Ai
miei allievi di seconda Mariarosaria, Francesco,
Marika, Vincenzo, Domenico, Annabella e Giovanna che,
pur essendo tanto giovani,
hanno saputo col loro entusiasmo
stimolarmi a leggere un'opera d'arte,
spesso evidenziando nei loro saggi
Marika, Vincenzo, Domenico, Annabella e Giovanna che,
pur essendo tanto giovani,
hanno saputo col loro entusiasmo
stimolarmi a leggere un'opera d'arte,
spesso evidenziando nei loro saggi
dettagli che a me erano sfuggiti.
“Le Sabine” è un dipinto ad olio su tela di grandi dimensioni – misura infatti 385 x 522 – eseguito da Jacques-Louis David tra il 1796 e il 1799 ed esposto a Parigi al Museo del Louvre.
Si
tratta di un dipinto di genere storico appartenente alla corrente neoclassica, che
segna un'evoluzione nello stile di David dopo la Rivoluzione francese e qualificato
da lui stesso come puramente
greco.
Il genere
storico della pittura è ispirato a scene della mitologia, a scene della storia
antica (mesopotamica, egizia, greca, romana), della storia cristiana o di
recenti eventi storici. Esso consiste nella rappresentazione di soggetti religiosi,
mitologici, storici, allegorici o letterari e sostiene un'interpretazione della
vita o esprime un messaggio morale o intellettuale.
Gli
dei e le dee della mitologia antica rappresentano diversi aspetti della psiche umana,
figure che rappresentano idee religiose, precetti, e le fonti di
ispirazione in qualche modo sono solo pretesti per l'espressione un
confronto dialettico o di un atteggiamento satirico.
Il Neoclassicismo è una corrente artistica e letteraria che apparve nella seconda metà del
Settecento e proseguì fino agli inizi e talvolta fino alla metà dell’Ottocento,
prima dell’affermazione definitiva della pittura romantica.
Come
le altre discipline artistiche (architettura, scultura, grafica e arti
decorative), la pittura neoclassica si ispira all'antichità: il movimento iniziò
dal 1750 dagli scritti di archeologi e appassionati d'arte come Winckelmann e Caylus.
Rispetto
al Classicismo, la poetica neoclassica compie un passo verso uno stile più
rigoroso, da un lato distaccandosi dall'influenza del rococò, dall’altro scegliendo
una composizione ispirata agli antichi rilievi, di solito con toni scuri,
ispirati a soggetti della storia antica, alla mitologia
greca o romana e caratterizzata da una tecnica levigata che non rivela traccia di pennelli e l'uso di un tessuto di lino particolarmente
liscio su cui i colori potessero essere distesi in modo molto omogeneo.
Tuttavia,
il Neoclassicismo, diversamente dal Classicismo, mira ad andare oltre la
rappresentazione dei soli soggetti antichi, per rivolgersi anche a rappresentazioni
di soggetti contemporanei come La morte del generale Wolfe un famoso dipinto –
oggi conservato alla National Gallery of Canada ad Ottawa – del 1770 eseguito
dall'artista anglo-americano Benjamin
West che mostra gli ultimi instanti di vita del generale britannico James
Wolfe, durante la battaglia del Québec del 1759 avvenuta nel corso
della guerra dei Sette Anni.
L'incoronazione di Napoleone è invece
un dipinto eseguito tra il 1806 e il 1807 da Jaques Louis David. Imponente
per le sue dimensioni, quasi dieci metri per sei, il dipinto è conservato
al Louvre raffigura l’incoronazione di Napoleone che ebbe luogo a Notre-Dame
de Paris.
I
principali capiscuola della corrente neoclassica in pittura furono Anton Raphael Mengs tra il 1760 e
il 1779 e successivamente Jacques-Louis
David dal 1784 al 1824.
Jacques-Louis David nacque il 30 agosto 1748 a Parigi e morì esule a Bruxelles il 29 dicembre 1825. David operò una rottura rispetto allo stile galante e alla pittura libertina rococò del Settecento, rappresentato all'epoca da François Boucher e Carl Van Loo, e rivendica l'eredità del classicismo di Nicolas Poussin e ideali estetici dell’antichità greca e romana, cercando, secondo la propria formula, di «rigenerare le arti attraverso lo sviluppo di una pittura che i classici greci e romani avrebbero senza esitazione fatto proprio».
