martedì 3 giugno 2014

La chiesa collegiata del Corpus Domini di Gragnano di Annamaria D'Auria e Anna Cristina D'Aniello

La chiesa del Corpus Domini è una chiesa monumentale di Gragnano, situata nel centro cittadino: al suo interno è venerato il patrono della città, san Sebastiano. Questo monumento ha una storia intensa e unica.
La nascita di questo monumentale complesso è strettamente legata alla storia locale e alle vicende economiche che hanno accompagnato la vita di Gragnano nel corso dei secoli.
Dal XV secolo, la sempre maggiore ricchezza di Gragnano, che era diventato un importante centro di produzione di seta, pelli e farina, oltre che di allevamento di bestiame, si idearono progetti per la costruzione di una nuova chiesa: a questo si affiancò anche l'idea di trasferire la sede vescovile da Lettere a Gragnano, anche perché da diversi anni i vescovi decidevano di risiedere proprio in questa città per via di un clima più mite rispetto all'altra: la costruzione doveva avere quindi un aspetto imponente, che avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di cattedrale, ma nonostante l'impegno di molte autorità, la sede della diocesi non fu mai spostata.
I lavori di costruzione della nuova chiesa iniziarono nel 1555 per volere della signoria degli Avalos: fu deciso di dedicarla al Corpus Domini in onore di una piccola cappella che sorgeva nel luogo dove era stata avviata la nuova costruzione.
La chiesa fu completata e consacrata nel 1571: in stile tardo rinascimentale, fu edificata grazie all'utilizzo di denaro pubblico. Nel corso dei secoli, l’originale costruzione tardo rinascimentale ha subito diverse modifiche. Dopo il Concilio di Trento, le grandi forze di rinnovamento che si consolidavano in seno alla Chiesa confermavano un’immagine di ricchezza e di sfarzo che doveva simboleggiare il trionfo del cattolicesimo. Gli edifici assunsero il gusto barocco.
Il Corpus Domini fu sottoposto a un generale rinnovamento tra il 1730 e il 1750, quando fu sistemata al soffitto la grande tela di Francesco Russo considerata tra le più grandi nel mondo e impreziosita con marmi, ori e tele di Giacinto Diano. Nel 1805 un terribile terremoto devastò il territorio, rovinando molti edifici ed anche il Corpus Domini subì danni rilevanti e furono avviati nuovi lavori di ristrutturazione.
Nel 1836 fu eretta la facciata attuale e il 22 settembre del 1840 la collegiata fu trasferita da Santa Maria al Castello nel Corpus Domini con una bolla di Gregorio XVI Cappellari.
Nella seconda metà del XIX secolo furono realizzate le cappelle del Santissimo Sacramento e di san Sebastiano, furono sistemati alle pareti i quadri dell’800 realizzati da artisti dell'Accademia napoletana. Essi costituiscono il terzo ciclo pittorico, composto da sette opere di notevole interesse artistico, ispirati ad avvenimenti dell’Antico e del Nuovo Testamento.
L’ultima modifica è stata fatta alla fine dell’800 quando fu costruito l’organo dorato.
Altri lavori di restauro si ebbero a seguito del terremoto del 1980: fu proprio a seguito di questo evento che una tela di Luca Giordano e una tavola lignea del XVI secolo, furono trasferite dalla Chiesa di Santa Maria ad Nives,  in quella del Corpus Domini.
La chiesa è posizionata sull'asse est-ovest, tipico del periodo medioevale: quattordici scalini in pietra lavica, per
mettono l'accesso al sagrato, pavimentato in pietra vesuviana.
La facciata, in stile neoclassico, è stata realizzata nel 1836 su disegno dell'architetto Camillo Ranieri ed è caratterizzata da un unico portale centrale, sormontato da un ovale decorato con un affresco ed un grosso finestrone centrale, mentre ai lati sono presenti due lesene, che terminano con capitelli in ordine corinzio, i quali reggono l'architrave sul quale si innalza poi un timpano triangolare.
Il portale ligneo d'ingresso risale al 1584 ed è diviso in sei parti, due nella parte superiore e quattro in quella inferiore, due grandi battenti superiori presentano cornici con complesse arricciature e contengono due figure in bassorilievo, tipicamente rinascimentali: l’Annunciata e l’Angelo. Al di sopra di questa scena, nella parte più alta, vi sono due riquadri più piccoli, dove sono incise diverse iscrizioni: le decorazioni dei riquadri riguardano angeli in adorazione, scene della Redenzione di Cristo e simboli di Gragnano come il grano.
Il campanile si erge al lato della facciata ed è costituito da quattro livelli: i primi tre a base quadrata, mentre l'ultimo, la cella campanaria, a pianta ottagonale: ospita una campana di bronzo sulla quale sono incisi un rilievo di una Madonna con il bambino e del Crocifisso. Ai piedi del campanile è presente una fontana, realizzata in pietra vesuviana, dalla caratteristica forma bombata, e per questo chiamata asso di coppe, dal quale sgorga la cosiddetta acqua della Forma.
