L’episodio della giovinezza,
meglio noto come il Bacio è un’opera realizzata dal pittore italiano Francesco
Hayez nel 1859 ed è conservata alla Pinacoteca di Brera, dov’è tuttora esposta.
Il dipinto è stato realizzato usando la tecnica dell’olio su tela, essa misura
112 x 88 cm.
La scena ambientata in un
vago interno medievale. Si tratta forse dell’adrone di un castello, di cui sono
messi in evidenza tre gradini, a destra della tela, e l’estesa parete lapidea;
la superficie di quest’ultima occupa omogeneamente quasi tutto lo sfondo del
dipinto, introdotto da una sottile colonnina e da una finestra che è posta in
alto a destra, appena accennata in quanto tagliata dal margine superiore del
quadro.
Ebbene, in
quest’ambientazione medievaleggiante si sta consumando un appassionato quanto
sensuale bacio tra due giovani amanti, l’uomo trattiene saldamente tra le mani
il capo e il viso dell’amata; al contrario quest’ultima si abbandona alle
emozioni, limitandosi a stringere le spalle dell’amato con il braccio sinistro.
I due corpi si fondono
appassionatamente, con il busto dell’uomo, che asseconda il flessuoso corpo
della compagna arcuato dinanzi a un’emozione travolgente.
Il bacio è si molto sensuale,
ma non è neanche molto tranquillo. L’uomo, infatti, poggia la gamba sinistra
sul primo gradino della scalinata, lasciando emergere l’impugnatura di un
pugnale dal mantello. Quest’atteggiamento manifesta un certo nervosismo, come
se il bacio fosse mosso non da un semplice anelito sentimentale, bensì da un imminente
partenza, trasformandolo in uno straziante commiato. I toni melodrammatici sono
amplificati alla presenza di una figura in penombra in posizione tergale,
dietro al varco archiacuto: le interpretazioni sono molteplici, tanto che si è
pensato che si possa trattare di un uomo intento a spiare furtivamente la scena,
anche se probabilmente si tratta di una semplice domestica.
Hayez realizzò oltre alla
versione di Brera altre tre versioni del dipinto.
La seconda versione si
differenziava dalla prima poiché qui la ragazza indossa un abito bianco;
realizzato nel 1861 per la famiglia Milis, è stato inviata all’esposizione
universale di Parigi del 1867 e nel 2008 è stata battuta l’asta da Sotheby’s
per la somma di 780,450 stelline.
La terza versione è l’unica a
essere stata trasportata su un acquerello su carta, in forma ovoidale:
realizzata nel 1857, fu donata da Hayez alla sorella della giovane amante
Carolina Zucchi ed è oggi esposta alla Pinacoteca Ambrosiana, a Milano.
L’ultima e quarta redazione, infine, si discosta da cui originale per il drappo
bianco steso sui gradini e il verde acceso del manto dell’uomo.
Molto felice il cromatismo
del bacio, eredità della scuola rinascimentale di Giorgione e Tiziano Vecellio,
i maestri veneti sui quali Hayez condusse i primi studi.
Il Virtualismo cromatico del
bacio si esprime nel bruno del mantello e nel rosso della calzamaglia del
ragazzo, che si fondono armoniosamente nel celeste dell’abito dell’amata; lo
sfondo essendo dipinto con tinte neutre, esalta ancora di più il passionale
amplesso. Una luce proveniente da una fonte esterna posta a sinistra del quadro,
inonda con omogeneità l’intera scena: i suoi riflessi impreziosiscono la veste
serica della ragazza, dando risalto anche all’opera spiccata della
pavimentazione ed i mattoni della quinta muraria.
Lo schema geometrico e
prospettico del bacio è imposto su una serie di diagonali che, seguendo
l’andamento dei gradini, tendono a convergere nel punto di fuga , collocato a
sinistra dei due amanti. Dette linee rappresentano l’ossatura del quadro: in
questo modo, infatti, l’attenzione dell’osservatore è concentrata sulla coppia,
che si distingue nettamente dallo sfondo anche grazie ai contorni ben definiti.
Il Bacio irradia molteplici
significati sottesi: infatti, oltre ad essere una celebrazione dell’impetuoso
ardore giovanile, sublima magistralmente ideali come l’amor di patria e
l’impegno politico militare.
La coppia hayeziana è
ritratta come la personificazione dell’Italia unita.
Il dipinto, infatti, assurge
a simbolo degli ideali romantici, nazionalisti e patriottici del rinascimento.
L’uomo è ammontato e con il
piede poggiato sul gradino, come se fosse in procinto di partire, mentre la
donna stringe le spalle dell’amato con forza quasi non volesse interrompere
quest’estremo saluto, conscia dei motivi per cui l’amato vivrà a causa del
patriottismo, così come anche il pugnale nascosto nel mantello, in segno di
ribellione contro l’invasione asburgica.