Jacques-Louis David nacque il 30 agosto 1748 a Parigi e morì esule a Bruxelles il 29 dicembre 1825. David operò una rottura rispetto allo stile galante e alla pittura libertina rococò del Settecento, rappresentato all'epoca da François Boucher e Carl Van Loo, e rivendica l'eredità del classicismo di Nicolas Poussin e ideali estetici dell’antichità greca e romana, cercando, secondo la propria formula, di «rigenerare le arti attraverso lo sviluppo di una pittura che i classici greci e romani avrebbero senza esitazione fatto proprio».
Formatosi
all’Académie Royale de peinture et de
sculpture, David divenne nel 1784, un rinomato pittore grazie a Il giuramento degli Orazi.
Era
la prima volta che i principi del Neoclassicismo erano espressi con forza nella
pittura, grazie alla sobrietà della rappresentazione, alla solenne eloquenza e
alla tensione drammatica e civile.
È
una scena nuda, priva di ornamenti: la rappresentazione virile dei guerrieri
che si uniscono per combattere ha come contrappunto la scena del dolore
femminile. Vestita di bianco, Camilla, fidanzata di un Curiazio, pone la sua
testa sulla spalla di Sabina, una Curiazia sposata con un Orazio, mentre la
madre dei tre fratelli consola i nipoti.
Dipinto
a Roma, quest’opera fu accolta con entusiasmo al Salon di Parigi nel 1785. Questo quadro è uno dei principali
punti di svolta nella storia della pittura: il realismo sobrio, rigoroso e
misurato, il tono eroico e virile sarebbe diventato un modello per tutta la
pittura posteriore.
Diventato
membro della Académie royale, combatté quest’istituzione durante
la Rivoluzione e iniziò, parallelamente alla sua carriera artistica, la
sua carriera politica, diventando membro attivo della Convenzione e organizzatore delle celebrazioni rivoluzionarie.
Il
suo impegno politico lo portò a votare per la morte del re Luigi XVI e il
suo sostegno a Maximilien Robespierre
gli valse, alla caduta di quest’ultimo, la prigione durante la reazione
termidoriana.
Le
sue attività politiche finirono sotto il Direttorio, quando divenne membro dell'Istitut de France e ammiratore di Napoleone
Bonaparte. Si mise al suo servizio quando raggiunse il potere imperiale e
realizzò per lui la sua più grande composizione, la già citata Incoronazione di Napoleone.
Con
la Restaurazione, il suo passato rivoluzionario, la sua responsabilità nel regicidio
e l’essere stato un artista imperiale costrinsero David all'esilio: il
maestro fuggì, infatti, a Bruxelles e continuò la sua attività artistica fino
alla sua morte, avvenuta nel 1825.
La
sua opera è esposta nella maggior parte dei musei europei e statunitensi,
e naturalmente la maggior parte di essa risiede al Museo del Louvre e consiste principalmente di dipinti
di storia e ritratti.
David
ha insegnato a due generazioni di artisti, provenienti da tutta Europa nel suo
atelier, che al suo apice contava circa quaranta studenti, di cui Girodet, Gerard, Gros ed Ingres erano i più famosi.
David
è stato uno degli artisti più ammirati, invidiati e odiati del suo tempo, sia
per il suo impegno politico sia per le sue scelte estetiche.
I
suoi soggetti erano il pretesto per lezioni di moralità e virtù: il gesto
eroico spinto fino all’esagerazione, le pose ispirate alla scultura antica, la
scala cromatica sobria ed equilibrata, l'austerità delle decorazioni
architettoniche sottolineano il contenuto morale dei temi storici.
Il dipinto
Le sabine fu ideato quando David era
in prigione al Palais du Luxembourg, nel
1795.
A
quel tempo il maestro era ancora indeciso tra la rappresentazione di questo
soggetto o quello di Omero che
recita i suoi versi ai greci. Alla fine scelse di creare una tela
raffigurante le Sabine che si interpongono per separare i Romani
dai Sabini, voluta dall’artista come seguito del dipinto Il ratto delle Sabine di Nicolas Poussin.
