"Talento
avaro, crudele, collerico, sofferente, straordinario miscuglio di qualità in
contrasto": così ci descrive Ingres il poeta francese Charles Baudelaire
nel 1848.
Il
Bagno Turco (Le Bain Turc) è un dipinto del diametro di 108 cm del pittore
Jean-Auguste-Dominique Ingrès, probabilmente fra i più noti dell’artista,
realizzato nel 1862 usando la tecnica dell’olio su tela, trasportato su tavola.
Attualmente l’opera è visibile al museo del Louvre di Parigi.
Definito
uno dei dipinti più intensamente personali di Ingrès, nonché una sintesi di
tutte le esperienze che l’autore aveva fatto a cominciare da sessant’anni prima
della realizzazione del bagno turco; infatti, numerosi disegni provano che le
figure sono state studiate singolarmente e nelle reciproche, mutevoli
relazioni. L’opera era originariamente rettangolare, solo nel 1863 lo stesso
Ingrès la convertì in un tondo. La scelta di convertire l’opera è una sorta di
omaggio a Raffello, quest’ultimo, infatti, è uno degli artisti che riuscirono a
dare al tondo la sua disposizione più completa e più perfetta. I tondi di
Raffaello che possono fare da esempio sono la “Madonna della Seggiola” e la
“Madonna d’Alba”. Tuttavia la scelta della forma circolare da parte di Ingrès, rileva
anche la ricerca dell’Arabesco e della sinuosità.
Con
questo dipinto Ingrès vuole evidenziare l’ironia del ritrarre un soggetto nudo
ed erotico alla sua età, inserendo un’iscrizione nell’opera che recita AETATIS
LXXII, scritta che significa “a ottantadue anni”. Peraltro nel 1867, quando
oramai l’artista aveva ottantasette anni, disse che possedeva ancora il fuoco
di un uomo di trent’anni. L’opera non fu realizzata grazie a modelle in posa,
bensì prendendo spunto da vari dipinti prodotti durante la sua carriera, come
la figura della “Bagnante di Valpiçon” (raffigurata nella parte centrale del
dipinto) e della “Grande Odalisca”. Ingrès dipinse il bagno turco sotto
l’influenza delle parole scritte da Lady Mary Wartley Montagu, ambasciatrice di
Inghilterra in Turchia. La signora, infatti, scrisse nelle sue lettere le
impressioni che ebbe dopo aver visitato i bagni turchi di Costantinopoli.
Ingrès riportò fedelmente le parole scritte dall’ambasciatrice nel dipinto,
facendo attenzione a non tralasciare niente.
Attraverso
l’opera, possiamo capire che Ingrès affronta i temi del Romanticismo sempre con
gusto Neoclassico. Nonostante tutto, a differenza di Delacroix che visitò un
harem in Algeria di persona, Ingres non fu mai né in Africa né in Medio
Oriente, e le cortigiane che ritrae hanno sembianze europee o caucasiche: il
tema orientale era per lui piuttosto un pretesto per ritrarre donne nude in un ambiente
sensuale e lascivo, mentre gli elementi esotici sono sporadici e
approssimativi. Egli dipinse in secondo piano le signore che si abbandonavano
sui tappeti, mentre in primissimo piano mette una ragazza di spalle con un
turbante che suona uno strumento a corda. Alla sua destra c’è l’ambasciatrice
bionda con le braccia conserte, quasi a simboleggiare il suo imbarazzo fra
tanta nudità, mentre la serva le acconcia la chioma con delicatezza. Ingrès
modificò più volte questo dipinto prima di considerarlo terminato. Quest’opera
era stata commissionata al pittore da Napoleone III, ma non piacque a sua
moglie e quindi la restituì al mittente. Dieci anni dopo l’opera fu venduta
all’ambasciatore turco di Parigi. Il bagno turco è un dipinto molto diverso da
quelli visti in Europa fino allora, infatti, è elegante e molto raffinato. Le
opere migliori di Ingrès sono dipinti come questi, proprio perché l’artista è
un profondo conoscitore del nudo femminile. Questo grande pittore è nato nel
1780, è accostato al movimento Francese del romanticismo, anche se questa
espressione suscita molti dubbi e perplessità. Ingrès si ribellò alla teoria
del “bello ideale”, ma non intraprese la via seguita dal suo mai amato
avversario Delacroix; e se in gioventù fu effettivamente affiancato al
Romanticismo, l’età matura lo legò al Classicismo, proprio come Ugo Foscolo in
letteratura.
Formatosi accanto a David, Ingrès ottiene un
primo riconoscimento con il Prix de Rome, e in seguito suscita dibattiti sul
suo modo di dipingere appiattendo i volumi e spesso utilizzando le linee. Dopo
un periodo a Villa Medici tornò a Parigi e partecipò al Salon del 1824,
ottenendo poi la carica di direttore dell’Accademia di Francia a Roma.
Jean-Auguste-Dominique Ingrès tornò a Parigi e nel 1867 morì.
Con il bagno turco Ingrès non voleva fare un
ritratto, infatti, i volti delle donne non si vedono mai e non si incrociano
l’una con l’altra. Intento e mezzi sono diversi da quelli Neoclassici, ma le
bagnanti di Ingrès vivono del loro isolamento, del loro essere tutte e nessuna,
di essere sol creature vagheggiate con la forza dell’amore.
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