venerdì 1 aprile 2016

Fama e scandalo alla corte di Giulio III.

Giovanni Maria Ciocchi del Monte nacque in Toscana da Vincenzo e da Cristina Saracini; secondogenito di cinque figli, fu educato, secondo i dettami dello zio cardinale Antonio Maria Ciocchi Del Monte, in un prestigioso oratorio presso il Laterano, dove ebbe come tutore l’umanista Raffaele Lippo (1465-1517).
Giovanni studiò giurisprudenza a Parigi e a Bologna e dopo la laurea, si dedicò alla carriera ecclesiastica, divenendo arcivescovo di Siponto.
Inoltre, egli studiò teologia sotto il domenicano Ambrogio Caterino Politi (1484-1553).
Dopo la morte del padre, avvenuta nel 1504, Giovanni divenne cancelliere del Papa Giulio II.
Nel 1513, egli fu presente alla cerimonia d’inaugurazione della nuova sessione del Concilio Lateranense, convocato da Giulio II (1512-1517), con lo scopo di riformare la chiesa cattolica.
Il cardinale Ciocchi del Monte prese anche parte alla commissione incaricata della preparazione del Concilio di Trento, una preparazione che durò dal 2 novembre 1544 al 12 dicembre 1545: il compito di questa commissione era quello di scegliere gli argomenti di discussione e di regolamentare i dibattiti. Il Cardinale, nel 1547, appoggiò la decisione di trasferire a Bologna il Concilio di Trento.
Fu eletto Papa nel 1550 con il nome di Giulio III, le sue posizioni politiche sembravano garantire equidistanza fra l’Impero e la Francia, ma la sua politica fu comunque condizionata dalle esigenze e dalle minacce imperiali.
La morte di Paolo III e l'elezione pontificale di Giulio III, portarono nel maggio 1551 ad una riapertura del concilio che vide una maggioranza di vescovi imperiali, l'astensione della Francia. Erano presenti, per la Germania, gli arcivescovi elettori di Magonza, Treviri e Colonia. Su richiesta successiva dell'imperatore Carlo V, dall'ottobre 1551 al marzo 1552 si presentarono anche 13 rappresentanti dei protestanti tedeschi, inviati dal principe elettore Gioacchino II di Brandeburgo, dal duca Cristoforo del Württemberg, da sei importanti città imperiali della Germania Superiore e dal principe elettore Maurizio di Sassonia.
Tuttavia le trattative non andarono a buon fine, ciò comportò: la sospensione e la ridiscussione di tutti i decreti già approvati, il rinnovamento dei decreti di Costanza e Basilea sulla superiorità del concilio sul Papa e lo scioglimento dei membri del concilio dal giuramento di obbedienza al Papa.
Il 14 novembre 1550 Giulio III pubblicò la bolla “Cum ad tollenda”, con cui riaprì il Concilio, una decisione  importante perché così ci fu la riunione di tutti i padri sinodali cattolici.
Riconvocando i padri sinodali il 1 maggio 1550 a Trento, per rendere il loro viaggio più comodo, Giulio III usò per la prima volta carrozze dotate di cinghie di cuoio con funzione di ammortizzatore.
Dopo la morte del re d’Inghilterra Eduardo IV, nel 1553, Giulio III nominò legato apostolico per il regno di Inghilterra il Cardinale Reginald Pole, suo consigliere,  in questo modo la Chiesa Cattolica fu consolidata dalla presenza di una delle potenze più importanti dell’epoca.
Il 12 luglio 1550 Giulio III ratificò definitivamente la regola dei Gesuiti con la bolla pontificia Exposcit debitum, dando così origine ad  un nuovo ordine religioso, in grado di rafforzare e di ampliare il dominio della fede cattolica. Con queste tre decisioni Giulio III si affermò uno dei papi più significativi del 500.

