Dopo la morte di Gesù, i primi
discepoli cominciarono a organizzarsi e a diffondere il kerygma ossia l’annuncio.
Questo
gruppo di persone, di origine eterogenea, decise di stabilirsi a Gerusalemme
nella probabile persuasione che da lì a poco sarebbe giunta la fine dei tempi. Il
gruppo, ebrei e proseliti, era considerato una delle tante sette giudaiche che
allora componevano il variegato mondo religioso ebraico ed era disomogeneo
anche nelle convinzioni: è possibile, infatti, riconoscere almeno tre
sottogruppi con visioni abbastanza differenti su come intendere il nuovo Vangelo, che peraltro allora non
esisteva ancora in forma scritta.
·
Gli Ellenisti, gruppo legato alla figura di Stefano, avevano un atteggiamento piuttosto
sovversivo nei confronti delle istituzioni ebraiche, in particolare del tempio
e ciò portò a uno scontro con il sinedrio, con la morte di Stefano e
l'allontanamento della comunità da Gerusalemme. Essi si trasferirono quindi ad Antiochia e lì cominciarono a predicare anche a
proseliti dell'ebraismo di origine non ebraica, costituendo le prime comunità
cristiane composte da membri non nati nell'ebraismo.
·
I giudeo-cristiani, gruppo maggioritario,
legato prima a Pietro e poi a Giacomo, fratello di Gesù, avevano un ruolo di primo piano nella Chiesa di Gerusalemme: questo
ruolo fu affidato a Giacomo da Gesù che divenne il capo della Chiesa di
Gerusalemme, dopo la morte di Gesù.
I giudeo-cristiani praticavano
integralmente la legge ebraica e pregavano regolarmente nel tempio di Gerusalemme; Pietro, però si dovette allontanare ben presto
dalla città, dopo che era stato imprigionato da Erode Agrippa I, e Giacomo morì nel 62 per lapidazione su comando del sommo
sacerdote Anania.
·
Un terzo gruppo,
legato a Giovanni, elaborò una teologia originale su Gesù e sulla sua
relazione con Dio, in seguito
divenne predominante in tutta la Chiesa, insieme al pensiero di Paolo.
Anche secondo Paolo, la Chiesa di Gerusalemme era
basata su tre colonne: Giacomo, Pietro e Giovanni.
Inizialmente, i primi seguaci di Gesù
si consideravano parte della Religione ebraica. Certo, avevano alcune pratiche
peculiari e nuove come il Battesimo e
la celebrazione della Eucaristia e vivevano in una comunità coesa e a sé
stante, ma tutti erano certi della propria ebraicità: si comportavano come
Ebrei, partecipavano ai culti del popolo ebraico, praticavano le forme tradizionali
della religiosità ebraica e osservavano strettamente l'antica Legge ebraica, discesa da Mosè.
Questo primo Cristianesimo si sviluppò dalla Giudea romana e si sparse per tutto l'Impero Romano e
oltre cioè nell'Africa orientale e Asia meridionale, fino a raggiungere l'India
e, dapprincipio, questo sviluppo fu strettamente collegato ai centri di fede ebraica già esistenti, in Terra Santa e nella Diaspora ebraica.
I primi seguaci del Cristianesimo erano ebrei, noti
come timorati di Dio o
anche ebrei cristiani: essi erano i membri del movimento
ebraico di riforma che più tardi divenne il Cristianesimo vero e proprio. Nella fase più
precoce, la Comunità era composta da tutti i giudei che avevano accettato Gesù di Nazareth come una persona venerabile o
addirittura il Messia, quindi equivalenti a tutti i gruppi cristiani
successivi, che continuavano a osservare le prescrizioni della Legge
mosaica dopo la loro conversione al Cristianesimo. Quando il Cristianesimo
cominciò ad evolversi e diffondersi, i giudeo-cristiani divennero solo un
filone minoritario della comunità cristiana.
Si ipotizza che le Sedi Apostoliche siano state fondate da uno o più apostoli di Gesù,
che si pensa siano partiti da Gerusalemme qualche
tempo dopo la sua Crocifissione,
verso il 26–36, probabilmente dopo il Grande
Mandato, la missione divina
degli apostoli. I primi cristiani
si riunivano in modeste case private, note
come chiese domestiche, ma la
comunità intera di una città era anch'essa chiamata chiesa – dal greco εκκλησια o Ecclesia che letteralmente significa assemblea,
riunione, o congregazione.
