mercoledì 24 agosto 2011

I banchieri di Dio. Recensione e film

Considerato l'attuale gravissimo stato di censura e di manipolazione delle informazioni da parte dei media, si invita alla massima pubblicazione e diffusione.

Un chiodo fisso quello di Giuseppe Ferrara che si è tolto dopo 15 anni, riuscendo finalmente a far uscire il suo film nelle sale, dopo bocciature e polemiche. Sette anni dopo "Segreto di Stato" in cui denunciava i guasti dei servizi segreti italiani, Ferrara ritorna sulla storia politica d'Italia degli anni '80, tra bancarottieri, monsignori e faccendieri, e racconta la storia di Roberto Calvi, presidente del Banco Ambrosiano dal 1975, arrestato nell''81 per il fallimento del Banco, condannato a 4 anni di reclusione e 15 miliardi di multa, fuggito all'estero e infine trovato impiccato il 18 giugno del 1982 sotto il Ponte dei Frati Neri a Londra. Dopo aver raccolto un'enorme mole di dati ed informazioni non solo su Calvi ma anche sul Banco Ambrosiano, lo IOR, l'Opus Dei e la Massoneria, Ferrara sí inerpica per le ripide pendici di un caso sul quale la giustizia italiana non ha fatto ancora oggi piena luce, nelle cui maglie era rimasto, sebbene per poco, intrappolato persino il Vaticano. Un film nel quale c'è tutto: dalla P2, all'attentato al Papa, alla guerra delle Falklands. Tra comparsate e camei passano sullo schermo personaggi politici come Andreotti, Craxi, o bancarottieri come Michele Sindona e la vicenda di Calvi si dipana, o sarebbe meglio dire si complica, tra agenti segreti tuttofare come Francesco Pazienza e ambigui faccendieri come Flavio Carboni, mentre i responsabili della banca vaticana Paul Marcinkus e il suo braccio destro Mennini si assicurano la salvezza con giochi di firme e di potere. Come fu per "Il caso Moro" Ferrara svolge indagini con il suo film e tira le proprie conclusioni.
Chi ha assassinato Roberto Calvi? Chi ha dato l'ordine di farlo fuori? Cosa conteneva la famosa valigetta nelle mani del faccendiere Carboni? Misteri inghiottiti dalle acque del Tamigi, a partire da quel 17 giugno dell' 82 quando il cadavare del presidente del Banco Ambrosiano venne trovato sotto il ponte dei Frati Neri, a metà strada tra il Parlamento e la Torre di Londra. Oggi, a vent'anni dall'accaduto, il film di Giuseppe Ferrara ci riporta a quel periodo tra i più intricati e misteriosi della nostra storia recente. Non c'è un caso da riaprire, due sentenze hanno già detto quasi tutto, semmai è una vicenda "esemplare" che aiuterà a capire meglio anche la realtà di oggi. Una storia che aspetta da tredici anni di sbarcare al cinema, perchè il progetto di Ferrara è in cantiere da tempo e per varie ragioni è stato sempre bloccato. E' il bravissimo e anche molto somigliante Omero Antonutti a restituire un Calvi sconfitto abbandonato dagli altri, altri che sono Ortolani, Gelli e Sindona. Dal carcere di Lodi dove finisce nel maggio dell'81 le sue dichiarazioni tirano in ballo politici di governo ed ecco che nel film vediamo comparire sosia di Craxi, Andreotti, Piccoli e Forlani e nemmeno il Pci esce indenne dalla vicenda, al partito sono andati "in prestito" 35 miliardi di cui quattordici mai restituiti. La messa in scena del finto suicidio non risparmia a Calvi la condanna a quattro anni per esportazione illegale di capitali. In libertà provvisoria il banchiere sente che tutto sta per crollare da un momento all'altro e il buco dell'Ambrosiano ammonta ormai a 1.400 milioni di dollari. I faccendieri Francesco Pazienza (Alessandro Gassman) e Flavio Carboni (Giancarlo Giannini), chiedono denaro a tamburo battente per corrompere la magistratura, mentre l'eminenza grigia, il vescovo Marcinkus (Rutger Hauer), ricambia antichi e cospicui favori - i famosi 900 milioni di dollari a sostegno di Solidarnosc - emettendo dallo Ior lettere di garanzia che sedano temporaneamente il mercato azionario. Dopo la morte di Calvi lo Ior dovrà tirar fuori altri 240 milioni di dollari. Ma il film non è solo uno spaccato dell'Italia in affari a cavallo tra gli anni 70 e 80, che mette a nudo le stupefacenti manovre finanziarie, da far girare la testa, tra Vaticano, massoneria, mafia, etc.. Al centro del film non ci sono solo i poteri forti, più o meno occulti, ma la vicenda dell'uomo Calvi, l'uomo che credeva di dominare il potere, ma alla fine è stato il potere a travolgerlo.
Il produttore - "Fare un film su Calvi è da sempre un tabù - spiega il produttore Enzo Gallo - perchè tocca uno dei tanti misteri irrisolti della cronaca e coinvolge molti grandi poteri italiani rimasti gli stessi di allora. Dopo 13 anni oggi finalmente riusciamo a fare il film pur tra tante difficoltà, il Vaticano ad esempio continua ad essere off limts per noi. Fare questo film è stato un atto di coraggio, chiedere alle banche un prestito per metterlo in cantiere significa farsi guardare in cagnesco".

Clicca sul link per vedere il film I banchieri di Dio

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