lunedì 27 marzo 2023

Willelm Kalf: la pittura della luce

Di Willem Kalf (1619 – 1693) parla per la prima volta Arnold Houbraken, il biografo degli artisti che, nel suo Groote Schouburgh der Nederlantsche Konstschilders en Schilderessen, pubblicato nel 1719, ne ha tessuto le lodi umane e professionali e ci dice che Kalf fu un artista stimatissimo e celebratissimo già durante la sua vita per le sua vasta conoscenza in campo artistico, per la sua affabilità e per la sua cortesia.Oggi la sua fama poggia sostanzialmente sulle sue pronkstilleven, le nature morte sontuose della sua maturità ad Amsterdam, che presentano gli oggetti più esotici e lussuosi, come si può riscontrare, a titolo di esempio, in Natura morta con coppa nautilus e ciotola con coperchio in porcellana del 1662, oggi nel Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid.

Quest’opera è diventata un'icona dell'arte occidentale.
La luce misteriosa che sembra brillare dal guscio quasi trasparente del Nautilus è una meraviglia pittorica insuperabile, ineguagliata perfino da Johannes Vermeer (1632 — 1675), l'unico altro grande artista olandese che poteva dipingere la luce in maniera altrettanto incantevole.
Come si può vedere in questo splendido dipinto, Kalf era particolarmente interessato agli effetti della luce sulle varie superfici dei vari oggetti e ai sottili riflessi che essa produceva su vetro ed argento.
All'inizio degli anni Sessanta del Seicento, quando aveva poco più di 40 anni Kalf era un vero e proprio illusionista, un mago del pennello giunto all'apice delle sue capacità.
Della sua vita però si sa davvero molto poco: la documentazione su di lui è infatti minima.
Si sa che nacque in una ricca famiglia di mercanti a Rotterdam nel 1619, secondo degli otto figli di Jan Jansz e di Machtelt Gerrits e che fu battezzato con rito protestante. Suo padre, Jan era un ricco mercante di stoffe e membro del consiglio comunale di Rotterdam e, poco prima di morire nel 1625, fu coinvolto in uno scandalo, forse un fallimento e quando morì, Willem aveva appena sei anni: rimase a Rotterdam con sua madre e, quasi diciottenne, incominciò a mostrare grande interesse per la pittura.
Nella sua biografia, Houbraken ne attribuì il magistero al pittore di Haarlem Hendrick Gerritsz Pot (1580 – 1657 circa).
Anche se ben poco dei primi lavori di Kalf è riconducibile a un tale rapporto di discepolato, pertanto la notizia del magistero di Pot, pur sembrando piuttosto bizzarra, non è tanto peregrina come sembrerebbe a prima vista, perchè Kalf aveva legami familiari ad Haarlem e quindi potrebbe non essere stata una scelta così impossibile.
Le prime opere di Kalf hanno invece parecchio in comune con gli interni dei contadini e le nature morte di oggetti in metallo tipici di François Ryckhals, pittore documentato fra il 1600 e il 1647 che dipinse interni rurali secondo la tradizione di Rotterdam e che raffigurò nature morte con oggetti di metallo. Questa probabile influenza è riscontrabile nelle opere francesi di Kalf per le somiglianze di colore e di stile.
Si suppone inoltre che anche Cornelis Saftleven (1607 circa – 1681) abbia avvicinato Kalf alla scuola fiamminga e che abbia influenzato i suoi dipinti d'interni, poiché i due potrebbero essersi conosciuti a Rotterdam.
Alla morte di sua madre nel 1638, poco più che ventenne, Willelm lasciò la sua città natale per trasferirsi a L'Aia, poi appena ventiduenne, Kalf si trasferì a Parigi nel gennaio 1642, dove probabilmente aveva già risieduto precedentemente, forse intorno al 1639.
A Parigi Kalf si stabilì a Saint Germain-des-Près, quartiere parigino degli artisti e centro del commercio d'arte, frequentato anche da olandesi e fiamminghi nella cui cerchia si inserì bene e dove probabilmente rimase fino all'autunno del 1646.
A Saint Germain-des-Près viveva probabilmente con vari pittori in una casa chiamata La Chasse, una sorta di rifugio per pittori del suo paese. La maggior parte di loro erano pittori già esperti: c'erano Nicasius Bernaerts noto semplicemente come Nicasius (1620 – 1678), Pieter van Boucle (1600\10 – 1673), Jacques Fouquières o Jacob Focquier (c. 1590/91 – 1655) ed altri.
