dal XIV secolo a.C., in particolare presso gli Ittiti, che ne conservarono a lungo il monopolio.
Alla caduta dell’impero ittita (1200 a.C.) la lavorazione del ferro si diffuse nel medio Oriente, nell’Egeo e in Europa. L’avvento del ferro promosse la comparsa di materiali più resistenti; la nuova tecnologia ebbe le conseguenze più rilevanti soprattutto nella fabbricazione delle armi: gli eserciti che disponevano di armi in ferro divennero ben presto imbattibili.
L’introduzione del nuovo materiale non segnò l’immediata scomparsa dei vecchi: per tutto il VII secolo a.C. il bronzo continuò a essere largamente impiegato nella costruzione degli utensili.
Con l’affermarsi della siderurgia si impose una nuova figura di artigiano, il fabbro, che acquistò ben presto una grande considerazione sociale.
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