lunedì 9 dicembre 2013

La basilica e il monastero di Sant’Anna di Nocera Inferiore di Massimo Capuozzo e Serena Di Ruocco

Il complesso architettonico costituito dalla Basilica e dal Monastero di Sant'Anna delle suore Domenicane di clausura si trova a Nocera Inferiore lungo il fianco occidentale della collina del Parco.

Il monastero, uno dei più antichi insediamenti monastici dell'intero Agro Nocerino, fu costruito in un luogo in origine isolato rispetto al centro cittadino. Nel 1282 il nocerino Pietro, personaggio di grande rilievo politico nel regno angioino, consigliere di Carlo II e vescovo di Capaccio, volle la fondazione del monastero e della chiesa su edifici di sua proprietà, ideando un edificio sacro adatto ai bisogni della popolazione circostante, che allora doveva essere più numerosa. Le suore inizialmente aderirono alla regola agostiniana, ma dopo appena qualche anno chiesero ed ottennero di passare all'osservanza domenicana.
L’antico monastero, già ricco per i lasciti del fondatore, ben presto si arricchì di tesori materiali ed artistici per la munificenza dei sovrani angioini e delle grandi famiglie nobili napoletane che vi monacavano le figlie, le cui doti si aggiungevano ai donativi regi. I nocerini, invece, vi portavano i figli indesiderati – la ruota degli esposti è, infatti, ancora visibile – al riparo delle alte mura che chiudevano i giardini e gli edifici della grande insula ecclesiastica si conservano ancora intatte.
Al complesso si accede da una breve stradina che conserva ancora intatto l’antico basolato.
Non si sa nulla del nome del costruttore, della sua forma originaria, del soffitto, se era a capriate o a volta, del nome del pittore o dei pittori che la affrescarono e la costruzione dovette essere continuata nel corso del XIV secolo per l’impianto della chiesa monoaula, caratterizzata da strutture ogivali di cultura gotica. Purtroppo i successivi rimaneggiamenti e i radicali restauri, hanno lasciato solo pallide tracce dell’edificio gotico originario. Nel 1304 il domenicano Papa Benedetto XI di Boccasio esentò il monastero dalla giurisdizione vescovile.
I primi restauri e quindi le prime alterazioni della vecchia chiesa avvennero nel 1431, come si rileva da una bolla di Papa Eugenio IV Condulmer, dove si accenna che il monastero e la chiesa avevano sofferto molto per le guerre, i terremoti ed altre calamità, che rendevano urgenti grandi restauri per i quali il Papa concesse indulgenze a tutti quelli che davano offerte per lo scopo prefisso.
Alla fine del XVII secolo fu operato un radicale restauro, dovuto ai guasti del tempo e dei sismi fra cui il devastante terremoto del 5 giugno 1688. Essendo cambiati i tempi ed i gusti, si cominciò a trasformare l'antica chiesa di Sant'Anna, che da gotica assunse una facies barocca: i restauri, incominciati nel 1685, furono completati nel 1691 e coprirono le originali strutture gotiche della piccola chiesa, trasformandole secondo il gusto barocco. Delle originarie forme gotiche restano solo poche tracce in strutture murarie esterne, nel cortile d'accesso, in alcuni settori del Monastero e nel portale a sesto acuto d'ingresso alla Chiesa. Del primo momento gotico del complesso si possono individuare la decorazione del corpo di fabbrica all'ingresso della chiesa, costituito da archi acuti intrecciati, la cui tipologia richiama coevi monumenti della costa d’Amalfi come il chiostro del Paradiso del duomo di Amalfi. Una situazione abbastanza articolata si registra proprio all’ingresso della chiesa dove il piccolo vano di accesso che contiene anche la ruota del convento è decorato con pitture gotiche di impronta giottesca.
Subito oltre la parete, invece, si apre un vano con decorazioni di cultura tardogotica, fra cui una serie di riquadri con storie del pellegrinaggio a San Giacomo di Compostela, dipinte nell’imposta di un arco tamponato. La parete di fronte a sua volta è dipinta con una teoria di santi di XVI secolo. Sull’altro lato della chiesa si apre una cappella al cui interno è ben visibile un’edicola decorata con un’Annunciazione del tardo Quattrocento.
Per la riconsacrazione della chiesa nel 1691, elevata in quella circostanza anche al rango di Basilica, fu chiamato un illustre domenicano, Domenico Maria Marchese, vescovo di Pozzuoli, autore del Sacro diario domenicano.
