Lungo
il Corso Italia a Sorrento, un
piccolo slargo, raggiungibile anche da via
Pietà, accoglie la facciata della Cattedrale
dei Santi Filippo e Giacomo, chiesa monumentale posta di fronte al Palazzo
Arcivescovile e cattedrale dell'arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di
Stabia.
La Cattedrale, dedicata ai Santi Filippo e
Giacomo, risale ai secoli X-XII, quando la sua sede fu trasferita all'interno
della cinta urbana. La prima cattedrale di Sorrento era ubicata nella zona
dell'attuale cimitero e fu spostata all'interno della cinta muraria, nella chiesa dei Santi Felice e Baccolo,
durante il X secolo, in attesa della costruzione di una nuova, la quale fu
terminata intorno all'XI secolo e consacrata dal cardinale Riccardo de Albano,
il 16 marzo 1113, alla Vergine Assunta e ai santi apostoli Filippo e Giacomo.
Si
narra che essa sia sorta sulle rovine di un antico tempio dedicato a Giove.
Probabilmente la sua costruzione risale all’epoca dell’occupazione longobarda o
addirittura ad un periodo antecedente, ma durante il corso degli anni subì
notevoli ampliamenti come quelli voluti dal vescovo Domizio Falangola, nel 1450 e dal cardinale Francesco Remolines, nel 1505; una serie di sciagure – tra le quali
gli incendi appiccati dai saraceni in occasione dell’invasione di Sorrento del
1558 – hanno fatto sì che poco o nulla ci rimanga del suo aspetto originario:
dopo l'invasione dei Turchi nel 1558, essa fu infatti totalmente ricostruita
nel 1573, per volere del vescovo Giulio
Pavese ed assunse l'aspetto attuale, in stile barocco, a seguito dei lavori
di inizio Settecento, portati avanti dai vescovi Didaco Petra e Filippo
Anastasio. L’unico cambiamento degno di rilievo è la facciata, che negli
anni venti del secolo scorso fu, infatti, distrutta da una calamità naturale,
una violenta tromba d'aria che danneggiò l'intera struttura per cui la facciata
fu completamente rifatta nel 1924 in stile neogotico e ricoperta di mattoncini
di marmo, imitando i frontali delle chiese romaniche.
La facciata è suddivisa in due da una
trabeazione, la parte inferiore presenta tre ingressi, ossia quello centrale,
il principale, risalente al XVI secolo, caratterizzato da due colonne in marmo
rosa provenienti da antichi templi pagani, sulle quali posa un arco ogivale,
che funge da tettoia e due laterali, più piccoli; sugli ingressi, tre lunette
affrescate: in quella centrale la vergine
Assunta, mentre in quelle laterali i SS
Filippo e Giacomo. La parte superiore della facciata presenta un bordo
decorato con merlature di microarcatelle e nella parte centrale è posto un
rosone cieco, di maggiori dimensioni, rispetto ai due laterali, più piccoli; la
facciata si completa con due lapidi,
una che ricorda i lavori voluti dal vescovo Giuseppe
Giustiniani e l'altra il poeta Torquato
Tasso.
Nel
1936 anche tutte le opere pittoriche presenti all'interno della chiesa furono
sottoposte a restauro. I particolari presenti nella Cattedrale sono
interessanti: essa, infatti, per la ricchezza di opere d’arte, di reliquie e di
reperti, è capace di esercitare un fascino particolare perché in parte
abbellita con arredi e rifiniture realizzati con l’utilizzo di una delle più
superbe espressioni dell’artigianato locale cioè quella dell’intaglio e della
tarsia lignea.