A Parigi iniziò il primo periodo di Kalf, solitamente definito periodo francese o parigino di Kalf, durante il quale dipinse principalmente interni francesi, piccole cucine e fienili.
Fra i dipinti parigini è interessante Interno di cucina un piccolo dipinto su rame, del 1644, molto caratteristico del genere. Sebbene di piccole dimensioni, la sua tecnica è già molto solida.
Molto simile a uno schizzo, con il colore applicato sottilmente, con aggiunte di luci, con un pennello sottile e con un impasto spesso. La tonalità prevalentemente marrone dei suoi interni si tinge delle sfumature ramate del fuoco acceso, con un colore più forte, riservato agli elementi della natura morta.
Sebbene il tema di questi primi interni di una fattoria sia abbastanza diverso dalle successive raffigurazioni degli oggetti di lusso, è già molto evidente l’interesse di Kalf per la semplice disposizione degli oggetti in ambienti poco illuminati.
Kalf ripeteva abbastanza spesso oggetti e motivi nelle sue scene di interni.
La donna con un bollitore per il latte in testa, che si staglia nel vano di una porta con la sommità ad arco è uno dei suoi motivi preferiti che ricorre in molti altri dipinti, ad esempio un dipinto dell'interno di una fattoria nel Museo Suermondt-Ludwig, ad Aquisgrana, e un altro nella Staatliche Kunsthalle a Karlsruhe.
In un umile interno contadino, una donna dai lineamenti rozzi è seduta accanto al fuoco e con un coltello taglia un grosso cavolo cappuccio. Un calderone è sospeso su una fiamma viva nel focolare e un filo stendibiancheria è sospeso sopra una rudimentale mensola: un mazzo di candele è appeso a un chiodo nel muro.
Sul pavimento accanto alla donna, giacciono una ciotola di terracotta invetriata e un grande cesto riempito con una zucca e qualche altra verdura. Un'altra zucca, un melone, un fascio di bietole legato con lo spago, una scarola, alcune cipolle sono sparse per il pavimento di terra battuta.
Sul fondo della casetta, si vede entrare da una porta aperta un’altra donna con un bollitore di rame in testa: la porta stessa pende obliquamente sui cardini. Una cassa di legno, con una trave appoggiata ad essa, completa l'arredamento di questa sgangherata dimora. A prima vista, questo interno non richiamerebbe mai alla mente un’opera per la quale Willem Kalf è celebrato: la sua grande fama, in fondo, oggi si basa sulle sue nature morte di oggetti costosi e finemente lavorati – i pronkstilleven – dipinti durante gli anni della sua permanenza ad Amsterdam.
Eppure, mentre viveva a Parigi all'inizio della sua carriera, Kalf aveva per lo più dipinto interni di questo tipo, che derivavano dalle tradizioni artistiche della sua nativa Rotterdam.
Erano interni rustici su piccola scala anche se sempre con importanti brani di nature morte. Ma Kalf dipingeva anche grandi nature morte di oggetti di metallo prezioso che preannunciano le nature morte della sua maturità.
I suoi interni di fattorie erano molto apprezzati dai suoi colleghi e quindi furono spesso copiati e rielaborati non solo nel Seicento, ma furono molto ricercati e in Francia fino al Settecento e venduti a caro prezzo.
Esemplare è il suo Interno di una cucina rustica (1642\43), ora conservato al Louvre.
Del 1638 è la sua prima opera datata: un interno contadino che mostra l'influenza dei predecessori di Rotterdam come “Pieter de Bloot” (1601 –1658) ed “Hendrick Maertensz Rokes” detto “Sorgh” (1610\11 – 1670).


Questo stile, pittoresco, oscuro e cupo, ma sempre con una natura morta di pentole, padelle e verdure in primo piano, rese Willem Kalf un artista di grande successo, anche se non nei Paesi Bassi, ma a Parigi.
A Saint Germain-des-Prés, continuò a dipingere interni. Ne dipinse molti su pannelli di quercia di Melchior de Bout, il pannellista più chiaro e più richiesto di Anversa, il cui marchio si trova anche su quelli di altri pittori parigini come i francesi Jacques Linard (1597 – 1645) e Lubin Baugin (1612 ca – 1663), l’olandese Willem van Aelst (1627 – 1683) e il tedesco Sebastian Stosskopf (1597 – 1657).
