La chiesa del Corpus Domini è una chiesa
monumentale di Gragnano, situata nel centro cittadino: al suo interno è
venerato il patrono della città, san Sebastiano. Questo monumento ha una storia
intensa e unica.
La
nascita di questo monumentale complesso è strettamente legata alla storia
locale e alle vicende economiche che hanno accompagnato la vita di Gragnano nel
corso dei secoli.
Dal
XV secolo, la sempre maggiore ricchezza di Gragnano, che era diventato un
importante centro di produzione di seta, pelli e farina, oltre che di allevamento di bestiame, si idearono progetti per la costruzione di una
nuova chiesa: a questo si affiancò anche l'idea di trasferire la sede vescovile
da Lettere a Gragnano, anche perché da diversi anni i vescovi decidevano di
risiedere proprio in questa città per via di un clima più mite
rispetto all'altra: la costruzione doveva avere quindi un aspetto imponente,
che avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di cattedrale, ma nonostante l'impegno di
molte autorità, la sede della diocesi non fu mai spostata.
I
lavori di costruzione della nuova chiesa iniziarono nel 1555 per volere della
signoria degli Avalos: fu deciso di dedicarla al Corpus Domini in onore di una
piccola cappella che sorgeva nel luogo dove era stata avviata la nuova
costruzione.
La
chiesa fu completata e consacrata nel 1571: in stile tardo rinascimentale, fu
edificata grazie all'utilizzo di denaro pubblico. Nel corso dei secoli,
l’originale costruzione tardo rinascimentale ha subito diverse modifiche. Dopo
il Concilio di Trento, le grandi forze di rinnovamento che si consolidavano in
seno alla Chiesa confermavano un’immagine di ricchezza e di sfarzo che doveva
simboleggiare il trionfo del cattolicesimo. Gli edifici assunsero il gusto
barocco.
Il
Corpus Domini fu sottoposto a un generale rinnovamento tra il 1730 e il 1750,
quando fu sistemata al soffitto la grande tela di Francesco Russo considerata tra le più grandi nel mondo e
impreziosita con marmi, ori e tele di Giacinto Diano. Nel 1805 un terribile
terremoto devastò il territorio, rovinando molti edifici ed anche il Corpus
Domini subì danni rilevanti e furono avviati nuovi lavori di ristrutturazione.
Nel
1836 fu eretta la facciata attuale e il 22 settembre del 1840 la collegiata fu trasferita da Santa Maria
al Castello nel Corpus Domini con una bolla di Gregorio XVI Cappellari.
Nella
seconda metà del XIX secolo furono realizzate le cappelle del Santissimo
Sacramento e di san Sebastiano, furono sistemati alle pareti i quadri dell’800
realizzati da artisti dell'Accademia napoletana. Essi costituiscono il terzo
ciclo pittorico, composto da sette opere di notevole interesse artistico,
ispirati ad avvenimenti dell’Antico e del Nuovo Testamento.
L’ultima
modifica è stata fatta alla fine dell’800 quando fu costruito l’organo dorato.
Altri
lavori di restauro si ebbero a seguito del terremoto del 1980: fu proprio a
seguito di questo evento che una tela di Luca Giordano e una tavola lignea del
XVI secolo, furono trasferite dalla Chiesa di Santa Maria ad Nives, in quella del Corpus Domini.
La
chiesa è posizionata sull'asse est-ovest, tipico del periodo medioevale:
quattordici scalini in pietra lavica, per
La facciata, in stile neoclassico, è stata
realizzata nel 1836 su disegno dell'architetto Camillo Ranieri ed è
caratterizzata da un unico portale centrale, sormontato da un ovale decorato
con un affresco ed un grosso finestrone centrale, mentre ai lati sono presenti
due lesene, che terminano con capitelli in ordine corinzio, i quali reggono
l'architrave sul quale si innalza poi un timpano triangolare.