L’ingresso
principale – quasi completamente ricostruito dopo una tromba d’aria che
danneggiò l’edificio agli inizi del 1900 – è adornato da due colonne di marmo
poste su altrettante basi, anch’esse marmoree che riportano lo stemma
dell’arcivescovo Brancaccio. Nel 1989 il Duomo ha arricchito la sua collezione di oggetti intarsiati con la
realizzazione del nuovo tamburo ligneo situato all’ingresso e realizzato nel
1989, completamente intarsiato con la rappresentazione di eventi della storia
della chiesa sorrentina, da La venuta di
San Pietro a San Renato a Sorrento
nel 43 o 44 fino a La visita di Pio IX
nel 1849 e realizzato da intarsiatori locali, quali Giuseppe Rocco, Vincenzo
Stinga, Giuseppe Centro e Mario D’Alesio. Gli intarsi della porta
rappresentano, nei dodici riquadri, altrettanti episodi della storia della
Chiesa e della Comunità di Sorrento distribuiti per ordine cronologico, che
spaziano dalla Consacrazione del Duomo
del 16 marzo 1113 con l’intervento del cardinale Riccardo di Albano mentre era
duca di Sorrento, Sergio II, a La
donazione delle reliquie di San Giacomo il minore, nel 1210, da parte del
cardinale Pietro Capuano, legato pontificio in Siria; da Lo sbarco disastroso dei turchi di Pialy pascià del 13 giugno 1558,
che saccheggiarono, distrussero e deportarono a La peste del 1656, che, scoppiata a Napoli, provocò, in Penisola
sorrentina, circa duemila vittime; da La
processione del 1837 per implorare la fine dell’epidemia del colera con il
miracoloso Crocifisso di Sant’Antonino, a La
Visita di Pio IX del 29 aprile 1849, fuggito da Napoli, dove rimase per un
anno e mezzo fino ad otto mesi dopo la caduta della Repubblica Romana; da L’arrivo a Sorrento di San Pietro, che
secondo un’antica tradizione, si sarebbe fermato a predicare fuori le mura, in
località Sottomonte dove, poi fu eretta una Cappella detta San Pietro a Mele
(originariamente S. Petrus inventus), demolita e ricostruita nel 1843 per
l’allargamento della strada che conduce a Sorrento, a La testimonianza del sacrificio dei Martiri Sorrentini, Quinto,
Quintilio, Quartilla, Marco ed altri nove giovani; da La protezione dei cinque santi protettori di Sorrento
(sant’Antonino, San Renato, San Valerio, San Bacolo e Sant’Attanasio, che,
secondo una narrazione storica, sarebbero intervenuti a salvare i sorrentini in
una famosa battaglia navale contro i saraceni nelle acque di Ischia, dove erano
impegnati con altre navi napoletane e ischitane) a Il miracolo della balena di cui sarebbe accreditato Sant’Antonino
per avere restituito ad una madre disperata il figlio inghiottito dal cetaceo;
da La testimonianza del Sinodo
provinciale del 15 maggio 1657 in Sorrento, promosso dall’arcivescovo
Giulio Pavesi dopo la “visita pastorale”, a Il
ricordo del Concilio Ecumenico Vaticano II, al quale l’arcidiocesi
Sorrentina fu presente, all’apertura, con l’arcivescovo Monsignor Carlo Serena
e con quello che doveva poi essere il suo successore che fu presente anche alla
chiusura, Monsignor Raffaele Pellecchia che si vuole sia ritratto nel riquadro
in uno dei presuli.
Con
molta probabilità la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo assunse la dignità di
cattedrale nel XV secolo, quando la primitiva cattedrale di Sorrento, sorta
fuori le mura già nel I secolo d.C., risultava ormai decaduta. A quel periodo
risale la costruzione del portale laterale che risale al 1479 e che mostra
sull’architrave lo stemma aragonese e gli stemmi di papa Sisto IV della Rovere e dell’arcivescovo
De Angelis.
La cupola
sovrastante, affrescata nel 1902 da Pietro
Barone e Augusto Moriani,
presenta, negli otto spicchi in cui è divisa, i Santi compratroni della diocesi.
Appena
entrati, sulla destra, si incontra una lastra marmorea scolpita con la figura
di una leonessa, utilizzata come lapide sepolcrale e risalente al X secolo e
quattordici composizioni in legno, riproducenti la Via Crucis, intarsiate da Giovanni
Paturzo.
