venerdì 6 maggio 2016

A tu per tu con l’opera d’arte. Alfonso Iovino e Il mare di ghiaccio di Friedrich

Il mare di ghiaccio, conosciuto anche come “Il naufragio della speranza”, è un dipinto a olio su tela di 98x128 cm, realizzato da Caspar David Friedrich tra il 1823 ed il 1824. Attualmente è conservato presso il museo Kunsthalle di Amburgo.
Il dipinto rappresentando la poppa di una nave semi-sommersa tra i ghiacci, s’ispira alla fallita spedizione al Polo Nord delle navi Hecla e Griper di sir William Parry.
Il mare di ghiaccio fu dipinto per il collezionista Johann Gottlieb von Quandt. Egli commissionò due immagini per simboleggiare il sud e il nord della Germania, il pittore Johann Martin von Rohden (1778 – 1868 paesaggista di formazione fondamentalmente romana e quindi aderente al gusto del pittoresco) ricevette l’incarico di dipingere la natura del meridione nel suo abbondante splendore, mentre la scelta su chi potesse rappresentare la natura del settentrione in tutta la sua terrificante bellezza cadde su Friedrich.
L’opera d’arte fu mostrata per la prima volta nel 1824 all’Accademia di Praga, successivamente essa fu venduta insieme agli altri dipinti di Friedrich.
Il dipinto rappresenta un naufragio nel mezzo di un mare di ghiaccio rotto in una miriade infinita di pezzi, le cui schegge si sono accumulate dopo l’impatto, ammassandosi l’una sopra l’altra a formare una montagna. Il ghiaccio è diventato come una tomba, i cui bordi sporgenti e aguzzi sembrano anelare verso il cielo.
Le spesse lastre di ghiaccio si innalzano monumentalmente e la direzione diagonale di tali ammassi, insieme ai frammenti di nave che si scorgono a malapena in basso a destra del dipinto, determinano una sorte di inquietante movimento a spirale intorno alle rovine centrali. Esse sembrano assorbire nel loro ambizioso tendere al cielo, il resto del paesaggio. Lo sguardo dell’osservatore è quindi focalizzato quasi esclusivamente nella parte centrale del dipinto, dimenticando tutto ciò che sta intorno. E’ molto difficile, infatti, individuare i frammenti di ghiaccio posizionati sulla fascia inferiore dell’opera, che assomigliano a frecce che indicano il cielo nel suo squarcio più luminoso e chiaro.
Il basso orizzonte proprio delle tele paesaggistiche di Friedrich lascia in questo quadro, il posto a un’impressionante struttura piramidale la cui base è costituita dalle lastre di ghiaccio e la cui cima è rappresentata, invece, dalla punta acuminata di un’altra scheggia dell’iceberg.
Il contorno è caratterizzato da colori freddi e cupi, che suscitano nello spettatore un senso d’ansia e di sgomento.
Non è insolito che un dipinto abbia come soggetto un fatto di cronaca. La “Zattera della Medusa” di Gericault è stato realizzato nello stesso periodo de Il mare di ghiaccio, tuttavia c’è una differenza tra le due opere. Mentre l’artista francese aveva posto al centro del dipinto il fatto di cronaca, che esso stesso esprimeva il cuore del suo messaggio, in quest’opera di Friedrich la storia ha solo un ruolo marginale, è un pretesto. Questo è evidente dal fatto che la nave stessa non è immediatamente riconoscibile tra l’ammasso di ghiaccio che la seppellisce.
Il quadro quindi è una metafora e l’interpretazione ci è suggerita dal titolo stesso: Il naufragio della speranza.
Si tratta di una parabola religiosa a tutti gli effetti. Il Polo Nord è inteso come un luogo nel quale il succedersi di cicli vitali rimane sempre uguale. Un luogo in cui l’infinito ripetersi di giorni, stagioni, anni e secoli diventa metafora dell’eternità di Dio, perché tutto resta identico e dove la nave, simbolo della vita umana, è imprigionata e non può sfuggire a quell’eternità che è la stessa di Dio. Il tentativo umano di penetrarne il mistero, quindi, è destinato a fallire. Nulla si modifica e tutto appare immobile, come se il tempo si fosse fermato. Viene, inoltre, fatto emergere il confronto tra l’infinito e il finito che, a differenza delle opere precedenti di Friedrich, rappresenta un confronto doloroso durante il quale l’uomo e le sue opere sono inghiottiti dall’immensa potenza della natura, che talvolta è avversa.
Il tema della navigazione proviene da un’antichissima tradizione allegorica risalente alla cultura greca, ed è sempre stato visto come l’immagine dell’ossessiva e continua peregrinazione dell’uomo sulla terra in cerca di qualcosa, attraverso le avversità della natura e della vita. Tale motivo, trasposto poi in quello del naufragio, diviene incarnazione della fragilità dell’uomo in balia degli elementi.
All’opera possiamo anche dare un’interpretazione politica: la nave (la speranza), naufragata nella spedizione polare, simboleggia il naufragio delle speranze della Germania, durante la Restaurazione, proprio come, la Zattera della Medusa stava ad indicare il naufragio della Francia napoleonica.
Friedrich è il pittore tedesco che per primo entrò nel clima del Romanticismo. La Germania ebbe un ruolo fondamentale nella definizione delle teorie romantiche sia grazie ai movimenti letterari quali lo “Sturm and Drung” sia grazie all’opera di alcuni filosofi quali von Schlegel e Schelling. Ma l’arte romantica per eccellenza della Germania fu la musica che ebbe come massimo interprete Beethoven.
L’innovazione portata avanti da Friedrich si realizzò in chiave paesaggistica: l’artista intendeva far evolvere la concezione classica di paesaggio, inteso solo come scenario bello da vedere, aggiungendovi il sentimento del sublime, una riunione con il sé spirituale attraverso la contemplazione della natura.
Friedrich fu un personaggio chiave per la trasformazione del paesaggio, fino ad allora subordinato al dramma umano, in un soggetto autosufficiente. I suoi dipinti includono spesso una Ruckenfigur, ovvero una persona vista di spalle, assorta nella contemplazione del panorama. L’osservatore, quindi, si identifica nella Ruckenfigur, il che significa assimilare il potenziale sublime della natura, che il pennello di Friedrich ricolma di ideali romantici.
Il pittore paragonò spesso i propri paesaggi a temi religiosi, tanto che molti dei suoi dipinti più famosi sono considerati impregnati di misticismo religioso.

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