domenica 26 luglio 2009

Esistenzialismo e dolore nella pittura di Mario Sironi di Massimo Capuozzo

Mario Sironi, aedo del mondo moderno, capace di conferire un simbolismo solenne ai paesaggi più desolati e di avvolgere in un’atmosfera eroica i suoi personaggi, è una delle figure più rappresentative ed originali della pittura del Novecento di cui è stato senza dubbio pietra angolare.
La sua arte, il suo messaggio, sono quelli di una delle anime più belle, mature e determinanti del nostro Novecento.
L’intero percorso di Sironi, pressoché completo anche dal punto di vista strettamente estetico, svariando dalla formazione realista nel divisionismo, trascolorando dal futurismo nella breve esperienza metafisica e nel ritorno all'ordine della pittura murale, sboccando infine agli esiti informali, ha mostrato di essere un artista capace di penetrare il suo tempo con capacità di osservazione impareggiabile, con violenza di verità, uno strumento difficile da usare anche nel nostro tempo che sembra approvare tutto.
Quando osserviamo le opere di Sironi palpiamo la trasformazione delle ragioni esistenziali e morali dell’estetica in sostanze che attengono all’esistenza nella quale si scatenano violente contese tra le forze della natura e quelle dell’umana ossessione: pare che nelle sue opere Sironi dia tutto per varcare le porte di un aldilà, intravisto dalla frontiere della vita. Anche quest’uso di elementi e repertori figurali che connettono presenze e assenze, senso del terreno e del divino, induce rispetto e fascino nel lavoro di Sironi: il genio dell’artista teso a scoprire l’uomo nella sua essenza, nella sua caducità, senza timore di essere travolto dalla disperazione, anzi sfidando l’onda nera di tragedia che aleggia nelle vicende di tutto il Novecento, con rivelazioni che, da Kafka a Pound a Céline, hanno un cupo volo premonitore sprigionato appunto nelle figurazioni di Picasso, di Rouault, di Munch, di Sironi.
Sironi, nel primo dopoguerra, fu uno dei più convinti fautori del Partito fascista e della tradizione italiana, e, attraverso un linguaggio arcaizzante, caratterizzato dalla semplificazione geometrica delle forme e dalla vigorosa costruzione plastica, ha proposto il suo ritorno all'antico, anche tramite il recupero di tecniche classiche, come l'affresco, il mosaico, il bassorilievo monumentale.
Le sue opere di decorazione furono realizzate dal 1928 al 1942, quando l’artista toccò l’acme della sua popolarità, era il più amato ed il più protetto da Mussolini e da Margherita Sarfatti e il più odiato da Farinacci e dall’ala oltranzista del Fascismo.
Furono questi gli anni delle grandi commissioni pubbliche, realizzate come strumento di propaganda del regime, una propaganda che raggiunse il suo fine, perché, per quanto impossibile possa apparire oggi alla luce della brutalità del regime, molti intellettuali rimasero particolarmente sedotti dalla retorica dell'umanesimo fascista.
Occorre tener presente che il Fascismo fu la scelta ideale ed dottrinale più indicativa che stette all'origine della storia dell'arte di Sironi e contestare questo dato storico o prescindere dal fatto che Sironi fu fascista della prima ora ed un mussoliniano convinto, pur non crescendo sotto le ali protettive del Duce, di cui fu ammiratore convinto, ma non servile, che rimase fedele al Fascismo fino all’epilogo, escluse le leggi razziali che non approvò mai, e che ci rimise di persona nell'ultima parte della sua vita, significherebbe da un lato precludersi la possibilità di comprenderne l'opera, prefigurando un giudizio critico negativo sull'artista e sulla sua pittura, dall’altro ignorare un momento indicativo della storia della cultura, oggettivamente e criticamente, lontano sia da celebrazioni sia da polemiche.
Occorre inoltre aggiungere che dovunque nel mondo, negli anni Venti e Trenta del Novecento, una domanda tormentò gli artisti sul proprio ruolo e su quello dell'arte nel mondo moderno. La crisi della pittura da cavalletto era drammaticamente sentita da tutti e si sperimentavano nuove strade del rapporto artista-pubblico. Allo stesso modo l'idea di Sironi della grande decorazione fu una delle risposte, intellettualmente più dotate e feconde, in quella travagliata riflessione sulla destinazione dell'arte moderna.
Nella sua opera e nei suoi scritti sull'arte, Sironi suggerì, infatti, la necessità del ritorno alla decorazione di grandi superfici murarie, già gloria e vanto dei precedenti dell'arte figurativa italiana, non per tornare al passato, ma per realizzarvi un’arte moderna, nuova. Decorazione, grande decorazione, come sosteneva Sironi, furono le tombe tebane, gli affreschi di Masaccio e di Piero della Francesca, e quelli michelangioleschi della Cappella Sistina.
Sironi era persuaso di quest’idea ed impostò il suo linguaggio figurativo in modo monumentale e povero, anche nella sua pittura da cavalletto dove fermò, in un silenzio allucinato paesaggi angosciosi, sotto cupi cieli incombenti, dove l’uomo scompare inghiottito da quelle fabbriche o da quelle case impersonali e dove solo rari veicoli procedono stanchi, lungo strade di solito angosciosamente vuote: immagini prospettiche di pura invenzione, libere da schemi precostituiti, ma organizzate da una chiara volontà di ordine metodico.
Tra i suoi soggetti preferiti nella pittura da cavalletto figurano il nudo, il paesaggio alpino ed il ritratto. Splendidi per potenza evocativa sono anche i suoi monumentali nudi di donna, che paiono incarnare il senso atavico della dea madre. Il muralismo ha rappresentato una profonda rivoluzione nel celebrativismo e fino all'intervento di Sironi ed al suo simbolismo era rimasto fermo all'Ottocento.
Ed anche se in parte mal tollerata, per un periodo della sua vita, la pittura da cavalletto è stata un’eccellente ricerca dell'uomo moderno, delle sue riflessioni, delle sue evoluzioni.
Le ultime mostre ed il loro successo hanno mostrato chiaramente l’ascesa di Sironi verso le vette della gloria. Margherita Sarfatti aveva ragione ed hanno avuto torto quei critici che hanno ignorato un artista solo per il suo credo politico, facendo emergere pittori meno capaci, ma legati alla cultura marxista e lontani dal dare agli uomini un motivo in più per sentirsi orgogliosi.

Galleria:

L'Italia fra le Arti



Tre Totem



Uomo Seduto






Venere dei Porti






Il Ciclista


Periferie

3 commenti:

  1. Abbastanza improprio il termine muralismo, nel contesto storico poi non sono possibili tante interpretazioni. Eccellente considero il fatto di parlare proprio di "esistenzialismo" in Sironi, bene. Un inizio interessante.

    RispondiElimina
  2. Il termine muralismo è usato per indicarel la pittura murale del xx secolo
    cordialità
    massimo capuozzo

    RispondiElimina

Archivio blog