Il
Settecento, per tanti aspetti, segnò la nascita del mondo moderno, infatti, alcuni
eventi aprirono nuove prospettive storiche e culturali: la rivoluzione
industriale, il trionfo della ragione illuminista, la crescita della borghesia,
la rivoluzione francese. Le grandi conquiste del pensiero scientifico e filosofico,
rimasti nel Seicento fenomeni d'elite, ora rompono le barriere ideologiche e le
diffidenze e divengono un patrimonio culturale comune.
L'opera
di Newton fu decisiva: la sua formulazione della legge di gravitazione
universale fu la base per un'idea che dominò nel Settecento, quella dell'universo-macchina,
nel quale ogni elemento, fenomeno, fatto è un ingranaggio che è mosso e fa
muovere altri ingranaggi. Il pensiero di Newton si diffuse rapidamente in
Europa, anche attraverso opere divulgative indirizzate al pubblico più largo. Altre
idee nuove nacquero dalle tesi del filosofo inglese John Locke, dal dibattito
sulla tolleranza e dal pensiero politico di Montesquieu. Questi rielaborò la teoria
contrattualistica – secondo la quale lo Stato traeva il potere da un contratto
stipulato fra gli individui che ne fanno parte – e affermò il principio dell'indipendenza
dei poteri legislativo, esecutivo, giudiziario.
Progressivamente,
nel corso del secolo si diffuse un atteggiamento razionalistico nell'affrontare
ogni problema che coinvolse strati rilevanti della borghesia europea e
determinò il «tono» generale di tutta la cultura: nacque così l'illuminismo, il
movimento europeo che conobbe il massimo sviluppo nei decenni tra il 1750 e il
1780. Esso trasse il nome dal compito chiarificatore affidato all'uso critico
della ragione: la ragione, patrimonio di tutti gli uomini, è in grado di
sottoporre la realtà a un'analisi libera dai condizionamenti della religione,
dell'autorità attribuita agli antichi o della tradizione, e può avviare
un'azione di progresso per assicurare la «felicità pubblica». L'Illuminismo
operò una rifondazione del sapere: le scienze che studiano la società, l'uomo,
la natura e la tecnica conquistarono il centro dell'interesse. In nome di
questi convincimenti gli illuministi lottarono per le riforme, la diffusione
del sapere, il miglioramento delle condizioni di vita e per l'emancipazione da
ogni atteggiamento dogmatico, dalla superstizione, dal fanatismo, dal
pregiudizio. Essi portarono a compimento il processo di laicizzazione della
cultura iniziato nel Rinascimento.
Su
queste nuove basi teoriche si studiarono sia il corpo che le facoltà dell'uomo,
le passioni, la vita psichica; si «scoprì» l'infanzia, nel senso che si
riconobbe il bambino come possessore di una propria personalità, con esigenze,
bisogni, diritti diversi da quelli dell'adulto. Di qui l'ampio dibattito sul
problema dell'educazione, nel quale emerse il pensiero pedagogico di Jean-Jacques
Rousseau.
Protagonista
dell'Illuminismo fu una nuova figura di intellettuale, il «philosophe» (semplicemente
«filosofi» vollero chiamarsi i pensatori illuministi), che riassume in sé gli
elementi del nuovo ideale umano, le qualità morali, le virtù civili, la
curiosità e la disposizione ad esplorare nuovi campi del sapere,
l'indipendenza di giudizio.
Al
centro dell'esperienza illuminista c'è la grande impresa dell'Enciclopedia di
d'Alembert e Diderot, l'opera che illustra e riassume le nuove idee, alla cui
realizzazione collaborarono tutti i maggiori intellettuali francesi dell'epoca.
La
diffusione dell'Illuminismo va messa in relazione con la parallela crescita
della classe borghese in Europa, divenuta nel corso del secolo protagonista del
progresso economico, ma anche punto di riferimento nella progettazione di una
nuova società.
Dal
1780 la forza innovativa dell'Illuminismo cominciò ad esaurirsi; la crisi si
manifestò con gli sviluppi della rivoluzione francese: mentre la «Dichiarazione
dei diritti dell'uomo e del cittadino» del 1789 riprende idee già diffuse dagli
illuministi, gli eventi successivi mettono in crisi l'ideologia delle riforme.