Non per ragioni fortuite,
già nel 1860 il pittore italiano Gerolamo Induno confermò l’influenza culturale
dell’opera Hayeziana con “la partenza del Garibaldino” che raffigura il triste
commiato tra il garibaldino e la vecchia madre, l’artista riprese l’iconografia
del bacio, inserendola tuttavia nel contesto storico risorgimentale.
Induno rese omaggio ad Hayez
anche con “il triste presentimento”, dove in un’angusta stanza, piena di
oggetti, è appesa alla parete una riproduzione del bacio.
Il bacio ha avuto lungamente
eco anche nel secolo successivo.
Nel 1922 fu il turno di
Federico Seneca direttore artistico della Perugina.
Il bacio è stato rivisitato
dal MiBACT per il manifesto dell’iniziativa «A san Valentino innamorati
dell’arte»: scopo della campagna ministeriale, attiva nei giorni 13-14 febbraio
2010, era quello di valorizzare il valore artistico italiano facendo entrare le
coppie nei luoghi d’arte statali al costo di un solo biglietto.
Francesco Hayez è stato un
pittore italiano, passato dalla temperie neoclassica a quella romantica di cui
è il maggior esponente in Italia, Hayez è stata un artista innovatore e
poliedrico, lasciando un segno indelebile nella storia dell’arte italiana per
essere stato l’autore del dipinto il Bacio e di una serie di ritratti delle più
importanti personalità del tempo. Molte sue opere contengono un messaggio
nascosto politico risorgimentale.
Dopo aver trascorso la
giovinezza a Venezia e Roma, si spostò a Milano, dove entrarono in contatto con
Manzoni, Berchet, Pellico e Cattaneo, conseguendo numerosissimi uffici e
dignità; tra queste, degne dimensioni e la cattedra di pittura all’accademia di
Brera, della quale divenne titolare nel 1850.
In seguito al congresso di
Vienna, l’Italia rivestiva un ruolo del tutto marginale rispetto alle altre potenze
europee, tanto che Metternich fu categorico nel definirla una mera «espressione
geografica», fu suddivisa in diversi stati, tutti soggetti al dominio diretto o
indiretto degli Asburgo d’Austria . questa frammentazione fu carburante per
l’affermazione di varie società segrete di orientamento democratico radicale,
quali la Carbonerie e la Giovane Italia; nonostante tali associazioni finirono
tutte nella sconfitta, furono fondamentali nel testimoniare dinanzi l’opinione
pubblica la volontà di unire una nazione Italiana in nome degli ideali di
libertà e di indipendenza. Il sentimento nazionale Italiano fu quindi vivificato
dai moti del 1848, che a loro volta
sfociarono nella prima guerra di indipendenza, che tuttavia fu coronata da
successo.
Bisognerà attendere il 1859
per l’innesco definitivo del processo di unificazione: gli accordi segreti di
Plombières, stipulati da Napoleone III e Camillo Benso conte di Cavour,
sancirono la formazione di un’alleanza antiaustriaca, che portò in breve alla
seconda guerra di indipendenza prima e alla spedizione dei mille poi.
Il regno di Italia sarà
proclamato pochi anni dopo, nel 1861.
Fu in questa cornice che
Francesco Hayez dipinse il proprio Bacio.
Memore della lezione
carbonara ripresa nel sangue, l’artista decise di mascherare gli ideali di
cospirazione e lotta contro lo straniero sotto la rappresentazione di eventi
del passato: attraverso l’adozione di schemi di comunicazione ambigui, opachi,
l’artista riuscì, infatti, a sfuggire efficacemente agli interventi di censura
messi in atto dalle autorità .
Il Bacio fu commissionato
privatamente a Francesco Hayez dal conte Alfonso Visconti di Saliceto; Hayez
era un pittore molto noto nella Milano dei circoli patriottici, tanto da essere
ritenuto da Mazzini «capo della scuola di pittura storica, che il pensiero
Nazionale reclamava in Italia», quindi non vi è sorpresa se il Visconti gli
incaricò di trasportare in pittura le speranze associate all’alleanza tra la
Francia e il regno di Sardegna.
Nella versione di Brera,
l’azzurro della veste della donna e il rosso brillante della calzamaglia del
giovane alludono non troppo velatamente al tricolore francese.
Hayez, infatti, intendeva
rendere omaggio alla nazione d’Oltralpe, alleata con l’Italia in seguito alla stipulazione
degli accordi di Plombières tra Napoleone e Camillo Benso conte di Cavour.
Nelle tre versioni successive le connotazioni
allegorico-patriottiche si fecero ancora più marcate: nella redazione del 1861
anno della proclamazione del regno d’Italia, la veste della ragazza assurge una
neutra tonalità Bianca, in segno di omaggio verso unificazione Italiana attese
così ardentemente. Nella quarta versione l’Italia si manifesta invece nelle
vesti dell’uomo, che qui, oltre alla già presente calzamaglia rossa, indossa
anche un manto verde, simbolizzando il vessillo nazionale Italiano.