Internamente la chiesa è a croce latina, ad unica navata: sui lati, a destra e a sinistra, si aprono sei grandi nicchie-cappelle, delineate da arcate a tutto sesto addossate alle pareti. In esse sono collocati altari in marmi policromi di pregevole fattura e sugli altari vi sono opere pittoriche di varie epoche. Le grandi nicchie-cappelle sono alternate da altrettante nicchie più piccole.
Sul soffitto è posta una tela a olio, grande oltre quattrocento metri quadrati, opera di Francesco Russo, realizzata nel 1753, e poi modificata durante un restauro nel 1870 da Ignazio Perricci, raffigurante l'Esaltazione del sacramento: è una composizione molto ricca e complessa ed è considerata la più grande d’Italia. Al centro della scena è il Redentore con la croce, lo Spirito Santo e Dio, oltre a santi e angeli, mentre nella parte inferiore si trova la Vergine Maria, trasportata da angeli, tra cui Davide con l’arpa, san Francesco e san Tommaso d'Aquino: l'opera termina, scendendo lungo i lati, dove sono raffigurati i dodici apostoli.
Appena varcato l'ingresso è la cantoria, realizzata alla fine del XIX secolo e sostenuta da due colonne con capitelli ionici, sulla quale si trova l'organo con millecentosettanta canne, opera di Zeno Fedeli e inaugurato nel 1901.
Sul lato sinistro della parete di fondo è custodita una statua del XVIII secolo di sant'Anna con Maria bambina ed una tela di Achimelek che dona il pane di proposizione e la spada a Davide, opera di Edoardo Dalbono del 1870. Sulla parete di destra invece una tela del 1871, con soggetto il Sacrificio di Isacco, una statua lignea di san Giuseppe, del XVIII secolo, e sulla destra c’è l’acquasantiera in marmo bianco, costituita da un largo bacino rotondo su uno stelo tornito di varia misura.
Lungo la navata si aprono sei cappelle, tre su ogni lato.
A sinistra la prima è la cappella della Madonna del Carmine, con tela omonima del 1678, con la santa Vergine tra gli angeli, sant'Antonio, san Francesco e sant'Aniello.
La cappella della Vergine Incoronata con tavola della Vergine Incoronata con il Bambino e ai suoi piedi le anime del Purgatorio e i santi Gregorio e Benedetto.
La cappella della Trasfigurazione, con la tela della Trasfigurazione di Cristo del 1578, opera di Marco Pino da Siena, restaurata nel 1996, dov'è rappresentato Cristo tra i profeti Mosè ed Elia.
Tra la prima e la seconda cappella si apre uno dei due ingressi alla sagrestia, caratterizzata da una porta in legno del XVI secolo, sulla quale è scolpito il calice eucaristico e sormontato da un dipinto di Francesco Saverio Altamura, del 1870, raffigurante Sansone e il Leone. Sulla parete in alto c’è la terza tela dell’800, una delle più importanti della serie eseguita da Domenico Morelli, realizzato tra il 1870 e il 1871, Melchisedec che benedice il pane, e tra la terza cappella e l'arco trionfale l'Angelo Sterminatore, tela di Edoardo Tofano di fine XIX secolo.
Sul lato destro la prima è la Cappella della Madonna di Pompei, con quadro di scarsa fattura, la seconda è la cappella della Madonna della Neve, con tela di Luca Giordano, restaurata nel 1995, raffigurante la Madonna tra i santi Pietro e Andrea e sullo sfondo un paesaggio di epoca romana e la cappella di san Gaetano, che reca sull'altare una tela ad olio con soggetti la Madonna col Bambino tra san Gaetano e san Francesco.
Tra la prima e la seconda cappella, in una nicchia, è posta la statua dell'Addolorata, risalente al XVIII secolo, sormontata da una tela del 1871, di Gustavo Nacciarone, rappresentate Elia con il pane succinericio, tra la seconda e la terza cappella è un'opera pittorica di Domenico Morelli, realizzata tra il 1870 e il 1871, raffigurante la Cena di Emmaus e tra la terza cappella e l'arco trionfale si trova l'antica cantoria, con organo in legno del XVII secolo, decorato con intagli che riproducono i quattro evangelisti e Cristo risorto.
Il grande arco trionfale si apre sul transetto: sulla parete di fondo, su entrambi i lati, si aprono due porte, una che conduce alla sagrestia, l'altra a dei locali superiori e su i due ingressi sono poste rispettivamente due opere, ossia una tela della Sacra Famiglia attribuita ad Agostino Beltrano del 1684 e una tavola di autore ignoto del XVI secolo, della Madonna del Carmine.
Nel transetto inoltre sono conservate altri elementi artistici come una tavola lignea della Madonna del Carmelo, risalente al XVI secolo, una statua della Madonna Ausiliatrice con volto e mani in legno, abiti ricamati a mano e corona in argento, una statua di sant'Alfonso, un crocifisso in legno e tre dipinti, raffiguranti l'Addolorata, la Maddalena, entrambi del XVII secolo, e la Madonna del Rosario.
La cupola del transetto è a raggiera e presenta al suo interno degli ovali, nei quali sono affrescati i quattro evangelisti, mentre le zone laterali, leggermente voltate a botte, presentano rispettivamente l'affresco dell'Arca dell'Alleanza trasportata dagli angeli e l'Agnello di Dio.

