Nel
1559 Filippo II di Spagna, vedovo di Maria Tudor, sposò, a suggello della pace
di Cateau Cambresis, la principessa francese Isabella di Valois, figlia di
Enrico II di Francia e di Caterina de’ Medici. Isabella era appena quattordicenne,
ma era una ragazza matura e amatissima dal marito: amava molto la pittura, del
resto era per metà una Medici, e il Duca d’Alba, consigliò a Filippo II di
chiamare Sofonisba a Madrid come dama di Corte per la nuova regina.
Nel
1559 Sofonisba lasciò la natia Cremona per Milano, ignara che non vi avrebbe
più fatto ritorno e, dopo quaranta giorni di viaggio, giunse a Madrid alla
corte di Filippo II.
Nella capitale spagnola Sofonisba ebbe una buona accoglienza: tra
la regina e l’artista nacque una profonda amicizia, trascorrevano gran parte
della giornata a dipingere e Sofonisba le insegnò a disegnare direttamente dal
vero, sostituendo con tale novità le normali attività muliebri.
Sofonisba
prese subito intensamente parte all’elegante ma sobria vita di corte,
dipingendo numerosi e splendidi ritratti dei membri della famiglia reale e
suscitando l’ammirazione e l’interesse di molti ambasciatori accreditati presso
il re. Nell'intensa esperienza in Spagna, Sofonisba si adeguò alle soluzioni
iconografiche ed allo stile ufficiale incarnato
dal fiammingo Antoon Mor van Dashorst (1520 – 1578), dal pittore di Corte Alonso Sanchez Coello
(1531 – 1588), allievo di Antoon Mor ed autore di un altro
celebre ritratto di Filippo II, ma soprattutto
da Tiziano (1477 – 1576) che lavorò
per anni al servizio della famiglia asburgica.
Durante
il Rinascimento si era affermata una nuova tipologia di ritratto, il cosiddetto
ritratto di Stato. Dovendo
manifestare esplicitamente la potenza e il decoro del rango nel personaggio
raffigurato, i ritratti di papi, di sovrani di personaggi di spicco erano caricati
di significati ufficiali. Nel ritratto di Stato i personaggi erano
dipinti a tre quarti di figura o seduti accanto a una finestra ed erano fissati
in una posa immobile, aulica, poiché richiedevano un’atmosfera atemporale. I
tratti fisionomici sono trasferiti sulla tela con estrema minuzia e precisione,
ma senza molta definizione psicologica. L’attenzione del pittore era per lo più
rivolta alla definizione dei particolari dell’abbigliamento, dei gioielli,
delle armature, in modo da rendere subito evidente il rango dei personaggi.
Tiziano,
legato soprattutto alla committenza imperiale, fu uno dei maggiori interpreti
di questa cultura internazionale: nei suoi ritratti, infatti, l’inevitabile
accentuazione dei particolari, propri del rango dei personaggi, si unisce a una
calda caratterizzazione umana, che apre uno spiraglio sugli stati d’animo della
persona ritratta.
Il
celebre Ritratto di Filippo II,
eseguito da lui nel 1551, è tagliato in verticale, quasi due metri di altezza
con la mezza armatura da pompa, la mano sull'elmo. Filippo non era rimasto soddisfatto
per la fretta imposta a Tiziano e avrebbe voluto farglielo rifare, ma oggi quel
dipinto è considerato bellissimo e straordinariamente curato nei dettagli.
Il ritratto Stato fu, per ovvi motivi, particolarmente congeniale allo spirito degli artisti fiamminghi. Antoon Mor, il cui stile forte e austero era stato profondamente influenzato da Tiziano, si distinse diventò uno dei maggiori interpreti di questo genere pittorico e determinò i canoni sui quali la ritrattistica di corte si sarebbe basata fino al XVII secolo.
Nel
Ritratto di Filippo II in armatura e
nel Ritratto di Maria Tudor del 1553,
entrambi al Museo Nacional del Prado,
la sua pittura si mostra estremamente levigata, attenta ai dettagli fino al esasperazione,
ma il linguaggio si rinnovava rispetto a Tiziano, sviluppando una ritrattistica
iconica e ieratica, consona all’austero e rigido cerimoniale della corte
asburgica.
A queste caratteristiche divenute canoniche, Sofonisba seppe però unire
alla metafisica statuarietà del ritratto aulico l’immediata e cordiale spontaneità
dei sentimenti, tipici della sua ricerca, e, mantenendo
sempre una spiccata dote introspettiva, studiò la vitalità psicologica
del soggetto, avvalendosi delle esperienze estetiche bergamasco-bresciane di Giovan
Battista Moroni (1522 – 1579) e di Lorenzo Lotto (1480 – 1557), modulate dall’influenza
di Correggio (1489 – 1534) nell’uso morbido del
colore. Ma l’elemento che maggiormente qualifica i ritratti di Sofonisba
è indubbiamente un’innovativa abilità introspettiva, quella caratterizzazione
psichica dei suoi soggetti che alcuni hanno definito «i moti
dell'animo fugaci e irripetibili».