Gli interni contadini di Kalf erano molto apprezzati dai suoi colleghi ed erano quindi spesso copiati. E non solo nel Seicento. È noto che pittori come i pittori francesi del Settecento Nicolas Lancret (1690 – 1743), Jean-Baptiste-Siméon Chardin (1699 – 1779) e François Boucher (1703 – 1770) possedessero i suoi dipinti e ne rielaborassero alcuni.
Il grande Interno contadino del Louvre, ad esempio, faceva parte della famosa collezione di dipinti di Boucher.
Che Kalf abbia acquisito grande fama a Parigi non fu solo dovuto all'enorme quantità degli interni contadini che produsse. Anzi. A Parigi, sviluppò un nuovo tipo di pittura che sarebbe presto diventato ancor più popolare delle stesse scene di genere e questa volta anche fuori dalla Francia: si trattava della pronkstilleven cioè la natura morta sontuosa che presto avrebbe guadagnato popolarità non solo in Francia.
Kalf non ne fu l’inventore, ma sicuramente portò questo tipo di natura morta al suo massimo livello.
La natura morta di tipo pronk, un termine olandese che indica la sontuosità, è uno stile particolarmente ornato che nacque e si sviluppò ad Anversa da dove si diffuse rapidamente nella Repubblica olandese.
Artisti fiamminghi come i due pittori di Anversa, Frans Snyders (1579 – 1657) e Adriaen van Utrecht (1599 – 1653), incominciarono a dipingere nature morte che enfatizzavano l'abbondanza, raffigurando una varietà di oggetti, frutti, fiori e selvaggina morta, spesso insieme a persone e animali vivi.
Lo stile fu presto adottato dagli artisti della Repubblica olandese soprattutto attraverso un importante rappresentante olandese, Jan Davidsz. de Heem (1606 –1683\84), che trascorse un lungo periodo della sua carriera ad Anversa e fu uno dei fondatori dello stile pronk in Olanda. Altri rappresentanti di spicco nelle Fiandre e nella Repubblica olandese furono: Jasper Geeraards (c. 1620 – 1649-54) di Anversa, Peter Willebeeck (fl. 1632–1648) attivo ad Anversa, Carstian Luyckx (1623 – c. 1675) di Anversa Alexander Coosemans (1627 – 1689) di Anversa, Abraham van Beyeren (1620 –1690) di L’Aia e soprattutto Willem Kalf.







Cornelis Norbertus Gijsbrechts (1630 circa – dopo il 1675) di Anversa sviluppò ulteriormente lo stile incorporando i trompe-l'œil per i quali era noto nelle composizioni pronk”. Un esempio è il suo Argenteria in un armadio aperto al Museum of Fine Arts di Gand.
Anche le nature morte di tipo pronk sono interpretate come una vanitas che trasmette una lezione morale. I vari oggetti nelle composizioni fungono da simboli che si possono leggere come un ammonimento o come una lezione di vita. Gli oggetti, infatti, si riferiscono alla caducità e alla vacuità della ricchezza e dei possessi materiale e alla definitiva estinzione e vacuità della vita terrena: le rose sono spesso utilizzate come motivo di vanitas, perché ricordano che tutta la vita e la bellezza terrena sono fugaci, le clessidre avvertono che la vita è fugace e che finirà, i bicchieri o i vasi indicano il vuoto della ricchezza e delle aspirazioni terrene. I dipinti pronk ricordano allo spettatore la necessità di praticare la moderazione e la temperanza.
In questo tipo di dipinti Willelm Kalf raggiunse il suo apice con una natura morta più che spettacolare con parti di armature, armi e pezzi da esposizione di 200 x 170 cm., di gran lunga il dipinto più grande che abbia mai realizzato, probabilmente nel biennio 1644\45.
Questa natura morta dovette aver fatto una grande impressione, perché se ne conosce una seconda versione, leggermente più piccola, dal 2022 nel mercato d'arte.
Lo stesso vale per un'altra natura morta, piuttosto ridotta nelle dimensioni, al Musée des Beaux-Arts di Rouen, che risale probabilmente anch’essa al biennio 1644\45.
Di questa composizione si conoscono ben quattro versioni, di cui probabilmente solo una, ora in collezione privata, fu realizzata nello studio di Kalf. Le altre due sono state senza dubbio create da altri artisti parigini che cercavano di sfruttare l'enorme popolarità di Kalf nella capitale francese.