Giulio III, inoltre, costruì per sé la suntuosa Villa Giulia, che nella metà del XIX secolo fu considerata l’ottava meraviglia del mondo. Come tutte le Ville Rinascimentali di Roma, l’acqua era protagonista dell’assetto architettonico: la villa, infatti, fu dotata di una derivazione sotterranea dell’acquedotto vergine ad essa completamente dedicata. Giulio spese la maggior parte del suo tempo e una grande quantità di denaro papale negli intrattenimenti a Villa Giulia, creata per lui da Vignola. Giulio estese la sua protezione al grande compositore rinascimentale Giovanni Pierluigi da Palestrina, che egli portò a Roma come suo maestro di cappella, a Giorgio Vasari, che supervisionò il progetto di Villa Giulia, e a Michelangelo che lavorava lì.
Giulio III è passato tuttavia alla storia come il Papa che ha causato il peggiore scandalo omosessuale della storia del Papato.
Questo scandalo, esplose, quando egli nominò Cardinale Innocenzo del Monte, che era il suo amante diciottenne.
Giulio III aveva conosciuto questo ragazzino, quando questi  aveva tredici anni. Il suo nome di battesimo era Santino ed era figlio di un certo Angelino, servitore dapprima del nobile Baldovino del Monte e poi di suo fratello cardinale, quando questi, dal 1537 al 1544, era legato pontificio di Parma e di Piacenza. Il cardinale Giovanni Maria del Monte subito se ne era invaghito e aveva barattato la connivenza del padre del ragazzo con consistenti favori e somme di denaro.
Portò con sé il giovanissimo Santino a Trento nel 1545 in occasione dell'inaugurazione del Concilio. Nel 1546 il cardinale del Monte, nominato vescovo di Arezzo, concesse a Santino la nomina a preposito del capitolo, ossia di amministratore, della cattedrale di Arezzo, gli assicurò un'istruzione adeguata poi impose al fratello Baldovino di adottarlo per dargli dignità nobiliare: il ragazzo così smise di essere Santino e assunse il nome di Innocenzo del Monte. Il deplorevole comportamento del cardinal Del Monte, già disapprovato dall'ambasciatore veneziano Matteo Dandolo, si accentuò con la sua elezione al pontificato. Giulio III lo accolse nella sua villa di Bagnaia e creò il diciassettenne Innocenzo cardinale con una rendita di 12.000 scudi all’anno. La nomina cardinalizia, alla quale i cardinali non erano d’accordo, suscitò ampio rumore, scandalo, nelle corti Europee.
In breve tempo si diffuse la voce che il papa avesse nominato cardinale il suo presunto amante. A causa dei rapporti di sodomia tra Giulio III e Innocenzo, fu soprannominato “Il Papa Infame”.
Come se tutto ciò non bastasse, Innocenzo si rilevò uno dei peggiori Cardinali di tutta la storia della Chiesa.
Giulio III durante il suo pontificato  ebbe una costante conflittualità con il Sant’Uffizio giudato dal Cardinale Gian Pietro Carafa, Giulio III cercò infatti di moderare l’offensiva contro gli spirituali, assolvendo Vittore Saranzo, un vescovo processato per eresia nel 1551 dopo aver svelato segreti  del Sant’Uffizio, e perdonandolo.
La morte di Paolo III e successivamente l'elezione di Giulio III a papa, portarono nel maggio 1551 ad una riapertura del concilio che vide una maggioranza di vescovi imperiali, l'astensione della Francia. Erano presenti, per la Germania, gli arcivescovi elettori di Magonza, Treviri e Colonia. Su richiesta dell'imperatore Carlo V, dall'ottobre 1551 al marzo 1552 si presentarono anche 13 rappresentanti dei protestanti tedeschi, inviati dal principe elettore Gioacchino II di Brandeburgo, dal duca Cristoforo del Württemberg, da sei importanti città imperiali della Germania Superiore e dal principe elettore Maurizio di Sassonia.
Tutta via le trattative non furono approdate, ciò comportò: la sospensione e la ridiscussione di tutti i decreti già approvati, il rinnovamento dei decreti di Costanza e Basilea sulla superiorità del concilio sul Papa, e lo scioglimento dei membri del concilio dal giuramento di obbedienza al Papa.
Giulio III impose al Cardinale Carafa la cassazione dell’indagine avviata contro il Cardinale Morone, ma Carafa si rifiutò di obbedire. Nel 1550, Giulio III, emanò due documenti che concedevano un indulto ai possessori di libri proibiti, qualora  li consegnassero all’inquisizione entro due mesi, e agli eretici che entro due mesi volessero confessare i proprio errori agli inquisitori delle loro città attraverso un’abiura privata.
Carafa pensava che lo stesso Giulio III fosse eretico soltanto perché era omosessuale, Giulio III invece diceva che Carafa era invidioso di lui. Per questo nacquero veri e propri scontri tra i due.

Giulio III morì nel 1555 ed il suo corpo fu sepolto, insieme a quello di Innocenzo, nella Cappella Del Monte in San Pietro in Montorio.

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