La
cronaca Reginna Minori Trionfante,
scritta nella prima metà del Settecento dallo storico Pompeo Troiano, riporta un dato molto interessante relativo allo
sviluppo urbano della città nei primi secoli del Medioevo. Mancano, tuttavia,
notizie precise circa la composizione demografica, religiosa e sullo sviluppo
urbano della città per i primi secoli dell'alto medioevo, ma è quasi certo che
buona parte del centro urbano si sarebbe sviluppato nella località collinare di
Forcella. Solo successivamente, con l'arrivo delle reliquie di Santa Trofimena, si registrò un graduale
spostamento del centro urbano verso la zona costiera.
Sempre
Troiano traduce il nome greco Reginna
in frattura o valle, con un chiaro riferimento alla struttura orografica della
città mentre l’aggettivo Minor fu
introdotto per differenziarla dalla vicina e più estesa Maiori. Dal XIII
secolo, tuttavia, l’appellativo Reginna
cadde in disuso, per il fenomeno delle formazioni neolatine, per le quali
l’aggettivo tende a sostituire e a cancellare l’uso del sostantivo, con la
naturale conseguenza che i due centri costieri furono da allora identificati semplicemente
come Minori e Maiori.
Secondo
le recenti acquisizioni storiografiche, la fondazione delle più antiche città
della costa d’Amalfi fu preceduta dalla formazione di piccoli centri urbani
sorti nelle zone collinari dei Monti Lattari: un territorio facilmente
difendibile dalle incursioni degli eserciti barbari del V secolo. L’antica
Reginna Minor conobbe quindi un primo e graduale sviluppo urbanistico in età
medievale.
L’origine
della città va ricercata nei secoli compresi fra il V e il VI, nel periodo in
cui le aree interne della Campania furono devastate prima dalle invasioni dei
popoli di origine germanica e successivamente dalle distruzioni della guerra
gotica. Solo successivamente, con l’interrompersi di tale minaccia, si registrò
un progressivo spostamento dei centri urbani verso la costa.
Per
Minori tale fenomeno fu sicuramente favorito dal ritrovamento dei resti della
Vergine e Martire siciliana Trofimena, che la tradizione locale riconduce al
640. Santa Trofimena è venerata come patrona nella cittadina di Minori, nella
cui basilica ne sono tuttora conservate le spoglie.
La sua
agiografia è piuttosto contorta e oggetto di controversie. La tradizione
popolare la vorrebbe originaria della cittadina siciliana di Patti, dove
sarebbe venerata come santa Febronia. Ancora secondo la tradizione, subì il
martirio durante la persecuzione di Diocleziano in tenera età (intorno ai
dodici-tredici anni) forse per mano dello stesso padre, in conseguenza del suo
rifiuto al matrimonio con un pagano. Il corpo, affidato alla custodia di
un'urna, fu gettato in mare, dove le correnti lo spinsero fino alla spiaggia di
Minori. Presumibilmente verso il 640 l'urna, ritrovata da una lavandaia, fu
fatta trasportare da una pariglia di giovenche bianche (divenute poi il simbolo
della Santa) fin dove oggi si vede eretta l’imponente Basilica.
Dei
resti di Trofimena si ha notizia storica fin dagli anni 838-839, secondo quanto
riportato da una fonte anonima che narra del trafugamento e delle varie
traslazioni subite dai resti della Santa per opera dei Longobardi del principe
Sicardo di Benevento.
Dopo
questi avvenimenti, per paura di successivi trafugamenti, il corpo della santa
fu deposto sotto l'altare, ma alcuni di essi promisero di non riferire mai il
luogo vero della sepoltura che fu l'attuale cripta. Una volta decedute queste
persone, i minoresi decisero di riprendere le reliquie dall'altare, ma non vi
trovarono niente. Esse furono ritrovate solamente nella notte del 27 novembre
del 1793 e ad esse fu dedicata la moderna cripta della basilica, dove ancor
oggi sono conservate: la moderna cripta è opera del Ragozzino, scultore di
rilievo nel panorama del barocco napoletano.
Nello
stesso punto in cui sono oggi conservate le spoglie della Santa, quando nel 987
Minori divenne sede vescovile, fu costruita la cattedrale sopra al tempio,
essendo questo il luogo più sacro del paese: essa fu costruita dalle fondamenta
in luogo della vecchia chiesa romanica, piccola e inadeguata per le esigenze
del culto locale. Grazie a questo avvenimento la città visse il momento più
importante della sua già plurisecolare storia: il privilegio di conservare il
corpo di S. Trofimena, prima protettrice del Ducato Amalfitano, rappresentò
l’elemento principale che ne determinò l’elevazione a diocesi.
Questo
comportò un completo riassetto della vita religiosa e civile, i vescovi,
responsabili del governo spirituale e temporale della nuova diocesi, infatti,
diedero un nuovo ordinamento alla vita del paese. Dal 987 al 1818 si
succedettero ben 57 vescovi, testimonianza dell'antichità e della lunga vita
della diocesi minorese.
La
scelta di Minori quale sede vescovile non è legata né alla vastità del
territorio né alla densità demografica o al suo peso politico-economico
all'interno del Ducato di Amalfi, ma alla presenza tra le mura della sua chiesa
delle sacre reliquie della vergine e martire Trofimena, fino al 1208 patrona
non solo della città ma dell'intera Costa d'Amalfi. Da questo momento in poi la
città conobbe un notevole sviluppo urbano.
All'interno,
dal XI al XII secolo, la sacra cappella è stata completamente circondata dalla
basilica e incorporata all'interno della cripta. Essa era il nucleo centrale di
tutta la struttura e coincideva con la prima chiesa costruita intorno al 640
per accogliere le reliquie della santa, chiesa che aveva andamento N-S.
