Uno
dei più interessanti polittici del Cinquecento è conservato a Sant’Egidio del
Monte Albino. È sull’altare maggiore della chiesa abbaziale di Santa Maria
Maddalena in Armillis ed è uno dei più bei polittici espressi del Cinquecento meridionale.
Tra l’VIII e l’XI secolo, dove sorgeva una
villa rustica romana sorse un monastero benedettino dedicato
a saint Gilles,
insieme alla chiesa di Santa Maria Maddalena annessa al monastero, attestato
per la prima volta in un documento del 1113, appartenne in origine all’abbazia di San Trifone di Ravello:
dopo la distruzione di quest’ultimo nel 1438 ne ereditò il
titolo abbaziale. La chiesa dell’antico convento benedettino fu demolita alla
fine del XV secolo a causa delle sue precarie condizioni e
sostituita da un nuovo edificio edificato tra il 1506 e il 1542. L’abitato si sviluppò intorno al monastero e fece
parte dei casali del dipartimento della Civitas
Nuceriae, la confederazione di casali che conservava il ricordo
della città di Nocera de’ Pagani dopo la
distruzione subita da Ruggero II nel 1137.
Alla
base del complesso polittico, costituito da 10 tavole, si legge la data di
esecuzione 1543, ma sull’autore regnava una grande incertezza. Si passava
infatti da Marco Pino (1525 – 1587), avanzato nel 1610 dal vescovo di
Nocera nel corso di una visita pastorale, ad Andrea Sabatini (1480 – 1545), ipotizzato dalla critica nel 1721,
per pensare, 50 anni dopo, ad un’opera del cosentino Pietro Negroni (1505 –
1567).
Più di recente era stato attribuito a più mani, ritenendo che il polittico,
cominciato da Marco Cardisco
(1486–1542), fosse stato completato da Pietro Negroni, con un
intervento marginale di Severo Ierace, cognato di Andrea Sabatini e collaboratore di Marco
Cardisco, la cui attività artistica è nota tra il 1530 e 1540. Giovanni Previtali
aveva pensato a Giuseppe Castellano nel 1972, Gino Kalby a Cardisco nel 1975 e Pierluigi
Leone de Castris a Negroni nel 1996. Le principali botteghe che agivano sul
mercato intorno alla metà del XVI secolo erano quella di Severo Ierace e Giovan
Filippo Criscuolo, che si rifaceva alla lezione di Sabatini, e la bottega di Pietro
Negroni e di Marco Cardisco, ispirata ai lavori di Polidoro da Caravaggio e in
alcuni scomparti del polittico sono evidenti citazioni della pala di S.
Maria delle Grazie alla Pescheria ora al Museo nazionale di Capodimonte.
La scoperta
di un documento reperito da Salvatore Silvestri ha gettato un fascio di luce
sul misterioso autore del polittico, identificato con Giovan Lorenzo Firello,
un pittore sconosciuto del quale si scoprono doti di grande eclettismo e di
notevole versatilità. Il documento rintracciato all’Archivio di Stato di
Salerno, redatto in un latino rattoppato, reca la data del 14 giugno 1540 e ci
informa della commissione, per la parte lignea all’ebanista Francesco Montagnaro, che è pagato 11
once in carlini d’argento, mentre per la pittura a Firello sono riconosciute
ben 10 once d’oro, oltre a due bottiglie di vino. L’atto fu redatto del
notaio Sebastiano Manso, redatto in Napoli il 14 giugno 1540, col quale gli
economi della Chiesa di Santa Maria Maddalena del casale di Sant'Egidio della
Città di Nocera de' Pagani commissionavano a Giovan Lorenzo
Firello l'opera,
precisandone dettagliatamente il contenuto, i tempi di consegna ed il compenso.
Nel documento è indicata con precisione l’iconografia, che
contemplava naturalmente anche la presenza di Sant’Egidio ed è specificato che
il costosissimo blu oltremarino, da impiegare nel polittico, sarebbe stato
fornito a parte.
La
scoperta di questo nuovo artista, così qualificato da aver prodotto uno dei
polittici di più elevata qualità del Cinquecento, apre un nuovo
capitolo nella storia dell’arte meridionale ed invita gli studiosi a
rintracciare qualche altro lavoro di questo abile pittore del quale al momento, si conosce con certezza una sola opera: il Polittico dell'Abbazia
di Sant'Egidio del Monte Albino, mentre di un'altra, un'Adorazione dei Magi, conservata al Museo
diocesano di Aversa e proveniente dalla Chiesa della Maddalena,
annessa al Convento dei Frati Francescani, si può solo segnalare la più che marcata
somiglianza con uno dei soggetti del Polittico di Sant'Egidio.
Nel livello più basso c’è una scena difficile
da identificare.
Nel secondo livello i due riquadri laterali
sono occupati da due santi la cui iconografia è sconosciuta e sono sormontati
da due tondi; la scena centrale è una bella Adorazione dei magi.
Nel terzo livello due immagini sacre di cui
non riconosco l’iconografia mentre al centro una incoronazione della vergine.
Quarto livello san Giovanni Battista e San Pietro
ai due lati una resurrezione dal sepolcro al centro.
Kyra Afeltra
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