Una di queste copie è datata 1643 e fu molto lodata da Wolfgang Goethe che la vide nella collezione di Johann Friedrich Städel a Francoforte nel 1797: «La maestria di quest'uomo in questo settore dell'arte si mostra in tutta la sua gloria. Bisogna vedere questo dipinto per capire come l'arte sia al di sopra della natura e cosa la mente umana può impartire agli oggetti guardandoli con occhi creativi. In ogni caso, non ne dubito, se dovessi fare la scelta tra i calici d'oro e il quadro, sceglierei il quadro».
Fu dunque tanto più straordinario che lo storico dell’Arte olandese Sam Segal ha dimostrato che questa versione di cui parla Goethe, ora al Wallraf-Richartz-Museum di Colonia, è in realtà solo una copia e questo lascia comprendere anche a che punto di bravura giungano i copisti d’arte quando non diventano falsificatori di professione.
La sua prima natura morta di interni contadini tipo risale a prima del suo viaggio in Francia, probabilmente nel biennio 1639\40: l’opera mostra tutti gli elementi di base delle sue successive nature morte illusionistiche e includono oggetti in argento, porcellana, vetro e un limone.
È facile capire quale influenza abbia giocato un ruolo per Kalf: sicuramente dovette aver conosciuto le nature morte di Jan Davidsz de Heem (1606 – 1683 o 1684), realizzate all'inizio degli anni Trenta del Seicento ad Amsterdam. Sebbene le sue opere siano state dipinte a Parigi, esse appartengono a una tradizione pittorica praticata principalmente nelle Fiandre all'inizio del Seicento, da artisti come David Teniers il Giovane (1610 – 1690).
Gli interni delle dimore contadine dipinti da Kalf durante il suo soggiorno parigino ricordano molto da vicino gli interni delle stalle e dei fienili realizzati negli anni Trenta del Seicento da artisti di Rotterdam come François Ryckhals (1600 ca – 1647), Pieter de Bloot (1601 – 1658), Cornelis Saftleven (1607 – 1681), Herman Saftleven (1609-1685), Hendrick Sorgh (1609/11-1670), e altri.




In questi dipinti Kalf raffigura interni rustici generalmente dominati da grandi esposizioni di frutta e verdura, cesti, vasi di ottone, secchi, pentole e padelle, e altri utensili da cucina ammucchiati disordinatamente in primo piano come ad esempio la Kitchen Still life della Gemäldegal Alte Meister di Dresda.
Spesso sono incluse anche una o due figure, ma generalmente hanno un ruolo secondario e per lo più sono in ombra sullo sfondo.
In tutto si conosce una sessantina di opere di questo genere, ma solo poche sono firmate e ancor meno recano una data, di cui l'esempio presente è una di esse. Gli interni rustici del periodo francese di Kalf hanno avuto una grande influenza anche sull'arte francese nella cerchia degli enigmatici fratelli Le Nain.
Questi dipinti furono probabilmente acquistati da una clientela locale in Francia e, per questo motivo, rimasero a lungo poco conosciuti in Olanda. Scrivendo nel Settecento, Houbraken lodò il talento di Kalf come pittore di nature morte, ma non fece mai menzione dei suoi interni contadini che forse non conosceva.
Durante gli anni Quaranta, Kalf sviluppò ulteriormente il banketje nel nuovo stile pronk, raffigurante ricchi raggruppamenti di vasi d'oro e d'argento.
Tornato a Rotterdam non oltre il 26 ottobre 1646 Kalf non vi rimase a lungo. Il 22 ottobre 1651 a Hoorn, sposò la giovane Cornelia Pluvier, figlia di un pastore, nota per le sue poesie, per l’incisione su vetro, nonché per la composizione musicale e per suonare bene il virginale. Cornelia diventò una famosa calligrafa e, con l'aiuto della cugina Adriana le Thor, riuscì persino a lavorare per lo scrittore e compositore olandese Constantijn Huygens.
La fortuna di Amsterdam era figlia della guerra e si era avverata anche a scapito di Anversa, che fino a quel momento poteva vantare di essere stata il più rilevante centro economico non solo delle Fiandre, ma di tutta l'Europa, immenso punto di approdo e di partenza dei commerci mondiali.
