Il
mare di ghiaccio, conosciuto anche come “Il naufragio della speranza”, è un
dipinto a olio su tela di 98x128 cm, realizzato da Caspar David Friedrich tra
il 1823 ed il 1824. Attualmente è conservato presso il museo Kunsthalle di
Amburgo.
Il
dipinto rappresentando la poppa di una nave semi-sommersa tra i ghiacci,
s’ispira alla fallita spedizione al Polo Nord delle navi Hecla e Griper di sir
William Parry.
Il
mare di ghiaccio fu dipinto per il collezionista Johann Gottlieb von Quandt.
Egli commissionò due immagini per simboleggiare il sud e il nord della
Germania, il pittore Johann Martin von Rohden (1778 – 1868 paesaggista di
formazione fondamentalmente romana e quindi aderente al gusto del pittoresco)
ricevette l’incarico di dipingere la natura del meridione nel suo abbondante
splendore, mentre la scelta su chi potesse rappresentare la natura del
settentrione in tutta la sua terrificante bellezza cadde su Friedrich.
L’opera
d’arte fu mostrata per la prima volta nel 1824 all’Accademia di Praga,
successivamente essa fu venduta insieme agli altri dipinti di Friedrich.
Il
dipinto rappresenta un naufragio nel mezzo di un mare di ghiaccio rotto in una
miriade infinita di pezzi, le cui schegge si sono accumulate dopo l’impatto,
ammassandosi l’una sopra l’altra a formare una montagna. Il ghiaccio è
diventato come una tomba, i cui bordi sporgenti e aguzzi sembrano anelare verso
il cielo.
Le
spesse lastre di ghiaccio si innalzano monumentalmente e la direzione diagonale
di tali ammassi, insieme ai frammenti di nave che si scorgono a malapena in
basso a destra del dipinto, determinano una sorte di inquietante movimento a
spirale intorno alle rovine centrali. Esse sembrano assorbire nel loro
ambizioso tendere al cielo, il resto del paesaggio. Lo sguardo dell’osservatore
è quindi focalizzato quasi esclusivamente nella parte centrale del dipinto,
dimenticando tutto ciò che sta intorno. E’ molto difficile, infatti,
individuare i frammenti di ghiaccio posizionati sulla fascia inferiore
dell’opera, che assomigliano a frecce che indicano il cielo nel suo squarcio
più luminoso e chiaro.
Il
basso orizzonte proprio delle tele paesaggistiche di Friedrich lascia in questo
quadro, il posto a un’impressionante struttura piramidale la cui base è
costituita dalle lastre di ghiaccio e la cui cima è rappresentata, invece,
dalla punta acuminata di un’altra scheggia dell’iceberg.
Il
contorno è caratterizzato da colori freddi e cupi, che suscitano nello
spettatore un senso d’ansia e di sgomento.
Non
è insolito che un dipinto abbia come soggetto un fatto di cronaca. La “Zattera
della Medusa” di Gericault è stato realizzato nello stesso periodo de Il mare
di ghiaccio, tuttavia c’è una differenza tra le due opere. Mentre l’artista
francese aveva posto al centro del dipinto il fatto di cronaca, che esso stesso
esprimeva il cuore del suo messaggio, in quest’opera di Friedrich la storia ha
solo un ruolo marginale, è un pretesto. Questo è evidente dal fatto che la nave
stessa non è immediatamente riconoscibile tra l’ammasso di ghiaccio che la
seppellisce.
Il
quadro quindi è una metafora e l’interpretazione ci è suggerita dal titolo
stesso: Il naufragio della speranza.
Si
tratta di una parabola religiosa a tutti gli effetti. Il Polo Nord è inteso
come un luogo nel quale il succedersi di cicli vitali rimane sempre uguale. Un
luogo in cui l’infinito ripetersi di giorni, stagioni, anni e secoli diventa
metafora dell’eternità di Dio, perché tutto resta identico e dove la nave,
simbolo della vita umana, è imprigionata e non può sfuggire a quell’eternità
che è la stessa di Dio. Il tentativo umano di penetrarne il mistero, quindi, è
destinato a fallire. Nulla si modifica e tutto appare immobile, come se il
tempo si fosse fermato. Viene, inoltre, fatto emergere il confronto tra l’infinito
e il finito che, a differenza delle opere precedenti di Friedrich, rappresenta
un confronto doloroso durante il quale l’uomo e le sue opere sono inghiottiti
dall’immensa potenza della natura, che talvolta è avversa.
Il
tema della navigazione proviene da un’antichissima tradizione allegorica
risalente alla cultura greca, ed è sempre stato visto come l’immagine
dell’ossessiva e continua peregrinazione dell’uomo sulla terra in cerca di
qualcosa, attraverso le avversità della natura e della vita. Tale motivo,
trasposto poi in quello del naufragio, diviene incarnazione della fragilità
dell’uomo in balia degli elementi.
All’opera
possiamo anche dare un’interpretazione politica: la nave (la speranza),
naufragata nella spedizione polare, simboleggia il naufragio delle speranze
della Germania, durante la Restaurazione, proprio come, la Zattera della Medusa
stava ad indicare il naufragio della Francia napoleonica.
Friedrich
è il pittore tedesco che per primo entrò nel clima del Romanticismo. La
Germania ebbe un ruolo fondamentale nella definizione delle teorie romantiche
sia grazie ai movimenti letterari quali lo “Sturm and Drung” sia grazie
all’opera di alcuni filosofi quali von Schlegel e Schelling. Ma l’arte
romantica per eccellenza della Germania fu la musica che ebbe come massimo
interprete Beethoven.
L’innovazione
portata avanti da Friedrich si realizzò in chiave paesaggistica: l’artista
intendeva far evolvere la concezione classica di paesaggio, inteso solo come
scenario bello da vedere, aggiungendovi il sentimento del sublime, una riunione
con il sé spirituale attraverso la contemplazione della natura.
Friedrich
fu un personaggio chiave per la trasformazione del paesaggio, fino ad allora
subordinato al dramma umano, in un soggetto autosufficiente. I suoi dipinti
includono spesso una Ruckenfigur, ovvero una persona vista di spalle, assorta
nella contemplazione del panorama. L’osservatore, quindi, si identifica nella
Ruckenfigur, il che significa assimilare il potenziale sublime della natura,
che il pennello di Friedrich ricolma di ideali romantici.
Il pittore paragonò spesso i propri paesaggi a
temi religiosi, tanto che molti dei suoi dipinti più famosi sono considerati
impregnati di misticismo religioso.
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