Il Battistero Paleocristiano di Santa Maria
Maggiore, chiamato anche La Rotonda,
nel Codex Dilplomaticus Cavensis è
detto anche Plebs S. Mariae de Nuceria.
Esso fu realizzato al centro dell’antica Nuceria
Alfaterna, i cui resti si trovano tra Nocera
Superiore e Nocera Inferiore e si
trova oggi nel Comune di Nocera Superiore.
Il Battistero fu fondato nella seconda metà
del VI secolo d.C., dopo la riconquista di gran parte dell’Italia meridionale
da parte dell’Impero d’oriente, al posto di una preesistente costruzione romana
di cui, durante i lavori di scavo, sono venuti fuori resti di mosaici
pavimentali geometrizzanti. Della chiesa anteriore al VI secolo, considerato
che la diocesi di Nocera esisteva già attorno al IV secolo, non si hanno
notizie. L'importanza che ebbe l'antica Nuceria e l'epoca in cui il Battistero fu costruito, richiedono
l'ubicazione dello stesso entro le mura della città, tale privilegio spettò
generalmente alle città imperiali e a pochissime altre, tra le quali Nuceria:
soltanto in epoca successiva al VI secolo, infatti, le cattedrali erano
dislocate dentro le mura della città.
Nell'anno
1386, restituito il vescovado a Nocera, la cattedra fu posta nel luogo dov'è
attualmente, cioè al rione Vescovado di Nocera Inferiore. Il papa Urbano VI, in pieno scisma,
nominò vescovo fra' Francesco, dei frati conventuali del convento di S.
Francesco, oggi S. Antonio di Nocera.
Il Battistero è, quindi, uno straordinario
documento architettonico dell’epoca bizantina, dopo la caduta dell’Impero
Romano. Si pensa che sia stato anche sede della prima cattedrale della Diocesi
di Nocera la cui storia originaria, però, è ancora alquanto lacunosa, e mantenne
la sede fino a quando, nel secolo XIV, essa fu trasferita nella frazione
Vescovado, e precisamente in una chiesa che, fino a qualche tempo prima, era
stata officiata dai benedettini del monastero
di San Prisco, trasformato poi in palazzo
vescovile.
Nel
corso della sua quasi bimillenaria storia, il Battistero è stato spesso colpito da forti alluvioni che hanno
causato il deterioramento dell’edificio fino a determinarne il progressivo
abbandono, avvenuto nel 1806. Il suo recupero è iniziato intorno alla metà del
XIX secolo ed ha ricevuto un definitivo impulso negli ultimi decenni. Inoltre
in seguito al trasferimento della sede vescovile presso il monastero
benedettino di San Prisco, l’edificio perse la centralità originaria e subì un
lento declino anche se all’interno sono ancora evidenti tracce di affreschi
ancora tardomanieristi.
Il Battistero è uno scrigno ricco di storia
e di credenze popolari: secondo una tradizione, infatti, si dice che chi non
riesce a passare tra le colonne del Battistero non sia puro di anima.
L’edificio
fu costruito su modelli bizantini: è rotondo a pianta centrale, c’è una doppia
fila di colonne e su cui poggia una grande cupola. La pianta dell’edificio è
simile a quella dei grandi monumenti funerari romani come il Mausoleo di Santa Costanza del 354 d.C. e ai
più autorevoli esempi di battisteri paleocristiani romani come quello di San
Giovanni in Laterano del 440 o di Santo Stefano Rotondo del 480, oppure
ravennati come San Giovanni degli
Ortodossi del 458, ma presenta delle similitudini anche con edifici
orientali ed africani come il Battistero
di Siagu in Tunisia.
Per
quanto riguarda la struttura, la Rotonda è composta da un ambulacro esterno e da un vano
centrale delimitato che si arricchisce del meraviglioso carosello di
quindici coppie di snelle colonne con capitelli corinzi ed arabeschi di fine
bellezza e grandiosità, alla base di ordine ionico di marmo pentelico del I
secolo d.C. Le colonne sono elementi
di spoglio recuperati da edifici templari romani del II e III secolo ormai in
disuso, perciò i capitelli hanno uno stile ed un'altezza differenti e misurano
4,9 metri di altezza media e sessanta centimetri di diametro medio ed è questa
differenza che offre al battistero la vivace policromia interna. Sono anche
molto interessanti alcuni capitelli prelevati dal Tempio di Nettuno, ornati da delfini.
L'uso
delle colonne binate, caratteristico
sia del battistero di Nocera sia di quello di Santa Costanza, è tipico anche
delle basiliche del Nord Africa dei secoli V e VI. Questo interessante confronto
richiama alla mente la presenza di coloni nocerini in Africa all'epoca
dell'Impero, stanziatisi nella Numidia, dopo che il nocerino Publio Sitio,
partigiano di Cesare durante la guerra civile, conquistò Cirta. Fu
probabilmente quella corrente artistica che rese il battistero di Nocera una
delle più importanti testimonianze dell'architettura cristiana dei primi secoli
in Campania.
La
Rotonda è solitamente considerata come una derivazione di Santa Costanza a
Roma, con la differenza che mentre a Nocera l'interruzione della continuità
della botte anulare è in corrispondenza dell'abside, in Santa Costanza è di
fronte all'entrata. E ancora, mentre in Santa Costanza la Cupola poggia su di
un alto tamburo spesso circa 3 metri, quella della Rotonda gravita direttamente
sugli archivolti. Fu probabilmente quella corrente artistica che rese il
battistero di Nocera una delle più importanti testimonianze dell'architettura
cristiana dei primi secoli in Campania.
