martedì 23 marzo 2010

Joseph Conrad e L’agente segreto di Ciro Donnarumma, Mimmo di Martino, Giuseppe Esposito, Salvatore Sorrentino.

L’Agente Segreto è un romanzo politico di Joseph Conrad, pseudonimo di Józef Teodor Konrad Korzeniowski, uno scrittore che odiava la politica.
Conrad nacque nel 1857, in una cittadina polacca passata sotto il dominio della Russia, da genitori impegnati in attività clandestine e sovversive per la liberazione della loro patria dal dominio straniero. I suoi genitori morirono in seguito alle persecuzioni politiche subite: prima l'arresto e poi l'esilio. Durante l’infanzia dovette subire l’esilio in Russia insieme alla famiglia a causa dell’intemperante attività politica del padre, un rivoluzionario nazionalista, che si batteva per l’indipendenza della Polonia. La sua infanzia non fu quindi affatto serena e segnò profondamente lo scrittore, facendo maturare in lui un atteggiamento di forte antipatia verso ogni forma di sovversione politica.
A Cracovia Conrad si dedicò ad intense letture e rimase affascinato dalle narrazioni di viaggio tanto che nel 1874 decise di lasciare la Polonia per abbracciare la vita di mare: a Marsiglia si imbarcò come marinaio su navi francesi dirette alle Indie Occidentali ed in Sud America, finchè, nel 1878, non fu ingaggiato su una nave inglese che lo condusse per la prima volta in Inghilterra, la sua nuova patria.
Nel 1886, Korzeniowski divenne suddito britannico e prese il nome di Joseph Conrad prestando servizio su navi inglesi, fino ad ottenere il grado di comandante, viaggiando verso l'Australia e nel Mediterraneo, nei mari della Malesia ed in Africa assunse il comando di un battello fluviale lungo il corso del Congo, vivendo una drammatica esperienza, rielaborata nel romanzo Cuore di tenebra.
Dopo venti anni abbandonò la vita di mare per tornare in Inghilterra, dedicandosi alla letteratura. Tra il 1894 e il 1924, anno della sua morte, Conrad pubblicò i grandi romanzi, legati alle esperienze ed avventure da lui vissute lungo i mari di tutto il mondo: La follia di Almayer del 1895, Un reietto delle isole del 1896, Il negro del "Narciso" del 1897, Gioventù del 1898, Cuore di tenebra del 1899, Lord Jim del 1900; Tifone del 1902, Nostromo del 1904, L'agente segreto del 1907, Sotto gli occhi dell'Occidente del 1911, Il compagno segreto del 1910, Vittoria del 1915, La linea d'ombra del 1916.
Fino alla prima metà del Novecento, Conrad è stato considerato scrittore di storie marinaresche, sotto il segno dell' "esotismo" e del "pittoresco", ridotto sotto l'etichetta di un "Kipling dei mari del Sud" mentre oggi è stata riconosciuta "la complessa dimensione problematica della narrativa conradiana" (G.Cianci). F. Binni, che pure ha rinvenuto e sottolineato alcune limitazioni nell'opera di Conrad, riconosce che, nella sua narrativa, il desiderio di essere "popolare" si eleva spesso al di sopra della soglia della "grande letteratura".
L’imbarco sulle navi di Sua Maestà Britannica, contribuì sicuramente a far nascere in Conrad la passione di raccontare le storie di marinai, di mare, di tempeste, ma ad un certo punto della sua carriera di scrittore, Conrad decise di cambiare genere e passò alla narrazione di avventure, che non avvengono più in mare, ma sulla terraferma: se Tifone e Lord Jim sono i romanzi più famosi di Conrad, “L’agente segreto” è un romanzo che costituisce la svolta narrativa dell’autore, nel passaggio dal racconto marinaro a storie “terrestri”, spesso dai critici definite “politiche”.
Nel 1907, pubblicò L’agente segreto, la cui storia ha una struttura molto studiata, i cui personaggi sono presentati in una sequenza precisa di ambienti, uno dopo l’altro, fra il primo ed il sesto capitolo. Il metodo per connotarli è abbastanza simile: brevi frasi, che fotografano i dettagli fisici e psicologici, con uno studio, che non si ferma solo a questo, toccando quei meccanismi sottili, che legano doveri pubblici e debolezze private del singolo.
L’agente segreto é un libro insolito, uno dei migliori di Conrad, che, con grande drammaticità, spiega uno dei più tragici dilemmi del potere attraverso l’esposizione del personaggio Vladimir, all’inizio del romanzo.
Sotto l’apparenza velatamente giallistica, L’agente segreto nasconde una serie di tematiche, che vanno al di là della storia stessa; una serie di temi universali, passando anche attraverso una sequenza di considerazioni politiche e sociali, che sicuramente erano già palpabili nell’Europa, durante il periodo che precedette “la grande guerra”.
Quattordici anni dopo la pubblicazione del romanzo L’agente segreto, Joseph Conrad ne scrisse una duplice riduzione teatrale, dapprima in quattro atti nel 1921 e poi in tre atti nel 1923. Dopo la loro prima rappresentazione, però, di questi testi teatrali non esistono più tracce di allestimenti scenici, né in Inghilterra, né in Italia. Anche per quanto riguarda l’editoria, “L’agente segreto” teatrale non ha nello stesso mondo anglosassone altre edizioni a stampa dopo quelle, a tiratura molto ridotta, dei suoi esordi.