L’interno
della chiesa è a croce latina a tre navate con cappelle laterali e separate da
quattordici pilastri e soffitto piano, decorato con tele in stile barocco,
raffiguranti i martiri sorrentini del II secolo, realizzate da Francesco Francareccio e Oronzo e Nicola Malinconico; esso
custodisce opere di grande pregio appartenenti ad epoche e correnti artistiche
diverse, dalle più antiche lastre marmoree del X-XI secolo, recuperate dalla
prima cattedrale, al coro in legno intarsiato e realizzato nel 1938 da Antonino Terminiello, dai fratelli
Giuseppe e Salvatore Fiorentino, Antonino Esposito, Carlo Iaccarino e dalla
ditta Fiorentino.
Sopra
l'ingresso è posto l'organo, commissionato nel 1901 ai fratelli Fiorentino e
ricco di intagli.
Sul
lato destro si aprono: la cappella del
battistero dove sono conservati apprezzabili reperti marmorei che risalgono
al X secolo oltre che dodici bellissimi bassorilievi (anch’essi di marmo)
attribuiti ad Andrea Pisano databili
al 1340 che raffigurano Gli apostoli,
un’Annunciazione che incorniciano un
rilievo marmoreo del Redentore del
1522, oltre ad essere presente il fonte battesimale dove, tra gli altri, nel
1544 fu battezzato Torquato Tasso; la cappella
dei primi quattro vescovi di Sorrento, le cui reliquie, sono conservate
sotto l'altare in marmo; la cappella del
Sacro Cuore di Gesù.
Sul lato
destro si apre anche un ingresso laterale, voluto dall'arcivescovo Giacomo de
Santis e realizzato nel 1479: il portale presenta pannelli intarsiati che
raffigurano il Credo e scene della vita religiosa cittadina, mentre
l'architrave reca gli stemmi di papa Sisto IV della Rovere e del re Ferrante
d'Aragona.
Nella
Cappella di san Michele Arcangelo che
si trova nel transetto a destra di chi entra, invece, è possibile ammirare una
bella tavola – realizzata su fondo d’oro che raffigura la Nascita di Gesù attribuita alla scuola senese e risalente al 1400
circa.
In
fondo alla navata di destra, all’interno del Cappellone del Santissimo Sacramento, si può apprezzare la presenza
di un Crocifisso ligneo del XV secolo
che sormonta il seicentesco altare in marmi commessi della cappella a lato del
presbiterio, le cui pareti di un blu oltremarino sono il risultato di un
recente intervento di restauro.
Sul lato sinistro si aprono: la cappella del Cuore di Maria, con statua in legno del Citarelli, raffigurante la Madonna che accoglie sotto il suo manto una fanciulla; la cappella del Presepe, nella quale è esposto un presepe napoletano del XVII secolo.
Sul lato
sinistro si apre la sagrestia,
costruita nel 1608 al cui interno sono conservati le tele dei vescovi, paramenti sacri ed una tavola raffigurante la trasfigurazione del Signore, dono
dell'arcidiacono Giovanni Ammone.
Il campanile che si compone di cinque
piani, tre dei quali alzati nell’XI secolo e gli ultimi due nel Settecento, spostato
rispetto alla chiesa di circa cinquanta metri, poggia su un basamento di epoca
romanica, risalente probabilmente all’XI secolo e sorretto da quattro colonne
antiche. Sopra al basamento, quattro sezioni quadrate, decorate con archi,
cornici, nicchie ed un orologio con piastrelle in ceramiche. Di particolare
fattura è proprio il bell’orologio decorato con maioliche di artigianato locale
posto al quarto livello del campanile.
Il
presbiterio è caratterizzato da un soffitto decorato con tele di Giacomo del Po, realizzate nel 1700 e
raffiguranti l'Assunta e San Filippo e Giacomo; sull'altare
maggiore è posta una pala di autore ignoto, del XVII secolo, con protagonisti,
anche in questo caso, San Filippo e
Giacomo.
La
zona presbiterale si completa con un coro ligneo, completato nel 1938, in legno
di noce del Caucaso e intarsiato dagli artigiani sorrentini: fu sistemato dove
precedentemente era un altare donato nel 1856 da re Francesco II al vescovo
Francesco Saverio Apuzzo e proveniente dalla chiesa di San Marcellino a Napoli.