Al
centro dell’edificio è collocata una grande vasca
battesimale di forma ottagonale, la seconda per ampiezza in Italia, dopo
San Giovarmi in Laterano a Roma, di oltre 7 metri di diametro e che presenta
una profondità di 1,30 metri e sul parapetto rimangono cinque delle otto
colonne del tugurium o tegurium originario.
Il
rivestimento marmoreo della vasca è decorato con croci in stile greco e sono
proprio le presenze delle croci greche e degli altri motivi decorativi,
ricorrenti in essa, che fanno accreditare agli studiosi il Battistero al VI
secolo, mancandovi del tutto tracce di epoca longobardica.
La
posizione della vasca al centro del tempio indica chiaramente la destinazione
dell'edificio sacro a battistero, mentre le notevoli dimensioni della stessa ci
fanno pensare che nei secoli remoti, in essa furono rigenerati alla Vita tutti
i catecumeni della valle del Sarno.
All’interno
dell’edificio sono presenti affreschi risalenti al XIV – XV secolo tra cui: Cristo Pantocràtor nella cosiddetta Cappellina del Redentore, attribuiti
alla scuola del senese Andrea Vanni.
Tutti
gli affreschi illustrano, con evidente intento catechistico, scene del Nuovo
Testamento. Sulla parete sud è la Natività:
il Bambino è nella culla sotto un tetto di paglia, mentre due angeli annunziano
il lieto evento. Nello stesso affresco, nella parte inferiore, trova posto
anche il Battesimo di Gesù. A
sinistra dell'ingresso è l'affresco rappresentante la Madonna in maestà su di un trono dall'alto schienale con il Bambino
in grembo che regge la scritta Ego sum
via. C'è poi la Salita al Calvario:
Gesù con la Croce, seguito da soldati romani, da Maria e da altri personaggi,
ha di fronte il Cireneo. Alla destra del trono della Madonna è la scena della Resurrezione, nella quale Gesù esce dal
sepolcro mentre un angelo, seduto sull'orlo del sepolcro, annunzia alle pie
donne: Resurrexit, non est hic.
L'immagine
solenne del Cristo Pantokràtor, o
Signore del mondo, domina tutta la volta a botte. Sulla parete nord rimangono
purtroppo soltanto i visi di alcuni personaggi liberati dal Limbo, Gesù regge
il bianco vessillo e la croce.
Nelle
due cappelline laterali sono presenti tracce di restauri borbonici. Uno degli
affreschi più importanti presenti nell’edificio è quello attribuito a Roberto d’Oderisio, raffigurante una
superba Madonna, risalente al XIV
secolo sotto il titolo di S. Maria Maggiore o S. Maria, come la si trova più
volte citata nel Codex Diplomaticus
Cavensis. Inoltre il Battistero contiene il Mosaico policromo a motivi
geometrici i cosiddetti “nodi di Salomone",
tra quadrati inscritti in emicicli all'estremità sud-est del sagrato della
Rotonda.
Questa
struttura ospita anche un piccolo lapidarium,
composto dai reperti marmorei emersi dagli scavi all’interno e nei dintorni
della struttura. Inoltre l’Anfiteatro
romano, sepolto nel villaggio di
Grotti di Nocera Superiore e la Rotonda,
posti come sono entro le mura dell'antica Nuceria Alfaterna, rappresentano
tangibili testimonianze delle più contrastanti espressioni del mondo pagano in
declino e di quello in espansione.
Dopo millecinquecento
anni il Battistero di Santa Maria
Maggiore è giunto sino a noi nonostante terremoti, distruzioni, attacchi
come quello di Ruggero il Normanno che distrusse Nocera risparmiando solo
questa esoterica cavità di acqua e pietra. Nel settecento l'edificio si è
salvato anche dal parere del Vanvitelli che voleva trasformarlo in cava per
utilizzare a Caserta le splendide colonne in cipollino con i capitelli decorati
in forma di delfini alla stregua di quelli di Villa Adriana a Tivoli. Recenti
campagne di scavo archeologico hanno cancellato il pendio di arrivo al
monumento. Così, la rotonda non galleggia più sulla base di battuto e
vegetazione originaria ma si erge tra scavi a quote diverse che arricchiscono
di cromatismo e suggestione l'edificio. Il sagrato, dopo vari lavori, ha
raggiunto un piano astratto ottenuto dalla giunzione di 1600 doghe di
travertino di Montella, una base solida, visivamente netta per i caldi
cromatismi tufacei della rotonda battesimale. Ai due lati di questo basamento
vi è lo scavo archeologico con i reperti sistemati in modo casuale, quasi
affiorassero dalla terra o vi fossero appoggiati in attesa di un alloggio
definitivo. I reperti minuti, frammenti più piccoli che non avrebbero potuto
essere lasciati all'aperto, sono stati sistemati nell'antica sagrestia
trasformata in antiquarium.
Nel
1296, accanto al Battistero, sorse la Congregazione
di Santa Caterina d’Alessandria. Verso la fine del XVII secolo la
congregazione provvide a costruire una cappella più ampia, ma fu distrutta la
parte superiore dell’antica cappellina. Secondo gli studiosi questa cappella fu
dedicata a Santa Caterina, che fu voluta dalla confraternita di Santa Maria
Maggiore. I ruderi dell’antico edificio furono scoperti durante gli scavi sulla
parte settentrionale della Rotonda.
Pasquale D’Amora
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