La chiesa della Santissima Annunziata è una
chiesa monumentale di Vico Equense: è stata cattedrale della diocesi di Vico
Equense fino al 1818 ed oggi appartiene alla parrocchia della chiesa dei Santi Ciro e Giovanni.
La
prima cattedrale di Vico Equense si trovava sulla spiaggia, nella zona bassa
della città, dove sorge l'attuale Marina d'Equa, soggetta però alle incursioni
dei pirati: fu così che il centro cittadino fu spostato in una zona più alta e
si decise al contempo, per volontà del vescovo Giovanni Cimino, di costruire una nuova cattedrale.
La
nuova chiesa fu eretta agli inizi del XIV secolo, probabilmente tra il 1320 ed
il 1330, su un costone roccioso, alto circa novanta metri, a picco sul mare,
che affaccia sul borgo marinaro.
Importanti
lavori di restauro furono compiuti tra il 1773 ed il 1792, per volontà del
vescovo Paolino Pace: questi
riguardarono principalmente il rifacimento della facciata. La chiesa fu
cattedrale fino alla morte del vescovo Michele
Natale, deceduto nel 1799: la diocesi fu definitivamente soppressa nel 1818
in forza della bolla papale De utiliori ed
inglobata in quella di Sorrento.
Altri
importanti lavori di restauro che ne hanno esaltato il suo aspetto originario,
sono stati effettuati alla fine del XX secolo e la chiesa è stata riaperta al
culto il 26 agosto 1995, dopo un lungo e critico intervento di restauro
iniziato nel 1974 dagli architetti Ezio
De Felice e Gennaro Matacena, i
quali hanno cercato di recuperare le originarie strutture gotiche occultate
dalle successive sovrapposizioni barocche.
Solo
l’abside pentagonale e alcuni affreschi ora rimossi, testimoniano l’originario
impianto trecentesco.
Per
il portale d’ingresso furono
commissionate due porte di bronzo, realizzate dallo scultore Michele Attanasio, dedicate a papa
Giovanni Paolo II e raffigurante un Cristo
ieratico.
Entrando
dalla porta principale la chiesa si presenta col suo aspetto basilicale a tre
navate, una centrale e due laterali, divise tramite sei pilastri in tufo.
La
zona dell’altare maggiore è a forma di abside pentagonale con una volta a
costolone in modo da richiamare le coeve chiese angioine del Trecento.
L’attuale abside non solo si impone per la singolare verticalità e per
l’aspetto trecentesco, ma anche per le cinque tele che vi campeggiano: al
centro vi è l’Annunciazione, un’opera
del pittore Giuseppe Bonito, firmata e datata 1788. L’opera è ben architettata:
sulla sinistra campeggia la Madonna avvolta in un manto ad ampi svolazzi,
mentre dall’alto discende un angelo attorniato da altri più piccoli; all’angolo
destro una natura morta, particolarmente evidente. Qui l’artista, allievo di
Francesco Solimena, si rivela già nel più sicuro dominio dei suoi mezzi
artistici.
A
destra e sinistra si susseguono episodi
della vita di Maria: la Presentazione
della Vergine al Tempio, il Matrimonio
della Vergine, l’Adorazione dei
pastori e infine la Presentazione di
Gesù al tempio. Le quattro opere sono erroneamente attribuite al pittore
Jacopo Cestaro e portano lo stemma del vescovo Carafa, ma Engass le riferisce ancora
a Bonito.
Nella
parte superiore dell’abside, negli spicchi terminali, sono presenti quattro
tele raffiguranti gli Evangelisti,
commissionate al pittore Francesco
Palumbo dal vescovo Paolino Pace: l’emblema di questo vescovo (una colomba
in volo con in bocca un ramoscello di ulivo) si ritrova scolpito anche sulla
balaustra in marmo che delimita il presbiterio (parte contenente l’altare, o
l’altare maggiore se ne contiene più di uno). L’antico altare settecentesco,
purtroppo rimosso durante il restauro, è sostituito oggi da una semplice mensa,
in cui l’Arcivescovo Felice Cece ha
collocato, in occasione della riapertura del culto, le reliquie dei Santi
Patroni Ciro e Giovanni. Alle spalle vi è un trono in legno dipinto ed ai lati
due panche con schienali.