Il portale ligneo d'ingresso risale al 1584
ed è diviso in sei parti, due nella parte superiore e quattro in quella
inferiore, due grandi battenti superiori presentano cornici con complesse
arricciature e contengono due figure in bassorilievo, tipicamente
rinascimentali: l’Annunciata e l’Angelo.
Al di sopra di questa scena, nella parte più alta, vi sono due riquadri più piccoli,
dove sono incise diverse iscrizioni: le decorazioni dei riquadri riguardano
angeli in adorazione, scene della Redenzione
di Cristo e simboli di Gragnano come il grano.
Il campanile si erge al lato della facciata
ed è costituito da quattro livelli: i primi tre a base quadrata, mentre
l'ultimo, la cella campanaria, a pianta ottagonale: ospita una campana di
bronzo sulla quale sono incisi un rilievo di una Madonna con il bambino e del Crocifisso.
Ai piedi del campanile è presente una fontana,
realizzata in pietra vesuviana, dalla caratteristica forma bombata, e per
questo chiamata asso di coppe, dal
quale sgorga la cosiddetta acqua della
Forma.
Internamente
la chiesa è a croce latina, ad unica navata: sui lati, a destra e a sinistra,
si aprono sei grandi nicchie-cappelle, delineate da arcate a tutto sesto
addossate alle pareti. In esse sono collocati altari in marmi policromi di
pregevole fattura e sugli altari vi sono opere pittoriche di varie epoche. Le
grandi nicchie-cappelle sono alternate da altrettante nicchie più piccole.
Sul
soffitto è posta una tela a olio, grande oltre quattrocento metri quadrati,
opera di Francesco Russo, realizzata nel 1753, e poi modificata durante un
restauro nel 1870 da Ignazio Perricci, raffigurante l'Esaltazione del sacramento: è una composizione molto ricca e
complessa ed è considerata la più grande d’Italia. Al centro della scena è il
Redentore con la croce, lo Spirito Santo e Dio, oltre a santi e angeli, mentre
nella parte inferiore si trova la Vergine Maria, trasportata da angeli, tra cui
Davide con l’arpa, san Francesco e san Tommaso d'Aquino: l'opera termina,
scendendo lungo i lati, dove sono raffigurati i dodici apostoli.
Appena
varcato l'ingresso è la cantoria,
realizzata alla fine del XIX secolo e sostenuta da due colonne con capitelli
ionici, sulla quale si trova l'organo con millecentosettanta canne, opera di
Zeno Fedeli e inaugurato nel 1901.
Sul
lato sinistro della parete di fondo è custodita una statua del XVIII secolo di
sant'Anna con Maria bambina ed una tela di Achimelek
che dona il pane di proposizione e la spada a Davide, opera di Edoardo Dalbono del 1870. Sulla parete
di destra invece una tela del 1871, con soggetto il Sacrificio di Isacco, una statua lignea di san Giuseppe, del XVIII
secolo, e sulla destra c’è l’acquasantiera in marmo bianco, costituita da un
largo bacino rotondo su uno stelo tornito di varia misura.
Lungo
la navata si aprono sei cappelle, tre su ogni lato.
A sinistra
la prima è la cappella della Madonna del
Carmine, con tela omonima del 1678, con la santa Vergine tra gli angeli, sant'Antonio, san Francesco e sant'Aniello.
La cappella della Vergine Incoronata con
tavola della Vergine Incoronata con il
Bambino e ai suoi piedi le anime del Purgatorio e i santi Gregorio e Benedetto.
La cappella della Trasfigurazione, con la tela
della Trasfigurazione di Cristo del
1578, opera di Marco Pino da Siena, restaurata nel 1996, dov'è rappresentato
Cristo tra i profeti Mosè ed Elia.
Tra
la prima e la seconda cappella si apre uno dei due ingressi alla sagrestia,
caratterizzata da una porta in legno del XVI secolo, sulla quale è scolpito il
calice eucaristico e sormontato da un dipinto di Francesco Saverio Altamura, del 1870, raffigurante Sansone e il Leone. Sulla parete in alto
c’è la terza tela dell’800, una delle più importanti della serie eseguita da Domenico Morelli, realizzato tra il 1870
e il 1871, Melchisedec che benedice il pane,
e tra la terza cappella e l'arco trionfale l'Angelo Sterminatore, tela di Edoardo
Tofano di fine XIX secolo.