Nel
1094 iniziarono i lavori di ampliamento della prima chiesa eretta sul sepolcro
della Martire, il risultato fu la cattedrale medievale, il cui spazio oggi è
occupato per buona parte dall’attuale transetto della maestosa basilica
settecentesca.
Il transetto, molto ampio, con balaustra in
marmo e due cappelle, la Cappella del SS.
Sacramento, con una tela della scuola del Sabatini, e la Cappella del Cristo Morto, con una
tavola dipinta di influenza raffaellesca, è coperto da una cupola ad otto
spicchi, inclusa esternamente in un tiburio ottagonale con lanterna centrale e
copertura di tegole, mentre nelle parti laterali è coperto da volte a botte
decorata a stucchi, opera di Venanzio Conforto del 1800.
Non
meraviglia la scelta di erigere una nuova cattedrale, una scelta dettata sia
dall'esigenza di custodire e conservare più degnamente le preziose reliquie di
S. Trofimena, sia per evidenziare anche architettonicamente l'ascesa della
chiesa locale al rango di cattedrale.
La facciata è suddivisa in tre aree:
l'ingresso principale è adornato da immagini di angeli e dall'immagine della
Santa in una nicchia ovale. In essa si aprono tre portali sormontati da
medaglioni, quello centrale contenente un simulacro della Santa Protettrice,
mentre quelli laterali sono decorati dai busti degli apostoli Pietro e Paolo.
La facciata, inoltre, è alta e slanciata ed è ornata con gruppi scultorei di
fattura settecentesca che coronano i tre portali d'ingresso. La facciata è costituita
da più registri: nella parte più bassa si aprono quattro nicchie, nelle quali
sono collocate le statue dei quattro evangelisti; la zona intermedia,
delimitata da lesene, presenta nella parte centrale un'ampia finestra a sesto
rialzato e nella zona più alta una meridiana è il segno del tempo che passa;
tre medaglioni sormontano le porte, di cui quello centrale riproduce la santa.
A sinistra della facciata sorge un grande campanile, a pianta quadrangolare
diviso in quattro ordini.
Il campanile è in stile neoclassico.
Secondo lo schema neoclassico, è a più registri, a pianta quadrata, con
orologio alla sommità. Le superfici murarie sono scandite da lesene con
capitelli corinzi, timpani e semicolonne. Alla base un portico percorribile di
matrice "albertiana"
determina il pieno inserimento dell’opera nella natura e nella vita del paese.
Il
transetto occupa la navata centrale della più antica chiesa, costruita intorno
al 1093 con andamento da Est ad Ovest ed ingresso a Sud.
Questa
cattedrale era a tre navate divise da dieci colonne in porfido,cinque per lato,
e misurava 38.40 m di lunghezza e m 25,60 di larghezza.
L'altare
maggiore, in marmo, contiene un elemento artistico importante cioè la pala
della Crocifissione, realizzata nella
seconda metà del XVI secolo da Marco Pino
da Siena, noto manierista attivo in tutto il napoletano, che adornò nel
Cinquecento l'altare maggiore della Chiesa
L'interno
della Chiesa è diviso in tre navate da grandi pilastri decorati con forme e
motivi tipicamente barocchi con testine angeliche, lesene e capitelli in stile
composito rivestiti in marmo, figure geometriche e floreali armonizzate in un
insieme molto sobrio, delicato e lineare; esso è straordinariamente luminoso
poiché la navata centrale è più alta di quelle laterali e le quattro arcate al
di sotto della volta fanno entrare molta luce, che fa risplendere le
decorazioni e l'architettura, in particolar modo gli stucchi sulla volta
centrale, rendendo la chiesa ancora più meravigliosa.
Nella
Basilica di S. Trofimena si percepisce un senso di santità e divinità, a cui
contribuiscono le imponenti raffigurazioni ed i vistosi decori. L'elemento più
suggestivo della Chiesa è certamente la cripta che si trova al di sotto del
transetto ed è divisa in tre navate, coperte da volte a vele (i marmi dei
pilastri sono di Onofrio Conforto), dove appena sotto il presbiterio, in
un'urna di alabastro sono contenute le reliquie di Santa Trofimena.
La
navata centrale presenta una copertura a volta a botte con lunette laterali e
stucchi decorativi, mentre quelle laterali a piccole cupole. Nella navata
centrale è possibile ammirare un dipinto raffigurante S. Trofimena e compatroni
di Minori, S. Andrea e S. Matteo, mentre in fondo alla navata centrale, sul
lato destro dietro l'organo si trova un pulpito, costruito con marmi preziosi,
sostenuto da due colonnine. Anche gli altari costruiti in onore di Santa
Trofimena sono costruiti con marmi pregiati e costituiscono uno degli elementi
più importanti della cattedrale. Sull'altare maggiore si può ammirare il quadro
di Marco Pino della Crocifissione,
mentre alla sua destra, all'interno della cappella, si trova un quadro di
scuola raffaellesca della Risurrezione di
Cristo. Altri importanti pezzi che arricchiscono la basilica sono una
tavola raffigurante la Madonna del
Rosario con Santi datata 1590, una tela raffigurante il battesimo di Gesù della prima metà del
cinquecento, un ambone marmoreo del 1610 e tante altre opere di indubbio valore
e pregio artistico. Il pavimento della basilica, come quello della cripta, è in
marmo.
Il 27
giugno 1818, in seguito al concordato tra papa Pio VII e Ferdinando I, fu
soppressa e aggregata all'arcidiocesi di Amalfi in forza della bolla De utiliori dello stesso papa Pio VII.
L'odierna basilica non ha subito modifiche negli ultimi duecento anni, essa si
contraddistingue per le semplici linee decorative e per la maestosità
architettonica.
Anna Somma
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