Purtroppo molti dei suoi dipinti spagnoli non sono firmati e
molti sono andati perduti in un devastante e terribile incendio divampato
nell’Alcázar di Madrid o non ancora riconosciuti
all’interno del corpus della
pittura di corte del periodo.
Nel
1564, la regina Isabella in attesa di un figlio si ammalò perdendo il
nascituro. Sofonisba le rimase accanto con amore, come una sorella: la regina riconoscente
la colmò di doni preziosi.
Nel
Ritratto di Isabella di Valois con
miniatura del Museo Nacional del
Prado, terminato intorno al 1565 e appartenente ad una nutrita serie di
rappresentazioni dedicate alla giovanissima regina durante la sua breve
parabola matrimoniale, Sofonisba trasporta l’emozione della visione affettiva,
comunicata nella delicata espressione di dolcezza impressa sul volto della
regale famiglia, attraverso moduli parmensi legati al Correggio e al
Parmigianino e le raffinate eleganze toscane di Bronzino. Alla metafisica
fissità del ritratto aristocratico, Sofonisba unisce un contributo di
approfondimento della vitalità psicologica del soggetto indagato.
Superando
gli schemi stabiliti nella ritrattistica cinquecentesca codificati nel modello
di traduzione veneta impostato proprio in Spagna da Tiziano con l’archetipo
iconografico di Carlo V, Sofonisba rompe la staticità della postura
aristocratica. Anche le figure maschili beneficiano dello sguardo sensibile emanato
da Sofonisba, aperto ad una serena compostezza espressiva e ad un tono quasi familiare, sebbene chiusa all’interno
del severo abbigliamento in nero imposto dall’ormai insorgente clima
controriformista, che domina il Ritratto
di Filippo II del Museo Nacional del
Prado.
Nel
1566, la regina, rimasta di nuovo incinta e pervasa da cattivi pensieri, fece
testamento, raccomandando le sue più care damigelle d’onore al re. Alla nascita
di Isabella Clara, la regina sofferente strappò a Sofonisba la promessa che sarebbe
stata la prima maestra dell’infanta.
Nel
1567 nacque una seconda bambina, Caterina Micaela. Isabella voleva dare a Filippo
un erede maschio: un erede al trono è sempre stato
una scommessa con la Storia, una scommessa che spingeva sovrani e regnanti a
giocarsi anche la vita politica ed alle regine anche la vita, pur di avere un
figlio, necessario a proseguire la dinastia.
Nel
1568 Isabella rimase di nuovo incinta, nonostante la sua salute cagionevole: Isabella
morì di parto e la morte della regina
scosse notevolmente Sofonisba.
Filippo
cadde in una grave depressione, tanto da governare il suo paese conducendo una
vita monastica. Tutte le dame del suo seguito
tornarono alle famiglie di origine, solo Sofonisba rimase, prendendosi
cura delle due infante, Isabella Clara e
Caterina Micaela, continuando sempre a dipingere.
La complicità scaturita dall’incontro di Sofonisba con la
regina bambina Isabella era riuscita felicemente ad attenuare il comune quanto
doloroso distacco che entrambe le giovani donne avvertirono verso le rispettive
radici domestiche: questo innescò una relazione di sapore materno con le due
infante soprattutto dopo la prematura ed inaspettata scomparsa della madre.
Nel
1570 Filippo, nonostante fosse addolorato per la
perdita della moglie, dovette risposarsi di nuovo con Anna d’Austria, per dare al regno un erede maschio: il suo unico
figlio, don Carlos, la cui salute
mentale aveva dato numerosi problemi al padre, era morto sempre nel 1568.
Nel 1570, Sofonisba era ancora a Madrid, ma espresse il
desiderio di rientrare in Italia e di sposare un italiano: il re provò a
trovare un marito degno di lei, ma l’impresa si dimostrò difficile.
Intanto
a Caterina de’ Medici, preoccupata per le due nipoti, fu assicurato che avevano
tutti gli agi e che Sofonisba era sempre con loro:
quando più tardi convolarono a nozze ed abbandonarono i luoghi natali per
installarsi nelle residenze straniere degli illustri consorti, non esitarono ad
imporre una deviazione al loro itinerario di viaggio per sostare in Liguria
ed incontrare l’antica governante che in quegli anni si era installata a
Genova, città anch’essa in stretti rapporti con la corona spagnola che in quei
frangenti alimentò la memoria con un omaggio ritrattistico.
Il
re finalmente trovò l’uomo giusto per Sofonisba, il siciliano Fabrizio Moncada, appartenente a una delle famiglie più potenti del
regno, e nel 1573 si sposarono a Madrid.