Decine di migliaia di abili artigiani calvinisti trovarono una nuova possibilità di lavoro ad Amsterdam: il suo porto, più lontano dalla guerra, si rivelò più sicuro, i suoi abitanti dimostrarono massima frugalità, totale disprezzo per l'ozio e certamente anche buon intuito, dal momento che già nel 1602, ancora in piena guerra, firmata la tregua sette anni, fondarono la Compagnia delle Indie Orientali, finalizzata allo sfruttamento delle colonie ex portoghesi che i loro corsari avevano conquistato.
Dopo il matrimonio, avvenuto sicuramente entro il 1654, da Hoorn gli sposi si trasferirono ad Amsterdam, dove Willem Kalf, diventato membro della locale Gilda di San Luca, fu attivo fino alla sua morte nel 1693. La coppia si convertì al Cattolicesimo e ebbe quattro figli: Sophia (n. 1657), Johannes (n. 1660), Cornelia (n. 1662) e Samuel (n. 1664).
















Ad Amsterdam, Kalf rivolse la sua attenzione interamente alla produzione delle nature morte pronk.
Era il momento del grande splendore di Amsterdam da dove le navi olandesi salpavano per ogni angolo del mondo: per il nord America, per l'Indonesia, per il Brasile e per l'Africa, creando uno straordinario impero coloniale. La città si espanse intorno ai suoi canali e diventò il porto più importante del mondo e un centro, forse il più importante, delle finanza internazionale. Ad Amsterdam, come del resto in tutti i Paesi Bassi, gli Olandesi compravano per vendere, prendevano e acquisivano merci per mandarle in altri paesi e la maggior parte dei loro vasti commerci consisteva proprio nel fornire merci provenienti da tutte le parti del mondo al mondo stesso. Sull’onda di questa grande prosperità economica ci fu un enorme sviluppo artistico e culturale e non a caso questa è l’epoca di Rembrandt (1606 – 1669).
Fiorente economicamente e brulicante non solo di merci e di commercianti, ma anche di pittori, di mercanti d'arte e di acquirenti, molti pittori di nature morte lavoravano ad Amsterdam – come Jan Jansz. den Uyl (1595/6 – 1639), Jan Jansz. Treck (1606 – 1652), Jan Jansz. van de Velde III (1620 – 1662), Pieter van den Bosch (1612 – c.1673) e soprattutto Simon Luttichuy” (1610 – 1661) – e molti di loro impressionarono Willem Kalf con i loro dipinti.
Tra questi pittori specialmente, Luttichuy e Van den Bosch sperimentarono sfondi scuri e un'illuminazione sofisticata già nel 1640 e Kalf presto adottò e perfezionò questa tecnica a un livello così alto da superare gli sforzi di tutti gli altri pittori di nature morte.
È piuttosto strano che non si sappia nulla delle attività che svolse Kalf di ritorno da Parigi. Si è a lungo discusso su questo lungo intervallo nella produttività di Kalf. Forse Kalf potrebbe aver dipinto alcune nature morte di conchiglie durante questo periodo. Due di queste sono a Heino e a Zurigo.
In questo tipo di “Nature morte con conchiglie”, Kalf fu probabilmente influenzato dal francese Jacques Linard (1597 – 1645) campione delle arti e grande influencer del gusto dell’epoca, che dipinse molte di queste opere intorno al 1640.
A confronto si osservi l’opera di Linard Natura morta con conchiglie e corallo del 1640, conservato al Museo delle Belle Arti di Montreal.
Qui riuniti, dipinti nella stessa composizione gli oggetti si presentano nella loro forma naturale, rivelando le loro elaborate spire e la madreperla del loro interno.
La presenza del corallo richiama più simbolicamente la natura del sangue di Cristo Redentore per il suo colore rosso vivo. Secondo il gusto del Seicento, in questo dipinto sono presenti molti elementi di una vanitas secondo la morale cattolica: la preziosità della madreperla degli interni delle conchiglie e le loro volute elaborate, per evocare lusso e sensualità, la scatola del sarcofago per evocare la Morte, il rosso sangue del corallo per evocare la Redenzione.
La composizione di questa natura morta mostra un gran numero di conchiglie molto particolari che circondano una scatola, essa stessa ricoperta di conchiglie più piccole che circondano un ramo eretto di corallo rosso.
Quando Kalf giunse ad Amsterdam la città era culturalmente fiorente, piena di pittori, mercanti d'arte e acquirenti e non è strano che, dopo il suo arrivo, Kalf sia entrato in contatto con vari mercanti d'arte. Probabilmente ne aveva già conosciuto alcuni ai tempi di Saint Germain-des-Prés, dove aveva interagito con commercianti d'arte come il fiammingo Jean-Michel Picart (1600 ca – 1682): fu proprio lui, infatti, presentò Vleugel a Picart.
