domenica 3 marzo 2024

La fienagione in Alvernia di Rosa Bonheur. Lettura di Massimo Capuozzo

Dopo il suo primo grande successo artistico, “L'aratura nel Nivernese” esposto al ‘Salon’ di Parigi nel 1849, Rosa Bonheur mostrò gli studi di due nuovi dipinti al duca Charles de Morny, ministro dell’interno francese responsabile allora anche delle Belle Arti.
Il ministro scartò “Il mercato dei cavalli” e commissionò invece “La fienagione in Alvernia”.
La Bonheur però si concentrò prima sul completamento della “Fiera dei cavalli” e de Morny tentò di cambiare idea dopo la strepitosa accoglienza che il dipinto ebbe, sebbene incompiuto, al ‘Salon’ di Parigi nel 1853.
Il dipinto raffigura il caricamento del fieno su un carro trainato da quattro buoi inquadrati in posizione latero-frontale, alcune figure umane sono intente a caricarlo e a lavorare in un prato senza ostacoli. Sono le prime ora del mattino.
Questo è il soggetto e l'impostazione dell’opera.
Niente quindi potrebbe esserci di più semplice, niente di più insignificante e tuttavia non c’è niente di più squisito per verità ed esecuzione in quest’opera.
In questo dipinto il posto centrale è occupato dall'animale non dall’uomo.
La forza della Bonheur è stata quella di mettere i buoi in primo piano ed essi, da protagonisti, occupano quasi tutta la larghezza del dipinto mentre gli uomini sono soltanto delle comparse sullo sfondo dell’azione.
Celebrando una festa contadina, come la raccolta del fieno per nutrire gli animali durante l’inverno, la pittrice ha elevato la pittura del mondo animale al rango della pittura storica in cui sono centrali l’uomo-eroe e la sua vicenda. Qui invece è centrale l’animale-eroe ma eroe del quotidiano, non dello straordinario, ma dell’ordinario.
Questi buoi muggenti sono come la Bonheur li ha visti nella realtà: sono proprio così, massicci e vigorosi, dalle loro bocche gocciolano lunghi fili di schiuma. E se quest'ultimo dettaglio potrebbe sembrare eccessivo nel suo realismo, alcuni tocchi nel loro mantello sono di singolare delicatezza e poesia.
Nonostante la perfezione si potrebbe dire fotografica dei minimi dettagli, questo dipinto è ampio e potente come quel bue che si presenta quasi di fronte all’osservatore, con il suo meraviglioso petto di tonalità più bruna, luccicante, che sfuma nel rosso.
I buoi aspettano pazientemente, assistiti da un uomo con un cappello a falda larga. Altri uomini tagliano l'erba con la falce, mentre le donne raccolgono il fieno e altri uomini usano i forconi per sollevare il fieno su un grande mucchio sul carro.
Rosa Bonheur andò fino all’Alvernia più interna per osservare quei buoi sul posto, come avrebbe fatto in seguito con il camoscio di montagna.
Scattava fotografie che lei stessa avrebbe sviluppato, realizzava schizzi e si impegnava in lavori fortemente accademici: una volta che ebbe raccolto all'esterno tutto il suo materiale documentario, lavorò in laboratorio, studiò l'animale nei libri di anatomia per comprenderne in dettaglio il corpo e i muscoli.
Nel 1854 questo dipinto fu acquistato dallo Stato francese per 20.000 franchi. Quando fu esposto all'’Esposizione Universale’ di Parigi nel 1855, come pendant all'’Aratura del Nivernese’, vinse una medaglia d'oro. Quando in occasione dell'‘Esposizione Universale’ di Parigi del 1900 fu allestita la mostra retrospettiva sull'Arte francese dell’Ottocento quest’opera fu scelte insieme ai maggiori capolavori francesi di quel secolo che si chiudeva.
Dal 1874 al 1878 il dipinto fu conservato al ‘Museo del Lussemburgo’, per poi essere trasferito al ‘Castello di Fontainebleau’, dove si trova tuttora.
                                                                            Massimo Capuozzo

Nessun commento:

Posta un commento

Archivio blog