martedì 23 luglio 2013

Gesù e la sua predicazione di Massimo Capuozzo

La predicazione di Gesù[1], durata circa tre anni, intorno al 30 fu di portata rivoluzionaria. Il Vangelo, dal greco lieto annuncio, sovvertiva drasticamente l’impostazione rigida della morale del tempo. Alla sua attività di annunciatore del regno di Dio, Gesù associò un'intensa attività di guaritore e di esorcista: egli, infatti, con la sola forza di una sua parola o con un gesto delle mani, guarì le più diverse malattie e liberò gli indemoniati dal potere di Satana. Queste guarigioni di ammalati e liberazioni di indemoniati accrebbero enormemente la popolarità di Gesù, ma al tempo stesso suscitarono gelosia e preoccupazione nei capi religiosi e politici del popolo d'Israele, in pratica, nelle classi sacerdotali e dell'aristocrazia, appartenenti al partito dei sadducei, strenui avversari dei farisei, ma loro alleati nella lotta contro Gesù.

Non sappiamo con precisione quanto sia durata la vita pubblica di Gesù. Secondo lo schema adottato dai Sinottici, l'attività di Gesù – predicazione in Galilea, viaggio a Gerusalemme, attività in questa città conclusa con la crocifissione – sarebbe durata da sei mesi a un anno. Lo schema dei Sinottici è tuttavia chiaramente artificiale. Perciò è più attendibile storicamente il Vangelo di Giovanni, secondo il quale Gesù sarebbe stato a Gerusalemme per tre Pasque successive: ciò significa che la sua vita pubblica è durata da due anni a due anni e mezzo.

In questo modo, Gesù si trovò di fronte una doppia serie di avversari: da una parte, i sacerdoti e gli anziani del popolo, di tendenza sadducea e dall'altra, i dottori della Legge (gli scribi), di tendenza farisaica. Il contrasto non fu dovuto soltanto alla gelosia per il successo di Gesù presso il popolo; molto più profondamente fu dovuto al fatto che, col suo insegnamento, Gesù sovvertì da cima a fondo la religione tradizionale, quale si era venuta costituendo per opera dei sacerdoti e degli scribi d'Israele e le cui istituzioni principali erano la Torah e il Tempio. Di fatto, lo scontro di Gesù con gli scribi-farisei avvenne sulla Torah, mentre lo scontro con i sacerdoti-sadducei avviene sul Tempio. Questo doppio scontro si finì con la morte di Gesù sulla croce.
Lo scontro sulla Torah avvenne, anzitutto, a proposito del riposo sabbatico che, per gli scribi-farisei era assoluto, mentre per Gesù riguardò le necessità dell'uomo, perché il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato: perciò Gesù guariva anche di sabato e permetteva ai suoi discepoli, che avevano fame, di raccogliere le spighe in quel giorno e mangiarle. Lo scontro avvenne, poi, sulla purità rituale. Gesù rigettava ogni formalismo nella ricerca e nella tutela della purità rituale, dicendo ai farisei: «Voi farisei purificate l'esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità». Questo formalismo legalista era per lui ipocrisia. Quello che valeva per Gesù era l'impegno per la purità interiore, del cuore, per una religiosità non formalistica ma autentica e per un rapporto di giustizia e di carità verso il prossimo.

Lo scontro sul Tempio avvenne poiché questo, invece di essere un luogo di preghiera, era diventato un luogo di mercato e una spelonca di ladri: di qui il gesto audace e provocatorio della cacciata dei mercanti dal Tempio, che decise la sorte di Gesù.
La predicazione di Gesù – che dunque minava le basi della religione ebraica, come era vissuta dai sacerdoti-sudducei e dagli scribi-farisei, e che perciò poneva Gesù fuori di essa – non poteva che concludersi tragicamente.
Per questo motivo fu osteggiato e infine condannato a morte e crocifisso. Gesù si proclamò come il Messia atteso dagli ebrei e annunciato dai profeti nelle Scritture, predicò una morale fondata sulla totale libertà dell’uomo, piuttosto che sulla rigida osservanza di regole e precetti.
Massimo Capuozzo




[1] Gesù di Nazareth – Il Gesù storico è il tentativo di ricostruzione della figura di Gesù di Nazareth secondo i moderni metodi storici, attraverso l'analisi critica dei testi antichi e il confronto con il contesto storico e culturale del tempo.
Nato a Nazareth negli anni 7-2 a.C., Gesù trascorse la sua infanzia e giovinezza nei territori della Giudea, che all’epoca era una provincia romana.
I vangeli ci hanno restituito testimonianza precise e dettagliate della sua attività di predicatore, esorcista e guaritore.
Secondo la religione cristiana Gesù è l’incarnazione di Dio sulla Terra, il suo Figlio, il Messia mandato a salvare gli uomini dal peccato.
I Vangeli raccontano la nascita di Gesù da Maria e Giuseppe, in una specie di stalla. Per adorare il Figlio di Dio sceso tra gli uomini, pare che siano arrivati a Betlemme alcuni regnanti da ogni parte del mondo (l’ascesa dei Re Magi). I Vangeli focalizzano poi l’attenzione sull’attività di predicazione di Gesù, che si svolge attraverso parabole, discorsi e miracoli.
L’operato di Gesù provocò un grande seguito tra la gente soprattutto fra i più poveri e diseredati. La sua breve vita termina con la morte sulla croce sul monte Golgota. Le autorità ebraiche riunite nel Sinedrio  chiesero che Gesù fosse crocifisso e la decisione finale spettò al prefetto romano Ponzio Pilato, tra l’anno 26 e il 36.

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