Nel 1994, Luisa Saraval tradusse per la prima volta L’agente segreto per i Classici Giunti con introduzione e note critiche di Alessandro Serpieri.
Il romanzo trae spunto da un fatto di cronaca, realmente accaduto il 15 febbraio 1894: un’esplosione in Greenwich Park, probabilmente dovuta ad un fallito attentato anarchico all’Osservatorio di Greenwich, compiuto dall’anarchico Martial Bourdin.
Benché possa essere classificato come un romanzo giallo, l’opera si trasforma in più punti in un racconto sulla psiche umana, peraltro L’agente segreto è uno dei primi romanzi moderni a trattare temi quali il terrorismo e lo spionaggio.
Da vari anni, il signor Verloc conduce una doppia vita a Londra: apparentemente, egli è un marito e gestore, come tanti altri, di un negozio nel quartiere londinese di Soho, ma in realtà è un agente segreto che opera in favore di un’ambasciata straniera con l’incarico di sorvegliare gli anarchici locali, che usano proprio il suo negozio per incontrarsi e che collabora come informatore con Scotland Yard.
In un’ambientazione che ritrae una Londra di Soho ottocentesca e squallida Conrad racconta l’ambiente degli anarchici, svelando la vita segreta di uno di questi che da spia dell’ambasciata russa si fa contemporaneamente informatore della polizia britannica.
Verloc è sposato con Winnie e con loro vivono la madre e il fratello di Winnie: il ragazzo il cui nome è Stevie ha dei gravi problemi di ritardo mentale e ha continuamente bisogno che qualcuno si occupi di lui.
I familiari non sono al corrente dell’attività segreta di Verloc e nemmeno sono al corrente delle riunioni che si svolgono nella bottega a cui prende parte una serie di estremisti anarchici.
Improvvisamente però il nuovo ambasciatore del Paese per il quale lavora, una non meglio precisata potenza dell’Est, richiede al signor Verloc di organizzare un’azione violenta in modo da alimentare nell’opinione pubblica sentimenti di ostilità nei confronti degli anarchici.
In quegli anni, infatti, siamo all’inizio del ‘900, l’Inghilterra dava asilo a tutti gli appartenenti ai movimenti estremisti, al contrario degli altri Stati europei, dove questi erano considerati criminali.
In questo contesto il protagonista Adolf Verloc, un brutto personaggio, finisce col tradire anche i suoi affetti, diventando la causa della morte del cognato e non mostrando il benché minimo amore nei confronti della moglie.
Attraverso Verloc, Conrad ritrae una tipologia di persone che doveva conoscere bene attraverso i ricordi di infanzia e soprattutto mostra il suo giudizio sulla futilità di ogni movimento rivoluzionario in un’ottica, che vede la politica solo negativamente: un esercizio inutile dove regnano le illusioni, la vanità e l’odio.
Sconcertato ed allarmato, Verloc si ritrova costretto ad eseguire gli ordini, malgrado, all’interno del suo circolo, si sia costruito la reputazione di una persona pacifica, più incline alle parole che ai fatti. Costretto ad agire nel silenzio, per non insospettire i propri compagni, l’agente segreto convince il cognato Stevie, un ritardato mentale, a portare una bomba artigianale nei pressi dell’Osservatorio di
Greenwich. La descrizione della personalità di Stevie è particolarmente riuscita, struggente nella sua rievocazione, forse, di qualche esperienza personale dell’autore.
Quello che doveva essere un semplice corriere si ritrova ad essere l’unica vittima dell’attentato: Stevie, infatti, inciampa nel parco dell’Osservatorio e salta in aria per via del suo pericoloso carico.
Divorato dal rimorso, Verloc confessa tutto a sua moglie Winnie, che in un eccesso di rabbia lo uccide: Winnie, infatti, era molto più legata al fratello, al quale ha dedicato gran parte della sua vita, che al marito, sposato più che altro per opportunità.
La donna, subito dopo l’omicidio, fugge e si imbatte nel Compagno Ossipon, da lei segretamente amato, in parte ricambiata, da tempo. Comico l’espediente d’inventarsi la dipendenza economica dalle donne per ben tre dei terribili “anarchici”, con la punizione finale del rimorso perpetuo per Ossipon, posto faccia a faccia con le sue responsabilità, da una relazione amorosa e non dalla sua passione politica.
Questi in un primo tempo si impegna a scappare insieme con lei dall’Inghilterra, ma poi l’abbandona, temendo che possa commettere altri omicidi.
Vedendosi, infine, abbandonata da tutti e senza più nessuno al mondo, Winnie si uccide, gettandosi nelle acque della Manica dalla nave, che la stava portando via dell’isola.
Il romanzo ha una tensione incredibile, così come è mirabile l’intensità della narrazione di Conrad, soprattutto i dialoghi sono un bell’esempio di tecnica narrativa. Conrad raggiunge il massimo livello nelle pagine finali, nelle quali il dramma arriva al suo completamento; è dramma il rimorso e la consapevolezza di aver creato dolore, è dramma la prospettiva della forca o della galera è dramma il fatto stesso di concepire la propria fine.

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