martedì 7 ottobre 2025

“Paesaggi e Pennelli: un viaggio tra le ragioni dell' Arte Oriente e Occidente” in Pagine stravaganti di Massimo Capuozzo

Il crinale di distinzione tra l’Arte dell’Europa occidentale e quella dell’Europa orientale non è un confine tracciato su una mappa, ma un filo invisibile sospeso tra cielo e terra, tra memoria e spirito. Attraversa secoli e mondi, dal tardo Medioevo fino all’Ottocento, e si percepisce in ogni gesto del pennello, in ogni riflesso dorato, in ogni curva di architettura. Cammini lungo questo crinale e senti l’aria cambiare: il vento porta con sé odori di pietra e bosco, di spezie e candele, di foglie bagnate e fiori appena sbocciati. È un filo sottile che vibra tra concretezza e sacralità, tra curiosità e devozione, tra luce e ombra, e mentre lo percorri, i due mondi si rivelano in tutta la loro bellezza divergente.
In Occidente, l’arte è un canto all’uomo. Cammini per le piazze di Firenze, senti il sole scaldarti la pelle, tra cupole e campanili che catturano la luce in riflessi dorati. Vedi i pennelli muoversi veloci sulle tele, le mani degli artisti tracciano linee che danno vita a corpi e volti, ogni muscolo e ogni piega studiati con precisione e amore. Il Rinascimento celebra mente e corpo, il Barocco trasforma la luce in spettacolo teatrale, l’Illuminismo invita a leggere il mondo con ragione e misura. Le campagne fiamminghe si stendono verdi e brumose sotto cieli bassi e nuvolosi, i mulini si muovono lenti nel vento, e ogni dettaglio racconta la fatica e la poesia della vita quotidiana. È un mondo che respira, che osserva se stesso e ne esalta la bellezza, dove la luce vibra e il colore pulsa, dove la prospettiva apre spazi infiniti in cui perdersi e ritrovarsi. Le strade di Parigi brulicano di gente, voci e passi che echeggiano tra palazzi e cortili, mentre le ombre del tramonto accarezzano facciate e fontane, trasformando la città in un quadro in movimento.
In Oriente, l’arte è silenziosa, contemplativa, profondamente sacra. Cammini tra le chiese ortodosse russe e percepisci il fresco pungente sulle mani, il profumo dell’incenso che avvolge le icone dorate, la luce filtrata che illumina mosaici sospesi tra cielo e terra. Le montagne innevate della Russia, le foreste fitte, i laghi immoti e il fiume che scivola lento tra i villaggi diventano scenari viventi per immagini simboliche, dove ogni colore è un messaggio e ogni gesto del pennello un atto di devozione. Le città greche adagiate sulle colline guardano il mare scintillante, e l’arte sembra catturare il riflesso del sole sull’acqua, trasmettendo pace e mistero insieme. Qui, il tempo scorre lento, e ogni immagine è un ponte tra umano e divino, tra presente e eterno. I monasteri nei Balcani emergono tra rocce e boschi, le cupole bianche riflettono il sole, mentre le campane risuonano a distanza tra vallate e valli nascoste, richiamando lo sguardo verso l’alto e il cuore verso il sacro.
Le tecniche e i materiali raccontano anch’essi la divergenza: in Occidente, l’olio su tela e la prospettiva lineare creano spazi infiniti, scivoli di luce e ombra che sembrano muoversi sotto gli occhi, mentre le sculture dialogano con gli edifici. 
In Oriente, miniature, affreschi e codici iconografici mantengono regole antiche: il naturalismo arriva solo con l’incontro con l’Occidente, come un ospite rispettoso che si muove tra stanze cariche di storia e luce filtrata dalle vetrate. Le steppe e le colline orientali, le rive dei fiumi, le cupole dei monasteri, diventano scenografie naturali che respirano con ogni icona, con ogni doratura, con ogni gesto di fede. I riflessi del sole sulle acque dei fiumi russi illuminano mosaici e affreschi, mentre le nevi scintillanti delle montagne circondano villaggi dai tetti rossi e dalle chiese dorate, creando un’atmosfera di sospensione e mistero.
La funzione sociale dell’arte riflette la cultura di ciascun mondo. In Occidente, le opere si muovono tra committenza laica e religiosa, borghesia e pubblico: cammini tra mercati, piazze, sale espositive e palazzi, e senti i passi della gente echeggiare tra quadri e statue, percepisci il brulicare della vita che osserva e viene osservata. In Oriente, invece, l’arte è comunitaria, sacra, silenziosa: le icone e gli affreschi non sono creati per il commercio, ma per nutrire la fede, rinsaldare legami e custodire identità. Le chiese emergono tra le colline e le steppe come scrigni di luce e silenzio, ogni pennellata sospesa tra cielo e terra, ogni doratura che riflette i raggi del sole o della candela sembra respirare insieme alla pietra. I villaggi disseminati tra montagne e fiumi respirano in sintonia con la loro arte, e ogni ponte, ogni sentiero, ogni albero sembra parte della stessa storia sacra.