Sul
lato destro la prima è la Cappella della
Madonna di Pompei, con quadro di scarsa fattura, la seconda
è la cappella della Madonna della Neve,
con tela di Luca Giordano, restaurata nel 1995, raffigurante la Madonna tra i
santi Pietro e Andrea e sullo sfondo un paesaggio di epoca romana e la cappella
di san Gaetano, che reca sull'altare una tela ad olio con soggetti la Madonna col Bambino tra san Gaetano e san
Francesco.
Tra
la prima e la seconda cappella, in una nicchia, è posta la statua
dell'Addolorata, risalente al XVIII secolo, sormontata da una tela del 1871, di
Gustavo Nacciarone, rappresentate Elia con il pane succinericio, tra la
seconda e la terza cappella è un'opera pittorica di Domenico Morelli,
realizzata tra il 1870 e il 1871, raffigurante la Cena di Emmaus e tra la terza cappella e l'arco trionfale si trova
l'antica cantoria, con organo in legno del XVII secolo, decorato con intagli
che riproducono i quattro evangelisti e Cristo risorto.
Il
grande arco trionfale si apre sul transetto: sulla parete di fondo, su entrambi
i lati, si aprono due porte, una che conduce alla sagrestia, l'altra a dei
locali superiori e su i due ingressi sono poste rispettivamente due opere,
ossia una tela della Sacra Famiglia
attribuita ad Agostino Beltrano del
1684 e una tavola di autore ignoto del XVI secolo, della Madonna del Carmine.
Nel
transetto inoltre sono conservate altri elementi artistici come una tavola
lignea della Madonna del Carmelo,
risalente al XVI secolo, una statua della
Madonna Ausiliatrice con volto e mani in legno, abiti ricamati a mano e
corona in argento, una statua di
sant'Alfonso, un crocifisso in legno e tre dipinti, raffiguranti l'Addolorata, la Maddalena, entrambi del XVII secolo, e la Madonna del Rosario.
La
cupola del transetto è a raggiera e presenta al suo interno degli ovali, nei
quali sono affrescati i quattro evangelisti, mentre le zone laterali,
leggermente voltate a botte, presentano rispettivamente l'affresco dell'Arca dell'Alleanza trasportata dagli angeli
e l'Agnello di Dio.
L'altare maggiore è realizzato in marmi policromi e decorato con teste di cherubini; alle sue spalle la tela raffigurante l'Ultima Cena, opera di Giacinto Diano, datata 1770, ed ai lati, sempre dello stesso artista, La caduta della manna ed Il trasporto dell'Arca Santa; la zona dell'altare maggiore si completa con un coro ligneo del XVIII secolo con tarsie raffiguranti la Passione di Gesù.
Ai lati del presbiterio si aprono due cappelle:
quella a sinistra è la Cappella del
Santissimo Sacramento, abbellita con un olio su tela del XVII secolo
raffigurante l'Annunciazione, una
tavola in legno con il dipinto di Santa
Lucia ed una statua del Sacro Cuore
di Gesù, mentre a destra la Cappella
di san Sebastiano, di cui è presenta una statua lignea del XVIII secolo,
oltre alle statue di santa Rita e san Luigi.
Completano la chiesa due confessionali in radica e palissandro del XVIII secolo.
Completano la chiesa due confessionali in radica e palissandro del XVIII secolo.
Annamaria D'Auria e Anna Cristina D'Aniello
Va fatto un aggiornamento: la tela di Luca Giordano con la Madonna delle Neve e la pala lignea cinquecentesca della Madonna del Rosario, sono ritornate da anni nella loro sede di Santa Maria ad Nives.
RispondiEliminaLe paraste della facciata che sostengono il timpano sono quattro e non due.
gentilissimo dott di massa
RispondiElimina