lunedì 12 maggio 2014

Minori e la Basilica di Santa Trofimena di Anna Somma

La cronaca Reginna Minori Trionfante, scritta nella prima metà del Settecento dallo storico Pompeo Troiano, riporta un dato molto interessante relativo allo sviluppo urbano della città nei primi secoli del Medioevo. Mancano, tuttavia, notizie precise circa la composizione demografica, religiosa e sullo sviluppo urbano della città per i primi secoli dell'alto medioevo, ma è quasi certo che buona parte del centro urbano si sarebbe sviluppato nella località collinare di Forcella. Solo successivamente, con l'arrivo delle reliquie di Santa Trofimena, si registrò un graduale spostamento del centro urbano verso la zona costiera.
Sempre Troiano traduce il nome greco Reginna in frattura o valle, con un chiaro riferimento alla struttura orografica della città mentre l’aggettivo Minor fu introdotto per differenziarla dalla vicina e più estesa Maiori. Dal XIII secolo, tuttavia, l’appellativo Reginna cadde in disuso, per il fenomeno delle formazioni neolatine, per le quali l’aggettivo tende a sostituire e a cancellare l’uso del sostantivo, con la naturale conseguenza che i due centri costieri furono da allora identificati semplicemente come Minori e Maiori.
Secondo le recenti acquisizioni storiografiche, la fondazione delle più antiche città della costa d’Amalfi fu preceduta dalla formazione di piccoli centri urbani sorti nelle zone collinari dei Monti Lattari: un territorio facilmente difendibile dalle incursioni degli eserciti barbari del V secolo. L’antica Reginna Minor conobbe quindi un primo e graduale sviluppo urbanistico in età medievale.

L’origine della città va ricercata nei secoli compresi fra il V e il VI, nel periodo in cui le aree interne della Campania furono devastate prima dalle invasioni dei popoli di origine germanica e successivamente dalle distruzioni della guerra gotica. Solo successivamente, con l’interrompersi di tale minaccia, si registrò un progressivo spostamento dei centri urbani verso la costa.
Per Minori tale fenomeno fu sicuramente favorito dal ritrovamento dei resti della Vergine e Martire siciliana Trofimena, che la tradizione locale riconduce al 640. Santa Trofimena è venerata come patrona nella cittadina di Minori, nella cui basilica ne sono tuttora conservate le spoglie.

La sua agiografia è piuttosto contorta e oggetto di controversie. La tradizione popolare la vorrebbe originaria della cittadina siciliana di Patti, dove sarebbe venerata come santa Febronia. Ancora secondo la tradizione, subì il martirio durante la persecuzione di Diocleziano in tenera età (intorno ai dodici-tredici anni) forse per mano dello stesso padre, in conseguenza del suo rifiuto al matrimonio con un pagano. Il corpo, affidato alla custodia di un'urna, fu gettato in mare, dove le correnti lo spinsero fino alla spiaggia di Minori. Presumibilmente verso il 640 l'urna, ritrovata da una lavandaia, fu fatta trasportare da una pariglia di giovenche bianche (divenute poi il simbolo della Santa) fin dove oggi si vede eretta l’imponente Basilica.
Dei resti di Trofimena si ha notizia storica fin dagli anni 838-839, secondo quanto riportato da una fonte anonima che narra del trafugamento e delle varie traslazioni subite dai resti della Santa per opera dei Longobardi del principe Sicardo di Benevento.
Dopo questi avvenimenti, per paura di successivi trafugamenti, il corpo della santa fu deposto sotto l'altare, ma alcuni di essi promisero di non riferire mai il luogo vero della sepoltura che fu l'attuale cripta. Una volta decedute queste persone, i minoresi decisero di riprendere le reliquie dall'altare, ma non vi trovarono niente. Esse furono ritrovate solamente nella notte del 27 novembre del 1793 e ad esse fu dedicata la moderna cripta della basilica, dove ancor oggi sono conservate: la moderna cripta è opera del Ragozzino, scultore di rilievo nel panorama del barocco napoletano.
Nello stesso punto in cui sono oggi conservate le spoglie della Santa, quando nel 987 Minori divenne sede vescovile, fu costruita la cattedrale sopra al tempio, essendo questo il luogo più sacro del paese: essa fu costruita dalle fondamenta in luogo della vecchia chiesa romanica, piccola e inadeguata per le esigenze del culto locale. Grazie a questo avvenimento la città visse il momento più importante della sua già plurisecolare storia: il privilegio di conservare il corpo di S. Trofimena, prima protettrice del Ducato Amalfitano, rappresentò l’elemento principale che ne determinò l’elevazione a diocesi.

