Andrea
Sabatini, meglio conosciuto come Andrea da Salerno, nacque a Salerno nel 1480 agli
inizi del Cinquecento, e fu promotore di un dichiarato rinnovamento pittorico
che gli consentì di acquisire una posizione di rilievo nell’ambito della
produzione figurativa campana e meridionale.
Non c’è
nulla di certo riguardo alla sua formazione, ma è sicuramente il pittore più
rappresentativo della stagione artistica tra la fine del Quattrocento e il
primo trentennio del secolo successivo in Italia meridionale.
Bernardo
De Dominici, nella sua opera Vite de'
pittori, scultori e architetti napoletani del 1742 ipotizza che Sabatini si
sia formato presso Raimo Epifanio Tesauro (1480-1511), pittore napoletano
che godette di una certa reputazione presso i suoi contemporanei. Lo stesso De
Dominici riferisce precedente ipotesi circa l'apprendistato di Andrea presso Antonio Solario, detto lo Zingaro, uno dei
grandi maestri del Rinascimento napoletano, ipotesi che ad
avviso dello stesso De Dominici è da rigettare anche per ragioni cronologiche.
Sempre
secondo il racconto di De Dominici, Sabatini si recò a Roma per studiare le
opere del Perugino, in quanto
fortemente colpito dalla Pala
dell'Assunta del Vannucci, dipinta nel 1506 e collocata nel duomo di Napoli.
Una volta a Roma però, Andrea sarebbe entrato nelle grazie di Raffaello e da
questo reclutato nella équipe di pittori da lui coordinata per la decorazione
delle stanze vaticane.
Attendibile o meno che sia questo
racconto, l'influenza raffaellesca sull'opera di Sabatini, desumibile
dall'analisi delle sue opere, è abbondantemente condivisa e, d'altro canto,
anche a prescindere da questa ipotetica collaborazione, l'opera di Raffaello
era nota a Napoli in virtù della presenza in città, presso la chiesa di San Domenico Maggiore, della Madonna del Pesce del 1514, per la cappella di Santa Rosalia su commissione
di Giovanni Battista del Duce e della Madonna
del Duca d'Alba, oggi alla National Gallery di Washington.
Ancora va segnalato nel 1515 il trasferimento a Napoli
di Cesare da Sesto, che realizzò un monumentale
polittico per l'abbazia della
Santissima Trinità di Cava dei Tirreni. Cesare da Sesto, allievo
lombardo di Leonardo proveniva da un soggiorno romano dove aveva lavorato per
Giulio II Della Rovere e a Roma, pur senza mai distaccarsi dalla matrice
naturalistica lombarda, arricchì il linguaggio leonardesco con riprese
dall'arte classica e da Raffaello.
Un altro arrivo
eccellente fu il ritorno di Polidoro da Caravaggio che dopo
il sacco di Roma e la morte per peste di Maturino, si trasferì per breve tempo
a Napoli, dove, secondo Vasari, eseguì un S. Pietro in S.
Maria delle Grazie a Caponapoli, oggi perduto, e in S. Angelo della Pescheria dipinse "una tavolina a olio nella
quale è una Nostra Donna e alcuni ignudi di anime cruciate e alcuni quadri in
quella dell'altar maggiore di figure intere sole".
Ancora intorno al 1530 giunge a Nocera
Inferiore la cosiddetta Madonna del duca d’Alba di Raffaello. Quest’opera si trovava
nel convento degli olivetani di Nocera
Inferiore, fondato nel 1530. Su
come vi fosse giunta esistono due ipotesi: una che fosse stata commissionata da Paolo
Giovio, vescovo di Nocera, l'altra, più attendibile, che vi fosse stata
portata dal fondatore del convento, Giambattista Castaldo (1493 – 1563)
il condottiero nocerino al soldo di
Carlo V che la avrebbe ottenuta durante il Sacco
di Roma del 1527, al quale aveva preso parte. La
fondazione del convento degli Olivetani era stata dopotutto una sorta di ex voto dopo i fatti del 1527. Il dipinto nel 1686 l'opera
lasciò Nocera e passò nelle mani
del marchese de Caprio, viceré di
Napoli, che lo portò in Spagna per poi finire nella collezione del duca di Alba
da cui l’opera prende il nome.