David
iniziò il dipinto all'inizio del 1796 e la sua realizzazione durò quasi quattro
anni. Il maestro fu assistito da Delafontaine, responsabile della
documentazione, e da Jean-Pierre
Franque, che in seguito fu sostituito da Jérôme-Martin Langlois e da Jean-Auguste-Dominique
Ingres.
David
dipinse Le Sabine senza
aver ricevuto da qualcuno la commissione del quadro e alla fine del 1799 espose
il dipinto al Louvre nell'ex gabinetto di architettura.
Nonostante
la sua mostra fosse a pagamento, Le
Sabine attirò un gran numero di
visitatori fino al 1805.
Anche
la scelta di esporre un quadro e di farlo vedere previo pagamento di un
biglietto d'entrata, può sembrare a noi moderni un fatto normale ma, nella
mentalità del tempo, costituì un importante passo avanti nella definizione
della libertà creativa dell'artista, il quale, precedentemente alla Rivoluzione,
era stato in qualche modo sottomesso alla volontà della committenza: per la
Francia, in particolare, a quella del re. In questa occasione, David scrisse un
testo che giustificava sia questa forma di esposizione sia la nudità dei
guerrieri che avevano scatenato grandi polemiche.
Dopo
l'espulsione degli artisti dal Louvre tra cui lo stesso David, il dipinto fu
spostato nell'ex chiesa del Collegio
Cluny in Place de la Sorbonne che fungeva ormai da personale laboratorio di David.
Nel
1819 David vendette Le Sabine e la sua tela gemella Leonida alle Termopili” ai musei
reali per 100.000 franchi. Prima esposto al Palais du Luxembourg e, dopo la morte del pittore,
il dipinto tornò al Louvre nel 1826.
Il
soggetto non rappresenta il Ratto
delle Sabine da parte dei Romani, tema già trattato da Giambologna
e Poussin, per esempio, ma un episodio leggendario delle origini di Roma
nell'VIII secolo, di cui parlano Plutarco e Livio (Ab Urbe condita,
I, 9, 5-10).
Livio
racconta che, dopo la fondazione di Roma, i Romani mancavano di donne, pertanto
decisero di rapire le donne dai Sabini. Tre anni dopo il rapimento, di cui
Poussin aveva realizzato un capolavoro, le Sabine fermarono i combattimenti iniziati
sotto le mura del Campidoglio tra i Sabini, guidati dal loro re Tito Tazio, che
stavano cercando di venire a riprendersi le loro donne, e i Romani guidati dal loro re Romolo.
Le Sabine che nel frattempo si erano
adattate alla loro nuova vita e ormai si sentivano pienamente romane (un
perfetto esempio di sindrome di Stoccolma) e si intromisero, secondo il
racconto di Livio, per evitare il combattimento.
A questa
lotta, iniziata sotto i bastioni del Campidoglio, David conferisce una
sorprendente quanto possente sintesi dello scontro attraverso il gruppo di
individui nel centro del dipinto che svelano gli intenti delle masse visibili ma
indistinte.
L'azione
si svolge all'esterno, ma il paesaggio è appena visibile: il terreno è
completamente coperto dai personaggi e il cielo, buio e tempestoso, occupa solo
la metà superiore destra del dipinto.
Sullo
sfondo, la fortezza offre una visione immaginaria di Roma: essa domina l'azione
e le conferisce un valore simbolico. Nella metà sinistra della tela, si vede il
Campidoglio, l'Arx, sulla cui cima
si staglia il tempio di Giove Capitolino e, più in fondo,
la Rupe Tarpea, la rupe dalla quale erano precipitati i traditori.
In
pianura la battaglia è confusa, e dipinta con colori smorti. L'orizzonte visivo
che separa i due piani è molto chiaro e divide l'immagine in due parti
orizzontali.
Il
dipinto si struttura tutto intorno ai due gruppi: Romani e Sabini chiaramente
distinti. I due gruppi si fronteggiano e sono separati dalle Sabine.
In
primo piano si svolge l'azione principale: il bianco e il rosso, colori chiari e
nitidi, spiccano e guidano l'occhio dello spettatore verso una donna, Ersilia, al centro della tela con le
braccia tese, mentre si interpone tra il marito Romolo, a destra, che sta per
lanciare il suo giavellotto, e suo padre Tazio, a sinistra, che si
protegge con il suo scudo.