Le fonti, come Houbraken, indicano che il contatto di Kalf con questi mercanti d'arte non riguardava solo la vendita dei suoi dipinti, ma molti documenti attestano il suo coinvolgimento nel mercato d’arte, anche se non è del tutto chiaro fino a che punto: è quindi solo ipotizzabile che sia stato uno dei numerosi mercanti d'arte che si erano stabiliti ad Amsterdam durante il Seicento.
Ad Amsterdam Kalf iniziò il suo periodo maturo, con i suoi celebri pronkstilleven: si pensa che attraverso un suo mercante d'arte abbia acquistato un'ampia collezione di oggetti costosi ed esotici che poi utilizzò nella realizzazione delle sue nature morte.
Il primo nuovo dipinto datato è del 1653, ora a Monaco, e costituisce un importante punto di rottura con le sue grandi nature morte del periodo parigino. Le dimensioni modeste e la composizione atmosferica, quasi onirica, anticipano tuttavia il suo illusionismo mozzafiato dei primi anni Sessanta del Seicento.
Come si può vedere dalla sua prima opera ad Amsterdam Kalf non solo padroneggiava l'uso della luce e dell'ombra, ma era anche la brillantezza dei colori. Una delle sue nature morte più colorate è la monumentale Natura morta con corno boccale della Gilda di San Sebastiano di Amsterdam, ora alla National Gallery di Londra, dipinta probabilmente intorno al 1655. La composizione è insolita in quanto presenta un formato orizzontale, cosa molto rara per Kalf che di solito prediligeva le composizioni verticali. Kalf aveva prima dipinto un'altra versione di questa composizione, in formato verticale. Tuttavia, è il formato orizzontale che dà forza a questa composizione con l'aragosta dominante. Il potente rosso dell'enorme aragosta è in un fantastico contrasto con il giallo ocra del corno – boccale. Questi due oggetti dominanti sono poi squisitamente bilanciati dal bellissimo tappeto persiano e l'oscurità scintillante con il rummer splendidamente dipinto, dove Kalf è riuscito a catturare la luce in maniera meravigliosa.
Con questo dipinto Kalf dimostra di essere un maestro dei complessi giochi di luce. Dettagli come il riflesso della lastra d'argento sul tavolo di marmo, le macchie di luce meravigliosamente dipinte sui vari tessuti e i diversi modi in cui le superfici di questi oggetti ricevono e cambiano la luce sono la prova della brillantezza artistica dell'artista.
Alla fine degli anni Cinquanta e all'inizio degli anni Sessanta, Kalf diventò sempre più interessato agli effetti della luce scintillante nell'oscurità.
A poco a poco le sue composizioni, avvicinando gli oggetti sul piano d’appoggio e consentendo solo una minima quantità di luce, diventarono sempre più intime e preziose.
Sembra che lo spettatore apra con cura un sipario e si trovi di fronte a un tesoro che solo lentamente si rivela. In nessun’opera questo può essere stabilito più sottilmente che in due dettagli, uno dalla Natura morta con brocca d'argento, coclea e ciotola di porcellana con frutta dal Rijksmuseum e uno da Natura morta con vaso di porcellana cinese, bicchieri e frutta di Indianapolis.
Tutte e due le composizioni si concentrano su pochi oggetti che emergono dallo sfondo scuro di una nicchia.
Nel dipinto di Amsterdam la brocca, che ricorda da vicino una brocca dell'orafo di Utrecht Christiaen van Vianen del 1632, che oggi si trova al Victoria and Albert Museum di Londra, animata solo dal raggio di luce con cui il virtuosismo di Kalf modella la forma rotonda dell'argento. I riflessi bianco argentati sul lato sinistro della brocca contrastano con il riflesso del limone lucido. Questa è la vera magia di Kalf, quando fa a gara con la natura e trasforma così in realtà le parole di Goethe.
Come il dipinto di Amsterdam, la natura morta leggermente più piccola di quella di Indianapolis, è eccezionalmente ben conservata. Qualsiasi amante dei dettagli e della finezza concorderà sul fatto che il vetro che Willem Kalf ha dipinto qui su uno sfondo scuro è forse la più alta vetta illusionistica mai dipinta. Oltre alla parte inferiore del bicchiere impregnata di vino bianco frizzante, la parte superiore, salvo un solo riflesso e un piccolo orlo di luce, non è affatto dipinta. Tuttavia, qualsiasi spettatore potrà studire da vicino l’opera crederà di vedere un bicchiere completo.