Nella
navata destra è doveroso soffermarsi sulla lapide funeraria di Gaetano Filangieri, illustre illuminista
autore della Scienza della Legislazione,
che morì nel 1788 nel vicino castello Giusso e fu sepolto nella cattedrale.
Al
di sopra della lapide è stato sistemato il trittico, un olio su tavola di un
ignoto pittore napoletano della fine del XV secolo: a centro la Madonna del Carmine, a destra il
francescano San Giacomo della Marca e
a sinistra San Giovanni Battista. La
predella raffigura Cristo con i dodici
apostoli.
Avanzando
oltre si arriva al monumento sepolcrale
del Vescovo Giovanni Cimmino: la tomba con la sovrastante statua giacente
poggia su quattro colonnine al di sotto delle quali si trova un notevole
bassorilievo marmoreo raffigurante un cavallo alato. La lastra tombale in marmo
bianco raffigura in tre medaglioni circolari la Madonna con Bambino in braccio (a destra), San Paolo e San Luca. Due
rombi, anch’essi scolpiti, separano i medaglioni laterali da quello centrale: a
sinistra è raffigurato un angelo con le braccia conserte, a destra in vescovo
in piedi preceduto da un angelo.
Il Vescovo Cimmino si era fatto la tomba mentre era ancora in vita, facendovi incidere solo il secolo, ma i posteri non completarono l’epigrafe e gli anni non furono aggiunti.
Inoltre
in una cappella della navata destra è posto un Crocifisso in legno, decorato con pittura di scuola giottesca. Sono stati collocati in questa
cappella due frammenti di affreschi trecenteschi, staccati dalla parte
inferiore dell’abside: a destra si intravedono dignitari, a sinistra la Crocifissione, attribuita alla scuola
del pittore napoletano Roberto d’Oderisio.
Nell’imponente
navata centrale, tra gli archi, a destra e a sinistra sono stati sistemati
quattro dipinti che appartengono al ciclo degli apostoli: a destra Sant’Andrea
e San Pietro, a sinistra San Giacomo Minore e Giuda Taddeo, tutti oli su tela
dell’ultimo quarto del secolo XVIII, attribuiti all’ambito del pittore stabiese
Giuseppe Bonito.
All’inizio
della navata sinistra invece, sulla controfacciata, è posto il monumentale sepolcro del Vescovo Giovanbattista Repucci,
opera di maestranze napoletane in marmi policromi.
Nella
navata si aprono inoltre la cappella di
Sant’Antonio (di cui è presente la statua in una nicchia), Cappella della Madonna del Rosario con
Bambino (sistemata in una cona in legno dipinto, intagliato e decorato), la Cappella del Sacro Cuore di Gesù, a San Giuseppe col Bambino (opera di un
ignoto pittore napoletano della prima metà del XV secolo), e a Sant’Anna (statua policroma composta da
più pezzi di legno di taglio eseguita da Giacomo
Colombo.
Dalla
chiesa si può accedere alla sagrestia
che è in stile gotico anche se presenta influssi neoclassici del XVIII secolo:
all’interno sono esposti 34 affreschi raffiguranti i vescovi vicani, voluti dal
Vescovo Pace e realizzati da Francesco
Palumbo: manca la raffigurazione di Michele Natale, morto impiccato per
aver aderito alla Repubblica napoletana ed al suo posto è rappresentato un
putto che intima di far silenzio.
Non
si può lasciare questa chiesa senza prestare attenzione alla sua cupola: essa,
con 8 finestre, presenta al centro la colomba dello Spirito Santo, una tempera
su intonaco di un ignoto pittore locale: la balaustra, in marmi policromi
intagliati e dipinti, è opera di maestranze napoletane, e presenta su ogni lato
lo stemma del vescovo Pace, ovvero la colomba.
Il campanile
risalente al XVI secolo, è a pianta quadrata, con arco sotto il quale passa la
strada d’accesso alla chiesa e è diviso in 3 ordini; la strada terminando con
una terrazza, da cui si ammira lo splendido Golfo di Napoli.
Teresa Capezza
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