lunedì 9 ottobre 2017

A tu per tu con l’opera d’arte: Massimo Capuozzo e l’Enseigne de Gersaint di Antoine Watteau

La fine del «Grand siècle», la morte di Luigi XIV e il nuovo regime, a capo del quale sale suo nipote, rappresentano una svolta nella Storia e nella Storia dell’Arte francese. Questi eventi furono accompagnati, a Parigi, da un senso di sollievo e di euforia, reso molto bene nell'ultimo quadro di Watteau, l’Enseigne de Gersaint, ma si tradusse, alla fine degli anni Venti, in un timore di decadenza.
Antoine Watteau, di ritorno dall’Inghilterra, dipinse l'Enseigne de Gersaint, un olio su tela di ampie dimensioni (1,66 × 3,06 m), nell'autunno del 1720 in otto giorni, baciati da un particolare stato di grazia.
Watteau accelerò il processo creativo, che gli permise di completare un dipinto molto più grande di quelli che normalmente eseguiva, forse per il peggioramento della sua salute e per il sentirsi prossimo alla morte, che lo colse nel mese di luglio del 1721.
Questo dipinto era destinato ad essere un cartellone pubblicitario per un suo amico, il mercante d’arte Edmé-François Gersaint, nella cui casa Watteau aveva soggiornato e aveva tratto ispirazione per questo dipinto il cui tema centrale è concentrato sulla vendita dell'arte. Gersaint fu un mercante fondamentale nello sviluppo del mercato dell'arte e degli articoli di lusso durante la Reggenza, quando il gusto prevalente diventò il Rococò.
L’insegna fu appesa quindici giorni all'esterno del negozio di Gersaint, situato a Parigi sul centralissimo ponte Notre-Dame, e suscitò l’ammirazione di tutta Parigi.
Il dipinto raffigura un’immagine molto originale, perché rappresenta una scena di vita quotidiana in strada, nell’interno di negozio con clienti e venditori: un tema di vita quotidiana "contrario a tutte le norme artistiche del tempo" e completamente atipico alla poetica di Watteau.
«Quest’opera di occasione – come rileva Frédéric Gaussen in Paris vu par les peintres del 2004 – realizza un doppio prodigio: da un lato essa è un documento inestimabile sulla vita cittadina del tempo; da un altro, per la modernità della sua fattura, essa anticipa i grandi osservatori della vita parigina, che saranno, più di un secolo dopo, Daumier, Manet e Degas.».
Nell’interno della galleria d’arte, molte persone dell'élite parigina acquistano opere d'arte e sembrano indifferenti alla facciata misteriosamente scomparsa e sono più preoccupati di ottenere i pezzi desiderati.
Dodici personaggi – uomini e donne la cui eleganza è evidenziata dal riflesso luminoso emesso dalla luce sui loro abiti di raso – che sarebbero potuti essere cortigiani ieri a Versailles, parlano dei molti dipinti esposti e li sottopongono al loro severo giudizio critico: nudità mitologiche, opere religiose, una natura morta, un paesaggio. Si possono distinguere alcuni autori di questi dipinti e ma i nomi di maggiore prestigio sono veneziani del Cinquecento come Veronese, Bassano, e i due Palma oltre che fiamminghi del Seicento come Rubens e i dipinti appesi alle pareti sono realizzati secondo il gusto tipico di quei pittori. Ovviamente l’Enseigne non rappresenta opere davvero in vendita, neanche i clienti sono veri e i volti sono poco riconoscibili, non sono quindi dei ritratti.
Questa tela è dunque una visione ideale del negozio di Gersaint.
Si deve notare che manca la facciata del negozio: una donna sta entrando nel negozio a sinistra, dove presumibilmente c’era l’ingresso; vediamo anche l’acciottolato della strada.
Mentre un cane dorme in un angolo della strada un cane alla destra dell'immagine, mentre all'altro lato un facchino in piedi sembra indifferente alla scena. Il cane nell'angolo è direttamente ispirato a quelli dell’Incoronazione di Maria dei Medici di Rubens: così Watteau volle rendere omaggio al grande pittore.
In primo piano, a sinistra, un giovane e una giovane donna, stanno entrando per quella che dovrebbe essere la porta del negozio, gettano uno sguardo distratto ai gesti di un dipendente garzone della galleria chiuso nel suo camice, sta mettendo le opere acquistate in una grande cassa di legno.
Al bancone, un uomo e sua moglie guardano uno specchio, non sappiamo se contemplano il loro riflesso o ammirano l'oggetto stesso.
Sullo sfondo, a destra, un commerciante presenta una scena mitologica. 
Una coppia piuttosto anziana esamina con attenzione un grande quadro ovale che rappresenta una scena mitologica: la donna in abito scuro e cappello esamina il paesaggio con il mento appoggiato alla mano, mentre il suo compagno guarda nudi femminili.
Altri tre visitatori ammirano sognanti uno specchio da toilette che è mostrato da una giovane donna seduta dietro un grande banco di quercia.
Anche se questo dipinto non è una rappresentazione vera della galleria di Gersaint, offre agli spettatori la visione che l'elite ha di una solida e fiorente galleria francese: cattura la clientela di alta classe e il fiorente commercio che ha reso il negozio d'arte una parte vitale del mercato d'arte francese del XVIII secolo.
Lo sguardo di Watteau è mezzo divertito, mezzo distaccato, sembra quasi dare un addio al passato: tra ieri e domani, questa splendida immagine, dipinta durante la reggenza, è un po' il simbolo del crepuscolo di un regno, del crepuscolo del Grand Siècle. Non è casuale che il nome scelto da Gersaint per il suo negozio, era Au Grand Monarque. E non è casuale che il garzone confeziona un Ritratto di Luigi XIV dipinto da Hyacinthe Rigaud; l'immagine del re è già seminascosta come se lui fosse già sulla strada del dimenticatoio.
Watteau si avvicina a questo capolavoro finale in modo del tutto diverso dalle altre opere. Normalmente dipingeva lentamente, ma quest'ultima opera che avrebbe lasciato al mondo sarebbe stata l'eccezione.
Resta che questo è il testamento artistico di Watteau.

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