I suoi ultimi dipinti datati risalgono al 1679 e al 1680.
Kalf è citato insieme a Rembrandt, a Flinck, a Bol, a Koninck, a van der Helst e ad alcuni altri fra i propagatori della fama di Amsterdam.
In tre occasioni, tra il 1661 e il 1686, Kalf fu chiamato dai notai di Amsterdam per un’expertise sull'autenticità di alcuni dipinti.
Houbraken descrisse Kalf come un uomo colto, molto equilibrato, amichevole e divertente e il pittore Philip Vleugels ne commentò la generosità e la cordialità.
Sebbene il periodo di Amsterdam sia stato il punto culminante della sua carriera pittorica, Kalf non dipinse molto e si suppone che avesse smesso completamente di dipingere dopo il 1680, data della sua ultima opera, Natura morta con ciotola Holbein e brocca d'argento che ora si trova al Museo di Schloss a Weimar.
Questo dipinto non è certamente un vertice della sua carriera, sebbene sia estremamente interessante. Il pittore vi raffigura una famosa opera d'arte, la cosiddetta scala Holbein. Questo squisito oggetto veneziano, realizzato in cristallo di rocca nel Trecento e incastonato su una base d'argento, risale al 1540 e fu dipinto da “Hans Holbein il Giovane”. Faceva parte della collezione del re Enrico VIII Tudor, ma scomparve dall'Inghilterra dopo la caduta del re Carlo I Stuart nel 1649, per poi riapparire a Düsseldorf nel 1711 nella collezione del principe Johann Wilhelm. L’opera di Holbein dovette essere ad Amsterdam tra il 1678 e il 1680, perché Kalf dipinse l'oggetto due anni prima, in una natura morta che ora si trova a Copenaghen.
Sappiamo certamente che fu molto interessato al commercio d'arte fino alla fine della sua vita e molti documenti descrivono il suo coinvolgimento in questa attività.
Kalf aveva conosciuto probabilmente il commercio d'arte ai tempi di “Saint Germain-des-Prés” dove ebbe contatti con mercanti come Picart e Peter Goetkindt. Già nel 1653 partecipò alla valutazione di un dipinto di Paul Bril messo in vendita dal mercante di Delft Abraham van de Cooge. Come di consueto, furono coinvolti più esperti d'arte, tutti mercanti e pittori. Tra loro in questo caso c'era Hendrick van Uylenburgh, il famoso mercante d'arte, così come i due famosi pittori Bartholomeus van der Helst e Bartholomeus Breenbergh.
Come quasi tutti i pittori di Amsterdam, Kalf prese parte all’expertise del famigerato caso dei tredici dipinti che Gerrit Van Uylenburgh aveva tentato di vendere al Grande Elettore di Brandeburgo Federico Guglielmo di Hoenzollern. A questa vendita si era opposto il pittore olandese Hendrick Fromentiou, che qualche tempo prima era stato nominato conservatore della collezione reale di Potsdam, e consigliò con successo all'Elettore di rispedire dodici quadri come falsi dichiarandoli stracci e affermò che i dipinti erano copie di quelli italiani i cui originali era in grado di indicare dove si trovassero in Olanda.
Tra le cinquantuno persone che avevano preso parte alla perizia oltre a Kalf c'era anche Johannes Vermeer.
Alla fine della vicenda, van Uylenburgh perse l'affare e quasi fallì. Accadeva e accade nel delicato settore del mercato d’arte.
Nelle sue opere iconiche dipinte ad Amsterdam, Kalf si concentrò su una serie di nature morte di oggetti scelti e spesso ripetuti, accuratamente posizionati su uno sfondo scuro.
Di solito, un panno o un arazzo damascato, drappeggiato su un tavolo su cui sono presenti stoviglie, con vasi d'oro e d'argento, molti dei quali sono stati identificati come opera di specifici orafi, come il noto argentiere all’epoca “Johannes Lutma” (1584 circa –1669), amico anche di Rembrandt.
Ci sono quasi sempre calici veneziani e una ciotola di porcellana cinese del periodo “Wan li” della dinastia Ming, spesso inclinata in modo che gli agrumi semisbucciati cadano al di fuori da essa.