È questa la svolta di Sabatini verso
la maniera moderna con la precisa
attenzione a fatti che la critica ha da tempo rilevato e che si annidano
intorno ad arrivi eccellenti da Cesare da Sesto alle due opere di Raffaello e,
stando ancora a De Dominici, Sabatini, a Napoli, avrebbe stretto anche un
sodalizio artistico con Polidoro da
Caravaggio, rifugiatosi nel Regno dopo il Sacco di Roma.
L'attività artistica di Sabatini si è
svolta prevalentemente in un'area oggi collocabile tra le province di Napoli e
Salerno e nel territorio del basso Lazio: negli anni finali della sua vita Sabatini
fu infatti impegnato nel grande cantiere dell’abbazia di Montecassino dove, con
l'aiuto dei suoi discepoli Giovanni
Filippo Criscuolo e Severo Ierace,
realizzò diverse tavole raffiguranti la vita di san Benedetto.
Tuttavia, nell’attività iniziale di
Sabatini, in particolare nelle prime opere che ci sono rimaste, si evidenziano
soprattutto ascendenze del Perugino e
del Pinturicchio e, poi, anche del
leonardesco Cesare da Sesto, pittore
milanese attivo nel Meridione in Sicilia e successivamente a Napoli, che realizzò
nel 1515 un monumentale polittico per l'abbazia di Cava dei Tirreni. Testimonia
questa influenza iniziale anche la circostanza che la Natività, attualmente esposta alla Pinacoteca provinciale di Salerno, a lungo ritenuta pacificamente
opera di Sabatini, è stata attribuita nel 1985 a Cesare da Sesto: i suoi
rapporti con Cesare da Sesto e con Girolamo
Ramarino, con i quali lavorò al Polittico
di Cava de’ Tirreni sono noti[1].
La decisa adesione allo stile di
Raffaello è, quindi, una scelta della maturità artistica di Sabatini,
orientativamente collocabile alla metà del secondo decennio del Cinquecento.
Con le tavole del polittico
proveniente da Buccino di cui rimangono la Madonna
delle Grazie, S. Antonio Abate, S. Agostino e S. Michele, si entra a diretto contatto con uno dei prodotti più
moderni del primo Cinquecento meridionale: il gruppo di dipinti dell’artista
salernitano, in una fase di crescente affermazione che culminerà nell’attività
napoletana, rivela il tentativo di conciliare le esperienze legate al limpido
classicismo attinto da Raffaello sperimentato attraverso l’esito positivo del
polittico di S. Valentino Torio, caposaldo
del suo percorso artistico e manifesto della progressiva apertura della cultura
meridionale alla Maniera Moderna a partire dal primo decennio del secolo XVI. I rinnovati interessi
verso formule leonardesche introdotte da Cesare da Sesto, con il polittico
della Badia di Cava dei Tirreni. le tavole provenienti da Buccino, rivelano il
tentativo di conciliare le esperienze legate alla matrice raffaellesca con i
rinnovati interessi verso le formule leonardesche introdotte da Cesare da Sesto
con il polittico della Badia di Cava dei Tirreni.
Di questo periodo sono l’Ecce Homo della Cappella del Monte di Pietà a Napoli, il San Nicola e il Matrimonio
Mistico di Santa Caterina per la chiesa
di S. Francesco a Nocera Inferiore (che lo vide brillante interprete di
spunti iberici della Machuca) e la Madonna
di Costantinopoli con i Santi Francesco e Giovanni Evangelisti, provenienti
dalla chiesa di San Francesco di
Eboli, ora presso il Museo Diocesano
a Salerno.
Un ritorno al gusto geometrizzante e
un adeguamento verso scelte anticlassiche si avvertono nell’artista dopo la
sosta di Polidoro da Caravaggio a Napoli.
Al Sabatini sono inoltre attribuite L’Incredulità di S. Tommaso, una tavola
nella Chiesa di Santa Maria Maddalena
ad Atrani ed il Cristo accolto
dall'Eterno Padre della Cattedrale di Castellammare di Stabia.