La chiesa di Sant'Anna misura 26 metri di lunghezza per 8 e mezzo di larghezza e 13 di altezza. Ha una sola navata e una volta decorata. Anticamente aveva anche delle cappelle laterali come provano alcuni affreschi. Il Coro delle monache all'epoca dei restauri fu collocato in fondo alla chiesa.
Il campanile fu sopraelevato nello stesso periodo.
All'esterno della chiesa è presente una lunetta di Andrea Sabatini del primo '500.
Al rifacimento barocco appartiene l’altare maggiore in commesso marmoreo con un bel medaglione di S. Anna con la Vergine al centro. Il Barocco napoletano, nonostante alcune esagerazioni, si mantenne per lo più nelle tradizionali forme classiche: in esso, infatti, domina un gusto equilibrato ed un’armonia che è un vero vanto degli artisti dell'epoca.
Agli architetti si aggiunsero pittori e scultori di grande fama. L’edificio sacro, pur non essendo un capolavoro, riuscì, sotto la sapiente direzione dell'anonimo architetto, una bella chiesa.
Tra le mura del monastero vissero anche alcune suore della famiglia Solimena e tre quadri sui cinque della chiesa appartengono ai Solimena, padre, figlio e nipote.
Il grande quadro sull'altare maggiore è di Angelo Solimena (1630-1716) e vi è raffigurata L’incoronazione di Sant’Anna: Sant'Anna con S. Gioacchino e la Vergine Maria ancora bambina nella parte superiore, mentre in basso, la forte e santa figura del domenicano Pio V Ghisleri è circondata da S. Domenico, S. Tommaso e Sant'Agnese di Montepulciano a destra, e da Santa Caterina da Siena, S. Rosa di Lima e S. Caterina de' Ricci a sinistra. In fondo vi è la sigla A. S. intrecciata e l'anno 1689. Il quadro è di effetto, condotto con maestria e sicurezza, forse un po’ freddo nel colore, ma vivace nei movimenti. Nelle sante il pittore ritrasse alcune monache e forse le sue figlie.
Nel primo altare a destra, scendendo dall'altare maggiore c’è una magnifica tela raffigurante la Madonna del Rosario con S. Caterina e S. Domenico di Francesco Solimena (1657 – 1747), datato 1728, anno che ricorda il periodo classico di Francesco, in cui, sicuro di sé e della sua arte, poteva farsi uno stile e una scuola. Solimena dipinse il quadro in omaggio alle sue nipoti monache, come si legge in fondo al quadro «F. Solimena in suarum gratiam nepotam monia­lium fecit et donavit a. d. 1728».
L'Adorazione dei Magi appartiene all'ultimo dei Solimena, Orazio (1690 – 1789), nipote di Francesco, che si firma con la sigla H. S. intrecciata e con la data del 1772: « H. Solimena vitae solatio p. benemerenti sorori D. 1772» Il pittore ne fece un dono alla sua sorella monaca. La tecnica di questo quadro è molto diversa dai precedenti, e sia nel colorito sia nel disegno si nota che è molto lontano dalla perfezione dello zio Francesco o del nonno Angelo.
Il primo dipinto a sinistra scendendo dall'altare maggiore, ricorda il Miracolo del Quadro di San Domenico a Soriano, con uno stile di cultura neoveneta: in un cartiglio si legge sora Chiara Villani 1660 forse una consorella pittrice del Monastero di Sant'Anna.
L'ultimo quadro è il più antico, e raffigura l’Adorazione di Cristo risorto fra Santi domenicani. Il dipinto, di squisita fattura tardonaturalista, è di un ignoto maestro di scuola napoletana cinquecentesca per il quale non si può fare nessuna attribuzione, ma certo è di grande valore. Gesù risorto è circondato da otto figure di santi e sante domenicane.
Nel vano della ruota è presente una Crocifissione trecentesca che fa pensare a Roberto d'Oderisio. L'attribuzione è supportata dalla circostanza che una familiare del pittore fu monacata nella struttura nocerina nel corso del quattordicesimo secolo (cfr Angelina Montefusco, Affreschi medievali nel territorio di Nocera, in AA. VV., Architetture e opere nella Valle del Sarno, 2005, pp. 261-266.)
Altrettanto interessante è una Annunciazione trecentesca. Fa parte di un ciclo di affreschi databili al '400 (trovati per caso da una monaca), presenti in una stanzetta attigua alla chiesa. Ne fanno parte una Crocifissione, un ciclo di San Giacomo, una Madonna con Bambino attorniata da santi e una Sant'Anna Metterza. Probabilmente questi affreschi furono realizzati dopo il 1435, quando la bolla di Papa Eugenio IV promise indulgenze a chi avesse contribuito al restauro del convento oramai danneggiato.
Massimo Capuozzo e Serena Di Ruocco

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog