giovedì 12 maggio 2016

A tu per tu con l’opera d’arte: Luisa Troiano e il Funerale a Ornans di Courbet

Funerale a Ornans, o Sepoltura a Ornans, è uno dei dipinti più celebri dell’artista francese Gustave Courbet.
Courbet nacque a Ornans il 10 giugno 1819, in una famiglia di agricoltori e, ventenne, decise di trasferirsi a Parigi nel 1839. Abbandona presto i suoi maestri preferendo lo sviluppo di uno stile personale attraverso gli studi dei pittori spagnoli, francesi e fiamminghi ed eseguendo le copie delle loro opere.
Col tempo egli rafforza la convinzione che i pittori dovrebbero ritrarre la vita che sta intorno a loro.
Tuttavia i critici più giovani cominciano ad acclamarlo e lodarlo già nel 1849 e inizia a diventare abbastanza noto.
Il Funerale a Ornans è considerato uno dei primi capolavori dello stile realista, è un’opera enorme, misura m.3,1 x 6,6, si trova al Musée d’Orsay a Parigi e ritrae un rito che fino ad allora non era mai stato visto su tela.
La struttura dell’opera si presenta abbastanza semplice: la parte superiore, caratterizzata da sfumature che vanno dal bianco al giallo ad un leggerissimo azzurro, è separata da quella inferiore da un rude passaggio, dove è ritratto un folto gruppo di persone che occupa l’intera superficie orizzontale.
I colori sono terrosi e le pennellate pesanti e pastose mettono in evidenza i personaggi. La tecnica è quella dell’olio su tela.
Questa è un’opera storica poiché Courbet ha raffigurato senza falsità gli usi e i costumi della Francia, in un paesaggio reale, esattamente quello che si vede nel cimitero di Ornans, inaugurato nel 1848.
Courbet dipinge il funerale di un uomo qualunque, quasi si fosse trovato a passare di lì per caso. Il dipinto fu realizzato negli anni cruciali delle rivoluzioni in Europa.
L’artista realizzò una trilogia che rappresentava: la borghesia, i contadini e gli operai. I tre dipinti vanno visti come una trilogia della vita umile guardata con partecipazione esistenziale, di un mondo contadino che avrebbe successivamente fatto rabbrividire gli eleganti di Parigi quando li vedranno nei Salon.
Il tema principale è la morte, tema che è reso soprattutto con l’uso dei colori cupi; il nero è il colore dominante in assoluto, insieme con altre tinte spente su cui spiccano il verde, il bianco e il rosso. Si gioca anche con il marrone e l’ora.
Il paesaggio è un luogo desolato, immerso in un tramonto invernale, a cui fa da sfondo un cielo velato.
I personaggi sono sovrapposti, senza profondità; si vedono visi bellissimi, soprattutto femminili, solcati dalla fatica del vivere e del lavorare.
Courbet è conosciuto come il leader del movimento realista, pittore di composizioni figurative, paesaggi terreni e marini.
Il suo lavoro non può essere classificato né appartenente al romanticismo né al neoclassicismo.
Courbet ritrae la durezza della vita e, così facendo, sfida il concetto di arte accademica della sua epoca, attirando su di sé la critica di aver adottato il culto della bruttezza.
Si tratta di un vero e proprio manifesto artistico del Realismo che però suscitò scandalo nel paese poiché sembrava ridicolizzare le autorità cittadine e i borghesi; gli atteggiamenti distratti e indifferenti furono scambiati per una provocazione.
L’artista in realtà rappresentava con oggettività il rito della sepoltura e la psicologia delle persone.
Per la composizione d’insieme, il pittore si ispirò molto ai classici e riprende la solennità di alcune ritrattistiche dell’arte romana imperiale.

Quest’opera fu molto criticata per esaltazione della volgarità, come intimidazione da parte del potere e per la pittura usata come strumento di rivoluzione. 

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