giovedì 27 dicembre 2012

La Storia le storie: Storia di Marietta. Di Massimo Capuozzo


Quella di Marietta Robusti, nota come La Tintoretta, è la storia struggente di un'artista di rare qualità, di una donna bella, intelligente che dovrebbe comunque essere maggiormente ricordata, in omaggio di tutte le donne che cercano di capire e di apprendere quanto di bello fa parte della cultura, della bellezza e delle risorse che appartengono a qualsiasi donna.
Marietta è un episodio della vita delle donne veneziane dell'età moderna che furono sicuramente più libere ed intellettualmente indipendenti rispetto ad altre realtà italiane, proprio perché figlie ed espressione della particolarità di Venezia e delle sue istituzioni, una città che aveva saputo da sempre rapportarsi in modo disinvolto ed aperto con la diversità, una città senza mura, crocevia di genti e di culture, che accoglieva una società cosmopolita, multiforme e vivace: un milieu unico quello di Venezia nel panorama degli antichi stati italiani. La presenza femminile fu una partecipazione intelligente e creativa in molti campi della cultura della città, dalla scrittura, alla pittura, alla musica, all'istruzione: Gaspara Stampa, autrice di belle e accorate rime petrarchesche, di suor Arcangela Tarabotti con la sua amara denuncia delle monacazioni forzate, di Marietta Tintoretto, di Barbara Strozzi, compositrice ed intellettuale spregiudicata, e di tante altre ancora.
La maggior parte delle informazioni su Marietta derivano dalla breve biografia scritta da Carlo Ridolfi ed inserita nelle Meraviglie dell’Arte, pubblicato  nel 1648.
Tintoretto curò molto la sua formazione culturale, infatti, le fece studiare anche canto e musica: egli voleva fornire a sua figlia una buona educazione in cui era inclusa anche la pittura, voleva renderla una dama di elevata cultura come lo erano Sofonisba Anguissola o Irene di Spilimbergo, allieva di Tiziano.
Marietta era nata a Venezia non si sa se nel 1554 o nel 1560 e aveva manifestato fin da piccola la sua spiccata propensione per il disegno. Jacopo Tintoretto adorava questa figlia avuta prima del matrimonio, e riconoscendo in lei un se stesso bambino, a sette anni la fece entrare nella sua bottega per istruirla ai principi della pittura. Carlo Ridolfi, ci dice che Tintoretto la faceva vestire con abiti maschili per poterla portare con sé suoi cantieri in giro per la città.
L’attività di Tintoretto era affiancata dalla presenza di una vivace bottega, in cui operarono anche alcuni membri della sua stessa famiglia tra cui il figlio Domenico e Marietta. Nella bottega del padre Marietta apprese tutti i segreti della pittura e del disegno, fino al punto che la sua mano era confondibile con quella del padre. Crescendo si dedicò eccellendo anche nella musica e nel canto, esprimendo così una poliedricità che la accomunò ad altre artiste veneziane venute dopo di lei, come ad esempio Rosalba Carriera. Venezia era l'humus giusto per esaltare le capacità non solo maschili, ma anche e forse sopratutto femminili in questo settore.

Appena sedicenne, Marietta dipinse il Ritratto di Ottavio Strada, un giovane mercante d'arte. Con un'espressione di innocenza assunto, egli accetta avidamente le monete d'oro e d'argento versato in mano da una cornucopia da una figura femminile allegorica. Ansiosamente strofina una piccola statua apparentemente classica che ha appena acquistato. Non è sorprendente che la statua a grandezza naturale di Venere – forse un autoritratto della giovane pittrice – volta il viso come per disgusto.
Nel 1580, Marietta divenne così famosa presso la società veneziana e i suoi graziosi ritratti furono, talmente, apprezzati, nei circoli aristocratici della città, che la moda del momento divenne quella di posare per la Tintoretta tanto che i nobili consideravano un privilegio farsi ritrarre da quest’artista.
Marietta dipinse nella bottega di suo padre per 15 anni, mentre contemporaneamente completava i ritratti che le erano commissionati, ottenendo grande popolarità come ritrattista, genere per il quale ottenne molte commissioni, sebbene poche opere siano sopravvissute o sono state attribuite a suo padre o ad altri artisti.
Le false attribuzioni sono state a lungo un problema con artiste del passato: solo recentemente, storici dell'arte moderna hanno portato alla luce una serie di artiste rinascimentali donne che non erano stati noti in passato, ma solo da poco sono state riconosciute, alcune di esse sono Sofonisba Anguissola e sua sorella Lucia Anguissola, Lavinia Fontana, e Diana Scultori Ghisi.
Marietta sarebbe potuta diventare molto famosa: la sua fama era cresciuta al punto da ricevere l’invito di lavorare come pittrice alla corte di Filippo II e dell’Arciduca Ferdinando e a quella dell’Imperatore Massimiliano d’Asburgo, ma per l'attaccamento quasi morboso che la legava al padre rifiutò per non allontanarsi dalla sua casa. Marietta, facendo della pittura il suo mondo, trascorse quasi tutta la sua vita nella bottega del Tintoretto, ma purtroppo il suo lavoro, sommerso ed a volte confuso con quello del padre, non è sopravvissuto: di lei sono rimaste pochissime opere certe, contrassegnate dalla caratteristica firma di m.
Secondo un’altra ipotesi invece suo padre non le avrebbe permesso di lasciare il suo fianco: le donne in questo periodo, quantunque veneziane, erano sottoposte ai desideri dei loro padri o mariti. La sua carriera era quindi sempre sotto il controllo del padre e non ebbe la possibilità di svilupparsi in senso autonomo.
Avendo lavorato a fianco di suo padre, il loro lavoro diventò indistinguibile tanto che insieme lavorarono su numerosi dipinti. Jacopo faceva profondo affidamento su sua figlia per la sua felicità personale e per la sua opera. Solo in seguito, quando un pretendente accettò di vivere con lei sotto il tetto paterno, Jacopo consentì a Marietta di sposarsi.
Nel 1590, quattro anni dopo aver sposato il gioielliere veneziano Marco Augusta, da cui ebbe un figlio, Giacometto, morto ad appena undici mesi Marietta, distrutta e senza alcuna velleità artistica, soli trent'anni morì.
Fu sepolta nella gotica Chiesa di Santa Maria dell’Orto, parrocchia di famiglia, lasciando un padre distrutto dal dolore e dove, dopo alcuni anni fu tumulato anche Tintoretto, ormai vecchio.

Nonostante la sua abilità e la sua popolarità come ritrattista, Marietta non ricevette commissioni note di grandi opere religiose, come pale d'altare o decorazioni della chiesa di altri: ella fu soprattutto una ritrattista. Tra le poche opere il Ritratto di uomo anziano con ragazzo, scoperto nel 1920 talmente vicino allo stile paterno da rivaleggiarne come potenza, stile e profondità e un suo Autoritratto in cui si rappresenta con in mano lo spartito di un madrigale ed una spinetta accanto.
Massimo Capuozzo

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