L'altare maggiore è realizzato in marmi policromi e decorato con teste di cherubini; alle sue spalle la tela raffigurante l'Ultima Cena, opera di Giacinto Diano, datata 1770, ed ai lati, sempre dello stesso artista, La caduta della manna ed Il trasporto dell'Arca Santa; la zona dell'altare maggiore si completa con un coro ligneo del XVIII secolo con tarsie raffiguranti la Passione di Gesù.

Ai lati del presbiterio si aprono due cappelle: quella a sinistra è la Cappella del Santissimo Sacramento, abbellita con un olio su tela del XVII secolo raffigurante l'Annunciazione, una tavola in legno con il dipinto di Santa Lucia ed una statua del Sacro Cuore di Gesù, mentre a destra la Cappella di san Sebastiano, di cui è presenta una statua lignea del XVIII secolo, oltre alle statue di santa Rita e san Luigi.
Completano la chiesa due confessionali in radica e palissandro del XVIII secolo. 
Annamaria D'Auria e Anna Cristina D'Aniello

2 commenti:

  1. Va fatto un aggiornamento: la tela di Luca Giordano con la Madonna delle Neve e la pala lignea cinquecentesca della Madonna del Rosario, sono ritornate da anni nella loro sede di Santa Maria ad Nives.
    Le paraste della facciata che sostengono il timpano sono quattro e non due.

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