Invece di concentrarsi sui formaggi e sui prodotti da forno olandesi, Kalf utilizzò oggetti importati da varie parti del mondo. Questo per richiamare l’attenzione del pubblico d'élite borghese che aveva accumulato ricchezza grazie alla prosperità mercantile della Repubblica olandese.
Nell’opera Natura morta con una ciotola cinese, una coppa e un frutto di Nautilus del 1662 Kalf raggiunse straordinari effetti di luce e colore. Oggetti specifici e culturalmente diversi risultano improvvisamente collegati dalle ambizioni globalizzanti dei Paesi Bassi. La ciotola da zucchero Ming, ad esempio, allude contemporaneamente a fattori diversi. Da una parte, lo zucchero fa riferimento a uno degli elementi più barbari dell’impero olandese: lo sfruttamento degli schiavi nelle piantagioni sudamericane. Dall’altro, il tipico motivo blu e bianco sulla ciotola, testimonianza delle origini cinesi del famoso Delft Blue.
Come molte altre nature morte di questo periodo, gli oggetti fragili e lussuosi dei dipinti di Kalf potrebbero essere interpretati come vanitas. Tuttavia l'intento principale di Kalf sembra piuttosto quello di creare una disposizione esteticamente gradevole di oggetti di lusso piuttosto che instillare messaggi moralizzanti o significati specifici. Pertanto, l’inclusione delle opere di Kalf nella categoria delle vanitas potrebbe essere semplicemente un aspetto secondario della sua opera piuttosto che il tema trainante nascosto dietro di esso.
Willelm Kalf morì improvvisamente, a settantaquattro anni, per le ferite riportate in seguito a una brutta caduta e fu sepolto a Zuiderkerk quattro giorni dopo.
Houbraken raccontò la morte del pittore. Scrisse che quel giorno Kalf era andato a una vendita d'arte nell'Heerenlogement, un circolo di gentiluomini oggi demolito, e in seguito aveva fatto visita al suo amico “Jan Pietersz Zomer, anche lui mercante d'arte. Alle otto e mezza di sera, mentre tornava a casa, inciampò sul Ponte Bantemer” e cadde rovinosamente. Nonostante soffrisse molto, riuscì a tornare a casa, si mise a letto, ma quando l'orologio batté le dieci morì. Era il 31 luglio 1693.
Nei suoi ultimi anni ad Amsterdam, Willem Kalf era stato molto ammirato: i suoi dipinti furono venduti a prezzi piuttosto alti (circa 40 fiorini in media), e vari scrittori dell'epoca lo elogiarono immensamente. Il pittore e biografo Gerard de Lairesse (1641 – 1711) scrisse di lui che superava qualsiasi altro pittore di nature morte. Houbraken lo definì un gentiluomo dotto e generoso. Sebbene non fosse certo povero, non rincorse mai lo stile di vita dei ricchi e famosi.
Doveva essere un lavoratore piuttosto lento con una piccola casa e studio e probabilmente lavorava da solo, senza l'aiuto di molti assistenti. Poco o niente si conosce delle sue pratiche di bottega e degli allievi riconosciuti, anche se le piuttosto numerose repliche suggeriscono che ad Amsterdam abbia lavorato con vari assistenti durante i suoi ultimi anni.
Il modo di dipingere è stato spesso paragonato a quello di Johannes Vermeer (1632-1675), tanto che alcuni studiosi fantasiosamente suggeriscono che Vermeer possa essere stato influenzato da Kalf.
Tra gli allievi ipotizzati come seguaci di Kalf, il maggior successo fu ottenuto da Juriaen van Streeck (1632 – 1687).
Oggi numerose gallerie e musei espongono le opere di Kalf in mostre o esposte stabilmente nel museo. Le sue opere sono state battute più volte alle aste, con prezzi giunti fino a 2.775.000 dollari corrispondenti a circa 2.490.000 euro. Questo importo è stato raggiunto da un dipinto di natura morta stimato tra i 2.000.000 e i 4.000.000 di dollari, venduto da Christie's a New York nel 2019. Il dipinto di natura morta si intitola “Uno scaldavivande, due mense per pellegrini, una brocca d'argento dorato, un piatto e altre stoviglie su un tavolo parzialmente drappeggiato” ed è uno dei tredici dipinti di nature morte conosciuti del periodo francese di Kalf.
Massimo Capuozzo

Archivio blog