Il ritmo delle correnti artistiche accentua la differenza: in Occidente, le correnti si susseguono rapide, impetuose: Rinascimento, Barocco, Neoclassico, Romanticismo, Impressionismo, Avanguardie. Ogni stagione cambia il volto dei paesaggi: colline toscane dorate dal sole, valli della Loira avvolte nella nebbia, pianure fiamminghe illuminate dal cielo basso, dove luci e ombre raccontano le trasformazioni del gusto, della tecnica, della mente. In Oriente, invece, le tradizioni persistono, le immagini rimangono fedeli a codici antichi, e l’innovazione avanza lenta, graduale. Ma quando l’Occidente incontra l’Oriente, come nella pittura russa tardo-imperiale, naturalismo e prospettiva aprono nuove vie, senza cancellare il passato: due mondi si osservano, dialogano, si sfiorano con delicatezza. I venti che attraversano le pianure e le foreste sembrano portare echi di tecniche e stili, muovendo foglie e acqua come se l’arte stessa respirasse con la natura.
Tra XVIII e XIX secolo, il vento dell’occidentalizzazione porta tecniche e soggetti nuovi. Le accademie imperiali di San Pietroburgo e Mosca adottano proporzioni e prospettiva occidentale; artisti dei Balcani e della Grecia, tornati da Italia, Francia o Germania, portano stili neoclassici e romantici. A metà Ottocento, l’olio su tela, l’anatomia, la pittura storica si diffondono come semi in terre lontane. Eppure, le tradizioni simboliche resistono, mescolandosi con le novità per creare stili ibridi e originali, dove Oriente e Occidente dialogano senza fondersi del tutto, sospesi in un fragile equilibrio tra memoria e futuro. Le foreste, i fiumi, le valli e i picchi delle montagne diventano scenografie naturali per questi dialoghi, e la luce cambia continuamente, ora dorata, ora fredda e argentea, come un palcoscenico in movimento.
L’Europa orientale si estende dalla Mitteleuropa tedesca fino alla Russia europea: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Serbia, Croazia, Slovenia, Bosnia-Erzegovina, Macedonia del Nord, Montenegro, Albania, Paesi baltici e Russia europea. Tra queste terre, alcune mostrano legami profondi con l’Occidente, assimilando prima arte rinascimentale, barocca e neoclassica, mentre altre – Balcani e Russia – conservano il tesoro della memoria bizantina e ortodossa. I paesaggi che le attraversano – montagne nebbiose, fiumi serpeggianti, foreste fitte, colline ondulate – diventano teatri naturali dell’arte, dove ogni icona, mosaico o doratura cattura il riflesso del cielo, il vento tra gli alberi, il respiro stesso della terra. I laghi silenziosi, i boschi profondi e le vallate luminose sembrano animarsi al passaggio dello sguardo, facendo vibrare la linea sottile tra Oriente e Occidente.
In sintesi, l’Occidente si distingue per naturalismo, prospettiva, mercati pubblici e borghesi, rapidità di correnti artistiche e sperimentazione incessante. L’Oriente privilegia simbolismo, committenza religiosa e comunitaria, conservando tradizioni locali e occidentalizzandosi solo gradualmente. Il crinale tra questi due mondi non è solo geografico: è storico, spirituale, visibile ancora oggi nelle opere, nei colori, nella luce e nei simboli, e persiste nei paesaggi che le hanno nutrite. Tra le piazze assolate, le colline ondulate, le steppe e le foreste, tra montagne, fiumi e laghi silenziosi, tra cupole e monasteri, due mondi diversi eppure vicini continuano a dialogare, eternamente sospesi tra memoria, bellezza e futuro. È un filo di luce, un respiro condiviso, una storia che cammina tra cielo e terra, tra realtà e simbolo, invitando chi guarda a fermarsi, osservare e sentire, come se ogni quadro, ogni paesaggio, ogni gesto di pennello fosse un invito a vivere il tempo e lo spazio insieme all’arte.
Per comprendere le differenze tra l’arte occidentale e quella orientale, mi sono lasciata guidare dai grandi scrittori russi. I paesaggi occidentali li conoscevo già: le colline dorate, i fiumi luminosi, le piazze assolate e le foreste tranquille che ho visto e respirato. Ma Ivan Turgenev mi fece da giovane  scoprire fiumi lenti e campagne che respirano, e sentii entrare dentro di me l’armonia di una natura diversa, più ampia e sospesa. Lev Tolstoj mi portò tra campi dorati e villaggi sotto cieli immensi, e  ho percepito la maestosità e la profondità di quei paesaggi di quelle terre lontane. Dostoevskij mi immerse nelle ombre e nelle luci delle città, tra strade bagnate e piogge sottili, facendomi sentire il peso della storia e dei sentimenti umani. Così rispolverando la memoria ho capito che l’Arte dell’Europa orientale nasce da un respiro contemplativo e simbolico, mentre l’Occidente corre tra luce, prospettiva e sperimentazione. Sequenze descrittive e riflessive contro sequenze narrative veloci e travolgenti.
                                                                    Massimo Capuozzo 

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