mercoledì 4 maggio 2016

A tu per tu con l'opera d'arte: Ciro Cuomo e La morte di Marat di David

L’opera la morte di Marat fu realizzata nel 1793. È un olio su tela e misura 162x128.

L’opera fu dipinta da Jacques-Louis David e conservata attualmente a Bruxelles nel Musèes Royaux des Beaux-Arts.
Il titolo dell’opera è “la morte di Marat”.
Si tratta di un’opera figurativa; nel dipinto vediamo il soggetto del quadro, Marat, che giace nella vasca da bagno dove trascorreva molto tempo al suo interno perché soffriva di una grave infezione cutanea contratta nascondendosi in ambienti malsani per sfuggire dai nemici della Rivoluzione francese.
Nell’opera si osserva Marat che sulla mano destra impugna una penna, mentre con la sinistra tiene il foglio parzialmente macchiato dal suo stesso sangue, poi nella composizione troviamo pochi ma essenziali elementi, come la vasca con Marat morto dentro, il lenzuolo bianco macchiato di sangue, il panno di colore verde che ricopre l’asse dello scrittoio, la penna e il calamaio, un tavolino di legno scrostato, due fogli e in basso a sinistra il coltello insanguinato e spicca la visione dello sfondo.
Inoltre comparando l’opera “la morte di Marat” si nota una forte somiglianza col braccio pendente di Marat con il “Cristo della Deposizione”.
La linea dell’opera è fluida e continua e definsce le forme, incornicia le figure e il lenzuolo bianco dove giace Marat e il panno dove egli cinge la testa dà con precisione il senso di volume.
La superficie è molto omogenea grazie anche al tipo di tecnica usata come l’olio su tela e presenta caratteristiche di lucentezza e d’ombra.
Il colore è naturalistico senza particolare varietà nel numero di colori utilizzati, ma viene utilizzata una tonalità principale quella bruna.
I colori che più spiccano nell’opera sono il rosa pallido della carnagione di Marat, il bianco dei lenzuoli; il marrone dello sfondo e il verde del panno.
Questi colori danno il senso che voleva proporre David ossia la povertà e la morte.
La luce dissezionata proviene da sinistra e definisce, in modo molto nitido, il chiaroscuro sul corpo morto di Marat e il viso che viene avvolto dalla luce che incornicia l’effetto quasi di riverbero.
Troviamo nell’opera la prevalenza del chiaroscuro che esprime profondità.
Lo spazio e il volume sono presenti nell’opera e vengono definiti dal pannello-scrittoio appoggiato sulla vasca, poi il dipinto presuppone un punto di vista ravvicinato in modo da far risaltare Marat.
La composizione si sviluppa lungo un’asse orizzontale  data dalla lunghezza della vasca da bagno e lungo la direttrice verticale del braccio.
L’opera rappresenta l’uccisione di Marat da una donna, facente parte del gruppo rivoluzionario moderato dei Girondini, che riteneva l’uomo responsabile della sconfitta Girondina e degli eccessi della guerra civile.
La donna si chiamava Carlotta Corday che nel 1793 uccise Marat quasi contemporaneamente dell’avvenimento del fatto.
Egli nacque a Saint-Saturnin-des-Ligneries nel 1768 e morì nel 1793.
Carlotta Corday si presenta a casa di Marat con il pretesto di presentargli una supplica e mentre scriveva i fogli di assenso alla sua richiesta lo pugnalò a morte.
È stata una rivoluzionaria francese nota soprattutto per aver ucciso Jean-Paul Marat. Alla figura di Charlotte Corday d'Armont si sono ispirate numerose opere, soprattutto teatrali.
Ammiratrice di Rousseau e degli eroi di Plutarco e di Pierre Corneille (di cui era pronipote), si appassionò alle idee repubblicane dei girondini. Gli eccessi rivoluzionari e la proscrizione dei deputati girondini (31 maggio e 2 giugno 1793) la convinsero di dover uccidere Jean-Paul Marat, che, secondo lei, era il principale sobillatore della guerra civile. Giunta apposta da Caen a Parigi, il 13 luglio 1793 riuscì a farsi ricevere in casa dallo stesso Marat e lo pugnalò mentre era nel bagno. Condannata a morte dal tribunale rivoluzionario, fu messa alla ghigliottina quattro giorni dopo.
Il dipinto ha una forte caratterizzazione storica, come quella della lotta rivoluzionaria.
L’autore dell’opera: Jacques-Louis David  probabilmente fosse anch’essi un rivoluzionario il quale vuole incidere per sempre questo momento come ad esaltare la figura di Marat e dei combattenti per la rivoluzione; riproducendolo come un eroe morto sull’altare della libertà per tener fede ai suoi ideali.











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