Una relazione dell’epoca illustra l’opera come segue: “Al centro del coro è disposto
il trono arcivescovile con ai lati due ali simmetriche di stalli, riservati ai
canonici, dinanzi ai quali, è disposto un comodo inginocchiatoio che fa da
spalliera ad una prima fila di scanni riservati ai seminaristi. Il trono,
rialzato su una pedana, ha la parte antistante definita da due colonne
scanalate di stile corinzio, che avrebbero dovuto, secondo il progetto
originale, sorreggere la volta di copertura, e la parete di fondo è divisa in
tre pannelli, su cui sono intarsiati il Cristo Re al centro, la Madonna Assunta
e San Giovanni Battista lateralmente”. E, continuando, “i due corpi laterali,
costituiti ciascuno da nove stalli, si compongono di una parte inferiore, le
sedie, ed una parte soprastante, la cosiddetta spalliera. Le sedie chiudono il piano
di seduta ribaltabile con due braccioli in legno massiccio, intagliati a forma
di sfinge da Giuseppe Fiorentino. Il piano di fondo, diviso da lesene
scanalate, ha 18 riquadri intarsiati in legno naturale, raffiguranti i dodici
apostoli, i quattro santi sorrentini ed il protettore della città,
Sant’Antonino”.
Più
recentemente, invece (nel 1985) la stessa Cattedrale è stata abbellita con una
“Via Crucis” realizzata su disegno ed intarsio di Gianni Paturzo ed
incorniciata dai fratelli Parlato.
Degna
di nota è la cattedra episcopale in
marmo: essa è un paziente accostamento di resti dei templi romani effettuato in
epoca cinquecentesca e si trova a sinistra dell’altare maggiore. Di fronte ad
essa lungo la navata maggiore si trova il pulpito in marmo del XVI secolo, poggiante
su colonne angolari che culminano con capitelli dorici, finemente lavorato a
bassorilievo. Esso mostra il battesimo di Gesù: al di sotto del pulpito, c’è un
altare con una tavola che raffigura la Madonna
col bambino tra i SS Giovanni Battista e Giovanni Evangelista di Silvestro Buono (pittore napoletano
documentato dal 1551 al 1598).
All’arcivescovo
Filippo Anastasio (1699-1724) si deve
la decorazione dei soffitti della navata centrale e del transetto che
rappresentano degli interessanti esempi di arte barocca: due teloni con motivi
floreali di Francesco Francareccio racchiudono, nella navata centrale, tre
dipinti (I martiri sorrentini Quinto, Marco, Quartilla e Quintilla e i vescovi
patroni) dei fratelli Oronzo e Nicola Malinconico e raffigurano i Santi
Compatroni di Sorrento (I Vescovi, Bacolo, Attanasio, Renato, Valerio e
Gennaro, compatroni di Sorrento, insieme a Sant’Antonino) e nel transetto
altrettanti dipinti di Giacomo Del Po (Assunzione della Vergine, San Filippo e
San Giacomo).
Nel
lato destro del transetto si apre la cappella
di San Michele che custodisce una tavola del XV secolo ritraente la Nascita di Gesù, su un fondo in oro e la
cappella del Santissimo Sacramento,
dove è posta una statua in legno di un Cristo
seduto su un trono, del XVII secolo.
Sul
lato sinistro del transetto è invece la cappella
di San Giovanni in Fontibus o della
Riconciliazione, decorata con stucchi e pavimentata in marmi, tutti del
XVIII secolo ed impreziosita da una pittura della Madonna delle Grazie ed una statua della Madonna Addolorata; sullo stesso lato anche la cappella di Sant'Antonino Abate, patrono della città, con statua
in legno del santo, del XVIII secolo ed altare in marmi policromi, risalente al
XVII secolo.
Alle
pareti della sacrestia, a cui si accede dalla seconda campata sinistra, si
vedono i ritratti dei vescovi sorrentini, succedutisi negli ultimi duecento
anni. Tra le molte particolarità che si possono ammirare ci sono anche dei
magnifici pannelli intarsiati che adornano tanto la porta dell’ingresso
principale, quanto quella secondaria ed un coro in legno intarsiato dei primi
del ‘900.
Durante il periodo delle festività natalizie,
infine, nell'ultima cappella a sinistra è possibile apprezzare anche un
magnifico presepe con pastori napoletani del ‘700.
Carmela Coticelli
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