Molti di questi primi cristiani erano mercanti, mentre
altri avevano motivi pratici per voler andare in Africa settentrionale, Asia
minore, Arabia, Grecia e altri luoghi. Oltre 40 di queste comunità furono
istituite entro l'anno 100, nelle città intorno
al Mediterraneo, comprese due in Nord Africa, ad Alessandria e Cirene, e
svariate in Italia molte
in Asia Minore. Per la fine del I secolo, il Cristianesimo era già
arrivato a Roma, in India e nelle maggiori città dell'Armenia, Grecia e Siria,
servendo da base per la diffusione espansiva del Cristianesimo in tutto il
mondo.
La storia di come questa piccola
comunità di credenti si sparse per molte città dell'Impero Romano in meno di un
secolo è una parte considerevole della storia dell'umanità.
Si trattava, però, anche di una
comunità in crescita che, inevitabilmente, in almeno due occasioni, aveva
ammesso al suo interno persone che non condividevano il background ebraico. Il
primo caso era avvenuto in relazione un importante funzionario
responsabile del Tesoro della regina di Etiopia. Il secondo convertito era stato il centurione
romano Cornelio, che era stato ricevuto nella Chiesa direttamente da Pietro. Ovviamente,
questi due episodi dovevano essere solo due esempi di un movimento certamente
più ampio ed era logico che tali inglobamenti
di esseri impuri, così come l'insistenza dei proto-Cristiani nel predicare la
divinità di Gesù, ben presto portassero ad un conflitto aperto con le autorità
della Religione ebraica, in particolare i Farisei.
Non a caso per due volte ai seguaci
di Gesù fu ordinato di desistere dal loro modo di vivere e, al loro rifiuto,
essi furono condannati a morte: la prima persecuzione, a metà degli anni 30,
portò alla lapidazione di Stefano, la
seconda all'esecuzione dell'Apostolo Giacomo il Maggiore intorno all'anno 44.
In seguito a questa importante persecuzione di Cristiani in Palestina molti Cristiani fuggirono ad Antiochia, importante metropoli, capitale della provincia romana
d'Oriente e fondamentale centro della cultura greca.
Fu proprio ad Antiochia che il nome
di Cristiani fu dato per la prima
volta ai credenti in Cristo e che un numero notevole di persone provenienti da
altre religioni, in particolare Greci, ma anche Ciprioti e Romani, accolse
l'insegnamento evangelico. Insomma, per la prima volta, verso il 42-45 d.C., la
Chiesa cominciò ad apparire come qualcosa di più di una delle numerose sette
ebraiche: stava diventando cattolica,
ossia universale.
Questo, però, poneva un problema: la
grande maggioranza dei Cristiani erano ancora Ebrei e, ad Antiochia come a
Gerusalemme, si consideravano tenuti alla circoncisione, a seguire le antiche
leggi alimentari e a mantenere la norma che vietava loro di mangiare con i
pagani e, poiché l'Eucaristia era celebrata in occasione di un pasto, gli Ebrei
ritenevano impossibile concelebrarla insieme con i loro nuovi fratelli Gentili.
Per l'Apostolo Pietro, ebreo
osservante, il dilemma era di decidere se un Ebreo doveva rifiutarsi di condividere
la Comunione con gli ex – pagani, a meno che essi non si fossero sottomessi
completamente, all'atto del Battesimo, ai rituali e alle leggi ebraiche, o se
tali leggi dovessero essere sorpassate in virtù del comando di Gesù di
diffondere la sua Buona Novella a tutte le nazioni.
Se
Pietro era da subito apparso propenso per la seconda soluzione, per molti osservanti
Ebrei il Battesimo di non circoncisi era un atto di tradimento verso il
Giudaismo e che l'Apostolo alloggiasse e mangiasse con pagani era una cosa sconcertante
e contraria alla Legge.
La
questione doveva essere risolta, soprattutto perché Ebrei e Gentili convertiti
erano sottoposti a forti pressioni anche da parte degli estremisti nazionalisti
antiromani, che vedevano nella loro comunanza una sorta di tradimento degli
ideali liberazione nazionale.
Massimo Capuozzo