Questo comportò un completo riassetto della vita religiosa e civile, i vescovi, responsabili del governo spirituale e temporale della nuova diocesi, infatti, diedero un nuovo ordinamento alla vita del paese. Dal 987 al 1818 si succedettero ben 57 vescovi, testimonianza dell'antichità e della lunga vita della diocesi minorese.
La scelta di Minori quale sede vescovile non è legata né alla vastità del territorio né alla densità demografica o al suo peso politico-economico all'interno del Ducato di Amalfi, ma alla presenza tra le mura della sua chiesa delle sacre reliquie della vergine e martire Trofimena, fino al 1208 patrona non solo della città ma dell'intera Costa d'Amalfi. Da questo momento in poi la città conobbe un notevole sviluppo urbano.
All'interno, dal XI al XII secolo, la sacra cappella è stata completamente circondata dalla basilica e incorporata all'interno della cripta. Essa era il nucleo centrale di tutta la struttura e coincideva con la prima chiesa costruita intorno al 640 per accogliere le reliquie della santa, chiesa che aveva andamento N-S.
Nel 1094 iniziarono i lavori di ampliamento della prima chiesa eretta sul sepolcro della Martire, il risultato fu la cattedrale medievale, il cui spazio oggi è occupato per buona parte dall’attuale transetto della maestosa basilica settecentesca.
Il transetto, molto ampio, con balaustra in marmo e due cappelle, la Cappella del SS. Sacramento, con una tela della scuola del Sabatini, e la Cappella del Cristo Morto, con una tavola dipinta di influenza raffaellesca, è coperto da una cupola ad otto spicchi, inclusa esternamente in un tiburio ottagonale con lanterna centrale e copertura di tegole, mentre nelle parti laterali è coperto da volte a botte decorata a stucchi, opera di Venanzio Conforto del 1800.
Non meraviglia la scelta di erigere una nuova cattedrale, una scelta dettata sia dall'esigenza di custodire e conservare più degnamente le preziose reliquie di S. Trofimena, sia per evidenziare anche architettonicamente l'ascesa della chiesa locale al rango di cattedrale.
La facciata è suddivisa in tre aree: l'ingresso principale è adornato da immagini di angeli e dall'immagine della Santa in una nicchia ovale. In essa si aprono tre portali sormontati da medaglioni, quello centrale contenente un simulacro della Santa Protettrice, mentre quelli laterali sono decorati dai busti degli apostoli Pietro e Paolo. La facciata, inoltre, è alta e slanciata ed è ornata con gruppi scultorei di fattura settecentesca che coronano i tre portali d'ingresso. La facciata è costituita da più registri: nella parte più bassa si aprono quattro nicchie, nelle quali sono collocate le statue dei quattro evangelisti; la zona intermedia, delimitata da lesene, presenta nella parte centrale un'ampia finestra a sesto rialzato e nella zona più alta una meridiana è il segno del tempo che passa; tre medaglioni sormontano le porte, di cui quello centrale riproduce la santa. A sinistra della facciata sorge un grande campanile, a pianta quadrangolare diviso in quattro ordini.
Il campanile è in stile neoclassico. Secondo lo schema neoclassico, è a più registri, a pianta quadrata, con orologio alla sommità. Le superfici murarie sono scandite da lesene con capitelli corinzi, timpani e semicolonne. Alla base un portico percorribile di matrice "albertiana" determina il pieno inserimento dell’opera nella natura e nella vita del paese.
Il transetto occupa la navata centrale della più antica chiesa, costruita intorno al 1093 con andamento da Est ad Ovest ed ingresso a Sud.
Questa cattedrale era a tre navate divise da dieci colonne in porfido,cinque per lato, e misurava 38.40 m di lunghezza e m 25,60 di larghezza.
L'altare maggiore, in marmo, contiene un elemento artistico importante cioè la pala della Crocifissione, realizzata nella seconda metà del XVI secolo da Marco Pino da Siena, noto manierista attivo in tutto il napoletano, che adornò nel Cinquecento l'altare maggiore della Chiesa
L'interno della Chiesa è diviso in tre navate da grandi pilastri decorati con forme e motivi tipicamente barocchi con testine angeliche, lesene e capitelli in stile composito rivestiti in marmo, figure geometriche e floreali armonizzate in un insieme molto sobrio, delicato e lineare; esso è straordinariamente luminoso poiché la navata centrale è più alta di quelle laterali e le quattro arcate al di sotto della volta fanno entrare molta luce, che fa risplendere le decorazioni e l'architettura, in particolar modo gli stucchi sulla volta centrale, rendendo la chiesa ancora più meravigliosa.
Nella Basilica di S. Trofimena si percepisce un senso di santità e divinità, a cui contribuiscono le imponenti raffigurazioni ed i vistosi decori. L'elemento più suggestivo della Chiesa è certamente la cripta che si trova al di sotto del transetto ed è divisa in tre navate, coperte da volte a vele (i marmi dei pilastri sono di Onofrio Conforto), dove appena sotto il presbiterio, in un'urna di alabastro sono contenute le reliquie di Santa Trofimena.

La navata centrale presenta una copertura a volta a botte con lunette laterali e stucchi decorativi, mentre quelle laterali a piccole cupole. Nella navata centrale è possibile ammirare un dipinto raffigurante S. Trofimena e compatroni di Minori, S. Andrea e S. Matteo, mentre in fondo alla navata centrale, sul lato destro dietro l'organo si trova un pulpito, costruito con marmi preziosi, sostenuto da due colonnine. Anche gli altari costruiti in onore di Santa Trofimena sono costruiti con marmi pregiati e costituiscono uno degli elementi più importanti della cattedrale. Sull'altare maggiore si può ammirare il quadro di Marco Pino della Crocifissione, mentre alla sua destra, all'interno della cappella, si trova un quadro di scuola raffaellesca della Risurrezione di Cristo. Altri importanti pezzi che arricchiscono la basilica sono una tavola raffigurante la Madonna del Rosario con Santi datata 1590, una tela raffigurante il battesimo di Gesù della prima metà del cinquecento, un ambone marmoreo del 1610 e tante altre opere di indubbio valore e pregio artistico. Il pavimento della basilica, come quello della cripta, è in marmo.

Il 27 giugno 1818, in seguito al concordato tra papa Pio VII e Ferdinando I, fu soppressa e aggregata all'arcidiocesi di Amalfi in forza della bolla De utiliori dello stesso papa Pio VII. L'odierna basilica non ha subito modifiche negli ultimi duecento anni, essa si contraddistingue per le semplici linee decorative e per la maestosità architettonica.
Anna Somma

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