Ad Amalfi
nella Chiesa di S. Francesco il coro
in l
egno, decorato dalla scuola di Andrea Sabatini e la Deposizione realizzata dallo stesso Sabatini. Interessante un
polittico del XVI secolo, sempre nella Chiesa
di S. Francesco, rappresentante i Misteri mariani con la Vergine al centro,
attribuito all'artista.
Su un
vano porta sulla navata destra del Duomo
di S. Lorenzo a Scala c’è una tela raffigurante l'Ecce Homo con S. Sisto Papa, della sua scuola.
All'interno
della straordinaria Collegiata di San Giovanni Battista a Vietri sul Mare è
custodito un polittico di Andrea Sabatini e altri artisti di quel tempo.
È di Sabatini
una tavola dell'Adorazione dei Magi
nella sagrestia della cappella di S. Filippo Neri a Capri.
A Castellammare
di Stabia figura un trittico raffigurante la Madonna delle Grazie nella chiesa
di Sant'Eustachio opera della scuola di Andrea Sabatini. Il secondo dipinto
si trova nella Cappella del Santissimo Sacramento della Cattedrale raffigura il Cristo morto attribuita
recentemente ad Andrea Sabatini.
A Maiori nella Chiesa
di Santa Maria delle Grazie sono presenti tele del ‘400 con la Visitazione, la Crocifissione della scuola di Andrea Sabatini.
Annamaria D'Auria
[1] L’opera è a due ordini. È formata da sei tavole e una
predella divisa in tre scomparti. Fungeva da pala per l’altare maggiore della
Chiesa della SS. Trinità della Badia
di Cava. Si tratta di un insieme organico di sei dipinti: Madonna in Gloria, San Pietro, San Paolo, Battesimo di Cristo, San
Benedetto, San Gregorio. La predella raffigura dodici Santi Benedettini.
L’opera è ricordata per la prima volta nel 1743, nelle Vite di Bernardo De Dominici,
che attribuì la tavola centrale con il Battesimo di Cristo ad Andrea Sabatini.
Frizzoni, nel 1891, propose l’attribuzione di essa a Cesare da Sesto, poiché è
in perfetta sintonia stilistica e iconografica con un analogo Battesimo di Cristo, opera di Cesare,
conservata nella Collezione Gallarati-Scotti
a Milano. La svolta attribuzionistica del polittico di Cava avvenne nel 1977
per opera di don Simeone Leone che, analizzando documenti di archivio, riuscì a
scoprire alcune cedole di pagamento in cui compaiono i nomi dei pittori autori
«de la cona de lo altare mayore» della chiesa abbaziale di Cava de’Tirreni. Si
tratta di un polittico dipinto a due mani: dai pittori «Maestro Hieronimo
pintore e del Maestro Cesare Milante» ossia di Girolamo Ramarino da Salerno e
del più noto Cesare da Sesto. Alla mano di Cesare invece sono attribuibili la
figura della Madonna in Gloria, il Battesimo di Cristo, il San Gregorio. Anche
i pannelli con le figure di San Pietro e San Paolo hanno un’impostazione che
deriva da Cesare da Sesto, ma l’esecuzione fu verosimilmente dovuta a Girolamo
da Salerno e collaboratori, vista la qualità più modesta di queste figure. In
questa vicenda emerge la personalità, ancora poco studiata, di Girolamo da
Salerno, un pittore a cui sono state attribuite alcune opere come un San Benedetto al Museo di Capodimonte, un affresco con Messa di S. Pietro in S.
Pietro ad Aram e una Morte della
Vergine in una collezione privata napoletana, proveniente da Vico Equense.
Di lui si conoscono ancora una Trinità
nei depositi del Museo di Capodimonte,
due Adorazioni dei Magi, una al Pio Monte, l’altra in S. Giovanni Maggiore a Napoli e una
lunetta col Cristo passo della Badia di Cava de’Tirreni. Speriamo che ci
possano essere altri ulteriori studi su questo quasi sconosciuto artista
salernitano del Cinquecento.
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