Jusepe
de Ribera è stato un pittore e incisore spagnolo nato a Jàtiva, in provincia di
Valencia, nel 1591 dove si formò sotto la giuda di Francesco Ribalta. Noto anche come lo Spagnoletto per la sua bassa statura, egli è considerato uno dei
maggiori esponenti della scuola partenopea della prima metà del ‘600.
Sul
Ribera giovane ci sono poche notizie
certe, anche perché l'artista spagnolo, fino ai venticinque anni, non usava
firmare le sue opere. Successivamente però in Italia il suo grande talento non
passò inosservato e gli procurò subito committenze importanti e la sua pittura
influenzò, infatti, tutta la pittura europea nel XVII secolo.
Per
seguire il padre, soldato spagnolo a servizio in Italia, lo Spagnoletto lasciò la Spagna per
trasferirsi in Italia. Inizialmente visitò il Nord dove inseguì le orme di
Caravaggio e realizzò copie e imitazioni di Tintoretto e di Correggio: visitò
Cremona, poi Milano e, dopo un breve soggiorno a Parma nel 1610, su invito del
marchese Mario Farnese, rientrò a Roma, accolto nell’Accademia di San Luca.
A
Roma, Ribera fu attento non solo alla rivoluzione caravaggesca, ma anche ai
molteplici fermenti presenti in quel crogiuolo artistico che era la Roma
dell’epoca, dal classicismo dei Carracci
e di Guido Reni alle suggestioni fiamminghe derivate da pittori come van Baburen e Terbruggen, attirati a Roma dal realismo di Caravaggio:
soprattutto, questo ricco patrimonio pittorico fu adattato da Ribera alle
proprie esigenze e coordinate culturali.
A
Roma Ribera rimase fino al 1616 qui dipinse le sue prime opere, la serie dei Cinque Sensi: la Vista oggi al Museo Franz
Mayer di Città di Messico, il Gusto
al Wadsworth Atheneum di Hartford, l’Olfatto nella collezione D. J. Abelló di Madrid, il Tatto alla Norton Simon
fundation di Pasadena, l’Udito oggi
disperso e noto solo da copie. La serie
dei sensi dimostra la sua adesione al naturalismo caravaggesco,
interpretato con accentuato realismo e forte intensità emotiva. Fondamentali
per comprendere alcuni aspetti del peculiare naturalismo dello Spagnoletto i Sensi, sono straordinari ritratti a
mezzo busto di marcato realismo e di grande spessore psicologico, ampiamente
copiati e venduti in tutta l’Europa. Proprio attraverso copie erano noti fino
al 1966 quando Roberto Longhi rintracciò Il
Gusto, a cui fece seguito il ritrovamento degli altri quattro dipinti del
ciclo, ora conservati in giro per il mondo.
Per
Ribera, il periodo tra il 1615 e il 1616 fu punteggiato da viaggi nella
capitale del Viceregno, preparatori forse del suo matrimonio con Caterina. Appartengono
a questa fase opere con filosofi, apostoli e crudeli martirî, ancora di schietto
realismo e di straordinaria resa pittorica come il Democrito o Geografo
sorridente; il Sant’Andrea in
preghiera e il Martirio di san
Bartolomeo di Firenze, commissionato nel 1617, quando Ribera si era appena
trasferito a Napoli.
Il gioiello
del periodo è il grande Calvario di Osuna,
dipinto verso la fine del 1618 per la moglie del viceré di Napoli, affiancato
da altre due pitture di historie
sacre, attribuite solo recentemente a Ribera: la Resurrezione di Lazzaro del Prado e la Negazione di San Pietro, proveniente dalla Galleria Corsini.
Una Madonna col Bambino che consegna la Regola a
san Bruno, dipinto da Ribera nel 1624 alle soglie della maturità, chiude la
rassegna. Ma per ammirare i capolavori del pittore, basta salire al piano di
sopra del museo napoletano e fare un giro nelle sue collezioni.
Nel
1616 Ribera sposò Catalina, figlia del pittore Giovanni Bernardo Azzolino, e si trasferì a Napoli.
Dal 1616-1620
Ribera passò sotto la protezione del viceré e grande statista Duca di Osuna. Le
prime opere che eseguì a Napoli, gli
Apostoli della Quadreria dei
Girolamini e i SS. Pietro e Paolo,
sono collegate alle opere che eseguì a Roma. Il suo modo di dipingere è
caratterizzato da una completa adesione al luminismo caravaggesco; la sua è una
pittura drammatica e tenebrosa, ricca di vistosi effetti chiaroscurali.
Nel
1626, Ribera eseguì il Sileno ebbro,
dipinto celebre per il suo grottesco umorismo e per i violenti contrasti di
luce.
Alla
morte del Duca di Osuna nel 1626, Ribera passò sotto la protezione del Duca d'Alba
per il quale realizzò anche incisioni e disegni che lo resero uno degli artisti
più prestigiosi d'Europa.
Dopo
aver ricevuto a Napoli la visita di Jusepe
Martinez, Pacheco e Diego Velazquez (1599 - 1660), Ribera
rifiutò di tornare in Spagna.
Importante
fu il suo incontro con Velazquez che
avvenne a Napoli nel 1630 e che determinò un cambiamento nella sua pittura che
divenne più pacata e quotidiana caratterizzata dall'uso di un colorismo più
chiaro.
Nelle
opere più tarde dell'artista la composizione diventò più libera e i colori più
chiari, riuscendo a rappresentare atmosfere più delicate, nelle quali la vita
interiore dei personaggi diventa l'elemento principale, come ne La Pietà e l'Apollo e Marsia, entrambi del 1637, che rivelano uno stile
elegante, con suggestioni di Van Dyck, e il passaggio dalla maniera di Caravaggio
a quella barocca.
Intorno
agli anni '30-'40 a Roma si iniziò a diffondere la cultura-neoveneta che
influenzò notevolmente la pittura di Ribera, come si può notare dalle tele come
Venere e Adone o Giacobbe e Isacco.
Nei
primi anni '40 Ribera, seppure gravemente malato, continuò ad esercitare la sua
attività, realizzando capolavori come il Matrimonio
mistico di Santa Caterina, l'Adorazione
dei pastori di Castellammare Di Stabia e la Comunione degli Apostoli di San Martino.
La
maggior parte delle sue opere fu eseguita a Napoli, anche se lasciò alcuni
lavori anche ad Aversa, per la precisione nella chiesa di San Francesco delle Monache, dove dipinse sull'altare
maggiore della chiesa l'Estasi di San
Francesco. Il dipinto, datato 1642 e firmato dall'artista, è sempre stato
lodato dai critici.
In
questi anni il suo lavoro è quasi sconosciuto all'estero ed ignorato anche in
Spagna, tanto che quando nel XVIII secolo la regina Elisabetta Farnese censì le
perdite subite a causa di un incendio, le opere di Ribera furono erroneamente
attribuite a Murillos. Jusepe de Ribera
morì a Napoli nel 1652, anno in cui realizzò la sua ultima opera, Lo Storpio, nel quale l'abilità nel
ritrarre la personalità del soggetto segnò un punto di rottura con le
idealizzazioni del Manierismo e fu la principale eredità che Ribera lasciò all'arte
spagnola dei secoli seguenti.
Ribera
fu sepolto nella Chiesa di Santa Maria
del Parto nel quartiere Mergellina a Napoli.
Rosaria
Esposito
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