Altre
donne intorno a lei tengono in braccio i loro figli tra i due gruppi di
contendenti: di fronte alle lance dei Sabini, una donna solleva il figlio, un’altra
stringe la gamba di Tazio – si ricordi che in tempi antichi, toccando il
ginocchio di qualcuno che voleva dire supplicare – una terza presenta la sua prole ai piedi di
Romolo.
Il
dipinto evoca le conseguenze propizie di questa azione: all'estrema destra, un
cavaliere ripone la spada nel fodero, più avanti, le mani si sollevano e alcuni
elmi sono sollevati come segno di pace.
Il
dipinto mostra un uso significativo di varie fonti e documenti da cui David è
stato ispirato per progettare il suo soggetto, risultato di studi e di ricerche
ispirati non solo alle fonti antiche, ma anche ai maestri italiani del
Rinascimento come Raffaello o al classicismo dei Carracci.
Il
dipinto può essere letto come una metafora della Rivoluzione in cui David
mostra il suo desiderio di pace e di riconciliazione dopo il Terrore. Come
membro della Convenzione, David era stato uno dei fedeli seguaci di Robespierre
ed aveva votato per la morte del re. Nel 1794, dopo la caduta di
quest'ultimo, fu incarcerato e proprio in prigione iniziò a pensare alle Sabine. Scegliendo questo argomento, ora
voleva dimostrare di essere un uomo di pace e quindi di essere in sintonia con
i tempi, mostrando la guerra come una metafora della rivoluzione.
Nel
dipinto David ha volutamente inserito anche alcuni simboli del presente e della
rivoluzione: sulla destra, infatti, il giovane che tiene il cavallo per le
briglie indossa un berretto frigio e la fortezza in fiamme sullo sfondo volutamente
assomiglia alla Bastiglia. Questi due elementi prettamente moderni si
inseriscono in una composizione antica guardando i vestiti, gli scudi i cavalli
e quant’altro)
Nel
preparare questa tela sulla civiltà romana, David aveva dichiarato: «Voglio fare il greco puro». In altri
termini voleva rinnovarsi, abbandonando lo stile romano, più severo ed arcaico del Giuramento degli Orazi pertanto Le Sabine voleva essere per lui un
nuovo manifesto.
Desideroso
di confrontarsi con i grandi artisti dell'antichità greca, aveva aderito anche
alle teorie del tedesco Winckelmann sul Bello
ideale. Nella sua pittura,
David sceglie quindi di rappresentare i guerrieri nudi, come erano rappresentati
dalla scultura greca.
Il
dipinto, come il fregio di un tempio greco, perde l’effetto della profondità. Questa
impressione è rafforzata dal predominio del disegno, da una luce uniforme e da un
colore semplificato: quest’opera dà l'illusione di un rilievo antico perfino
all'interno della mischia.
In questo
dipinto, David mantiene l’idea dominante del fregio. È un dipinto omogeneo, con
colori piuttosto pallidi: grigi, beige, rossi pallidi e senza contrasti
cromatici violenti. Come in un bassorilievo nel dipinto, non c'è profondità e si
crea l’illusione ottica del rilievo: a differenza del dipinto di Poussin,
citato in precedenza, dove tutto è organizzato intorno a un punto di fuga
centrale, David mantiene, anche nella mischia, la polarizzazione tipica del fregio:
nessuna profondità, ma l’illusione del rilievo.
Il
nuovo orientamento dell'arte di David era una risposta ad alcuni dei suoi
studenti, i cosiddetti primitivi fra
cui Ingres, che criticavano l'ispirazione troppo romana del maestro e predicavano
uno stile più ellenizzante.
Possiamo
quindi vedere nell'opera delle Sabine, nella riconciliazione tra Romani e
Sabini, una spiegazione della vita politica in cui Jacques-Louis David si stava
evolvendo. Ma questo dipinto riguarda anche un passaggio fondamentale nella storia
di una Francia sostanzialmente insanguinata, pertanto il dipinto, creando un
effetto specchio tra arte e realtà, può essere letto anche come un appello per
la pace civile e la riconciliazione nazionale.
Massimo
Capuozzo